Eucaristia
Ricordiamo le apparizioni della Madonna ai tre bambini di Fatima.
L'Angelo, in ottobre del 1916, li invita a rivolgere a Dio una nuova preghiera:
«Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima, Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria vi chiedo la conversione dei poveri peccatori».
E, offrendo l'Ostia a Lucia e il calice a Francesco e Giacinta, disse:
— Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Fate riparazione per i loro crimini e consolate il vostro Dio.
Sembra di scorgere, tra gli uomini orribilmente ingrati, le persone che tradussero con superficialità i Vangeli, assoggettando tutto a Matteo e perdendo concretezza e misericordia.
E sembra che il corpo e il sangue di Gesù Cristo siano oltraggiati a causa dell'ingratitudine di chi dà poco rilievo concreto a questo dono, mentre il mondo ne ha immenso bisogno.
Ma sembrano pure ingrate le persone che si impadroniscono dei "valori cristiani" per usarli in contesti ipocriti.
Il dono dell'Eucaristia
Gesù ha preparato l'Eucaristia fin dall'inizio della sua vita pubblica:
il vino di Cana...
«Non è ancora giunta la mia ora»: era l'ora della Madre, che anticipò un aspetto dell'Eucaristia, quello del vino, cioè la festa, la giovinezza, l'amore nuziale. Non sono realtà eterne, sembrerebbero passeggere, ma sono aspetti essenziali della vita, molto impegnativi per ogni persona, e l'Eucaristia le rende vita eterna.
...e il pane di Samaria
Gv 4,32-38:
Ma egli ha risposto: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».
E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?».
Gesù dice loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. In questo è vero il detto: uno è chi semina e un altro chi miete. Io vi ho mandato a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
Gesù prepara una mietitura nuova per un nuovo pane.
L'opera di Gesù Cristo redime tutto quello che l'uomo fa per migliorare la propria vita, anche l'opera più deviante a cui spesso assistiamo. Dona vita eterna.
«Mentre la messe (da raccogliere per la vita del mondo) è molta, gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe» (Lc 10,2).
Tre sono i momenti attraverso i quali ci ha procurato l'Eucaristia:
- la promessa,
- l'istituzione,
- il sacrificio della croce e la risurrezione.
1. La promessa
L'anno precedente, quando "era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei", Gesù aveva moltiplicato cinque pani e due pesci, così da sfamare una folla di circa cinquemila uomini.
Il giorno seguente, nella sinagoga di Cafarnao, aveva promesso «il pane del cielo, quello vero» (Gv 6,32).
Aveva detto: «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, quello che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27).
Aveva promesso: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51)
La sua carne, generata dallo Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria. L’angelo le aveva detto:
«Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù».
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo».
Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,30-31.34-35) .
La sua carne, con la quale ha compiuto opere divine.
La sua carne, con cui ha pronunciato parole divine che sono spirito e vita.
«Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna; lo risusciterò io nell’ultimo giorno» (della sua vita in questo mondo). «Il pane che discende dal cielo è tale che chi ne mangia non muoia nemmeno» (Gv 6,40.50).
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come mi ha mandato il Padre che ha la vita, anch’io vivo per mezzo del Padre, così anche colui che mangia di me vivrà attraverso me» Gv 6,56-57).
La sua carne che dà alla nostra carne vita nuova ed eterna. «È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6,63).
La carne che nasce dal mondo non giova a nulla. Ben sappiamo che la nostra mente, anche se non la vediamo, deve sempre guidare il corpo, prendere decisioni.
In modo simile Gesù ci dà le indicazioni fondamentali per guidare la nostra carne.
Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può ascoltarlo?».
Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?».
Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,60.67-69).
2. L’istituzione dell’Eucaristia e il discorso dopo
l’ultima cena
Aveva compiuto molti miracoli. Per questo anche il miracolo dell'Eucaristia è stato possibile, anzi reale, sebbene avvenga in modo invisibile.
La Chiesa trasmette ai sacerdoti nei secoli il comando di Gesù, di ripetere il miracolo in sua memoria.
Non si vede il miracolo. Ma la fede in Gesù Cristo ci assicura ragionevolmente che il miracolo avviene.
La fede è accettare le parole straordinarie, divine, di Gesù, confermate dai suoi miracoli. Il tutto fondandoci sulle testimonianze storiche precise dei Vangeli e della Chiesa.
Allora possiamo dire che l'Eucaristia è semplicemente un fatto.
Lc 22,19-20:
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».
Il Vangelo secondo Matteo, pur non ripostando le parole esatte di Gesù, aggiunge l'effetto del dono del suo corpo e dell'alleanza nel suo sangue: la remissione dei peccati:
«Questo infatti è il mio sangue dell'alleanza che è versato per molti in remissione dei peccati» (Mt 26,28).
E la formula di consacrazione della Messa, riprende tutto questo:
«Egli, offrendosi liberamente alla sua passione prese il pane, rese grazie e lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: "Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi". "Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me"».
Gesù, nell'ultima cena con i Dodici apostoli, ha mantenuto la promessa fatta un anno prima.
Dopo la cena, ha parlato ai suoi apostoli. A loro, che non l’avevano abbandonato, ha fatto comprendere quale vita avrebbe dato alla Chiesa con il nutrimento dell'Eucaristia.
Aveva promesso: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà mai sete» (Gv 6,35).
Ora dà il suo comandamento:
«Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nella mia carità. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nella mia carità, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nella sua carità. Di queste cose vi ho parlato perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,9-12).
Gesù, con le sue parole e i suoi Sacramenti, spegne la fame e la sete di vita vera. E se noi vogliamo bene al prossimo come lui ci comanda, siamo attenti a chi ha fame.
Come può la carne di Gesù, che non si vede sotto le apparenze del pane, dare vita al mondo?
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà tutte le cose e vi ricorderà tutte le cose che vi ho detto io» (Gv 14,15-16.26).
«Vi guiderà in tutta la verità, infatti non parlerà da se stesso, ma parlerà di quanto udrà e vi riferirà ciò che starà per avvenire. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo riferirà» (Gv 16,13-14).
Nell’Eucaristia la carne di Gesù, generata dallo Spirito Santo nel grembo di Maria, agisce in noi per opera dello stesso Spirito.
È anche vero nutrimento, vera energia per il corpo.
Lo Spirito ci guida a mettere in pratica al momento opportuno le parole del Maestro.
Queste parole, che leggiamo nei Vangeli, sono spirito e vita.
Ci danno indicazioni pratiche divine. Danno energia al nostro spirito per affrontare attivamente la vita quotidiana.
Danno vita, prima, a ciascuno di noi che riceve l’Eucaristia e, attraverso noi, al mondo.
A Cafarnao Gesù aveva detto:
«Sono io il pane vivente che è disceso dal cielo. Se uno mangerà di questo pane, vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).
Ora il Pane eucaristico ci nutre con tutto quello che Gesù ha detto e ha fatto, ci dà la sua “linfa”.
«In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre» (Gv 14,12).
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il contadino. Ogni tralcio che non porta frutto in me, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già potati, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me, e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane ospite nella vite, così nemmeno voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, per il fatto che non potete far nulla senza di me» (Gv 15,1-5).
Gesù aveva promesso, e l’aveva ripetuto quattro volte: «Lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6).
«Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo a voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato a me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno, e siederete su troni a giudicare le dodici tribù di Israele» (Lc 22,28-30).
«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei detto che vado a prepararvi un posto? E se me ne andrò e vi preparerò un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,1-3).
3. La passione, la crocifissione e la risurrezione
La passione e la crocifissione
Venuta la notte, inizia la sua passione che gli permette di dare il suo corpo in sacrificio e di versare il suo sangue come nuova ed eterna alleanza.
Gesù paga per noi il “prezzo” della redenzione.
Dio Padre, che sempre ci perdona, ha voluto trattare suo Figlio come peccato, per darci il pane dei peccatori.
“L'istituzione dell'Eucaristia infatti anticipava sacramentalmente gli eventi che di lì a poco si sarebbero realizzati, a partire dall'agonia del Getsemani. Rivediamo Gesù che esce dal Cenacolo, scende con i discepoli per attraversare il torrente Cedron e giungere all'Orto degli Ulivi. Cristo in preghiera provò un'angoscia mortale «e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Lc 22,44). Il sangue, che aveva poco prima consegnato alla Chiesa come bevanda di salvezza nel Sacramento eucaristico, cominciava a essere versato; la sua effusione si sarebbe poi compiuta sul Golgota, divenendo lo strumento della nostra redenzione: «Cristo [...] venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, [...], entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna»” (Eb 9,11- 12). (Papa Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 3)
— Quella notte Giuda tradisce Gesù, perché dà alle guardie la possibilità di trovarlo e di identificarlo;
— Gesù mostra il suo potere di far cadere a terra quelli che lo vogliono arrestare;
— si offre spontaneamente all’arresto, in obbedienza al Padre;
— viene processato davanti al sommo sacerdote e al sinedrio;
— Pietro lo rinnega tre volte, prima che il gallo canti;
— venuto il mattino, i capi dei Giudei lo conducono davanti a Pilato per ottenere la condanna a morte;
— la crocifissione viene eseguita verso mezzogiorno.
La risurrezione
Gesù, all'alba del terzo giorno, risorge.
Quel giorno spezza di nuovo il pane a Emmaus.
La risurrezione conferma che egli è Figlio di Dio. Conferma che tutte le sue parole e le sue opere sono divine.
Tutta la gente aveva visto il suo sacrificio;
molti lo videro risorto.
Così si è completata l’Eucaristia nella sua Persona.
“Dal mistero pasquale nasce la Chiesa. Proprio per questo l'Eucaristia, che del mistero pasquale è il sacramento per eccellenza, si pone al centro della vita ecclesiale. Lo si vede fin dalle prime immagini della Chiesa, che ci offrono gli Atti degli Apostoli: «Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere» (2,42). Nella «frazione del pane» è evocata l'Eucaristia”.
(Papa Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 3)
«Dacci sempre questo pane» (Gv 6,34)
“La Chiesa è chiamata a essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa. Ma ci sono altre porte che neppure si devono chiudere. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi. Questo vale soprattutto quando si tratta di quel sacramento che è “la porta”, il Battesimo. L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 47)
Il Pane del cielo ci dà vita nella realtà più difficile; risveglia le energie del nostro spirito, per suggerirci soluzioni sorprendenti.
Ognuno di noi ha responsabilità familiari e sociali. Da soli, senza questo Pane per la vita del mondo, non possiamo farvi fronte.
Chiediamo al Signore di darci sempre sacerdoti santi, che celebrino l’Eucaristia e ci guidino a viverla nel mondo.
Lo preghiamo di guarire le nostre malattie, ma gliele offriamo come partecipazione al suo sacrificio e alla sua risurrezione.
“Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. Ripeto qui per tutta la Chiesa ciò che molte volte ho detto ai sacerdoti e laici di Buenos Aires: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare»” (Mc 6,37). (Papa Francesco, Evangelii Gaudium, 49)
Gv 20,21-23:
"Gesù ha detto loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
Dopo aver detto questo, ha alitato su di loro e dice: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi li riterrete, saranno ritenuti».
La remissione dei peccati fa crescere in noi la vita eterna».
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