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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

- Anno B -

 

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Vangelo secondo Luca

Lc 2,22-40

 

26Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". 29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".

34Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". 35Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37nulla è impossibile a Dio". 38Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

 

Introduzione

 

Vedere l'introduzione generale.

 

La “spada” che trafigge

 

Il Vangelo di Luca è, in particolare, un racconto storico. Qui riporta le testimonianze di Maria, madre di Gesù, le parole precise che lei ripeteva a memoria, da protagonista testimone.

È evidente che Maria era inserita nell’ambiente sacerdotale ebraico ed era molto sensibile alle profezie e a ogni manifestazione profetica.

La famiglia di Gesù compie tutto secondo la legge del Signore, rispetta in pieno le prescrizioni ebraiche ed è pienamente devota alla santità del Tempio.

Maria e Giuseppe non sanno ancora che cosa avverrà in Gesù e si mantengono fedeli all’Antica Alleanza. Questa in seguito non è stata sminuita da Gesù Cristo, ma completata in modo inatteso.

In ciò che compie la famiglia di Gesù si vede la sincera fede ebraica, in ciò che poi ha fatto Gesù c’è la luce che illumina il mondo e fa rivivere la fede ebraica. Segno di contraddizione, che fa risorgere o avvizzire.

La spada, che «trafiggerà l’anima» di Maria, non sembra propriamente simbolo di sofferenza, ma dell’opera della parola di Dio che si realizzerà efficacemente attraverso la persona di Maria.

La “spada” è simbolo della parola efficace di Dio.

Questa “spada” si realizza ancora oggi nelle apparizioni della Madonna, quando lei stessa è segno della redenzione e offre, alla sete di vita del nostro tempo, semplici ma essenziali interpretazioni delle parole e azioni del Cristo.

 

Niente di immaginario

 

Leggiamo dunque il Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38a) come testimonianza storica.

Riguardo al versetto 27 del Vangelo di oggi, osserviamo che Maria non era ancora “sposa”, ma “promessa sposa”.

Il racconto è solenne, perché riflette l’ambiente sacerdotale in cui è stato composto per ratificare gli avvenimenti. Ricordiamo, infatti, che Elisabetta, parente di Maria, era moglie di un sacerdote. È un racconto ufficiale da conservare a memoria. Ma non nasconde il semplice fatto storico, che non avvenne in modo solenne.

Luca scrive tre volte una frase particolare, in modo simile:

 

Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si andavano diffondendo tutte queste parole. Tutti coloro che le udivano, le fissarono nel loro cuore (=mente, memoria), dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». Infatti la mano del Signore era con lui.(Lc 1,65-66).

Maria, da parte sua, custodiva tutte queste parole, raccolte nel suo cuore (Lc 2,19).

Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte le parole nel suo cuore (Lc 2,51).

 

Storicamente Maria vide l’angelo Gabriele, ma non con le ali, né entrato dalla finestra o apparso, bensì «entrato da lei» dalla porta: verosimilmente un ragazzo vestito di bianco. Così sono descritti gli angeli nei Vangeli. Per immaginarlo possiamo pensare all’angelo che hanno visto i tre bambini di Fatima. Appunto un ragazzino vivace di quattordici o quindici anni, appena “maggiorenne” (per gli Ebrei), con capelli rossi e gli occhi azzurri.

Entrò in casa di Maria senza troppe cerimonie: solo un ragazzino può entrare così, di passaggio, in casa di una ragazza sconosciuta, senza destare turbamento.

Maria stessa era molto giovane. Era il mese di marzo dell’anno 3 a.C. e lei aveva tredici anni e otto mesi se, come ha detto lei stessa in un’apparizione ai ragazzi di Medjugorje, il suo duemillesimo compleanno cadeva il 5 agosto del 1984.

 

La mamma di Dio

 

I fatti sono avvenuti nella normalità di una stanza, in un colloquio “tra ragazzini”.

L’angelo ha salutato cortesemente, anche se con un saluto che a Maria non appariva regolare.

Ora, immaginare come vivesse lei da casalinga sembra difficile, ma ci sono scavi archeologici che restituiscono tutte le suppellettili del tempo. Maria stava imparando l’abilità femminile nell’usarle. Nonostante la sua maternità divina, non fu tolta dalla realtà, ma continuò a occuparsi di tutte le “cose da donna” e queste diventavano man mano per lei “cose del Figlio di Dio”.

Maria non visse una realtà diversa dagli altri, ma le fu data l’opportunità di viverla nel modo più significativo.

I fatti, tuttavia, furono così semplici che Giuseppe rimase sorpreso vedendola incinta.

Anche oggi Maria, pur essendo “tolta dal mondo”, risorta, non è lontana dalla nostra realtà, non teme alcun confronto con essa. È il fiore, la luce, la Regina nella nostra grezza realtà.

 

Dio, per sempre uomo con noi

 

«Nulla è impossibile a Dio», le dice l’angelo (ragazzino, con vivace semplicità).

Non sappiamo come Dio ha fatto nascere il Bambino suo Figlio senza il contributo di un uomo, ma, se Gesù è Figlio di Dio, è ovvio che questo può essere avvenuto tranquillamente.

Quindi non ha senso discutere sulla verginità di Maria, tanto più che Matteo e Luca sono concordi nel dire che lei non si era unita a Giuseppe, prima della nascita di Gesù.

A Matteo e alla comunità cristiana per il momento non interessava celebrare la verginità perpetua di Maria, che era ancora viva e, con i discepoli di Gesù, celebrava Lui e non se stessa. Infatti dal confronto tra i fatti storici risulta che il Vangelo secondo Matteo sia stato pubblicato nell’anno 42 o 43.

Tutto incomincia con un episodio privato, nascosto. Dio si fa presente in una ragazza, si forma in lei per nove mesi, nasce, rimane nel mondo per 34 anni. Si è umiliato ed è diventato uomo per sempre, per giunta umile anche come uomo, benché Cristo e Re.

 

 


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