In nome di Maria

Con il Papa

Solidità della Dottrina e della Tradizione

I testimoni delle origini

 

 

 

Per approfondimenti cliccare sui link

XXI domenica del Tempo Ordinario

- Anno A -

 

indice delle feste

 

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 16,13-20

 

13 Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?". 14 Risposero: "Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti". 15Disse loro: "Ma voi, chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17 E Gesù gli disse: "Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. 18 E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli". 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

 

 

Commento storico

 

Introduzione

 

Vedere introduzione generale

 

Vangelo storico anche questo

 

Mentre Luca non fa menzione del luogo in cui Gesù ha rivolto le due domande ai discepoli, qui l’informazione viene aggiunta. È utile ripetere che è stato l’evangelista Matteo, nel suo primo libro in ebraico, a evitare il riferimento, perciò Luca non poteva copiarlo.

Matteo, in realtà, quando aveva annotato i fatti, era intento a parlare di Gesù e doveva farlo in modo sintetico, non pensava a precisare tempi e luoghi che, tra l’altro, sarebbero potuti diventare compromettenti.

Marco (Mc 8,27) ha ripreso in seguito il dettaglio da questo secondo Vangelo di Matteo.

 

Riflessioni sui fatti

 

Ciò che leggiamo qui è una riflessione dei “molti” scribi cristiani di Gerusalemme su momenti diversi in cui Gesù spiegò il potere conferito a Pietro.
Gesù probabilmente ne parlò anche dopo la risurrezione e gli scribi hanno ritenuto utile inserirlo nel discorso a Cesarea.

Siccome il Maestro, fin dal primo incontro con Simone, l’aveva chiamato Pietro (Gv 1,42), ossia “pietra” al maschile, era chiaro che voleva farne  la pietra di fondamento di ciò che stava iniziando, la sua Chiesa.

Se la “pietra” era un fondamento sicuro, la porte degli inferi, che sono il regno del diavolo, non avrebbero mai potuto prevalere contro di essa. Dunque le chiavi per accedere al Regno di Dio ed essere liberi dal regno di satana erano affidate a Simon Pietro, come sicurezza per tutti, per gli Ebrei e per i Gentili che avessero creduto in Gesù.

Infatti il Vangelo di Giovanni, al capitolo 21, ci ricorda le parole di Gesù, con cui Pietro, la “pietra”, viene nominato pastore, capo, guida, sicurezza per tutti i credenti nel Cristo.

È molto probabilmente Pietro, o meglio il Papa, l’uomo seduto sul cavallo bianco di Apocalisse 19,11-19, che diviene così il riferimento per i credenti nel Dio d’Israele dopo la caduta di Gerusalemme.

 

Non nascosto, potente

 

Gesù non vuole che si dica che egli è il Cristo, ma ha passato gli ultimi venti giorni a percorrere la terra d’Israele ed è anche uscito dai confini, come si comporta un buon pastore e un buon re; tra poco salirà sul Tabor, da cui si può avere il panorama della Valle di Esdrelon contesa nei secoli da molti re. Sul Tabor si trasfigurerà di fronte a tre suoi apostoli. Poi preparerà quanto occorre per entrare a Gerusalemme come Cristo Re. Che cosa intende dire dunque Gesù?

Egli è riuscito a fare in modo che fossimo confusi su questo anche dopo venti secoli. Questo se non riscopriamo lui come Re storico e le sue parole e azioni precise: in realtà le sue parole e i fatti ci tolgono ogni confusione.

La visita alla sua gente avvenne in modo rapido, così che nessuno avesse il tempo di formare fazioni, a suo favore o contro di lui. Eppure «passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui» (At 10,35), come Re spirituale potente sulla realtà del mondo, con «ogni potere in cielo e in terra» (Mt 28,18) «Ha fatto bene ogni cosa» (Mc 7,37).

Non voleva, poi, che i suoi discepoli prendessero iniziative di tipo politico, per poi rimanere delusi. Nello stesso tempo non voleva che i suoi avversari fossero impediti di metterlo in croce, perché questa era la volontà del Padre.

Il Cristo, Re dei secoli, aveva il potere di fare solo del bene e di evitare contese, perfino se queste fossero servite a difenderlo dai suoi crocifissori. Così fece tutto ciò che era necessario, senza frastuono.
Egli non è potente secondo «la carne e il sangue», ma secondo «il Padre suo che sta nei cieli». “La carne e il sangue” fanno pensare al modo in cui normalmente si comportavano i re di questo mondo e all’eredità venuta a Gesù dal re Davide.

 

 


Iniziativa personale di un laico cattolico, Giovanni Conforti  - Brescia - Italia.

Ciò che è contenuto nel sito può essere usato liberamente.

Si richiede soltanto di mantenerne il significato.