VIII domenica del Tempo Ordinario
- Anno B -
indice delle feste
Vangelo secondo Marco
Mc 2,18-22
18 I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". 19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!".
Introduzione
Vedere l'introduzione generale.
Marco completa le notizie
Questo episodio è raccontato anche da Luca e da Matteo, ma soltanto Marco dice che i farisei e i discepoli di Giovanni stavano facendo digiuno. Questo serve bene a spiegare come mai siano andati da Gesù a presentare le loro rimostranze.
Da una parte Gesù che mangiava in casa di un pubblico peccatore, dall'altra le persone pie di Israele che stavano compiendo un'opera secondo la legge e meritoria di fronte a Dio. Il Maestro doveva una spiegazione.
Il digiuno e lo sposo
Il digiuno è valido, ma conta di più lo sposo. Non è male banchettare nell'occasione propizia, alla presenza di Gesù che protegge i suoi amici; poi ci sono momenti in cui è meglio digiunare.
Antico e nuovo
Non si può mettere il vino nuovo delle parole e delle opere di Gesù in contenitori vecchi, quelli della Legge antica.
Non conviene confrontare quello che fa il Messia con ciò che è ordinato dalla Legge di Mosè, altrimenti si sconvolge la vita ordinata secondo quella Legge. Non si può essere giudici imparziali, facendo questo confronto come potessimo essere superiori alla Legge e a Gesù Cristo.
Per comprendere lui, è necessario seguirlo, ascoltare le sue parole e metterle alla prova di tutta la realtà, anche alla prova della Legge di Mosè.
Non si può neppure cercare di adattare alle nostre idee, secondo la nostra fantasia, i suoi insegnamenti, occorre metterli alla prova dei fatti esattamente come egli li impartisce. Anche se si comprende poco, il fatto di provare a fare quello che dice rende sempre più consapevoli della divinità delle sue parole; permettere di vivere con uno spirito nuovo, mai scoperto prima.
L'antico non può contenere la forza del nuovo; il nuovo si esprime con tutta la sua forza nuova, ma è sottinteso che il nuovo può contenere l'antico e nulla va perso.
Così la Nuova Legge del Cristo Re è un grado di contenere il nuovo, senza perdere l'antico. |