Gesù, il Cristo, «venuto a cercare e a salvare ciò che è
perduto» (Lc 19,10)
Esposizione di
fatti
ottenuta,
combinando i Vangeli tra loro,
da
Giovanni Conforti
Riprendiamo questa frase da Qoèlet:
«Ciò che è stato
sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il sole».
Qoelet 1,9
La sentenza è, umanamente, inappellabile; ma Gesù Cristo offre un esito sorprendente.
Quindi diede loro questa
risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi
riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono purificati, i
sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella.
Ed è beato chiunque
non si scandalizzerà di me!».
Lc 7,22-23
Egli, in altre parole, cambia proprio le cose peggiori che sono sotto il sole, mantenendo stabile ciò che Dio ha creato, perché è «cosa buona».
Il Signore non teme la
nostra curiosità
Suscitano molta curiosità l’enigma sinottico, i testi del
Nuovo Testamento difficili in lingua greca e il fatto che il Vangelo di
Giovanni, nonostante la sua profondità, sia il più facile da capire per i più
giovani.
Inoltre ci chiediamo: i testimoni della vita del Cristo
hanno avuto l’accortezza di raccontare fedelmente i fatti, così che se ne
conservasse tutta l’efficacia?
A causa dei dubbi c’è chi ha rinunciato a conoscere Gesù
storico e ha dovuto accontentarsi dell’ideale che egli rappresenta e
dell’utopia che sia risorto.
Ma gli ideali stancano, soprattutto se dobbiamo
alimentarli continuamente e non trovano conforto nella realtà. Molti hanno
sentito come una liberazione abbandonarli e, magari, diventare atei.
A-teismo è una negazione; nasce dalla confusione, dalla
stanchezza di dover essere noi a sostenere la verità, senza prospettiva di
novità, senza risposta alle curiosità.
Fatti storici, salvezza
concreta
Il risultato di quest’umile ricerca è che i Vangeli sono
dei racconti storici, per cui noi possiamo vivere realmente con la compagnia del Cristo Salvatore, senza tanto
riflettere.
Per mezzo di alcune autorità ebraiche, greche e romane,
ci è stata garantita la certificazione della vita di Gesù, il Messia, il
Cristo. Il racconto evangelico certifica i fatti; anzi, essendo fedele, ci
mette in contatto diretto con i fatti stessi, con il Protagonista.
Due dei Vangeli, quello di Luca
e quello di Giovanni valgono come certificazione delle parole e opere di
questa Persona. Egli è vissuto, morto, risorto ed è vivo per sempre.
Nessuno è in grado di spiegare (Gv 10,33) come un uomo
possa essere Figlio di Dio, se non Lui stesso. Però questo è avvenuto e i
Vangeli lo raccontano con precisione. Non solo. Il Cristo storico ha trasmesso
i suoi poteri ad alcune persone, fino a oggi, nella sua Chiesa.
Evidentemente i libri possono certificare i poteri, ma
non potevano contenerli e non li possono trasmettere.
Essendo Gesù Cristo l’unico intermediario storico tra la
nostra realtà e ciò che le ha dato origine, non siamo noi che possiamo dare
importanza a lui, è lui che dà vita a noi. Egli non dipende da noi. È lui
l’Assoluto. L’Assoluto ha voluto essere storico per noi. È lui il nostro
fondamento, anche se non vogliamo, anche se ci teniamo alla larga da lui.
E ricordiamo che il Cristo, nella sua opera, non vuole
fare a meno di sua madre, Maria, e dei suoi fedeli santi.
Se egli è storico e se lo conosciamo bene, la conseguenza
è che ciascuno di noi, in modo personale, ritrova salva in lui tutta la propria
vita. Ciascuno si può rispecchiare in lui, senza riserve.
Per
ricostruire fedelmente il racconto della vita di Gesù ci si deve attenere
innanzi tutto al Vangelo di Luca e a quello di Giovanni, che vengono
certificati come fedeli agli avvenimenti attraverso dichiarazioni formali: Lc
1,1-4; Gv 3,11; 19,35; 21,24.
Il Vangelo
di Luca ci dà meno riferimenti di luogo e di tempo che non gli altri ma,
intercalando nei punti giusti le parti del Vangelo di Giovanni, scritto
anch’esso in ordine esatto di tempo, ecco apparire un racconto molto
dettagliato anche nei tempi e nei luoghi. Questi due Vangeli offrono il
racconto certificato degli avvenimenti, in ordine cronologico.
Aggiungendo alcune
precisazioni, raccolte dai Vangeli di Matteo e Marco, otteniamo una narrazione
esauriente di tutti i momenti importanti della vita di Gesù.
Gesù Cristo è stato ed
è Re anche nel far sì che, nei quattro
Vangeli canonici, giungesse fino a noi un tesoro inesauribile per conoscerlo, incontrarlo e credere in lui, così
da avere vita nel suo nome. E si tratta di testimonianze storiche
certificate.
I fatti hanno inizio nel 4 a.C.
Lc 1[1]
[1]Poiché molti hanno appunto[2] incominciato a strutturare un racconto ufficiale[3] riguardante gli avvenimenti che si sono conclusi
tra noi, [4]
[2]come ci hanno concesso coloro che dall’inizio (ne) sono stati testimoni diretti e incaricati della relazione,[5]
[3]anch’io, dopo aver acquisito ogni
cosa da cima (a fondo) con esattezza, ho deciso di scrivere ordinatamente a te,
eccellentissimo Teòfilo,
[4]perché tu veda la documentazione concernente le relazioni
che hai ricevuto a voce.[6]
A metà di ottobre dell’anno 4 a. C.: L’Angelo Gabriele annuncia al
sacerdote Zaccaria che avrà un figlio e il suo nome sarà Giovanni
[5]Avvenne nei giorni di Erode,[7] re della Giudea: un sacerdote di nome Zaccaria,
della classe di Abìa, e sua moglie una discendente di Aronne di nome
Elisabetta.
[6]Erano entrambi giusti davanti a
Dio, camminando irreprensibili in tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
[7]Ma non avevano figli, perché
Elisabetta era sterile ed entrambi erano avanti nei loro giorni.
[8]Avvenne mentre egli officiava
davanti al Signore nel turno della sua classe:
[9]secondo l’usanza del servizio
sacerdotale, gli toccò in sorte di fare l’offerta dell’incenso, entrando nel
tempio del Signore,
[10]e tutta l’assemblea del popolo
era in preghiera di fuori nell’ora dell’incenso.
[11]Gli apparve un angelo del
Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.
[12]Si turbò Zaccaria vedendolo, e fu
preso da timore.
[13]Ma l’angelo gli disse:
«Non temere, Zaccaria,
perché la tua preghiera è stata
esaudita
e tua moglie Elisabetta ti darà un
figlio,
che chiamerai Giovanni.
[14]Avrai gioia ed esultanza
e molti si rallegreranno della sua
nascita,
[15]infatti sarà grande davanti al
Signore,
e non berrà vino né bevanda
inebriante,
e sarà pieno di Spirito Santo
fin dal seno di sua madre
[16]e ricondurrà molti dei figli
d’Israele
al Signore loro Dio.
[17]Egli camminerà innanzi a lui
con lo spirito e la forza di Elia,
per
far tornare i sentimenti dei padri ai figli[8]
e i ribelli a pensieri da giusti,
così da preparare al Signore un
popolo ben disposto».
[18]Zaccaria disse all’angelo: «Come
posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata nei suoi
giorni».
[19]L’angelo gli rispose: «Io sono
Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a
portarti questi lieti annunzi.
[20]Ed ecco, sarai muto e non potrai
parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto
alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
[21]E il popolo stava in attesa di
Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
[22]Quando
poi uscì, non poteva parlare loro, e capirono che nel tempio aveva avuto una
visione. Egli faceva loro dei cenni e restava muto.
[23]E avvenne che, compiuti i giorni
del suo servizio, tornò a casa.
[24]Dopo questi giorni Elisabetta,
sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi, dicendo:
[25]«Così ha fatto per me il Signore,
nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».
Circa il 25 marzo del 3 a. C. l’Angelo Gabriele annuncia a Maria di
Nazareth che avrà un figlio: si chiamerà Gesù
[26]Nel sesto
mese,[9]
l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nazaret,
[27]a una vergine, promessa sposa di
un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
[28]Entrando da lei,[10]
disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te».
[29]A queste parole ella rimase
turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto.
[30]L’angelo le disse: «Non temere,
Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.[11]
[31]Ecco concepirai un figlio, lo
darai alla luce e lo chiamerai Gesù.
[32]Sarà grande e
chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo
padre
[33]e regnerà per sempre sulla casa
di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».[12]
[34]Allora Maria disse all’angelo:
«Come è possibile? Non conosco uomo».
[35]Le rispose l’angelo: «Lo Spirito
Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo.
Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.
[36]Vedi: anche Elisabetta, tua
parente,[13] nella sua
vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti
dicevano sterile:
[37]nessuna parola sarà impotente
presso Dio».
[38]Allora Maria disse: «Eccomi, sono
la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da
lei.
Mt 1
[18]La nascita di Gesù Cristo avveniva così: sua madre Maria, essendo
promessa sposa di Giuseppe,[14]
prima che andassero a vivere insieme si trovò gravida per opera dello Spirito
Santo.
[19]Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di
licenziarla in segreto.
[20]Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in
sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua
sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
[21]Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà
il suo popolo dai suoi peccati».
[22]Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal
Signore per mezzo del profeta:
[23]Ecco, la vergine concepirà e
partorirà un figlio e lo chiameranno Emmanuele, che, tradotto, significa Dio con noi.
[24]Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo
del Signore: prese con sé la sua sposa.
[39]In quei giorni Maria si mise in
viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
[40]Entrata nella casa di Zaccaria,
salutò Elisabetta.
[41]Appena Elisabetta ebbe udito il
saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di
Spirito Santo
[42]ed esclamò a gran voce:
«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
[43]A che debbo che la madre del mio
Signore venga a me? [15]
[44]Ecco, appena la voce del tuo
saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio
grembo.
[45]E beata colei che ha creduto
nell’adempimento delle parole del Signore».
[46]Allora Maria disse:[16]
«L’anima
mia magnifica il Signore
[47]e il mio spirito esulta a Dio, mio salvatore,
[48]perché ha guardato all’umiltà della sua serva.
Ecco, infatti, d’ora in poi tutte le
generazioni mi chiameranno beata,
[49]perché grandi
cose ha fatto in me l’Onnipotente.
Santo è il suo nome
[50]e
la sua misericordia verso generazioni e generazioni,
per
quelli che lo temono.
[51]Ha messo in atto potenza con il
suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore;
[52]ha rovesciato i potenti dai
troni,
ha innalzato gli umili;
[53]ha ricolmato di beni gli
affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
[54]Si è preso cura di Israele, suo
servo,
per onorare (la sua) misericordia,
[55]secondo quanto aveva detto ai
nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza, per
sempre».
[56]Maria rimase con lei circa tre
mesi, poi tornò a casa sua.
[57]Per Elisabetta intanto si compì
il tempo del parto e diede alla luce un figlio.
[58]I vicini e i parenti udirono che
il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano insieme
a lei.
[59]E avvenne nell’ottavo giorno:
vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre,
Zaccaria.
[60]Ma sua madre intervenne: «No,
invece si chiamerà Giovanni».
[61]Le dissero: «Non c’è nessuno
della tua parentela che si chiami con questo nome».
[62]Allora domandavano con cenni a
suo padre come voleva che si chiamasse.
[63]Egli chiese una tavoletta, e
scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
[64]In quel medesimo istante gli si
aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
[65]Tutti i loro vicini furono presi
da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si diffondevano tutte
queste parole.[17]
[66]Tutti coloro che le udivano, le
fissarono nel loro cuore,[18] dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». Infatti
la mano del Signore era con lui.
[67]Zaccaria, suo padre, fu pieno di
Spirito Santo e profetò dicendo:
[68]«Benedetto il Signore Dio d’Israele,
perché ha
visitato e redento il suo popolo,
[69]e ha suscitato salvezza potente
per noi
nella casa di Davide, suo servo,
[70]come aveva promesso per bocca dei
suoi santi profeti d’un tempo,
[71]salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di tutti quelli che ci
odiano,
[72]compiere
la misericordia (stabilita) con i nostri padri
e
ricordarsi della sua santa alleanza,
[73]giuramento che fece ad Abramo, nostro padre,
[74]per permetterci, liberati dalla
mano dei nemici,
di servirlo senza timore,
[75]in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri
giorni.
[76]E tu, bambino, sarai chiamato
profeta dell’Altissimo: infatti camminerai al
cospetto del Signore a preparargli le strade,
[77]per dare al
suo popolo la conoscenza della salvezza con la remissione dei suoi peccati,
[78]grazie alla bontà misericordiosa
del nostro Dio,
con la quale verrà a visitarci
dall’alto un sole che sorge
[79]a rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte
per dirigere i nostri passi su una
via di pace».
[80]Il fanciullo cresceva e si
fortificava nello spirito e stava nei luoghi deserti[19] fino al giorno della sua manifestazione a
Israele.
Lc 2
[1]Avvenne in quei giorni che uscì un
decreto di Cesare Augusto di fare il censimento di tutto il mondo abitato.
[2]Questo censimento fu il primo con Quirinio
governatore della Siria.[20]
[3]Andavano tutti a farsi registrare,
ciascuno nella sua città.
[4]Salì anche Giuseppe, dalla città
di Nazaret in Galilea alla città di Davide, che è chiamata Betlemme, in Giudea,
poiché era della casa e della famiglia di Davide,
[5]per farsi registrare insieme a
Maria, quella che era stata promessa sposa a lui, che era gravida.
Gesù nasce a Betlemme di Giudea circa il 25 dicembre dell’anno 3 a.C.
Mt 1
[25]E non la conosceva finché[21] non partorì un figlio; ed egli lo chiamò Gesù.
Lc 2
[6]Avvenne che, mentre si trovavano
in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.
[7]Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non
c’era posto per loro nell’albergo.
Mt 2
[1a]Gesù nacque a Betlemme di Giudea,
al tempo del re Erode.
Lc 2
[8]In quella stessa zona alcuni
pastori si trattenevano in campagna e svolgevano le guardie notturne al loro
gregge.[22]
[9]Un angelo del Signore si presentò
a loro e una gloria del Signore splendette intorno a loro ed essi furono presi
da grande spavento.
[10]E disse loro l’angelo: «Non
temete, ecco vi porto il buon annuncio di una grande gioia, che sarà di tutto
il popolo:
[11]oggi vi è nato un salvatore, che
è Cristo Signore,[23] nella città di Davide.
[12]Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
[13]E subito apparve con l’angelo una
moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva:
[14]«Gloria nel più alto (dei cieli)
a Dio
e in terra pace
tra gli uomini
(fatta) di benevolenza[24]».
[15]E avvenne, appena gli angeli si
allontanarono da loro verso il cielo, che i pastori dicevano fra loro: «Andiamo
dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto
conoscere».
[16]Andarono spediti e rintracciarono
Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
[17]E, dopo aver visto, hanno fatto
conoscere quanto era stato detto loro riguardo a quel bambino.
[18]Tutti quelli che hanno udito, si
sono stupiti delle cose dette loro dai pastori.
[19]Maria, da parte sua, custodiva
tutte queste parole,[25] che raccoglieva nel suo cuore.[26]
[20]I pastori poi se ne tornarono,
glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto,
conformemente a quanto era stato detto loro.
[21]Quando furono passati gli otto
giorni prescritti per circonciderlo, fu anche chiamato con il nome di Gesù,
quello che gli era stato dato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo.
[22]Quando si compirono i giorni
della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino su a
Gerusalemme per offrirlo al Signore,
[23]come è scritto nella Legge del
Signore: ogni maschio primogenito sarà
chiamato sacro al Signore;
[24]e per offrire in sacrificio, come
è prescritto nella Legge del Signore, una
coppia di tortore o due giovani colombi.
[25]Ed ecco: a Gerusalemme c’era un
uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto
d’Israele;
[26]lo Spirito Santo era sopra di
lui, e gli era stato preannunziato dallo Spirito Santo che non avrebbe visto la
morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
[27]Mosso dallo Spirito, si recò al
tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che era
stabilito dalla Legge per lui,
[28]lo prese tra le braccia e
benedisse Dio dicendo:
[29]«Ora lascia, o Signore, che il
tuo servo vada
in pace secondo la tua parola;
[30]perché i miei occhi hanno visto
la tua salvezza,
[31]che hai preparato di fronte a
tutti i popoli,
[32]luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
[33]Suo padre e sua madre erano
stupiti delle cose che si dicevano di lui.
[34]Simeone li benedisse e parlò a
Maria, sua madre: «Ecco: egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti
in Israele, e come segno che controbatte
[35] - e anche a te una spada
trafiggerà l’anima[27]
- perché siano condotti alla luce i ragionamenti di molti cuori».
[36]C’era anche Anna, una profetessa,
figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva
vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza,
[37]era poi rimasta vedova e ora
aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio
notte e giorno con digiuni e preghiere.
[38]Sopraggiunta in quel momento, si
mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la
redenzione di Gerusalemme.
All’inizio dell’anno 1 a. C. arrivano a Betlemme, dall’Oriente, alcuni
Magi
Mt 2
[1b]Ecco, alcuni Magi giunsero da
oriente a Gerusalemme e domandavano:
[2]«Dov’è il re dei Giudei che è
nato? Abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo».
[3]All’udire queste parole, il re
Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
[4]Riuniti tutti i sommi sacerdoti e
gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il
Messia.
[5]Gli risposero: «A Betlemme di
Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
[6]E tu, Betlemme, terra di Giuda, non
sei davvero il più piccolo capoluogo
di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele.
[7]Allora Erode, chiamati
segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era
apparsa la stella[28]
[8]e li inviò a Betlemme esortandoli:
«Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato,
fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
[9]Udito il re, essi partirono. Ed
ecco la stella, che avevano visto in Oriente, li precedeva,[29] finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si
trovava il bambino.
[10]Al vedere la stella, essi avevano
provato una grandissima gioia.
[11]Entrati nella casa, videro il
bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro
scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
[12]Avvertiti poi in sogno di non
tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
[13]Partiti loro, ecco un angelo del
Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il
bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò,
perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
[14]Giuseppe, destatosi, prese con sé
il bambino e sua madre nella notte e si ritirò in Egitto,
[15]e rimase là fino alla fine di
Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del
profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio
figlio.
[16]Erode, accortosi che i Magi si
erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini di
Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, secondo il tempo su cui era
stato informato dai Magi.[30]
[17]Allora si adempì quel che era
stato detto per mezzo del profeta Geremia:
[18]Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele
piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
Circa tre mesi dopo muoiono Antipatro e suo padre Erode
[19]Morto Erode, un angelo del
Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto
[20]e gli disse: «Alzati, prendi con
te il bambino e sua madre e va’ nel paese d’Israele; perché sono morti coloro[31] che insidiavano la vita del bambino».
[21]Egli, alzatosi, prese con sé il
bambino e sua madre, ed entrò nel paese d’Israele.
[22]Avendo però saputo che era re
della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.
Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea
[23]e, appena giunto, andò ad abitare
in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai
profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Lc 2
[39]Quando ebbero compiuto tutto ciò
che era richiesto dalla legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro
città di Nazaret.
[40]Il bambino cresceva e si
fortificava, pieno di sapienza, e grazia di Dio era sopra di lui.
12 anni dopo, a Pasqua dell’11 d. C., Gesù si intrattiene con i dottori
del Tempio di Gerusalemme
[41]I suoi genitori si recavano ogni
anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
[42]Quando ebbe
dodici anni, essi vi salirono di nuovo
[43]e trascorsero i giorni della
festa secondo l’usanza; mentre essi erano sulla via del ritorno, il fanciullo
Gesù rimase a Gerusalemme e i suoi genitori non se ne accorsero.
[44]Credendo che egli fosse nella
carovana, fecero il viaggio di un giorno, e poi si misero a cercarlo tra i
parenti e i conoscenti;
[45]non avendolo trovato, tornarono a
Gerusalemme in cerca di lui.
[46]E avvenne che dopo tre giorni lo
trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li
interrogava.
[47]E tutti quelli che l’udivano
erano confusi per la sua intelligenza e le sue risposte.
[48]Al vederlo rimasero sbalorditi e
sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io,
angosciati, ti cercavamo».
[49]Ed egli rispose loro: «Perché mai
mi cercavate? Non sapevate che è necessario che io mi occupi delle cose del
Padre mio?».[32]
[50]Ma essi non posero attenzione al
discorso che fece loro.
[51]Partì dunque con loro e tornò a
Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte le parole[33] nel suo cuore.
[52]E Gesù cresceva in sapienza, età e
grazia davanti a Dio e agli uomini.
Ministero
del Battista e inizio della vita pubblica di Gesù
Seconda metà dell’anno 28 d.C.: Giovanni inizia a battezzare al fiume
Giordano, a Betania di Perea
Lc 3
[1]Nell’anno decimoquinto[34]
dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della
Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca
dell’Iturèa e della regione della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène,
[2]sotto i sommi sacerdoti Anna e
Caifa, venne una parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.[35]
[3]E percorse tutta la regione del
Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,[36]
[4]com’è scritto nel libro degli
oracoli del profeta Isaia: Voce di uno
che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi
sentieri![37]
[5]Ogni burrone sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i
passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati.
[6]E ogni carne vedrà la salvezza di Dio!
[7]Diceva allora alle folle che
andavano a farsi battezzare da lui: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a
sfuggire all’ira imminente?
[8]Fate dunque frutti degni della
conversione e non cominciate a dire tra voi:[38] Abbiamo Abramo per padre! Vi dico infatti che
Dio può far sorgere figli ad Abramo da queste pietre.
[9]Anzi, già la scure è pronta vicino
alla radice degli alberi; ogni albero che non fa buon frutto, sarà tagliato e
buttato nel fuoco».
[10]E le folle lo interrogavano
dicendo: «Che cosa dobbiamo dunque fare?».[39]
[11]Rispondeva: «Chi ha due tuniche,
ne condivida con chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
[12]Vennero anche dei pubblicani a
farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?».
[13]Ed egli disse loro: «Non esigete
nulla di più di quanto vi è stato fissato».
[14]Lo interrogavano anche alcuni
soldati: «E noi che dobbiamo fare?». E disse loro: «Non derubate nessuno con la
violenza né con false accuse, contentatevi delle vostre paghe».
[15]Poiché il popolo era in attesa e
tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il
Cristo,
[16]Giovanni rispose a tutti dicendo:
«Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, al quale io
non son degno di sciogliere il legaccio dei sandali:[40] costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
[17]Egli ha in mano il suo ventilabro
per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; invece
brucerà la pula con fuoco inestinguibile».[41]
[18]Con molte altre esortazioni
annunziava al popolo la buona notizia.
All’inizio dell’anno 29 anche Gesù va da Giovanni per essere battezzato;
la Trinità si manifesta e Giovanni presenta Gesù al popolo come Cristo Re
[13]In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da
Giovanni per farsi battezzare da lui.
[14]Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho
bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?».
[15]Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché
conviene che così adempiamo ogni giustizia».[42] Allora Giovanni
acconsentì.
[21]Avvenne che quando tutto il
popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in
preghiera, si aprì il cielo
[22]e scese su di lui lo Spirito
Santo[43] in apparenza corporea, come di colomba, e venne
una voce dal cielo: «Tu sei il mio caro Figlio, in te ho manifestato (la mia)
benevolenza (per il mondo)».[44]
[23]Gesù quando incominciò (il suo
ministero) era (proprio) sui trent’anni ed era figlio, come si credeva, di
Giuseppe, figlio di Eli,
[24]figlio di Mattàt, figlio di Levi,
figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe,
[25]figlio di
Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài,
[26]figlio di Maat, figlio di
Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda,
[27]figlio di
Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di
Neri,
[28]figlio di Melchi, figlio di Addi,
figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er,
[29]figlio di
Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi,
[30]figlio di Simeone, figlio di
Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim,
[31]figlio di
Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide,
[32]figlio di Iesse, figlio di Obed,
figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson,
[33]figlio di
Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares,
figlio di Giuda,
[34]figlio di Giacobbe, figlio di
Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor,
[35]figlio di
Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala,
[36]figlio di Cainam, figlio di
Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech,
[37]figlio di
Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di
Cainam,
[38]figlio di Enos, figlio di Set,
figlio di Adamo, figlio di Dio.
Le tentazioni nel deserto, presumibilmente alla presenza di Giovanni
Battista
Lc 4
[1]Gesù, pieno di
Spirito Santo,[45] si allontanò dal Giordano e veniva diretto nello
spirito nel deserto
[2]per quaranta giorni ed era tentato
dal diavolo.[46] Non
mangiò (quasi) nulla[47]
in quei giorni e quando furono terminati ebbe fame.
[3]Allora il diavolo gli disse: «Se
sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».
[4]Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo».
[5]Il diavolo lo condusse in alto,
gli mostrò in un istante tutti i regni del mondo e gli disse:
[6]«Ti darò tutta questa potenza e la
gloria di queste cose, perché è in mio potere e la do a chi voglio.
[7]Se dunque ti prostri dinanzi a me
tutto sarà tuo».
[8]Gesù gli rispose: «Sta scritto: Ti prostrerai al Signore Dio tuo e lui solo
adorerai».
[9]Lo condusse a Gerusalemme, (lo)
collocò sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, buttati
giù;
[10]sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine a tuo riguardo,
di custodirti;
[11]e anche: ti sosterranno con le mani, perché tu non sbatta il tuo piede contro
una pietra».
[12]Gesù gli rispose: «È stato detto:
Non tenterai il Signore Dio tuo».[48]
[13]Avendo esaurito ogni specie di
tentazione, il diavolo stette lontano da lui fino al tempo fissato.
Circa 15 giorni prima della Pasqua dell’anno 29 d. C. Gesù accoglie i
primi cinque discepoli
Gv 1[49]
[19]E questa è la testimonianza[50]
di Giovanni, quando i Giudei[51]
gli hanno inviato[52] da Gerusalemme sacerdoti e leviti a
interrogarlo: «Chi sei tu?».
[20]Egli ha confessato e non ha
negato, e ha confessato: «Io non sono il Cristo».
[21]Allora gli hanno chiesto: «Che
cosa dunque? Sei Elia?». Ha risposto: «Non lo sono». «Sei tu il profeta?». Ha
risposto: «No».
[22]Gli hanno dunque chiesto: «Chi
sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa
dici di te stesso?».
[23]Ha risposto: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate
la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
[24]E c’erano degli inviati dei
farisei.
[25]L’hanno interrogato e gli hanno
detto: «Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il
profeta?».
[26]Giovanni ha risposto loro: «Io
battezzo con acqua, ma in mezzo a voi c’è uno che voi non conoscete,
[27]che viene dopo di me, al quale io
non sono degno di sciogliere il legaccio del sandalo».
[28]Questo è avvenuto in Betània, al
di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
[29]Il giorno dopo, Giovanni vede
Gesù venire verso di lui e dice: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie
il peccato del mondo!
[30]È lui colui del quale io ho
detto: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di
me.
[31]Io non lo conoscevo,[53]
ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a
Israele».
[32]E Giovanni ha reso testimonianza
dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba[54] dal cielo e rimanere su di lui.
[33]Io non lo conoscevo, ma chi mi ha
inviato a battezzare con acqua, quegli mi ha detto: L’uomo sul quale vedrai
scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo.
[34]E io ho visto e ho reso
testimonianza che questi è il Figlio di Dio».[55]
[35]Il giorno dopo erano là di nuovo
Giovanni e due dei suoi discepoli
[36]ed (egli), fissato lo sguardo su
Gesù che passa, dice: «Ecco l’agnello di Dio!».
[37]E i due discepoli l’hanno sentito
parlare e hanno seguito Gesù.[56]
[38]Gesù allora si volta e, vedendo
che lo seguono, dice loro: «Che cercate?». Gli hanno risposto: «Rabbì (che
significa maestro), dove sei ospite?».
[39]Dice loro: «Venite e vedrete».
Sono dunque andati e hanno visto dove viene ospitato[57] e quel giorno sono rimasti ospiti presso di lui;
era circa l’ora decima.[58]
[40]Era Andrea, fratello di Simon
Pietro, uno dei due che hanno udito quelle parole da Giovanni e l’hanno
seguito.
[41]Egli incontra per primo suo
fratello Simone, e gli dice: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il
Cristo)»
[42]e l’ha condotto da Gesù. Gesù,
fissando lo sguardo su di lui, ha detto: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni;
ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
[43]Il giorno dopo Gesù ha stabilito
di partire per la Galilea; incontra Filippo e gli dice: «Seguimi».
[44]Filippo era di Betsàida, la città
di Andrea e di Pietro.[59]
[45]Filippo incontra Natanaèle e gli
dice: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i
Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret».
[46]Natanaèle gli ha detto: «Da
Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli risponde: «Vieni e
vedi».
[47]Gesù ha visto Natanaèle che gli
veniva incontro e dice di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è
falsità».
[48]Natanaèle gli domanda: «Come mi
conosci?». Gli ha risposto Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho
visto quando eri sotto il fico».
[49]Gli ha replicato Natanaèle:
«Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!».
[50]Gesù gli ha risposto: «Perché ti
ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di
queste!».
[51]Poi gli dice: «In verità, in
verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere
sul Figlio dell’uomo!».
Il primo “segno” di Gesù, su richiesta di Maria sua madre, un dono per la
festa degli sposi e della gente
Gv 2
[1]Tre giorni dopo, c’è stato uno
sposalizio a Cana di Galilea[60]
e c’era la madre di Gesù.
[2]È stato invitato alle nozze anche
Gesù con i suoi discepoli.
[3]Nel frattempo, venuto a mancare il
vino, la madre di Gesù gli dice: «Non hanno più vino».
[4]E Gesù risponde: «Che importa a me
e a te,[61] donna? Non è ancora giunta la mia ora».
[5]La madre dice ai servi: «Fate
quello che vi dirà».
[6]Vi erano là deposte sei giare di
pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.
[7]E Gesù dice loro: «Riempite
d’acqua le giare»; e le hanno riempite fino all’orlo.
[8]Dice loro di nuovo: «Ora attingete
e portatene al maestro di tavola».[62]
Ed essi gliene hanno portato.
[9]E come ha assaggiato l’acqua
diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo
sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiama lo sposo
[10]e gli dice: «Tutti servono da
principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu
invece hai conservato fino a ora il vino buono».[63]
[11]In questo modo Gesù ha dato
inizio ai segni,[64] in Cana di Galilea, ha manifestato la sua gloria
e i suoi discepoli si sono affidati a lui.[65]
[12]Dopo questo fatto, è disceso a
Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si sono fermati
colà solo pochi giorni. [66]
Per la PASQUA dei Giudei dell’ANNO 29, il 17 aprile,
Gesù sale a Gerusalemme con i 5 discepoli e scaccia per la prima volta i
venditori dal Tempio
[13]Si avvicinava intanto la Pasqua
dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
[14]Trovò nel tempio coloro che
vendevano buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.[67]
[15]Fatta allora una sferza di
cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; sparse per
terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
[16]e ai venditori di colombe disse:
«Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di
mercato».
[17]I discepoli si ricordarono che
sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi
divora.
[18]Allora i Giudei presero la parola
e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
[19]Rispose loro Gesù: «Distruggete
questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».[68]
[20]Gli dissero allora i Giudei:
«Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni[69] e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
[21]Ma egli parlava del tempio del
suo corpo.
[22]Quando poi risuscitò dai morti, i
suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla
Scrittura e alla parola detta da Gesù.
[23]Mentre
era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che
faceva, aderirono al suo nome.[70]
[24]Gesù, da parte sua, non seguiva la procedura del suo affidamento a
loro (come rabbi),[71] per il
fatto che egli conosceva tutti
[25]e perché non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza
riguardo all'uomo, egli infatti conosceva quello che c’era nell'uomo.
Gv 3
[1]C’era tra i farisei un uomo
chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei.
[2]Egli è andato da Gesù, di notte,[72] e gli ha detto: «Rabbì, sappiamo[73] che sei un maestro venuto da Dio; nessuno
infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui».
[3]Gli ha risposto Gesù: «In verità,
in verità ti dico, se uno non nasce dall'alto,[74] non può vedere il regno di Dio».
[4]Gli dice Nicodèmo: «Come può un
uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo
di sua madre e nascere?».
[5]Gli ha risposto Gesù: «In verità,
in verità[75] ti dico, se uno non nasce da acqua[76] e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
[6]Quel che è nato dalla carne è
carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
[7]Non stupirti se t’ho detto: dovete
nascere dall'alto.
[8]Il vento soffia dove vuole e ne
senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è chiunque è nato dallo
Spirito».[77]
[9]Ha replicato Nicodèmo: «Come può
accadere questo?».[78]
[10]Gli ha risposto Gesù: «Tu sei
maestro in Israele e non sai queste cose?
[11]In verità, in verità ti dico che
noi[79] parliamo di quel che sappiamo[80] e testimoniamo quel che abbiamo veduto[81];
ma voi non accogliete la nostra testimonianza.
[12]Se vi ho parlato delle cose
terrene e non credete, come crederete se vi parlerò delle cose celesti?[82]
[13]Nessuno
è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo.
[14]E come Mosè innalzò il serpente
nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
[15]perché chiunque crede in lui
abbia vita eterna.[83]
[16]Dio infatti ha tanto amato il
mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,
ma abbia vita eterna.
[17]Dio non ha mandato il Figlio nel
mondo perché giudichi il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.[84]
[18]Chi crede in lui non è giudicato;
ma chi non crede è già stato giudicato, perché non ha creduto nel nome
dell’unigenito Figlio di Dio.
[19]E il giudizio[85] è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli
uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano
malvagie.
[20]Chiunque infatti fa il male, odia
la luce e non va alla luce perché non siano svelate le sue opere.
[21]Ma chi opera la verità va alla
luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».[86]
Dopo la festa di Pasqua, Gesù e i 5 discepoli vanno in Giudea a
battezzare vicino a Giovanni, per circa 9 mesi
[22]Dopo queste cose, Gesù andò con i
suoi discepoli nella terra di Giudea; e là si trattenne con loro, e battezzava.
[23]C’era anche Giovanni che
battezzava a Enòn,[87]
vicino a Saleim - perché c’era là molta acqua -, e si trovavano vicini e
battezzavano ciascuno per conto proprio;[88]
[24]Giovanni, infatti, non era stato
ancora imprigionato.
[25]Nacque allora una discussione tra
i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione.
[26]Andarono perciò da Giovanni e gli
dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano, e al quale
hai reso testimonianza, ecco sta battezzando e tutti accorrono a lui».
[27]Giovanni rispose: «Nessuno può
prendersi qualcosa se non gli è dato dal cielo.
[28]Voi stessi mi siete testimoni che
ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui.
[29]Chi possiede la sposa è lo sposo;
ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce
dello sposo.[89] Ora questa mia gioia è compiuta.
[30]Egli deve crescere e io invece
diminuire.
[31]Colui che viene (giù) dall’alto[90] è al di sopra di tutti; colui che viene dalla
terra[91] appartiene alla terra e parla della terra.[92] Colui che viene dal cielo è al di sopra di
tutti:
[32]ciò che ha visto e udito, questo
testimonia, e nessuno accoglie la sua testimonianza.[93]
[33]Colui[94] che ha accolto la sua testimonianza, certifica
con sigillo che (egli) è il vero Dio.[95]
[34]Infatti colui che Dio ha mandato
proferisce le parole di Dio, poiché, indubbiamente, lo Spirito (gliele) dà non
contate.[96]
[35]Il Padre ha caro il Figlio e gli
ha dato in mano ogni cosa.
[36]Chi crede nel Figlio ha la vita
eterna; chi invece non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio
incombe su di lui».[97]
Alla fine di gennaio dell’anno 30 passano tra i Samaritani e poi tornano in
Galilea
Gv 4
[1]Quando il Signore ha saputo che i
farisei hanno sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni -
[2]sebbene non fosse Gesù in persona
che battezzava, ma i suoi discepoli -,
[3]ha lasciato la Giudea ed è partito
di nuovo per la Galilea.
[4]Doveva perciò attraversare la
Samaria.
[5]Giunge pertanto a una città della
Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe
suo figlio:
[6]qui c’era il pozzo di Giacobbe.
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.
[7]Arriva intanto una donna di
Samaria ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere».
[8]I suoi discepoli infatti sono
andati in città a comprare cibi.[98]
[9]Ma la Samaritana gli dice: «Come
mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I
Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.
[10]Gesù le ha risposto: «Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu
stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».[99]
[11]Gli dice la donna: «Signore, tu
non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque
quest’acqua viva?
[12]Sei tu forse più grande del
nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi
figli e il suo gregge?».
[13]Ha risposto Gesù: «Chiunque beve
di quest’acqua avrà di nuovo sete;
[14]ma chi beve dell’acqua che io gli
darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui
sorgente di acqua che zampilla in vita eterna».
[15]«Signore, gli dice la donna,
dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua».
[16]Le dice: «Va’ a chiamare tuo
marito e poi ritorna qui».
[17]Ha risposto la donna: «Non ho
marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”;
[18]infatti hai avuto cinque mariti e
quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
[19]Gli replica la donna: «Signore,
vedo che tu sei un profeta.
[20]I nostri padri hanno adorato Dio
sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna
adorare».
[21]Gesù le dice: «Credimi, donna, è
giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme[100] adorerete il Padre. –
[22]Voi adorate quel che non
conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai
Giudei. –
[23]Ma è giunto il momento, ed è
questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché
il Padre cerca tali adoratori.
[24]Dio è spirito, e quelli che lo
adorano devono adorarlo in spirito e verità».
[25]Gli risponde la donna: «So che
deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni
cosa».
[26]Le dice Gesù: «Sono io, che ti
parlo».
[27]In quel momento sono arrivati i
suoi discepoli e si sono meravigliati che stesse a discorrere con una donna.
Nessuno tuttavia gli ha detto: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?».
[28]La donna intanto ha lasciato la
brocca, è andata in città e dice alla gente:
[29]«Venite a vedere un uomo che mi
ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?».
[30]Sono usciti dalla città e
venivano da lui.
[31]Intanto i discepoli lo pregavano:
«Rabbì, mangia».
[32]Ma egli ha risposto: «Ho da
mangiare un cibo che voi non conoscete».
[33]E i discepoli si domandavano l’un
l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?».
[34]Gesù dice loro: «Mio cibo è fare
la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera.
[35]Non dite voi: Ci sono ancora
quattro mesi[101] e poi viene la mietitura?[102]
Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano
per la mietitura.[103]
[36]E chi miete riceve salario e
raccoglie frutto per una vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi
miete.
[37]In questo è vero il detto “Uno è
chi semina e un altro chi miete”:[104]
[38]io vi ho mandato a mietere ciò per
cui voi non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella
loro fatica».
[39]Molti Samaritani di quella città
hanno creduto in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto
tutto quello che ho fatto».
[40]E quando i Samaritani sono giunti
da lui, lo hanno pregato di restare ospite da loro ed egli vi è rimasto due
giorni.
[41]Molti di più hanno creduto per la
sua parola
[42]e dicevano alla donna: «Non è più
per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e
sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
[43]Trascorsi due giorni, è partito
di là per andare in Galilea.
Dopo che Erode Antipa ha fatto imprigionare il Battista, Gesù si ritira
in Galilea
Lc 3
[19]Ma il tetrarca Erode, biasimato
da lui (Giovanni Battista) a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per
tutte le scelleratezze che aveva commesso,
[20]aggiunse alle altre anche questa:
fece rinchiudere Giovanni in prigione.
Mt 4
[12]Avendo saputo che Giovanni era
stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea.
Lc 4
[14]Gesù, nella potenza dello Spirito
Santo, ritornò in Galilea e la fama di lui si diffuse tutt’intorno nella
regione.
[15]Egli insegnava nelle loro
sinagoghe ed era stimato da tutti.
Di nuovo a Cana: “segno” di guarigione
Gv 4
[44]A dire il vero, Gesù stesso ha
dato la prova[105] che un
profeta non ottiene riconoscimento nella sua patria.
[45]Sta di fatto che, quando è giunto
in Galilea, i Galilei lo hanno accolto con gioia, perché hanno visto tutto
quello che ha fatto a Gerusalemme durante la festa; anch’essi infatti sono
andati alla festa.
[46]Si è recato dunque di nuovo a
Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del
re,[106]
che aveva un figlio malato a Cafarnao.
[47]Costui, udito che Gesù era venuto
dalla Giudea in Galilea, si è recato da lui e l’ha pregato di scendere a
guarire suo figlio poiché stava per morire.
[48]Gesù gli ha detto: «Se non vedete
segni e prodigi, non (c’è verso) che crediate».
[49]Ma il funzionario del re gli
dice: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
[50]Gesù gli risponde: «Va’, tuo
figlio vive».[107]
Quell’uomo ha creduto alla parola che gli ha detto Gesù e si è messo in
cammino.
[51]Proprio mentre scendeva, gli sono
venuti incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».
[52]Si è poi informato a che ora
avesse cominciato a star meglio. Gli hanno detto: «Ieri, un’ora dopo
mezzogiorno la febbre lo ha lasciato».
[53]Il
padre ha riconosciuto che proprio in quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo
figlio vive» e ha creduto lui con tutta la sua famiglia.
[54]Gesù ha fatto questo secondo
miracolo tornando dalla Giudea in Galilea.
Gesù torna a Nazareth e i compaesani hanno pretese su di lui
Lc 4
[16]Si recò a Nazaret[108],
dove era stato allevato; e il giorno di sabato entrò, secondo il suo solito,
nella sinagoga e si alzò a leggere.
[17]Gli fu dato un rotolo del profeta
Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
[18]Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con
l’unzione per annunziare ai poveri un lieto messaggio, mi ha mandato a
proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi il ricupero della vista; a
rimettere in libertà gli oppressi,
[19]a predicare un anno di grazia del Signore.
[20]Poi arrotolò il volume, lo
consegnò all’incaricato[109]
e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga erano rivolti a lui.
[21]Cominciò dunque a dire loro:
«Oggi si è adempiuta questa Scrittura che avete udito con i vostri orecchi».
[22]Tutti gli rendevano testimonianza
ed erano meravigliati delle espressioni della grazia (di Dio) che uscivano
dalla sua bocca e dicevano: «Non è figlio di Giuseppe costui?».[110]
[23]Egli disse loro: «Sicuramente mi
esporrete questo paragone: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che è
accaduto fino a[111] Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!».
[24]Aggiunse però: «In verità, vi
dico che nessun profeta è riconosciuto nella sua patria.
[25]In verità, vi dico pertanto:
c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per
tre anni e sei mesi così che ci fu una grande carestia in tutto il paese;
[26]ma a nessuna di esse fu mandato
Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
[27]C’erano molti lebbrosi in Israele
al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il
Siro».
[28]All’udire queste cose, tutti
nella sinagoga furono pieni di sdegno;[112]
[29]si levarono, lo cacciarono fuori
della città e lo condussero fino a un poggio del monte sul quale la loro città
era situata, per gettarlo giù.
[30]Ma egli, passando in mezzo a
loro, se ne andò.
Così, in febbraio dell’anno 30, Gesù si stabilisce a Cafarnao
Mt 4
[13]E,
lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio
di Zàbulon e di Nèftali…
Mc 1
[14a]Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella
Galilea predicando il vangelo di Dio…
Lc 4
[31]E discese a Cafarnao, una città
della Galilea, e al sabato ammaestrava gli abitanti.
[32]Rimanevano colpiti dal suo
insegnamento, perché il suo discorso veniva da autorità.
[33]Nella sinagoga c’era un uomo con
un demonio immondo e cominciò a gridare a gran voce:
[34]«Ehi! Che c’è tra noi e te,[113] Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene
chi sei: il Santo di Dio!».
[35]Gesù gli intimò: «Taci, esci da
costui!». E il demonio, gettatolo qua e là nel mezzo, uscì da lui, senza fargli
alcun male.
[36]Tutti furono presi da paura e si
dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e
potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?».
[37]E si diffondeva la fama di lui in
ogni luogo della regione circostante.
[38]Alzatosi dalla sinagoga entrò
nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e
lo pregarono per lei.
[39]Chinatosi su di lei, intimò alla
febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all’istante, la donna cominciò a
servirli.
[40]Al calar del sole, tutti quelli
che avevano infermi colpiti da mali di qualsiasi genere li condussero a lui. Ed
egli, imponendo le mani su ciascuno di loro, li guariva.
[41]Da molti uscivano anche demòni
gridando e affermando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli minacciandoli non
permetteva loro che dicessero di sapere che egli era il Cristo[114].
Dalla primavera dell’anno 30 ai primi mesi dell’anno 31, Gesù predica l'«anno
di grazia» fino alle sinagoghe della Giudea.
Lc 4
[42]Divenuto giorno uscì e si
incamminò verso un luogo deserto.[115] Le folle lo cercavano, lo raggiunsero e gli
impedivano di andarsene via da loro.
[43]Ma egli disse loro: «È necessario
che io dia la buona notizia del regno di Dio[116] anche alle altre città, perché sono stato
mandato per questo».
[44]Andava predicando fino alle[117]
sinagoghe della Giudea.[118]
Mc 1
[14b]…e diceva:
[15]«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi
e credete al vangelo».[119]
All’inizio dell’anno 31 d.C. Gesù si stabilisce nuovamente in Galilea
Lc 5
[1]Avvenne che, mentre la folla gli
faceva ressa intorno e ascoltava la parola di Dio ed egli stava in piedi presso
il lago di Genèsaret,
[2]vide due barche ormeggiate alla
sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.[120]
[3]Salito in una delle barche, che
era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad
ammaestrare le folle dalla barca.
[4]Quando ebbe finito di parlare,
disse a Simone: «Prendi il largo e calate le vostre reti per la pesca».
[5]E
Simone rispose: «Maestro, faticando tutta la notte non abbiamo preso nulla;
però, sulla tua parola, getterò le reti».
[6]E avendo fatto ciò, presero una
quantità enorme di pesci: le loro reti si rompevano.
[7]Allora fecero cenno ai compagni
dell’altra barca di venire ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due
le barche quasi al punto da affondare.
[8]Al veder questo, Simon Pietro si
prostrò davanti alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Allontanati da me perché sono
un uomo peccatore, Signore».
[9]Sbalordimento infatti aveva preso
lui e tutti quelli che erano con lui per l’insieme dei pesci pescati;
[10]così pure Giacomo e Giovanni,
figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. E Gesù disse a Simone: «Non temere;[121]
d’ora in poi pescherai uomini».
[11]Tirate le barche a terra,
lasciarono tutto e lo seguirono.[122]
[12]E avvenne mentre egli si trovava
in una città: ecco un uomo coperto di lebbra. Vedendo Gesù si prostrò con la
faccia a terra e lo pregò: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
[13]Gesù stese la mano e lo toccò
dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui.
[14]Gli ordinò di non dirlo a
nessuno, ma: «Va’, mostrati al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua
purificazione come ha stabilito Mosè, a testimonianza per loro».
Mc 1
[45]Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a
divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in
una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni
parte.
Lc 5
[15]Si diffondeva ancor più il
parlare di lui e folle numerose venivano per ascoltare e farsi guarire dalle
loro infermità.
Mt 4
[23]Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro
sinagoghe e predicando la buona notizia del regno e curando ogni sorta di
malattie e di infermità nel popolo.
[24]La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui
tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici
e paralitici; ed egli li guarì.
[25]E grandi folle cominciarono a
seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre
il Giordano.
Lc 5
[16]Ma egli stava ritirato nei luoghi
deserti e in preghiera.[123]
Mc 2
[1]Quando entrò di nuovo a Cafarnao, dopo alcuni giorni, si seppe che era
in casa..
[2]e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche
davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
Lc 5
[17]E avvenne un giorno: stava insegnando ed erano seduti farisei e dottori della legge, che erano venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.[124]
Mc 2
[3]Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.
Lc 5
[18]Ed ecco degli uomini che portavano sopra un letto un uomo paralitico
e cercavano di introdurlo (in casa) e di metterlo davanti a lui.
[19]Non trovando da qual parte portarlo dentro a causa della folla,
salirono sul tetto e, attraverso le tegole,[125] lo calarono con il lettuccio là in mezzo,
davanti a Gesù.
[20]Veduta la loro fede, disse: «Uomo, ti sono rimessi i tuoi peccati».
[21]Gli scribi e i farisei cominciarono a consultarsi dicendo: «Chi è
costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio
soltanto?».
[22]Gesù, accortosi dei loro dubbi, rispose: «Che cosa andate ragionando
nei vostri cuori?
[23]Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire:
Alzati e cammina?
[24]Ma, perché possiate vedere che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla
terra di rimettere i peccati, io ti dico - esclamò, rivolto al paralitico -:
alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua!».
[25]Subito egli si alzò davanti a loro, prese ciò su cui era disteso e si
avviò verso casa glorificando Dio.
[26]E uno stupore prese tutti quanti e lodavano Dio; erano pieni di
timore e dicevano: «Oggi abbiamo visto cose mirabili».
[27]Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco
delle imposte, e gli disse: «Seguimi!».[126]
Chiamata di Levi Matteo, cha già stava scrivendo ciò che Gesù diceva e
faceva
Mt 9
[9]Andando via di là, Gesù vide un
uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi».
Ed egli si alzò e lo seguì.
Lc 5
[28]Egli, lasciando tutto, si alzò e
lo seguì.
[29]E Levi gli preparò un grande
banchetto nella sua casa e c’era folla di pubblicani e di altri che erano
seduti a tavola con loro.
[30]I farisei e i loro scribi
mormoravano ai suoi discepoli: «Per quale motivo mangiate e bevete con i
pubblicani e i peccatori?».
[31]E Gesù rispose loro: «Non hanno
bisogno di medico coloro che sono sani, ma coloro che sono malati;
[32]non sono venuto a chiamare a
conversione[127] dei
giusti ma dei peccatori».
[33]Allora gli dissero: «I discepoli
di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure quelli dei farisei;
invece i tuoi mangiano e bevono!».
[34]Gesù rispose: «Potete far
digiunare gli accompagnatori dello sposo, mentre lo sposo è con loro?
[35]Verranno però i giorni in cui lo
sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».
[36]Diceva anche una parabola[128]
di fronte a loro: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo
a un vestito vecchio; altrimenti strappa il nuovo e la toppa presa dal nuovo
non si adatta al vecchio.
[37]E nessuno mette vino nuovo in
otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli
otri vanno perduti.
[38]Invece bisogna mettere vino nuovo
in otri nuovi.
[39]E nessuno che beva del vecchio
desidera del nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!».[129]
In giugno dell’anno 31 Gesù, Maestro e Signore (Re), sceglie i Dodici e inaugura
il suo Regno con il Discorso della montagna
Lc 6
[1]Avvenne un sabato, primo di due,[130] che egli passò attraverso campi di grano e i
suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe,[131] sfregandole con le mani.
[2]Alcuni farisei dissero: «Perché
fate ciò che non è permesso nei giorni di sabato?».
[3]Gesù rispose: «Non avete mai letto
ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?
[4]Come entrò nella casa di Dio,
prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non
fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
[5]E diceva loro: «È signore del
sabato il Figlio dell’uomo».
[6]Avvenne,
un altro sabato, che egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare e c’era là
un uomo, che aveva la mano destra inaridita.
[7]Lo osservavano gli scribi e i
farisei per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di
accusa contro di lui.
[8]Ma Gesù era a conoscenza dei loro
pensieri e disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Alzati e mettiti nel
mezzo!». Egli, alzatosi, vi si mise.
[9]Poi Gesù disse loro: «Domando a
voi: Durante il sabato è lecito fare del bene, o fare del male,[132]
salvare un’anima,[133]
o perderla?».
[10]E volgendo tutt’intorno lo
sguardo su di loro, disse all’uomo: «Stendi la tua mano!». Egli lo fece e la
mano fu guarita.
[11]Ma essi furono pieni di rabbia[134] e discutevano fra di loro su quello che
avrebbero potuto fare a Gesù.
[12]Avvenne anche, in quei giorni,
che egli uscì per andare sulla montagna a pregare e, passandovi la notte,
perseverava nella preghiera a Dio.[135]
[13]Quando venne giorno, chiamò
vicino i suoi discepoli e, scegliendone dodici che fossero anche apostoli[136],
chiamò:
[14]Simone, che ha chiamato anche
Pietro,[137] Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo,
Bartolomeo,
[15]Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo,
Simone soprannominato Zelota,
[16]Giuda di Giacomo e Giuda
Iscariota, che è stato traditore.
[17]Disceso con loro, si fermò in un
luogo pianeggiante; e c’era gran folla di suoi discepoli, gran moltitudine di
gente da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,[138]
[18]che erano venuti per ascoltarlo
ed esser guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da
spiriti immondi venivano guariti
[19]e tutta la folla cercava di
toccarlo, perché una potenza usciva da lui e sanava tutti.
[20]Ed egli, alzati gli occhi verso i
suoi discepoli,[139] diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.[140]
[21]Beati voi che adesso avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che adesso piangete,
perché riderete.
[22]Siate felici quando gli uomini vi
odieranno e vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro
nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo.[141]
[23]Rallegratevi in quel giorno ed
esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso
modo infatti si comportavano i loro padri con i profeti.[142]
[24]Invece guai a voi, ricchi,
perché tenete lontano il vostro
invito (al Regno di Dio).[143]
[25]Guai a voi che siete sazi ora,
perché avrete fame.
Guai a voi che ridete ora,
perché sarete afflitti e piangerete.
[26]Guai, quando tutti gli uomini
diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti si
comportavano i loro padri con i falsi profeti.
[27]Ma dico[144]
a voi che ascoltate: Abbiate cari[145]
i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,
[28]benedite coloro che vi
maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
[29]A chi ti percuote sulla guancia,
porgi anche l’altra;[146] a chi ti leva il mantello, non trattenere la
tunica.
[30]Dà a chiunque ti chiede; e a chi
porta via del tuo, non richiederlo.
[31]E come volete che le persone
facciano con voi, allo stesso modo fate con loro.
[32]Se avete cari quelli che vi hanno
cari, quale grazia[147] c’è per voi? Infatti anche i peccatori hanno
cari quelli che li hanno cari.
[33]E se fate del bene a coloro che
vi fanno del bene, quale grazia c’è per voi? Anche i peccatori fanno lo stesso.
[34]E se prestate a coloro da cui
sperate ricevere, per voi quale grazia c’è? Anche dei peccatori concedono
prestiti a peccatori per riceverne altrettanto.
[35]Abbiate cari, invece, i vostri
nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro salario[148] sarà copioso e sarete figli dell’Altissimo;
perché egli è benevolo verso gli ingrati e i cattivi[149].
[36]Siate compassionevoli, come è
compassionevole il Padre vostro.
[37]Non giudicate e non sarete
giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà
perdonato;
[38]date e vi sarà dato; una buona
misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la
misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
[39]Disse loro anche una parabola:[150] «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non
cadranno tutt’e due in una buca?
[40]Non c’è discepolo superiore al
maestro;[151] ma
ognuno condotto a perfezione sarà come il suo maestro.
[41]Perché, dunque, vedi la pagliuzza
che è nell’occhio del tuo fratello, e non scorgi la trave che è nel tuo occhio?[152]
[42]Come puoi dire al tuo fratello:
“Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu non
vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita,[153] togli prima la trave dal tuo occhio e allora
vedrai distintamente la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello,
togliendola.
[43]Non c’è, in realtà, albero sano
che faccia frutto bacato, né d’altronde albero cadente che faccia frutto sano[154].
[44]Ogni albero, infatti, si
riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia
uva da un rovo.
[45]L’uomo buono trae il bene dal
buon tesoro del cuore; il cattivo dal cattivo tesoro del cuore trae il male,
infatti la sua bocca parla dalla pienezza del cuore.
[46]Perché mi chiamate: “Signore”,
“Signore”, e non fate ciò che dico?[155]
[47]Chiunque viene a me e ascolta le
mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:
[48]è simile a un uomo che sta
costruendo una casa, che ha scavato ed è andato in profondità e ha posto le
fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella
casa, ma non riuscì a smuoverla perché era stata costruita bene.
[49]Chi invece ascolta[156] e non mette in pratica, è simile a un uomo che
ha costruito una casa sulla terra senza fondamenta. Il fiume la investì e
subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».[157]
Lc 7
[1]Poiché aveva terminato di
rivolgere tutte le sue parole alle orecchie del popolo, entrò in Cafarnao.
[2]Il servo di un centurione, che
aveva una malattia, stava per morire. Gli era molto caro.
[3]Avendo udito parlare di Gesù,
mandò presso di lui alcuni anziani dei Giudei per pregarlo di venire a salvare
il suo servo.
[4]Costoro,
giunti da Gesù, lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia
questo», dicevano,
[5]«perché ha caro il nostro popolo,
ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
[6]Gesù si incamminò con loro. Quando
egli era ormai non molto distante dalla casa, il centurione mandò alcuni amici
per dirgli: «Signore, non disturbarti, perché io non sono degno che tu entri
sotto il mio tetto,
[7]per cui non mi sono nemmeno
ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e sarà guarito il mio
ragazzo.
[8]Anch’io infatti sono uomo
sottoposto a un’autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all’uno: “Va’”,
ed egli va, e a un altro: “Vieni”, ed egli viene, e al mio servo: “Fa’ questo”,
ed egli lo fa».
[9]All’udire questo Gesù si
meravigliò di lui e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Vi dico:
neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».[158]
[10]E gli inviati, quando tornarono a
casa, trovarono il servo guarito.
Passa un po’ di tempo e Gesù si dirige verso la Giudea; arriverà a Gerusalemme
per la Festa delle Capanne, in settembre-ottobre
Lc 7
[11]E avvenne in seguito: si recò in
una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande
folla.
[12]Quando fu vicino alla porta della
città, ecco che veniva portato fuori al sepolcro un morto, figlio unico di sua
madre; ed essa era vedova; e molta gente della città era con lei.
[13]Vedendola, il Signore ne ebbe
compassione e le disse: «Non piangere!».[159]
[14]E accostatosi toccò la bara,
mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te,
svegliati!».[160]
[15]Il morto si levò a sedere e
incominciò a parlare. E lo diede a sua madre.
[16]Un timore prese tutti e
glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato
il suo popolo».
[17]E questa voce su di lui si
diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione circostante.
Quando Gesù arriva in Giudea, Giovanni Battista dal carcere gli manda due
suoi discepoli
Lezione del Maestro riguardo a Giovanni
Lc 7
[18]Anche a
Giovanni[161] i suoi
discepoli riferirono di tutti questi avvenimenti. Giovanni, chiamati due di
essi,
[19]li mandò a dire al Signore: «Sei
tu colui che viene, o dobbiamo aspettare un altro?».[162]
[20]Venuti da lui, quegli uomini
dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandato da te per domandarti: Sei tu colui
che viene o dobbiamo aspettare un altro?».
[21]In quell’ora (Gesù) guarì molti
da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò a molti ciechi di vedere.
[22]Quindi diede loro questa
risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi
riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono purificati, i
sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella.
[23]Ed è beato chiunque non si
scandalizzerà di me!».
[24]Quando gli inviati di Giovanni
furono partiti, cominciò a dire alla folla riguardo a Giovanni: «Che cosa siete
andati a vedere nel deserto? Una canna agitata dal vento?
[25]E allora, che cosa siete andati a
vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano vesti sontuose e
vivono nella lussuria stanno nei palazzi dei re.
[26]Allora, che cosa siete andati a
vedere? Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta.
[27]Egli è colui del quale sta
scritto: Ecco io mando il mio messaggero davanti al tuo vessillo,[163] egli preparerà la via davanti a te.
[28]Io vi dico, tra i nati di donna
non c’è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più
grande di lui.
[29]Tutto il popolo che lo ha
ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio
ricevendo il battesimo di Giovanni.
[30]Ma i farisei e i dottori della
legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di
Dio.
[31]A chi dunque paragonerò gli
uomini di questa generazione, a chi sono simili?
[32]Sono simili a quei bambini che
stando seduti[164] in
piazza gridano gli uni agli altri:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!
[33]È venuto infatti Giovanni il
Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio.
[34]È venuto il Figlio dell’uomo che
mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e
dei peccatori.
[35]Ora
alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli».
A Betania, lezione del Maestro sul perdono dei peccati
Lc 7
[36]Uno dei farisei lo invitò a
mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo[165] e si mise a tavola.
[37]Ed ecco una donna, una peccatrice
di quella città,[166]
saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio
profumato;
[38]e, fermatasi dietro presso i
piedi di lui piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i
suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
[39]A quella vista il fariseo che
l’aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che
specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice».
[40]Gesù allora gli disse: «Simone,
ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure».
[41]«Un creditore aveva due debitori:
l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta.
[42]Non avendo essi da restituire,
condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro gli vorrà bene di più?».
[43]Simone rispose: «Suppongo quello
a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
[44]E volgendosi verso la donna,
disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai
dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi[167]
con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
[45]Tu non mi hai dato un bacio, lei
invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi.
[46]Tu non mi hai cosparso il capo di
olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.
[47]Per questo ti dico: le sono
perdonati i suoi molti peccati, poiché ha voluto molto bene.[168]
D’altra parte quello a cui si perdona poco, vuole poco bene».
[48]Poi disse a lei: «Ti sono
perdonati i tuoi peccati».
[49]Allora i commensali cominciarono
a dire tra di loro:[169] «Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati?».
[50]Ma egli disse alla donna: «La tua
fede ti ha salvato; va’ in pace!».
Gesù a Gerusalemme per la festa di pellegrinaggio delle Capanne, anno 31:
guarisce un uomo malato e detta al discepolo Giovanni una lezione sul potere
che gli viene da Dio Padre
Gv 5
[1]C’è stata poi una festa dei Giudei
e Gesù è salito a Gerusalemme.[170]
[2]V’è a Gerusalemme, presso la porta
delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Bethzatà, con cinque portici,
[3]sotto i quali giaceva un gran
numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
[4][Un angelo infatti in certi
momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo a entrarvi dopo
l’agitazione dell’acqua guariva, da qualsiasi malattia fosse affetto].[171]
[5]Si trovava là un uomo che da
trentotto anni era malato.
[6]Gesù, vedendolo disteso e avendo
saputo che da molto tempo stava così, gli dice: «Vuoi guarire?».
[7]Gli ha risposto il malato:
«Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si
agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».
[8]Gesù gli dice: «Alzati, prendi il
tuo lettuccio e cammina».
[9]E sull’istante quell’uomo è
guarito e, preso il suo lettuccio, ha cominciato a camminare. Quel giorno però
era un sabato.
[10]Hanno detto dunque i Giudei
all’uomo guarito: «È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio».
[11]Ma egli ha risposto loro: «Colui
che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina».
[12]Gli hanno chiesto allora: «Chi è
stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?».
[13]Ma colui che è stato guarito non
sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel
luogo.
[14]Poco dopo Gesù lo trova nel
tempio e gli ha detto: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti
abbia ad accadere qualcosa di peggio».
[15]Quell’uomo se ne andò e disse ai
Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
[16]Per questo i Giudei cominciarono
a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
[17]Ma Gesù rispose loro: «Il Padre
mio opera sempre e anch’io opero».[172]
[18]Proprio per questo i Giudei
cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma
chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
[19]Gesù riprese a parlare e diceva:[173] «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé
non può fare nulla se non vede il Padre farlo; quello che egli fa, anche il
Figlio lo fa allo stesso modo.
[20]Il Padre infatti ha familiarità
con il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora
più grandi di queste, perché voi restiate meravigliati.
[21]Come il Padre risuscita i morti e
dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole;
[22]il Padre infatti non giudica
nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio,
[23]perché tutti onorino il Figlio
come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha
mandato.
[24]In verità, in verità vi dico: chi
ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e
non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.[174]
[25]In verità, in verità vi dico: è
venuto il momento, ed è questo,[175]
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno
ascoltata, vivranno.
[26]Come infatti il Padre ha la vita
in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso;
[27]e gli ha dato il potere di
giudicare, perché è Figlio dell’uomo.
[28]Non vi meravigliate di questo,
poiché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua
voce e ne usciranno:
[29]quanti fecero il bene per una
risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
[30]Io non posso far nulla da me
stesso; giudico secondo quello che ascolto[176] e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la
mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
[31]Se io rendo testimonianza di me
stesso, la mia testimonianza non è vera;
[32]ma c’è un altro che mi rende
testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è vera.
[33]Voi avete inviato messaggeri da
Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità.[177]
[34]Io non ricevo testimonianza da un
uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi.
[35]Egli era una lampada che arde e
risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
[36]Io però ho una testimonianza
superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere,
quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha
mandato.
[37]Il Padre stesso, che mi ha
mandato, ha reso testimonianza su di me. Né avete mai udito la sua voce, né
avete visto il suo volto;
[38]e non avete la sua parola dentro
di voi, perché non credete a colui che egli ha mandato.[178]
[39]Voi scrutate le Scritture
credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi
rendono testimonianza.
[40]Ma non volete venire a me per
avere la vita.
[41]Io non prendo gloria dagli
uomini,
[42]ma vi conosco e non avete in voi
la carità di Dio.
[43]Io sono venuto nel nome del Padre
mio e voi non mi accogliete; se un altro verrà nel proprio nome, lo
accoglierete.
[44]Come potete credere, voi che
prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate quella gloria che viene
soltanto da Dio?
[45]Non
crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c’è già chi vi accusa, Mosè,
nel quale avete riposto la vostra speranza.
[46]Se aveste creduto infatti a Mosè,
avreste creduto anche a me; perché di me egli ha scritto.
[47]Ma se non credete ai suoi
scritti, come crederete alle mie parole?».[179]
Dopo questa festa, Gesù va per le città e villaggi
Lezione sulla parola di Dio: chi l’accoglie e la esegue è come madre e
fratello di Gesù
Lc 8
[1]E avvenne in seguito: egli se ne
andava di città in villaggio, predicando e annunziando la buona notizia del
regno di Dio.
[2]C’erano con lui i Dodici e alcune
donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria detta
Magdalena, dalla quale erano usciti sette demòni,
[3]Giovanna, moglie di Cusa,
amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro
beni.
[4]Poiché una gran folla si radunava
e accorrevano presso di lui da ogni città, disse con una parabola:
[5]«Uscì il seminatore a seminare la
sua semente.[180] Mentre
seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo
la divorarono.
[6]Un’altra parte cadde sulla pietra
e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità.
[7]Un’altra cadde in mezzo alle spine
e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono.
[8]Un’altra cadde nella terra buona,
germogliò e fece frutto cento volte tanto». Dicendo questo, esclama: «Chi ha
orecchi per ascoltare, ascolti!».
[9]I suoi discepoli lo interrogarono
che parabola fosse.
[10]Ed egli disse: «A voi è dato
conoscere i misteri del regno di Dio, ma ai rimanenti in parabole, perché vedendo non vedano e ascoltando non
intendano.
[11]La parabola è questa: La semente
è la parola di Dio.[181]
[12]Quelli lungo la strada sono
coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai
loro cuori, perché non siano salvati credendo.
[13]Quelli sulla pietra sono coloro
che, quando hanno ascoltato con gioia, accolgono la parola: questi non hanno
radice in quanto credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione
vengono meno.
[14]Ciò che è caduto nelle spine sono
coloro che hanno ascoltato e, strada facendo, vengono sopraffatti dalle
preoccupazioni e dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a
portar frutto.
[15]Ciò che è caduto nella terra
adatta sono coloro che, avendo ascoltato la parola con un cuore[182] disponibile e buono, la custodiscono e producono
frutto nella perseveranza.
[16]Però nessuno, dopo aver acceso
una lampada, la copre con un vaso o la pone sotto un letto, ma la pone su un
lampadario, perché quelli che entrano vedano la luce.
[17]Non c’è, infatti, nulla di
nascosto che non diventerà manifesto, né di segreto che non debba essere
conosciuto e venire in piena luce.
[18]Fate attenzione dunque a come
ascoltate: chi ha, a lui sarà dato; chi non ha, a lui sarà tolto anche ciò che
crede di avere».[183]
[19]Arrivarono presso di lui la madre
e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.[184]
[20]Gli fu allora annunziato: «Tua
madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
[21]Ma egli rispose: «Mia madre e
miei fratelli sono questi che ascoltano la parola di Dio e la eseguono».
Gesù calma il turbine di vento
A sud est del lago scaccia da un uomo una “legione” di demoni, che
entrano in un branco di duemila (Mc 5,13) porci e li fanno annegare
Lc 8
[22]Avvenne, uno di quei giorni, che
egli salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: «Passiamo all’altra
riva del lago». Presero il largo.
[23]Mentre navigavano si addormentò.
Un turbine di vento si abbatté sul lago, la barca si riempiva d’acqua ed erano
in pericolo.
[24]Accostatisi a lui, lo svegliarono
dicendo: «Maestro, maestro, siamo perduti!». Ma lui, destatosi, sgridò il vento
e l’impeto dell’acqua; essi cessarono e si fece bonaccia.
[25]Allora disse loro: «Dov’è la
vostra fede?».[185]
Essi, intimoriti, rimasero stupiti e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque
costui che dà ordini anche ai venti e all’acqua e gli obbediscono?».
[26]Approdarono
nella regione dei Gerasèni,[186] che sta di fronte alla Galilea.
[27]A lui, appena sceso a terra,
venne incontro un uomo della città che aveva dei demòni. Da molto tempo non
portava vestiti, e non abitava in casa, ma nei sepolcri.
[28]Alla vista di Gesù gli si gettò
ai piedi urlando e disse a gran voce: «Che cosa c’è tra me e te,[187] Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non
tormentarmi!».
[29]Gesù infatti stava ordinando allo
spirito immondo di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti s’era impossessato
di lui; allora veniva legato con catene e custodito in ceppi, ma egli spezzava
i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti.
[30]Gesù gli domandò: «Qual è il tuo
nome?». Rispose: «Legione», perché erano entrati in lui molti demòni.
[31]E lo supplicavano che non
ordinasse loro di andarsene nell’abisso.
[32]Vi era là un numeroso branco di
porci che pascolavano sul monte. Lo pregarono che concedesse loro di entrare
nei porci; ed egli lo permise.
[33]I demòni uscirono dall’uomo ed
entrarono nei porci e il branco si precipitò dalla sponda giù nel lago e
annegò.
[34]Visto ciò che era accaduto, i
mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città e nei villaggi.
[35]Uscirono per vedere l’accaduto e
vennero da Gesù; trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, seduto,
vestito e sano di mente, ai piedi di Gesù; e furono presi da spavento.
[36]Quelli che erano stati spettatori
avevano riferito loro come l’indemoniato era stato guarito.
[37]Allora tutta la popolazione del
territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse da loro, perché avevano
molta paura. Gesù, salito su una barca, tornò indietro.
[38]L’uomo dal quale erano usciti i
demòni gli chiedeva di restare con lui, ma egli lo congedò dicendo:
[39]«Torna a casa tua e racconta[188] quello che Dio ti ha fatto». Ed egli andò per
tutta la città proclamando quello che Gesù gli aveva fatto.
Al ritorno a Cafarnao, una donna sofferente di emorragia da dodici anni
guarisce toccando il mantello di Gesù
Il Maestro risuscita la figlia di Giàiro
Mt 9
[1]Salito su una barca, Gesù passò
all’altra riva e giunse nella sua città.
Lc 8
[40]Al suo ritorno, Gesù fu accolto
dalla folla. Infatti erano tutti in attesa di lui.
[41]Ed ecco venne un uomo di nome
Giàiro, che era capo della sinagoga: gettatosi ai piedi di Gesù, lo pregava di
recarsi a casa sua,
[42]perché aveva un’unica figlia, di
circa dodici anni, che stava morendo. Durante il cammino, le folle gli si
accalcavano attorno.
[43]Una donna che soffriva di
emorragia da dodici anni e, pur avendo speso tutte le sue sostanze con i
medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno,
[44]gli si avvicinò alle spalle e gli
toccò il lembo del mantello e subito il flusso di sangue si arrestò.
[45]Gesù disse: «Chi è che mi ha
toccato?». Mentre tutti negavano, Pietro disse: «Maestro, la folla ti stringe
da ogni parte e ti schiaccia».
[46]Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha
toccato. Ho riconosciuto che una forza è uscita da me».
[47]Allora la donna, vedendo che non
poteva rimanere nascosta, si fece avanti tremando e, gettatasi ai suoi piedi,
dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato, e come era
stata subito guarita.
[48]Egli le disse: «Figlia, la tua
fede ti ha salvata, va’ in pace!».
[49]Stava ancora parlando quando
venne uno da parte del capo della sinagoga a dirgli: «Tua figlia è morta, non
disturbare più il maestro».
[50]Ma Gesù che aveva udito gli
rispose: «Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata».
[51]Giunto alla casa, non lasciò
entrare nessuno con sé, all’infuori di Pietro, Giovanni e Giacomo e il padre e
la madre della fanciulla.
[52]Tutti piangevano e facevano il
lamento su di lei, ma Gesù disse: «Non piangete, infatti non è morta, ma
dorme».[189]
[53]E lo deridevano, sapendo che era
morta,
[54]ma egli, prendendole la mano,
disse ad alta voce: «Fanciulla, alzati!».[190]
[55]Il suo spirito ritornò, ella si
alzò all’istante e ordinò di darle da mangiare.
[56]I genitori ne furono sbalorditi,
ma egli raccomandò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.
Gesù dà ai Dodici potere sui demoni e li manda a curare le malattie
Lc 9
[1]Egli riunì i Dodici e diede loro
potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.
[2]E li mandò ad annunziare il regno
di Dio e a guarire gli infermi.
[3]Disse loro: «Non prendete nulla
per il viaggio, non abbiate né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due
tuniche per ciascuno.
[4]In qualunque casa entriate, là
rimanete ospiti e di là riprendete il cammino.
[5]Quanto a coloro che non vi
accolgono, nell’uscire da quella città scuotete la polvere dai vostri piedi, a
testimonianza su di essi».
[6]Essi partirono e giravano di
villaggio in villaggio, annunziando la buona novella e operando guarigioni
ovunque.
Erode Antipa fa decapitare Giovanni Battista; poi cerca di vedere Gesù
Mt 14
[3]Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare
in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.
[4]Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla!».
[5]Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo
considerava un profeta.
[6]Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico
e piacque tanto a Erode
[7]che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse
domandato.
[8]Ed essa, istigata dalla madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la
testa di Giovanni il Battista».
[9]Il re, pur contristato, per il giuramento e i commensali ordinò che le
fosse data
[10]e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.
[11]La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed
ella la portò a sua madre.
[12]I suoi[191] discepoli andarono a prendere il cadavere, lo
seppellirono e andarono a informarne Gesù.
Lc 9
[7]Intanto il tetrarca Erode sentì
parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, per il fatto
che alcuni dicevano: «Giovanni è risuscitato dai morti»,
[8]altri: «È apparso Elia», e altri
ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
[9]Erode allora disse: «Giovanni l’ho
fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?». E
cercava di vederlo.
Vicino alla Pasqua dei Giudei dell’anno 32 (15 aprile), Gesù attraversa
il lago e, a est di Betsaida, moltiplica cinque pani e due pesci per cinquemila
uomini
Lc 9
[10a]Al loro ritorno, gli apostoli
raccontarono[192] a lui (Gesù) quello che avevano fatto. Allora li
prese con sé e si ritirò in disparte verso una città chiamata Betsàida.[193]
Gv 6
[1]Dopo questi fatti, Gesù è andato
al di là del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,
Lc 9
[11a]Ma le folle lo seppero e lo
seguirono.
Mc 6
[33]Molti però li videro partire e capirono,[194] e da tutte le città cominciarono ad accorrere là
a piedi e li precedettero.
Lc 9
[11b]Egli le accolse e prese a parlar
loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Gv 6
[2]e una grande folla lo seguiva,
vedendo i segni che faceva sugli infermi.
[3]Gesù è salito sulla montagna[195] e là si è posto a sedere con i suoi discepoli.
[4]Era vicina la Pasqua, la festa dei
Giudei.[196]
[12a]Il giorno cominciava a declinare.
Gv 6
[5]Gesù dunque ha alzato gli occhi, e
avendo visto che una grande folla va presso a lui, dice a Filippo: «Dove
possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».
[6]Diceva così per metterlo alla
prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.
Lc 9
[12b]I Dodici gli si avvicinarono e
gli dissero: «Congeda la folla, perché si sparga nei villaggi e nelle campagne
dintorno per trovare cibo, poiché qui siamo in una zona deserta».
[13a]Ma egli disse loro: «Date voi
stessi da mangiare a loro».[197]
Gv 6
[7]Gli ha risposto Filippo: «Duecento
denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un
pezzo».
[8]Gli dice allora uno dei discepoli,
Andrea, fratello di Simon Pietro:
[9]«C’è qui un ragazzo che ha cinque
pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?».
Lc 9
[13b]Essi risposero: «Noi non abbiamo
che cinque pani e due pesci, a meno che andiamo noi a comprare viveri per tutta
questa gente».
Gv 6
[10]Ha risposto Gesù: «Fateli
sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sono dunque seduti ed erano circa
cinquemila uomini.
Lc 9
[14]C’erano infatti circa cinquemila
uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta
circa».
[15]Così fecero e fecero sedere tutti
quanti.
[16]Allora egli prese i cinque pani e
i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai
discepoli perché li distribuissero alla folla.
Gv 6
[11]Allora Gesù ha preso i pani e,
dopo aver reso grazie, li ha distribuiti a quelli che si erano seduti, e lo
stesso ha fatto dei pesci, finché ne hanno voluto.
[12]E quando si sono saziati, dice ai
discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».
Lc 9
[17]Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti
loro avanzate furono portate via dodici ceste.
[13]Li hanno raccolti e hanno
riempito dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro
che hanno mangiato.
[14]Allora gli uomini,[198]
considerando il segno che egli aveva compiuto, dicevano: «Questi è davvero il
profeta che deve venire nel mondo!».
Mc 6
[45]Ordinò poi ai discepoli di salire sulla barca e precederlo verso
l’altra riva, davanti a Betsàida,[199] intanto che egli licenziava la folla.
[15]Ma Gesù, avendo saputo che
«stanno per venire a rapirlo[200] per farlo re», si è ritirato di nuovo sulla
montagna, tutto solo.[201]
[46]E dopo essersi separato da loro, si ritirò sul monte a pregare.
Gv 6
[16]Venuta intanto la sera, i suoi
discepoli sono scesi al mare
[17]e, saliti in una barca,
avanzavano verso l’altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai venuto buio,
Gesù non era ancora venuto da loro,
[18]e il mare era agitato perché
soffiava un forte vento.[202]
Mt 14
[24][203]La barca intanto distava già molti stadi da terra
ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.
Gv 6
[19]Dopo aver remato circa
venticinque o trenta stadi,[204] hanno visto Gesù che camminava sul mare e si
avvicinava alla barca, e hanno avuto paura.
Mt 14
[25]Al quarto turno di guardia della notte[205] egli venne verso di loro camminando sul mare.
[26]I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero:
«È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura.
[27]Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura».
Gv 6
[20]Ma egli dice loro: «Sono io, non
temete».
Mt 14
[28]Pietro gli rispose: «Signore, se sei tu, comanda che io venga presso
di te sulle acque».
[29]Ed egli disse: «Vieni!». Pietro, scendendo dalla barca, si mise a
camminare sulle acque e andò presso Gesù.
[30]Ma vedendo la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad
affondare, gridò: «Signore, salvami!».
[31]E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: «O poco
credente, perché hai esitato?».[206]
[32]Saliti sulla barca, il vento cessò.
[33]Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando:
«Sei davvero Figlio di Dio!».
Gv 6
[21]Allora han voluto prenderlo sulla
barca e rapidamente la barca ha toccato la riva alla quale erano diretti.
Tornato in barca a Genesaret, il giorno seguente promette «il pane del
cielo» nella sinagoga di Cafarnao
Mt 14
[34]Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.
[35]E gli uomini di quel luogo, riconosciuto Gesù, lo fecero sapere a
tutta la regione; gli portarono tutti i malati,
[36]e lo pregavano di poter toccare l’orlo del suo mantello. E quanti lo
toccavano guarivano.
Gv 6
[22]Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che
c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla
barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
[23]Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.[207]
[24]Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi
discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca
di Gesù.[208]
[25]Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto
qua?».
[26]Gesù rispose: «In verità, in
verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni,[209]
ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.
[27]Procuratevi non il cibo che
perisce, ma quello che dura per la vita eterna, quello che il Figlio dell’uomo
vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
[28]Gli dissero allora: «Che cosa
dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
[29]Gesù rispose: «Questa è l’opera
di Dio: credere in colui che egli ha mandato».
[30]Allora gli dissero: «Quale segno
dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?
[31]I nostri padri hanno mangiato la
manna nel deserto, come sta scritto: Diede
loro da mangiare un pane dal cielo».
[32]Rispose loro Gesù: «In verità, in
verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il
pane dal cielo, quello vero;
[33]il pane di Dio è colui che
discende dal cielo e dà la vita al mondo».
[34]Allora gli dissero: «Signore,
dacci sempre questo pane».[210]
[35]Gesù rispose: «Io sono il pane
della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà mai sete.
[36]Vi ho detto però che voi mi avete
visto e non credete.
[37]Tutto ciò che il Padre mi dà,
verrà a me; e colui che viene a me non lo respingerò,
[38]perché sono disceso dal cielo non
per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
[39]E questa è la volontà di colui
che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo
risusciti nell’ultimo giorno.
[40]Questa infatti è la volontà del
Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia vita eterna; lo
risusciterò io nell’ultimo giorno (della sua vita in questo mondo)».[211]
[41]Intanto i Giudei mormoravano di
lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».
[42]E dicevano: «Costui non è forse
Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre.[212] Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
[43]Gesù rispose: «Non mormorate tra
di voi.
[44]Nessuno può venire a me, se non
lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
[45]Sta scritto nei profeti: E tutti sono ammaestrati da Dio.
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.
[46]Non che alcuno abbia visto il
Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
[47]In verità, in verità vi dico: chi
crede ha vita eterna.
[48]Io sono il pane della vita.
[49]I vostri padri hanno mangiato la
manna nel deserto e sono morti;
[50]il pane che discende dal cielo è
tale che chi ne mangia non muoia nemmeno.[213]
[51]Sono io il pane vivente che è
disceso dal cielo. Se uno mangerà di questo pane, vivrà in eterno, e il pane
che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
[52]Allora i Giudei si misero a
discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
[53]Gesù disse loro: «In verità, in
verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il
suo sangue, non avete vita in voi.
[54]Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue ha vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
[55]Perché la mia carne è vero cibo e
il mio sangue vera bevanda.
[56]Chi mangia la mia carne e beve il
mio sangue dimora in me e io in lui.
[57]Come mi ha mandato il Padre che
ha la vita, anch’io vivo per mezzo del Padre, così anche colui che mangia di me
vivrà attraverso me.
[58]Tale è il pane disceso dal cielo,
non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo
pane vivrà in eterno».
[59]Queste cose disse Gesù,
insegnando nella sinagoga a Cafarnao.
[60]Molti dei suoi discepoli, dopo
aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può ascoltarlo?».
[61]Gesù, conoscendo dentro di sé che
i suoi discepoli di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza?
[62]E se vedeste il Figlio dell’uomo
salire là dov’era prima?
[63]È lo Spirito che dà la vita, la
carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.[214]
[64]Ma vi sono alcuni tra voi che non
credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non
credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.[215]
[65]E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».[216]
[66]Da allora molti dei suoi
discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
[67]Disse allora Gesù ai Dodici:
«Forse anche voi volete andarvene?».
[68]Gli rispose Simon Pietro:
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
[69]noi abbiamo creduto e conosciuto
che tu sei il Santo di Dio».
[70]Rispose Gesù: «Non ho forse
scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!».
[71]Egli parlava di Giuda, figlio di
Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Lezione su ciò che è puro o impuro
Mt 15
[1]In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme farisei e scribi a dirgli:
[2]«Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi?
Infatti non si lavano le mani quando prendono cibo!».
[3]Ed egli rispose loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di
Dio in nome della vostra tradizione?
[4]Dio ha detto: Onora il padre e
la madre e inoltre: Chi maledice il
padre e la madre sia messo a morte.
[5]Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui
ti dovrei aiutare è offerto a Dio,
[6]non è più tenuto a onorare suo padre. Avete annullato la parola di Dio
in nome della vostra tradizione!
[7]Ipocriti![217]
Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:
[8]Questo popolo mi onora con le
labbra ma il suo cuore è lontano da me.
[9]Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini».
[10]Poi riunita la folla disse: «Ascoltate e intendete!
[11]Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che
esce dalla bocca rende impuro l’uomo!».
[12]Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: «Sai che i farisei
ascoltando la parola si sono scandalizzati?».
[13]Ed egli rispose: «Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre
celeste sarà sradicata.
[14]Lasciateli! Sono ciechi guide di ciechi. E allorché un cieco guida un
altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!».
[15]Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola».
[16]Ed egli rispose: «Anche voi siete a questo punto senza intelletto?
[17]Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va
a finire nella fogna?
[18]Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore, e questo rende
immondo l’uomo.
[19]Dal cuore, infatti, provengono i calcoli malvagi, gli omicidi, gli
adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.
[20]Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza
lavarsi le mani non rende immondo l’uomo».
Nella regione di Tiro e Sidone, Gesù scaccia un demonio dalla figlia di
una donna siro-fenicia
Mc 7
[24]Partito di là, andò nella regione di Tiro. Ed entrato in una casa,
voleva che nessuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
[25]Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno
spirito immondo, appena sentì parlare di lui, andò e si gettò ai suoi piedi.
[26]Ora, quella donna era greca, di origine siro-fenicia; e lo pregava di
scacciare il demonio dalla figlia.
[27]Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene
prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».
[28]Ma essa replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano
delle briciole dei figli».
[29]Allora le disse: «Per questa tua parola va’, il demonio è uscito da
tua figlia».
[30]Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se
n’era andato.
[31]Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso
il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
[32]E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
[33]E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli
orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;
[34]guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà»
cioè: «Apriti!».
[35]E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua
lingua e parlava correttamente.
[36]E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava,
più essi ne parlavano
[37]e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i
sordi e fa parlare i muti!».
[29]Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito
sul monte,[218] si
sedette là.
[30]Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi,
ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li
guarì.
[31]E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli
storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano; e
glorificava il Dio di Israele.
[32]Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: «Sento compassione di
questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare.
Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».
[33]E i discepoli gli dicono: «Dove potremo noi trovare in un deserto
tanti pani da sfamare una folla così grande?».
[34]E Gesù dice loro: «Quanti pani avete?». Risposero: «Sette, e pochi
pesciolini».
[35]Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,
[36]Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai
discepoli, e i discepoli alla folla.
[37]Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via
sette sporte piene.
[38]Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare
le donne e i bambini.
[39]Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nel territorio di
Magadàn.
Mc 8
[10]Subito salì sulla barca con i
suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.[219]
[11]Allora vennero i farisei e incominciarono a discutere con lui,
chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
[12]Ma egli, traendo un profondo sospiro, disse: «Perché questa
generazione chiede un segno? In verità vi dico che non sarà dato un segno a
questa generazione».
[13]E
lasciatili, s’imbarcò di nuovo e si avviò all’altra sponda.
Mt 16
[5]Nel passare però all’altra riva,[220] i discepoli avevano dimenticato di prendere il
pane.
[6]Gesù disse loro: «Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei
farisei e dei sadducei».
[7]Ma essi parlavano tra loro e dicevano: «Non abbiamo preso il pane!».
[8]Accortosene, Gesù chiese: «Perché, uomini di poca fede, andate dicendo
che non avete il pane?
[9]Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e
quante ceste avete portato via?
[10]E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete
raccolto?
[11]Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho
detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?».
[12]Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero
dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.
Guarigione di un cieco a Betsaida
Mc 8
[22]Giungono a Betsàida, dove gli conducono un cieco pregandolo di
toccarlo.
[23]Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e,
dopo avergli sputato sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi
qualcosa?».
[24]Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come
degli alberi che camminano».
[25]Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide
chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa.
[26]E lo rimandò a casa dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Nella regione di Cesarea di Filippo, Gesù chiede che cosa pensi di lui la
gente; Pietro, a nome dei Dodici, dice: «Il Cristo di Dio»
Mt 16
[13]Essendo giunto Gesù nella regione
di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il
Figlio dell’uomo?».
Lc 9
[18]E avvenne mentre egli era in
preghiera in un luogo appartato. I discepoli erano con lui e pose loro questa
domanda: «Le folle chi dicono sia io?».
[19]Essi risposero: «Alcuni che sei
Giovanni il Battista, altri Elia, altri che è risorto uno degli antichi
profeti».
[20]Allora domandò: «Ma voi chi dite
che io sia?». Pietro, prendendo la parola, rispose: «Il Cristo di Dio».
[21]Egli allora rimproverandoli
ordinò di non riferirlo a nessuno
[22]dicendo: «Il Figlio dell’uomo
deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e
dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».[221]
[23]Poi, a tutti, diceva: «Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce[222] ogni giorno e mi segua.
[24]Chi vorrà salvare la propria
anima, la perderà, ma chi perde la propria anima per causa mia, la salverà.
[25]Che giova all’uomo guadagnare il
mondo intero, se perde o danneggia se stesso?
[26]Chi si vergognerà di me e delle
mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria
sua e del Padre e degli angeli santi.
[27]In
verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non proveranno la morte prima
di aver visto il regno di Dio».
Circa otto giorni dopo, trasfigurazione
sul Tabor; Gesù prepara i discepoli al compimento della sua missione che sta
per realizzare a Gerusalemme
Mc 9
[2a]Dopo
sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un
monte alto,[223] in un luogo
appartato, loro soli.
[28]Avvenne circa otto giorni dopo
questi discorsi: prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a
pregare.
[29]E avvenne che, mentre pregava, il
suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida sfolgorante.
[30]Ed ecco due
uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,
[31]che, apparsi nella gloria,
parlavano del compimento (della sua missione)[224] che stava per realizzare a Gerusalemme.
[32]Pietro e i suoi compagni erano
oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due
uomini che stavano con lui.
[33]E avvenne che, mentre questi si
separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui.
Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia», non sapendo quel
che diceva.
[34]Mentre parlava così, venne una
nube e li avvolse; all’entrare in quella nube, ebbero paura.
[35]E dalla nube uscì una voce, che
diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo».
[36]Quando si udì la voce, c’era Gesù
solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno[225] ciò che avevano visto.
[37]Avvenne il giorno seguente,
quando furono discesi dal monte: una gran folla gli venne incontro.
[38]Ecco che dalla folla un uomo si
mise a gridare: «Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è
l’unico che ho.
[39]Ecco, uno spirito lo afferra e
subito egli grida, lo scuote ed egli dà schiuma e solo a fatica se ne allontana
lasciandolo sfinito.
[40]Ho pregato i tuoi discepoli di
scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
[41]Gesù rispose: «O generazione
incredula e sviata, fino a quando dovrò stare con voi e vi dovrò sostenere?
Conducimi qui tuo figlio».
[42]Anche mentre questi si
avvicinava, il demonio lo aggredì e lo tormentò. Gesù minacciò lo spirito
immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.
[43a]E tutti furono
stupiti per la grandezza di Dio.
Mc 9
[30]Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli
non voleva che alcuno lo sapesse.
Lc 9
[43b]Mentre tutti erano sbalorditi
per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:
[44]«Fissatevi nelle orecchie queste
parole: “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano agli uomini”».
[45]Ma essi rifiutavano di pensare a
questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il
senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. [226]
[46]Frattanto ebbe origine una
valutazione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
[33]Giunsero a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa
stavate discutendo lungo la via?».
[34]Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi
fosse il più grande.
[35]Sedutosi, chiamò i Dodici; e dice loro: «Se uno vuol essere il primo,
sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti».
[36]E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
[37]«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi
accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
[47]Allora Gesù, conoscendo il dubbio
del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:
[48]«Chi accoglie questo fanciullo
nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato.
Infatti colui che pare più piccolo tra tutti voi, questi è grande».[227]
[49]Giovanni prese la parola dicendo:
«Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo
abbiamo impedito, perché non ti segue con noi».
[50]Ma Gesù gli rispose: «Non glielo
impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Quaranta mesi ebraici, ossia tre anni e mezzo, dopo il Battesimo nel
Giordano, Gesù assume giuridicamente il suo ruolo regale; stabilisce un
vessillo, per accedere ufficialmente a Gerusalemme, Capitale di Israele
Gv 1
[1]In principio[228] era il Verbo[229], il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
[2]Egli era in principio presso Dio:
[3]tutto è sorto per mezzo di lui, e
senza di lui niente è sorto. Ciò che è sorto
[4]era vita in lui, e la vita era la
luce degli uomini;
[5]la luce splende nelle tenebre, ma
le tenebre non l’hanno ricevuta.
[6]È venuto un uomo mandato da Dio,
di nome Giovanni[230].
[7]Egli è venuto come testimone per
rendere testimonianza riguardo alla luce, perché tutti credessero[231] per mezzo di lui.
[8]Egli non era la luce, ma doveva
render testimonianza riguardo alla luce:
[9]stava venendo nel mondo la luce
vera, quella che illumina ogni uomo![232]
[10]Egli era nel mondo, e il mondo era
sorto per mezzo di lui, eppure il mondo non l’ha riconosciuto.
[11]È venuto nella sua proprietà[233],
ma i suoi non l’hanno accolto.
[12]A quanti però l’hanno accolto[234], ha dato potere di diventare figli di Dio: a
quelli che credono nel suo nome.
[13]I quali non da sangue, né da
volere di carne, né da volere di uomo,[235]
ma da Dio sono stati generati.
[14]E il Verbo si è fatto carne e ha
posto la sua tenda in mezzo a noi; e noi abbiamo visto la sua gloria, gloria
come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
[15]Giovanni rende testimonianza
riguardo a lui e ha sostenuto a gran voce: «Era lui quello di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
[16]Perché dalla sua pienezza noi
tutti abbiamo anche ricevuto grazia su grazia:[236]
[17]infatti la legge fu data per
mezzo di Mosè, la grazia e la verità[237] sono venute per mezzo di Gesù Cristo.
[18]Nessuno ha mai visto Dio: un
Unigenito Dio, colui che è fin nel seno del Padre, lui lo ha mostrato.
Lc 9[238]
[51]Avvenne quando si compirono i
giorni[239] per
assumere (ufficialmente) il suo incarico:[240] egli stabilì[241]
(il vessillo con) lo stemma (della sua regalità)[242] per andare[243] a Gerusalemme.
[52]E mandò dei messaggeri davanti al
suo stemma. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani
per fare i preparativi per lui.
[53]Ma
essi non vollero riceverlo, perché il suo stemma era diretto a Gerusalemme.
[54]Quando videro ciò, i discepoli
Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».
[55]Ma Gesù si voltò e li rimproverò.
[56]E si avviarono verso un altro
villaggio.
[57]Mentre andavano per la strada, un
tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada».
[58]Gesù gli rispose: «Le volpi hanno
le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha
dove posare il capo».
[59]A un altro disse: «Seguimi». E
costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre».
[60]Gesù replicò: «Lascia che i morti
seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio».[244]
[61]Un altro disse: «Ti seguirò,
Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa».
[62]Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che
ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di
Dio».
Gesù invia settantadue discepoli, a due a due, a precedere il suo
vessillo nei luoghi in cui sta per passare
Lc 10
[1]Dopo questi fatti il Signore
designò altri settantadue e li inviò a due a due,[245]
davanti al suo stemma, in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
[2]Diceva loro: «Mentre la messe è
molta, gli operai sono pochi: pregate dunque il padrone della messe perché
mandi operai per la sua messe.
[3]Andate: ecco mando voi come
agnelli in mezzo a lupi;
[4]non portate borsa, né bisaccia, né
sandali e non salutate nessuno lungo la strada.
[5]In qualunque casa entriate, prima
dite: Pace a questa casa.
[6]Se vi sarà un figlio della pace,
la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.
[7]Restate ospiti in quella casa,
mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua
mercede. Non passate di casa in casa.
[8]Quando
entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo
dinanzi,
[9]curate i malati che vi si trovano,
e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
[10]Ma quando entrerete in una città
e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite:
[11]Anche la polvere della vostra
città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo via per voi;
tuttavia sappiate questo: il regno di Dio si è avvicinato.
[12]Io vi dico che in quel giorno
Sòdoma sarà trattata meno rigorosamente di quella città.
[13]Guai
a te, Corazin, guai a te, Betsàida! Perché
se in Tiro e Sidone fossero stati compiuti i miracoli compiuti tra voi, già da
tempo si sarebbero convertiti vestendo il sacco e coprendosi di cenere.
[14]Intanto nel giudizio Tiro e
Sidone saranno trattate meno rigorosamente di voi.
[15]E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo? Fino agli
inferi sarai precipitata!
[16]Chi ascolta voi ascolta me, chi
disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha
mandato».
Al ritorno dei settantadue, lezione sulla benevolenza, che è sorta nel
mondo dinanzi al Padre, e sulla misericordia che ne consegue
[17]I settantadue tornarono dicendo
con gioia: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
[18]Allora disse loro: «Vedevo satana
cadere dal cielo come folgore.
[19]Ecco, vi ho dato il potere di
camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico[246] e nulla vi potrà danneggiare.
[20]Soltanto non rallegratevi in
questo: che gli spiriti si sottomettono a voi; ma rallegratevi che i vostri
nomi sono scritti nei cieli».[247]
[21]In quello stesso momento esultò
nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli scaltri e le
hai rivelate ai semplici. Sì, Padre, perché così è sorta benevolenza dinanzi a
te.[248]
[22]Tutto mi è stato affidato dal
Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se
non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
[23]E volgendosi ai discepoli, in
disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che vedete.
[24]Vi dico infatti che molti profeti
e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non l’hanno visto, e udire
ciò che voi udite, ma non l’hanno udito».
[25]Ed ecco, un dottore della legge
si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, facendo che cosa erediterò
vita eterna?».
[26]Gesù gli disse: «Nella Legge che
cosa è scritto? In che modo lo leggi?».
[27]Costui rispose: «Avrai caro il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, in tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua
mente e il prossimo tuo come te stesso».[249]
[28]E Gesù: «Hai risposto bene; fa’
questo e vivrai».
[29]Ma quegli, volendo giustificarsi,
disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?».[250]
[30]Gesù riprese:[251]
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo
spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
[31]Per caso, un sacerdote scendeva
per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte (della
strada).[252]
[32]Anche un levita, giunto in quel
luogo, lo vide e passò oltre dall’altra parte.
[33]Invece un Samaritano, che era in
viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, sentì compassione.[253]
[34]Gli si fece vicino, gli fasciò le
ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò
a una locanda e si prese cura di lui.
[35]Il giorno seguente, estrasse due
denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che
spenderai in più, te lo rifonderò quando torno su.
[36]Chi di questi tre ti sembra sia
diventato prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
[37]Quegli rispose: «Quello che ha
instaurato la misericordia nei suoi confronti». Gesù gli disse: «Va’ e fai allo
stesso modo tu».
A Betania da Marta e Maria: c’è necessità soltanto del Regno di Dio
Lc 10
[38]Mentre erano in cammino, entrò in
un villaggio; una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
[39]Essa aveva una sorella, di nome
Maria,[254] la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava
il suo insegnamento;
[40]Marta invece era tutta presa dai
molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia
sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi dia una mano».
[41]Ma il Signore
le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
[42]ma di una sola cosa c’è
necessità;[255] Maria infatti si è scelta la parte che vale,[256]
che non le sarà tolta».
A Gerusalemme per la festa di pellegrinaggio di Pentecoste dell’anno 32,
ai primi di giugno; poi ci andrà per ogni festa
Il Figlio di Dio insegna come pregare il Padre e questa è la preghiera
originale, insegnata forse in greco
Lezione sulla preghiera
Lc 11
[1]E avvenne mentre egli si trovava
in un luogo a pregare.[257] Quando ebbe finito, uno dei discepoli gli disse:
«Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi
discepoli».
[2]Ed egli disse loro: «Quando
pregate, dite:[258]
Padre,[259]
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;[260]
[3]dacci ogni
giorno il nostro pane necessario,[261]
[4]e perdona a noi i nostri peccati,
infatti anche noi condoniamo a ogni
nostro debitore,
e fa’ che non entriamo in
tentazione».[262]
[5]E disse loro:
«(Ammettiamo che) uno di voi abbia un amico, vada da lui a mezzanotte e gli
dica: Amico, prestami tre pani,
[6]perché è giunto da me un mio amico
da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti;
[7]e che quegli dall’interno
risponda: “Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a
letto con me, non posso alzarmi per darteli”.
[8]Vi dico che, se anche non si
alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono
almeno per la sua sfacciataggine.
[9]E io vi dico: Chiedete e vi sarà
dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
[10]Infatti chiunque chiede ottiene,
chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto.
[11]Quale padre tra voi, se il figlio
gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe?
[12]O se gli chiede un uovo, gli darà
uno scorpione?
[13]Se dunque voi, che siete cattivi,
sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre celeste darà lo
Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».[263]
Lezioni diverse del Cristo Re
[14]Gesù stava scacciando un demonio
che era muto. Avvenne che, uscito il demonio, il muto si mise a parlare e le
folle rimasero meravigliate.
[15]Ma alcuni di loro dissero: «In
nome di Beelzebùl, capo dei demòni, egli scaccia i demòni».
[16]Altri poi, per metterlo alla
prova, gli domandavano un segno dal cielo.
[17]Egli, conoscendo i loro pensieri,
disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra.
[18]Ora, se anche satana è diviso in
se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Poiché dite che io scaccio i
demòni in nome di Beelzebùl.
[19]Ma se io scaccio i demòni in nome
di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò saranno
essi i vostri giudici.
[20]Se invece io scaccio i demòni con
il dito di Dio, certamente vi ha raggiunto il regno di Dio.
[21]Quando il forte, bene armato, fa
la guardia alla sua abitazione, i suoi beni sono al sicuro.
[22]Ma se arriva uno più forte di lui
e lo vince, gli strappa via l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce
il bottino.
[23]Chi non è con me, è contro di me;
e chi non accumula con me, sperpera.[264]
[24]Quando lo spirito immondo esce
dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo, senza trovarlo;
allora dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito.
[25]Venuto, la trova spazzata e
adorna.
[26]Allora va, prende con sé altri
sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e si stanziano lì; e la
condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima».
[27]Avvenne che, mentre diceva
questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre
che ti ha portato e i seni che hai succhiato!».
[28]Ma egli disse: «Beati piuttosto
coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
[29]Mentre le folle si accalcavano,
cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; cerca un
segno, ma non le sarà dato alcun segno se non il segno di Giona.
[30]Come infatti Giona fu segno per
quelli di Nìnive, così sarà anche il Figlio dell’uomo per questa generazione.
[31]Una regina del sud sorgerà nel
giudizio tra gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa
venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed
ecco, ben più di Salomone c’è qui.
[32]Uomini di Nìnive sorgeranno nel
giudizio in mezzo a questa generazione e la condanneranno; perché essi si
convertirono alla predicazione di Giona. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui.
[33]Nessuno,
che abbia acceso una lucerna,[265]
la mette in luogo nascosto né sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché
quelli che entrano vedano la luce.
[34]La lucerna del corpo è il tuo
occhio. Se il tuo occhio è sano, anche tutto il tuo corpo è nella luce; ma se è
malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre.
[35]Controlla, allora, se la luce che
è in te è oscurità.
[36]Se dunque il tuo corpo è tutto
luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come
quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore».
[37]Finito che ebbe di parlare, un
fariseo lo invitò a pranzare presso di lui. Egli entrò e si sedette.
[38]Avendolo osservato, il fariseo si
meravigliò che prima non avesse fatto le abluzioni in preparazione al pranzo.
[39]Ma il Signore gli disse: «Orbene
voi, farisei, purificate l’esterno della coppa e del piatto: ma il vostro
interno è pieno di rapina e di iniquità.
[40]Stolti! Chi fa ciò che è esterno
non fa anche ciò che è interno?
[41]Soltanto date in elemosina[266] quel che è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà
mondo.
[42]Ma guai a voi, farisei, che
pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite
la giustizia e la carità di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare
le altre.
[43]Guai a voi, farisei, che avete
cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.
[44]Guai a voi, perché siete come
quei sepolcri che non si vedono e gli uomini che vi passano sopra (rendendosi
impuri) non ne sono consapevoli».
[45]Uno dei dottori della legge
intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi».
[46]Egli rispose: «Anche a voi,
dottori della legge, guai, perché caricate gli uomini di pesi insopportabili, e
quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!
[47]Guai a voi, che costruite i
sepolcri dei profeti, mentre i vostri padri li hanno uccisi.
[48]Così date testimonianza e
approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi fabbricate.
[49]Per questo anche la sapienza di
Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e
perseguiteranno;
[50]perché sia chiesto conto a questa
generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dalla creazione del
mondo,
[51]dal sangue di Abele fino al
sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne
sarà chiesto conto a questa generazione.
[52]Guai a voi, dottori della legge,
che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che
volevano entrare l’avete impedito».
[53]Quando egli fu uscito di là, gli
scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su
molti argomenti,
[54]tendendogli insidie, per
sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua bocca.
«Non temete»
Lc 12
[1]Nel frattempo, radunatesi migliaia
di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai
discepoli: «Guardatevi a vicenda[267] dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia.[268]
[2]Non c’è nulla di nascosto che non
sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.
[3]Pertanto ciò che avete detto nelle
tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avete detto all’orecchio nelle
stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
[4]Dico a voi, miei amici: Non temete
coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.
[5]Vi indicherò invece chi dovete
temere: temete Colui che, oltre uccidere, ha il potere di gettare nella Geenna.[269]
Sì, ve lo dico, temete Costui.
[6]Non si vendono cinque passeri per
due soldi? E nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.
[7]Ma anche i capelli del vostro capo
sono tutti contati. Non temete: voi valete più di molti passeri.
[8]Inoltre vi dico: Chiunque è in
accordo con me davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo sarà in accordo
con lui davanti agli angeli di Dio;
[9]ma chi mi rifiuta davanti agli
uomini sarà rifiutato davanti agli angeli di Dio.
[10]Chiunque parlerà contro il Figlio
dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà
perdonato.[270]
[11]Quando vi condurranno davanti
alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come o con che
cosa vi difenderete o che cosa dovrete dire;
[12]perché lo Spirito Santo vi
insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Ritorno in Galilea dopo la Pentecoste
Gv 7
[1]Dopo questi fatti Gesù se ne
andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i
Giudei cercavano di ucciderlo.
Estate dell’anno 32
Lezione sulla giustizia umana al confronto con la giustizia divina, nel mistero
della natura creata (Lc 12,13-21)
Lc 12
[13]Uno della folla gli disse:
«Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità».
[14]Ma egli rispose: «O uomo, chi mi
ha costituito sopra di voi giudice o spartitore?».
[15]E disse loro:[271] «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni avidità,
perché non secondo l’abbondanza che uno ha, egli vive dei suoi beni».[272]
[16]Raccontò quindi loro una
parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
[17]Egli ragionava tra sé: Che farò,
poiché non ho dove riporre i miei frutti?
[18]E disse: Farò così: demolirò i
miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i
miei beni.
[19]Poi dirò alla mia anima:[273]
Anima (mia), hai molti beni, a disposizione per molti anni; riposati, mangia,
bevi e datti alla gioia.
[20]Ma Dio gli disse: Stolto, questa
notte stessa ti sarà richiesta la tua anima.[274] E quello che hai preparato, di chi sarà?
[21]È così chi accumula beni per sé,
senza arricchire di fronte a Dio».
[22]Poi disse ai discepoli: «Per
questo vi dico[275]: Non angustiatevi nell’anima per che
cosa mangerete;[276]
né nel corpo per che cosa indosserete.
[23]L’anima infatti vale più del cibo
e il corpo più del vestito.[277]
[24]Osservate[278]
che i corvi non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio
li nutre.[279] Quanto
più degli uccelli voi valete![280]
[25]E chi di voi, angustiandosi, può
aggiungere un solo cubito alla sua statura?
[26]Se dunque non avete potere
neanche per la cosa più piccola,[281]
perché vi angustiate per quelle altre?[282]
[27]Osservate[283] come
crescono i gigli: non filano, non tessono;[284] eppure
vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di
loro.
[28]Se dunque Dio veste così l’erba
che oggi è nel campo e domani si getta nel forno, quanto più (ornerà) voi, poco
credenti!
[29]Anche voi non cercate che cosa
mangiare e che cosa bere e non mettetevi in ansia:
[30]è vero che tutte le genti del
mondo cercano di provvedere a queste cose, e il Padre vostro sa che ne avete
bisogno.
[31]Cercate soltanto il suo regno, e
queste cose vi saranno date di conseguenza.[285]
[32]Non
temere, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha disposto di darvi il regno.
[33]Vendete ciò che avete e datelo in
elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro che non può essere
rubato, nei cieli dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.
[34]Dove infatti è il vostro tesoro,
là sarà anche il vostro cuore.[286]
[35]I vostri fianchi siano cinti e le
lucerne accese;
[36]e voi siate come uomini che
aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, perché quando arriva e
bussa, possano aprirgli subito.
[37]Beati quei servi, che il padrone
tornando troverà svegli: in verità vi dico, li cingerà con la veste e li farà
mettere a tavola, verrà da loro e li servirà.[287]
[38]E se giungerà al secondo o al
terzo turno di guardia e li troverà così, beati sono quelli!
[39]Ora, sappiate questo: se il
padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe mettere
sottosopra la casa.
[40]Anche voi tenetevi pronti, perché
nell’ora che non pensate il Figlio dell’uomo viene».[288]
[41]Allora Pietro disse: «Signore,
questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
[42]Il Signore rispose: «Qual è,
appunto, l’amministratore fedele e saggio che il signore stabilirà al suo
servizio per distribuire a tempo debito la razione di grano?
[43]Quel servo beato che il suo
padrone, arrivando, troverà a fare così.
[44]In verità vi dico che lo metterà
a capo di tutti i suoi averi.
[45]Se invece quel servo dirà in cuor
suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e si metterà a maltrattare i bambini e le
bambine,[289] a
mangiare, a bere e a ubriacarsi,
[46]giungerà il padrone di quel servo
nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, lo isolerà e gli
assegnerà la sua parte fra gli infedeli.
[47]Quel servo che, conoscendo la
volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà
molte percosse;
[48]quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto tuttavia cose meritevoli di percosse, ne riceverà
poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi hanno affidato
molto, richiederanno molto di più.
[49]Sono venuto a gettare un fuoco
sulla terra; e come vorrei che fosse già appiccato!
[50]E c’è un battesimo con cui devo
essere immerso; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
[51]Pensate che io sia venuto a
portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.[290]
[52]D’ora innanzi cinque persone in
una casa si divideranno, tre da due e due da tre;
[53]di divideranno padre da figlio e figlio da padre, madre contro la figlia
e figlia contro la madre, suocera
contro la sua nuora e nuora contro la
suocera».
[54]Diceva ancora alle folle: «Quando
vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così
accade.
[55]E quando soffia lo scirocco,
dite: Ci sarà caldo, e così accade.
[56]Ipocriti! Sapete giudicare
l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?[291]
[57]E perché non giudicate da voi
stessi ciò che è giusto? [292]
[58]Quando vai con il tuo avversario
davanti al magistrato, lungo la strada datti da fare per accordarti con lui,
perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni
all’esecutore e questi ti getti in prigione.
[59]Ti assicuro, non ne uscirai
finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».[293]
Lc 13
[1]In quello stesso tempo si
presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva
mescolato con quello dei loro sacrifici.
[2]Prendendo la parola, Gesù rispose:
«Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver
subito tale sorte?
[3]No, vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo.
[4]O quei diciotto, sopra i quali
rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di
tutti gli abitanti di Gerusalemme?
[5]No, vi dico, ma se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo».[294]
[6]E diceva questa parabola: «Un tale
aveva un fico piantato nella propria vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne
trovò.
[7]Allora disse al vignaiolo: Ecco,
son tre anni[295] che
vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo allora. Perché
deve sfruttare il terreno?
[8]Ma quegli
rispose: Signore, lascialo ancora quest’anno finché io gli zappi attorno e vi
metta il concime,
[9](per vedere) se porterà frutto per
l’avvenire; se no, lo taglierai».
[10]Una volta stava insegnando in una
sinagoga il giorno di sabato.
[11]C’era là una donna che aveva da
diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva
drizzarsi in nessun modo.
[12]Gesù la vide, la chiamò a sé e le
disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità»,
[13]e le impose le mani. Subito
quella si raddrizzò e glorificava Dio.
[14]Ma il capo della sinagoga,
sdegnato perché Gesù aveva operato la guarigione di sabato, rivolgendosi alla
folla disse: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque
venite a farvi curare e non nel giorno di sabato».
[15]Il Signore replicò: «Ipocriti,
non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla
mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?
[16]E questa figlia di Abramo, che
satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo
legame in giorno di sabato?».
Prosegue la lezione riguardo alla giustizia: il Regno di Dio valorizza il
piccolo orticello personale e le piccole faccende domestiche
Lc 13
[17]Quando egli diceva queste cose,
tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per
tutte le meraviglie da lui compiute.
[18]Diceva dunque: «A che cosa è
simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò?[296]
[19]È simile a un granello di senape,
che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un
albero, e gli uccelli del cielo si sono
posati tra i suoi rami».[297]
[20]E ancora: «A che cosa
rassomiglierò il regno di Dio?
[21]È simile al lievito che una donna
ha preso e nascosto in tre sata[298]
di farina, finché sia tutta fermentata».
Festa delle Capanne, anno 32, a Gerusalemme: lezioni di Gesù dettate
all’apostolo Giovanni in greco (Gv 7,2-10,21)
Gv 7
[2]Si avvicinava intanto la festa dei
Giudei, detta delle Capanne.
[3]I suoi fratelli, dunque, gli
dissero: «Parti di qui e va’ nella Giudea perché anche i tuoi discepoli[299] vedano le opere che tu fai.
[4]Nessuno infatti fa qualcosa di
nascosto e poi cerca di essere riconosciuto pubblicamente. Se fai cose tali,
manifèstati al mondo!».
[5]Neppure i suoi fratelli infatti
credevano in lui.[300]
[6]Gesù allora dice loro: «Il mio
tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre a portata di mano.
[7]Il mondo non può odiare voi, ma
odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.
[8]Voi andate alla festa; io non vado
a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto».
[9]Dette loro queste cose, restò
nella Galilea.
[10]Ma andati i suoi fratelli alla
festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.
[11]I Giudei intanto lo cercavano
alla festa e dicevano: «Dov’è quel tale?».
[12]E si mormorava molto su di lui
nelle folle; gli uni infatti dicevano: «È buono!». Altri invece: «No, inganna
la gente!».
[13]Nessuno però ne parlava in
pubblico, per paura dei Giudei.
[14]Quando ormai si era a metà della
festa, Gesù salì al tempio e insegnava.
[15]I Giudei ne erano stupiti e
dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?».
[16]Gesù rispose loro: «La mia
dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.
[17]Se uno vuol fare la sua volontà,
conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.
[18]Chi parla da se stesso, cerca la
propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato è vero (Figlio
di Dio), e in lui non c’è ingiustizia.
[19]Mosè non vi ha dato la Legge?
Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?».
[20]Rispose la folla: «Tu hai un
demonio! Chi cerca di ucciderti?».
[21]Rispose loro Gesù: «Un’opera sola
ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.[301]
[22]Mosè vi ha dato la circoncisione
- non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e anche di sabato
circoncidete un uomo.
[23]Ora se un uomo riceve la
circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi
sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?
[24]Non giudicate secondo le
apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!».
[25]Intanto alcuni di Gerusalemme
dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere?
[26]Ecco, egli parla liberamente, e
non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è
il Cristo?
[27]Ma costui sappiamo di dov’è; il
Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
[28]Gesù allora, mentre insegnava nel
tempio, esclamò: «Voi mi conoscete e sapete di dove sono: eppure non sono
venuto da me, ma è (Dio) vero colui che mi ha mandato e che voi non conoscete.
[29]Io lo conosco, perché vengo da
lui ed egli mi ha mandato».
[30]Allora cercarono di arrestarlo,
ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la
sua ora.
[31]Molti della folla invece
credettero in lui, e dicevano: «Il Cristo, quando verrà, farà segni più grandi
di quelli che ha fatto costui?».
[32]I farisei udirono che la gente
sussurrava queste cose di lui e i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle
guardie per arrestarlo.
[33]Disse allora Gesù: «Per poco
tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato.
[34]Voi mi cercherete, e non mi
troverete; e dove sono io, voi non potete venire».
[35]Dissero dunque tra loro i Giudei:
«Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse
nella diaspora dei Greci e ammaestrerà i Greci?[302]
[36]Che discorso è questo che ha
fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potete venire?».
[37]Nell’ultimo giorno, il giorno
grande della festa, Gesù si levò in piedi ed esclamò ad alta voce: «Se uno ha
sete venga a me e beva.
[38]Dal seno di chi crede in me -
come dice la Scrittura - sgorgheranno fiumi di acqua viva».[303]
[39]Questo egli disse riferendosi
allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c’era ancora
Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
[40]All’udire questi discorsi, alcuni
fra la gente dicevano: «Questi è davvero il profeta!».
[41]Altri dicevano: «Questi è il
Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea?
[42]Non dice forse la Scrittura che
il Cristo verrà dalla stirpe di Davide
e da Betlemme, il villaggio di
Davide?».
[43]E nacque dissenso tra la gente
riguardo a lui.
[44]Alcuni di loro volevano
arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.
[45]Le guardie tornarono quindi dai
sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete
condotto?».
[46]Risposero le guardie: «Mai un
uomo ha parlato come questo uomo!».
[47]Ma i farisei replicarono loro:
«Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?
[48]Forse gli ha creduto qualcuno fra
i capi, o fra i farisei?
[49]Ma questa folla, che non conosce
la Legge, è maledetta!».
[50]Dice allora Nicodèmo - colui che
era venuto precedentemente da Gesù -, essendo uno di loro:
[51]«La nostra Legge giudica forse un
uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?».
[52]Gli risposero: «Sei forse anche
tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».
[53][[E tornarono ciascuno a casa
sua.
Gv 8
[1]Gesù si avviò allora verso il
monte degli Ulivi.
[2]Ma all’alba si recò di nuovo nel
tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
[3]Allora gli scribi e i farisei gli
conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
[4]gli dicono: «Maestro, questa donna
è stata sorpresa in flagrante adulterio.
[5]Ora Mosè, nella Legge, ci ha
comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
[6]Questo dicevano per metterlo alla
prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col
dito per terra.[304]
[7]E siccome insistevano
nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato,
scagli per primo la pietra contro di lei».
[8]E chinatosi di nuovo, scriveva per
terra.
[9]Ma quelli, udito ciò, se ne
andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo
Gesù con la donna là in mezzo.
[10]Alzatosi allora Gesù le disse:
«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
[11]Ed essa rispose: «Nessuno,
Signore». E Gesù le disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non
peccare più».]].
[12]Di nuovo Gesù parlò loro: «Io
sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la
luce della vita».
[13]Gli dissero allora i farisei: «Tu
dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera».
[14]Gesù rispose loro: «Anche se io
rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da
dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado.
[15]Voi giudicate secondo la carne;
io non giudico nessuno.
[16]E anche se giudico, il mio
giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato.
[17]Nella vostra Legge sta scritto
che la testimonianza di due persone è vera:
[18]sono io che do testimonianza di
me stesso, e mi dà testimonianza il Padre che mi ha mandato».[305]
[19]Gli dicevano allora: «Dov’è tuo
padre?». Rispose Gesù: «Non conoscete né me né il Padre; se conosceste me,
conoscereste anche il Padre mio». [306]
[20]Queste parole Gesù le pronunziò
nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché
non era ancora giunta la sua ora.
[21]Di nuovo disse loro: «Io vado e
voi mi cercherete, e morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete
venire».
[22]Dicevano allora i Giudei: «Forse
si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?».
[23]E diceva loro: «Voi siete (=
dipendete) dalle cose di quaggiù, io sono (= dipendo) dalle cose di lassù; voi dipendete
da questo mondo, io non dipendo da questo mondo.
[24]Vi ho detto dunque che morirete
nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono,[307]
morirete nei vostri peccati».
[25]Gli dicevano allora: «Tu chi
sei?». Gesù disse loro: «Prima di tutto, perché dovrei dirvelo ancora?
[26](Sono uno) che ha molte cose da
dire e da giudicare sul vostro conto, ma colui che mi ha mandato è vero,[308] e io dico al mondo le cose che ho udito da lui».
[27]Non capirono che egli parlava
loro del Padre.
[28]Disse allora Gesù: «Quando avrete
innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da
me stesso, ma dico queste cose come mi ha insegnato il Padre.
[29]Colui che mi ha mandato è con me
e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono
gradite».
[30]Mentre diceva queste cose, molti
credettero in lui.
[31]Gesù allora diceva a quei Giudei
che avevano creduto in lui: «Se rimanete (ospiti) nella mia parola, siete
davvero miei discepoli;
[32]conoscerete la verità e la verità[309]
vi libererà».
[33]Gli risposero: «Noi siamo
discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu
dire: Diventerete liberi?».[310]
[34]Gesù rispose loro: «In verità, in
verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.
[35]Ora lo schiavo non resta per
sempre nella casa, il figlio vi resta sempre;[311]
[36]se dunque il Figlio vi libererà,
sarete liberi davvero.
[37]So che siete discendenza di
Abramo. Ma cercate di uccidermi perché la mia parola non prende piede tra voi.
[38]Io dico quello che ho visto
presso il Padre e voi, intanto, fate quello che avete ascoltato dal padre
[vostro]».
[39]Gli risposero: «Il nostro padre è
Abramo». Dice loro Gesù: «Se siete figli di Abramo, dovreste compiere le opere
di Abramo.
[40]Ora invece cercate di uccidere
me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto.
[41]Voi fate le opere del padre
vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un
solo Padre, Dio!».
[42]Disse loro Gesù: «Se Dio fosse
vostro Padre, avreste caro me; io da Dio sono uscito e vengo; infatti non sono
venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.
[43]Perché non comprendete il mio
parlare? Perché non potete dare ascolto alla mia parola:
[44]voi avete per padre il diavolo, e
siete intenti a compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da
principio e non ha perseverato nella verità: non c’è verità in lui. Se uno dice
il falso, parla delle cose di casa sua, perché è menzognero anche il padre suo.
[45]Poiché invece io dico la verità,
a me non credete.
[46]Chi di voi mi può rimproverare
per un peccato?[312] Se dico la verità, perché non mi credete?
[47]Chi è da Dio ascolta le parole di
Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio».
[48]Gli risposero i Giudei: «Non
diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?».[313]
[49]Rispose Gesù: «Io non ho un
demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate.
[50]Io non cerco la mia gloria; vi è
chi la cerca e giudica.
[51]In verità, in verità vi dico: se
uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte».
[52]Gli dissero i Giudei: «Ora
sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici:
“Se uno osserva la mia parola non conoscerà mai la morte”.
[53]Sei tu più grande del nostro
padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di
essere?».
[54]Rispose Gesù: «Se io glorificassi
me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio,
del quale voi dite: “È nostro Dio!”,
[55]e non lo conoscete. Io invece lo
conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo
conosco e osservo la sua parola.
[56]Abramo, vostro padre, esultò
nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò».
[57]Gli dissero allora i Giudei: «Non
hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?».
[58]Rispose loro Gesù: «In verità, in
verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono».[314]
[59]Allora raccolsero pietre per
scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Gv 9
[1]Passando vide un uomo cieco dalla
nascita
[2]e i suoi discepoli lo
interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli
nascesse cieco?».
[3]Rispose Gesù: «Né lui ha peccato
né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.
[4]Noi dobbiamo compiere le opere di
colui che mi ha mandato finché è giorno; viene la notte, quando nessuno può più
operare.
[5]Finché sono nel mondo, sono la
luce del mondo».
[6]Detto questo sputò per terra, fece
del fango con la saliva, spalmò il fango[315]
sugli occhi del cieco
[7]e gli disse: «Va’ a lavarti nella
piscina di Sìloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci
vedeva.
[8]Allora i vicini e quelli che lo
avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: «Non è egli quello che
stava seduto a chiedere l’elemosina?».
[9]Alcuni dicevano: «È lui»; altri
dicevano: «No, ma gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
[10]Allora gli chiesero: «Come dunque
ti furono aperti gli occhi?».
[11]Egli rispose: «Quell’uomo che si
chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ a
Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista».
[12]Gli dissero: «Dov’è questo
tale?». Dice: «Non lo so».
[13]Intanto conducono dai farisei
quello che era cieco:
[14]era infatti sabato il giorno in
cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.
[15]Di nuovo dunque anche i farisei
gli chiesero come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha posto
del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
[16]Allora alcuni dei farisei
dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri
dicevano: «Come può un peccatore compiere tali segni?». E c’era dissenso tra di
loro.
[17]Allora dicono di nuovo al cieco:
«Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È
un profeta!».
[18]Così i Giudei non furono sicuri
riguardo a lui, che fosse stato cieco e avesse riacquistato la vista, finché
non ebbero chiamato i genitori di lui, che aveva ricuperato la vista,
[19]e li ebbero interrogati: «È
questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?».
[20]I genitori risposero: «Sappiamo
che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;
[21]come poi ora ci veda, non lo
sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età,
parlerà lui di se stesso».
[22]Questo dissero i suoi genitori,
perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se
uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.
[23]Per questo i suoi genitori
dissero: «Ha l’età, chiedetelo a lui!».
[24]Allora chiamarono per la seconda
volta l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo
che quest’uomo è un peccatore».
[25]Quegli rispose: «Se sia un
peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo».
[26]Allora gli dissero di nuovo: «Che
cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?».
[27]Rispose loro: «Ve l’ho già detto
e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare
anche voi suoi discepoli?».
[28]Allora lo insultarono e gli
dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!
[29]Noi sappiamo infatti che a Mosè
ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia».
[30]Rispose loro quell’uomo: «Proprio
questo è strano, che voi non sapete di dove sia, e mi ha aperto gli occhi.
[31]Ora, noi sappiamo che Dio non
ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo
ascolta.
[32]Da che mondo è mondo, non s’è mai
sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.
[33]Se costui non fosse da Dio, non
avrebbe potuto far nulla».
[34]Gli replicarono: «Sei nato tutto
nei peccati e vuoi insegnare a noi?». E lo cacciarono fuori.
[35]Gesù seppe che l’avevano cacciato
fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?».
[36]Egli rispose: «E chi è, Signore,
perché io creda in lui?».
[37]Gli disse Gesù: «Tu l’hai visto;
e colui che parla con te è proprio lui».
[38]Ed egli disse: «Io credo,
Signore!». E gli si prostrò innanzi.
[39]Gesù allora disse: «Io sono
venuto in questo mondo per un giudizio: perché coloro che non vedono vedano e
quelli che vedono diventino ciechi».
[40]I farisei che erano con lui
udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?».
[41]Gesù rispose loro: «Se foste
ciechi, non avreste alcun peccato,[316] ma siccome dite: “Noi vediamo”,[317] il vostro peccato rimane».
Gv 10
[1]«In verità, in verità vi dico: chi
non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte,
è un ladro e un brigante.
[2]Chi invece entra per la porta, è
il pastore delle pecore.[318]
[3]Il guardiano gli apre e le pecore
ascoltano la sua voce: egli chiama per nome le sue pecore una per una e le
conduce fuori.
[4]E quando ha condotto fuori tutte
le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono
la sua voce.
[5]Un estraneo invece non lo
seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli
estranei».
[6]Questa similitudine disse loro
Gesù; ma essi non capirono che cosa significasse ciò che diceva loro.
[7]Allora Gesù disse loro di nuovo:
«In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.[319]
[8]Tutti coloro che sono venuti prima
di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
[9]Io
sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato[320]
e entrerà e uscirà e troverà pascolo.
[10]Il ladro non viene se non per
rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano vita e l’abbiano
in abbondanza.
[11]Io sono il buon pastore. Il buon
pastore offre l’anima[321] per le pecore.
[12]Il mercenario invece, che non è
pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona
le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;
[13]perché è un mercenario e non gli
importa delle pecore.
[14]Io sono il buon pastore, conosco
le mie pecore e le mie conoscono me
[15]come il Padre conosce me e io
conosco il Padre; e offro la mia anima per le pecore.
[16]E ho altre pecore che non sono di
questo recinto;[322] anche queste io devo condurre e ascolteranno la
mia voce; e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
[17]Il Padre mi tiene caro[323] per questo: perché offro io la mia anima, per riprenderla di nuovo. [18]Nessuno me la porta via, ma la offro io da me stesso. Ho il potere di offrirla e ho il potere di prenderla di nuovo. Dal Padre mio ho ricevuto questo comando».
[19]Sorse di nuovo dissenso tra i
Giudei per questi discorsi.
[20]Molti di essi dicevano: «Ha un
demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?».
[21]Altri dicevano: «Queste parole
non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?».
Dopo la Festa delle Capanne, Gesù attraversa città e villaggi, in Giudea
e in Galilea,
ma per la Festa della Dedicazione dell’anno 32 è di nuovo a Gerusalemme
Lc 13
[22]E attraversava città e villaggi,
insegnando e compiendo un[324]
viaggio a Gerusalemme.
Gv 10
[22]In quel tempo ricorreva a
Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno.
Non è stabilito chi si salva: la salvezza è una gara di opere di
giustizia
Lc 13
[23]Un tale gli chiese: «Signore,
sono pochi quelli che si salvano?». Egli disse agli ascoltatori:
[24]«Fate a gara[325] per entrare dalla stretta porta, perché molti,
vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
[25]Da quando il padrone di casa si
alzerà e chiuderà la porta, comincerete a restare fuori e busserete alla porta,
dicendo: “Signore, aprici”, e vi risponderà: “Non so di dove siete voi”.[326]
[26]Allora comincerete a dire:
“Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre
piazze”.
[27]Ma egli dichiarerà: “Non so di
dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’ingiustizia!”.
[28]Allora ci sarà pianto e stridore
di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno
di Dio e voi cacciati fuori.
[29](Quando) verranno da oriente e da
occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di
Dio.
[30]Ed ecco, ci sono ultimi che
saranno primi e primi che saranno ultimi».[327]
[31]In quel momento si avvicinarono
alcuni farisei a dirgli: «Esci, vattene via di qui,[328] perché Erode ti vuole uccidere».
[32]Egli rispose: «Andate a dire a
quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il
terzo giorno avrò finito.
[33]È necessario soltanto che io me
ne vada oggi, domani e il giorno seguente: a un profeta non è concesso di
morire fuori Gerusalemme».[329]
[34]«Gerusalemme, Gerusalemme,[330] che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono
mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina
la sua covata sotto le ali, e non avete voluto!
[35]Ecco, la vostra casa viene abbandonata a voi![331]
Vi dico infatti: non possiate vedermi finché venga il tempo in cui diciate: Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!».
Durante la Festa, lezione di Gesù ai Giudei, dettata al discepolo
Giovanni
Gv 10
[23]E Gesù passeggiava nel tempio,
sotto il portico di Salomone.
[24]Allora i Giudei gli si fecero
attorno e gli dicevano: «Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei
il Cristo, dillo a noi apertamente».
[25]Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto
e non credete: le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno
testimonianza;
[26]ma voi non credete, perché non
siete mie pecore.
[27]Le mie pecore ascoltano la mia
voce e io le conosco ed esse mi seguono,
[28]io do loro vita eterna e non
andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
[29]Il Padre mio che me le ha date è
più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre.
[30]Io e il Padre siamo una cosa
sola».
[31]I Giudei portarono di nuovo delle
pietre per lapidarlo.
[32]Gesù rispose loro: «Vi ho fatto
vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale opera tra queste mi
lapidate?».
[33]Gli risposero i Giudei: «Non ti
lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti
fai Dio».
[34]Rispose loro Gesù: «Non è forse
scritto nella vostra Legge: Io ho detto:
voi siete dei?
[35]Se essa ha chiamato dei coloro ai
quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),
[36]a colui che il Padre ha
consacrato e mandato nel mondo, voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono
Figlio di Dio”?
[37]Se non compio le opere del Padre
mio, non credetemi;
[38]ma se le compio, anche se non
volete credere a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il
Padre è in me e io nel Padre».
[39]Cercavano allora di prenderlo di
nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Gv 10
[40]E ritornò al di là del Giordano,[332] nel luogo dov’era prima Giovanni a battezzare, e
qui rimase ospite.
Il Cristo Re cerca ogni persona, oltre le leggi e le apparenze
Lc 14
[1]E accadde quando egli un sabato
era entrato in casa di uno dei capi dei farisei a mangiar pane, ed essi stavano
vicino a osservarlo.
[2]Ecco, davanti a lui c’era un uomo
idropico
[3]e Gesù, rivolgendosi ai dottori
della legge e ai farisei, disse: «È lecito curare di sabato o no?».
[4]Ma essi tacquero. Egli lo
raggiunse, lo guarì e lo congedò.
[5]A loro disse: «Chi di voi, se un
figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di
sabato?».
[6]E non potevano controbattere a
questo.
[7]Disse poi agli invitati una
parabola, osservando come sceglievano i primi posti; disse loro:
[8]«Quando fossi invitato da qualcuno
a nozze, non metterti al primo posto, nell’eventualità che sia stato invitato
da lui uno più ragguardevole di te
[9]e colui che ha invitato te e lui
venga a dirti: “Cedigli il posto!” Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo
posto.
[10]Invece quando fossi invitato, va’
a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica:
“Amico, vieni più in su”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.
[11]Perché chiunque si innalza sarà umiliato,
e chi si umilia sarà innalzato».
[12]E anche a colui che l’aveva
invitato disse: «Qualora offrissi un pranzo o una cena, non invitare i tuoi
amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché
anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
[13]Al contrario, quando dai un
banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
[14]e sarai beato perché non hanno da
ricambiarti. Infatti ti sarà ricambiato nella risurrezione dei giusti».[333]
[15]Uno dei commensali, avendo udito
ciò, gli disse: «Beato chiunque mangerà pane nel regno di Dio!».
[16]Ma egli rispose a lui: «Un uomo
diede una grande cena e invitò molti
[17]e mandò il suo servo, all’ora
della cena, a dire agli invitati: “Venite, perché è già pronto”.
[18]Ma cominciarono tutti, allo
stesso modo, a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo
uscire a vederlo; ti prego, considerami giustificato”.
[19]Un altro disse: “Ho comprato
cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato”.
[20]E un altro disse: “Ho preso
moglie e perciò non posso venire”.
[21]Al suo ritorno il servo riferì
questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al suo servo:
“Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri,
storpi, ciechi e zoppi”.
[22]E disse il servo: “Signore, è
stato fatto come hai ordinato, e ancora c’è posto”.
[23]Il
padrone disse al servo: “Esci per i vicoli e gli anfratti e costringili a
entrare, perché si riempia la mia casa”.
[24]Vi dico che certamente nessuno di
quegli uomini che erano stati invitati gusterà la mia cena».
Gv 10
[41]Molti andarono da lui e dicevano:
«Mentre Giovanni non ha fatto segno alcuno, tutto quello che Giovanni ha detto
di costui era vero».[334]
[42]E in quel luogo molti credettero
in lui.
Lezione
su come essere discepoli di Gesù e del suo Regno: non dipende da questo mondo,
anzi ne porta la croce
Lc 14
[25]Siccome molta gente andava con
lui, egli si voltò e disse loro:
[26]«Se uno viene presso a me[335]
e non odia[336] suo padre, la madre, la moglie, i figli, i
fratelli, le sorelle e perfino la propria anima, non può essere mio discepolo.
[27]Chiunque non porta la propria
croce e viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
[28]Chi di voi, infatti, volendo
costruire una torre,[337]
non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a
compimento?
[29]Per evitare che, se getta le
fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a
deriderlo, dicendo:
[30]Quest’uomo ha iniziato a
costruire, ma non è stato capace di finire.
[31]Oppure quale re, andando a far
guerra contro un altro re, non siederà prima a consultarsi se in diecimila c’è
forza per contrastare colui che gli viene contro con ventimila?
[32]Se no, mentre l’altro è ancora
lontano, gli manda un’ambasceria a esaminare la possibilità di una pace.
[33]Così dunque[338] ognuno di voi che non si distacca da tutti i
propri beni, non può essere mio discepolo.
[34]Ora: il sale[339]
è buono, però se anche il sale perderà il sapore, con che cosa lo si combinerà?
[35]Non è ben posto né nella terra né
nel concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda».
Lezione del Cristo Re sulla misericordia del Regno di Dio
Lc 15
[1]Gli stavano vicini tutti i
pubblicani e i peccatori ad ascoltarlo.
[2]I farisei[340] e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i
peccatori e mangia con loro».
[3]Allora egli disse loro questa
parabola:[341]
[4]«Quale uomo[342]
tra voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel
recinto e va dietro a quella perduta, finché non la trova?
[5]E trovatala,
se la mette in spalla tutto contento,
[6]va a casa, chiama gli amici e i
vicini dicendo loro: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora
perduta.[343]
[7]Così, vi dico, ci sarà più gioia
in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno
bisogno di conversione.
[8]O quale donna, se ha dieci dramme
e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente
finché non la trova?
[9]E dopo averla trovata, chiama
insieme le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho
ritrovato la dramma che avevo perduto.
[10]Così, vi dico, c’è gioia davanti
agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
[11]Disse ancora: «Un uomo aveva due
figli.
[12]Disse il più giovane al padre:
Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro
le sostanze.
[13]E dopo non molti giorni, raccolte
tutte le cose, il figlio più giovane partì per un paese lontano e là sperperò
le sue sostanze vivendo da dissoluto.
[14]Quando egli ebbe speso tutto, in
quel paese venne una forte carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
[15]Allora andò alle dipendenze di
uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i
porci.
[16]Avrebbe voluto saziarsi con le
carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.
[17]Rientrato in se stesso e disse:
“Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio
di fame!”.
[18]Mi alzerò e andrò da mio padre e
gli dirò: “Padre, ho peccato contro il Cielo e di fronte a di te;
[19]non sono più degno di esser
chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.
[20]Si alzò e si incamminò verso suo
padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide, si commosse e corse a
gettarglisi al collo e lo baciò.
[21]E il figlio gli disse: “Padre, ho
peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato
tuo figlio”.
[22]Ma il padre disse ai servi:
“Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al
dito e i calzari ai piedi.
[23]Portate il
vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,
[24]perché questo mio figlio era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a
far festa.
[25]Intanto il figlio maggiore si
trovava nei campi e mentre tornando si avvicinava alla casa, udì la musica e le
danze;
[26]chiamò un servo e gli domandò che
cosa fosse ciò.
[27]Ed egli rispose a lui: “È venuto
tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha
riavuto sano e salvo”.
[28]Si arrabbiò e non voleva entrare.
Il padre allora uscì e lo chiamò vicino.
[29]Ma lui rispose a suo padre:
“Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu
non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.
[30]E ora che questo tuo figlio, che
ha divorato i tuoi averi con le prostitute, è arrivato, per lui hai ammazzato
il vitello grasso”.
[31]Gli rispose: “Figlio, tu sei
sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
[32]ma bisognava far festa e
rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era
perduto ed è stato trovato”». [344]
La Legge e i Profeti contenevano già ogni cosa ma non facevano entrare
nel Regno di Dio;
dal Battista in poi è annunciato il Regno, in cui siamo spinti a forza
Lc 16
[1]Diceva anche ai discepoli:[345]
«C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi
a lui di sperperare i suoi averi.
[2]Lo chiamò e gli disse: Perché
sento dire questo di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi
più essere amministratore.
[3]L’amministratore disse tra sé: Che
farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza;
mendicare, mi vergogno.
[4]So cosa farò perché, quando sarò
stato allontanato dall’amministrazione, mi accolgano in casa loro.
[5]Chiamò uno per uno i debitori del
suo padrone e diceva al primo:
[6]Tu quanto devi al mio padrone?
Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti
e scrivi subito cinquanta.
[7]Poi disse a un altro: Tu quanto
devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e
scrivi ottanta.[346]
[8]E il padrone lodò l’amministratore
disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo secolo,
infatti, verso la loro stirpe sono più scaltri dei figli della luce.
[9]E io vi dico: Fatevi degli amici
con la ricchezza disonesta perché, quando finirà, vi accolgano nelle dimore
eterne.
[10]Chi è affidabile nel più
insignificante, è affidabile anche nel molto; e chi è disonesto in ciò che è
più insignificante, è disonesto anche nel molto.
[11]Se dunque nella disonesta
ricchezza non siete stati affidabili, chi vi affiderà quella vera?
[12]E se non siete stati affidabili
nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
[13]Nessun servo può servire a due
padroni: infatti, o odierà l’uno e amerà l’altro oppure sosterrà l’uno e
disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e mammona».
[14]Ascoltavano tutte queste cose i
farisei, che erano amanti del denaro, e si beffavano di lui.
[15]Disse loro: «Voi siete quelli che
si fanno giusti di fronte agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che
tra gli uomini è grande è cosa detestabile davanti a Dio.
[16]La Legge e i Profeti fino a
Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno vi è
spinto a forza.[347]
[17]È più facile che abbiano fine il
cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.[348]
[18]Chiunque ripudia la propria
moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata
dal marito, commette adulterio.
[19]C’era un uomo ricco, che vestiva
di porpora e di bisso banchettando tutti i giorni lautamente.
[20]Un
mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe,
[21]bramoso di sfamarsi di quello che
cadeva dalla mensa del ricco. Ma perfino i cani venivano a leccare le sue
piaghe.
[22]Avvenne che il povero morì e fu
portato dagli angeli nel seno di Abramo; ma morì anche il ricco e fu sepolto.
[23]Nell’Ade alzando i suoi occhi in
mezzo ai tormenti, vide Abramo da lontano e Lazzaro in sua compagnia.
[24]Egli gridando disse: “Padre
Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del
dito e bagnarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma”.
[25]Ma Abramo rispose: “Figlio,
ricordati che nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni, così come Lazzaro i
mali; ora qui è consolato e tu sei tormentato.
[26]Per di più, tra noi e voi è stabilito[349] un grande abisso, così che coloro che di qui vogliono passare da voi non possano, né di costì attraversino fino a noi”.
[27]E quegli replicò: “Allora, padre,
ti prego di mandarlo a casa di mio padre -
[28]infatti ho cinque fratelli -,
perché li ammonisca così che non vengano anch’essi in questo luogo di
tormento”.
[29]Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e
i Profeti; ascoltino loro”.
[30]E lui: “No, padre Abramo, però se
qualcuno dai morti andrà da loro, si convertiranno”.
[31]Abramo rispose: “Se non ascoltano
Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi”».
Lc 17
Carità severa verso chi rischia di dare scandalo
Il perdono cristiano
[1]Disse ancora ai suoi discepoli:
«Non è possibile[350]
far sì che non avvengano scandali, tuttavia guai a colui[351]
per cui avvengono.
[2]È meglio per lui se gli viene
messa al collo una pietra da mulino e viene gettato nel mare, piuttosto che
possa scandalizzare uno di questi piccoli.
[3]Siate attenti gli uni agli altri.[352] Se tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si
pente, perdonagli.
[4]E se pecca sette volte al giorno
contro di te e sette volte ti dice: “Mi pento”, tu gli perdonerai».
La fede non è servile
[5]Gli apostoli dissero al Signore:
[6]«Accresci la nostra fede!». Il
Signore rispose: «Se avete fede quanto un grano di senape, potreste dire a
questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, e vi ascolterebbe.[353]
[7]Però[354] chi di voi, se ha un servo ad arare o a
pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: “Vieni subito qui e
mettiti a tavola”,
[8]ma non gli dirà piuttosto: “Preparami
qualcosa da mangiare, rimboccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e
bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu”?
[9]Ha forse riguardo per il servo,
perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
[10]Così anche voi, quando aveste fatto tutto quello che
vi è stato ordinato,[355]
dite: Siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
All’inizio dell’anno 33, Gesù si dirige per l’ultima volta dalla Galilea,
passando per la Perea, verso Gerusalemme
Lc 17
[11]E avvenne nel recarsi a
Gerusalemme; egli procedeva tra la Samaria e la Galilea.[356]
[12]Entrando in
un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali si fermarono a
distanza
[13]e alzarono la voce, dicendo:
«Gesù maestro, abbi pietà di noi!».
[14]Appena li vide, disse loro:
«Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
[15]Uno di loro però, vedendosi
guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce;
[16]e si gettò ai piedi di Gesù per
ringraziarlo; ed era un Samaritano.
[17]Ma Gesù osservò: «Non sono stati
guariti in dieci? E gli altri nove dove sono?
[18]Non si sono visti tornare a
render gloria a Dio, eccetto questo straniero?». E gli disse:
[19]«Alzati e va’; la tua fede ti ha
salvato!».
[20]Interrogato dai farisei: «Quando
verrà il regno di Dio?», rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo
spiabile,
[21]e non diranno: Ecco è qui, o: è
là. Infatti, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
[22]E ai discepoli disse: «Giorni
verranno in cui desidererete vedere uno[357] dei giorni del Figlio dell’uomo, e non lo
vedrete.
[23]E vi diranno: Ecco è là, o: ecco
è qui; non partite e non seguiteli.
[24]Infatti come il lampo, balenando
da una parte all’altra del cielo, risplende, così sarà il Figlio dell’uomo[358] nel suo giorno.
[25]Ma prima è necessario che egli
patisca molte cose e venga ripudiato da questa generazione.[359]
[26]Come avvenne nei giorni di Noè,
così sarà anche nei giorni del Figlio dell’uomo:
[27]mangiavano, bevevano, si
ammogliavano, si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne
il diluvio e fece perire tutti.
[28]Come avvenne anche nei giorni di
Lot: mangiavano, bevevano,[360]
compravano, vendevano, piantavano, costruivano;
[29]ma nel giorno che Lot uscì da
Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e fece perire tutti.
[30]Conforme a queste cose accadrà
nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà.[361]
[31]In quel giorno, chi si troverà
sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi
si troverà nel campo, non torni indietro.[362]
[32]Ricordatevi della moglie di Lot.
[33]Chi cercherà di conservare la
propria anima la perderà, chi invece la perderà la salverà.[363]
[34]Vi dico: in quella notte due si
troveranno in un letto: l’uno verrà assunto[364] e l’altro lasciato;
[35]due donne staranno a macinare
nello stesso luogo: l’una verrà assunta e l’altra lasciata».
[36].
[37]Gli chiesero: «Dove, Signore?».
Ed egli disse loro: «Dove sarà il corpo, là si raduneranno anche gli avvoltoi».
Lc 18
[1]E diceva ai suoi discepoli una
parabola per ribadire la necessità che essi preghino sempre e che non lo
trascurino:[365]
[2]«C’era in una città un giudice,
che non temeva Dio e non guardava in faccia a uomo alcuno.
[3Ma c’era una vedova in quella
città, e andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario.
[4]Per un certo tempo egli non
voleva; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di alcun
uomo,
[5]poiché questa vedova mi procura
estenuazione, le farò giustizia perché finalmente non venga a tormentarmi».
[6]E il Signore soggiunse: «Avete
udito ciò che dice il giudice disonesto.
[7]E Dio non fa forse giustizia ai
suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e (non) è magnanimo verso
di loro?
[8]Vi dico che renderà loro giustizia
presto. Ma il Figlio dell’uomo, venendo, troverà la fede sulla terra?».[366]
[9]Disse ancora questa parabola per
alcuni che avevano del loro gruppo[367] l’opinione di esser giusti e consideravano un
niente tutti gli altri:
[10]«Due uomini salirono al tempio a
pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
[11]Il fariseo, stando in piedi,
pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini,
ladri, ingiusti, adulteri, o anche come questo pubblicano.
[12]Digiuno due volte la settimana e
pago le decime di quanto possiedo.
[13]Il pubblicano invece, fermatosi a
distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto
dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
[14]Io vi dico: questi tornò a casa
sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e
chi si umilia sarà esaltato».
[15]Gli presentavano anche i bambini
perché li accarezzasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano.
[16]Allora Gesù li chiamò vicino e
disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non tratteneteli, infatti di
quelli come loro è il regno di Dio.
[17]In verità vi dico: Chi non riceve
il regno di Dio come un bambino, non può entrare in esso».[368]
[18]Un notabile lo interrogò:
«Maestro buono, facendo che cosa erediterò vita eterna?».
[19]Gesù gli rispose: «Perché mi dici
buono? Nessuno è buono, se non uno solo, Dio.
[20]Conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non
rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e la madre».
[21]Costui disse: «Tutte queste cose
le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
[22]Udito ciò, Gesù gli disse:
«Ancora una cosa ti manca: vendi tutto quello che hai e distribuiscilo ai
poveri: avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi».
[23]Ma quegli, udite queste parole,
divenne assai triste, perché era molto ricco.
[24]Gesù, vedendo che era diventato
triste, disse: «Quanto a malincuore, coloro che possiedono ricchezze, si
accostano al regno di Dio.
[25]Infatti è più agevole per un
cammello passare per la cruna di un ago[369]
che per un ricco entrare nel regno di Dio!».
[26]Quelli che ascoltavano dissero:
«E chi potrà essere salvato?».
[27]Egli rispose: «Ciò che è
impossibile agli uomini, è possibile presso Dio».
[28]Pietro allora disse: «Noi abbiamo
lasciato le nostre cose e ti abbiamo seguito».
[29]Ed egli rispose: «In verità vi
dico che non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori
o figli a motivo del regno di Dio,
[30]che
non riceva molto di più in questo momento e vita eterna nel tempo che viene».
Gv 11
[1]Era malato un certo Lazzaro, di
Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.
[2]Maria era quella che (alcuni
giorni dopo) ha[370]
cosparso di olio profumato il Signore e gli ha asciugato i piedi con i suoi
capelli; Lazzaro, il malato, era suo fratello.
[3]Le sorelle mandarono dunque a
dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
[4]All’udire questo, Gesù disse:
«Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché il Figlio
di Dio venga glorificato per essa».
[5]Gesù aveva cari Marta, sua sorella
e Lazzaro.
[6]Quand’ebbe dunque sentito che era
malato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dove si trovava.[371]
[7]Dopodiché dice ai discepoli:
«Andiamo di nuovo in Giudea!».
[8]I discepoli gli dicono: «Rabbì,
poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?».
[9]Gesù ha risposto: «Non sono forse
dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede
la luce di questo mondo;
[10]ma se invece uno cammina di
notte, inciampa, perché non c’è la luce in lui».[372]
[11]Così ha parlato e poi soggiunge
loro: «Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo».
[12]Gli hanno detto allora i
discepoli: «Signore, se si è addormentato, guarirà».
[13]Gesù ha parlato della morte di
lui, essi invece hanno pensato che si riferisse al riposo del sonno.
[14]Allora Gesù ha detto loro
apertamente: «Lazzaro è morto
[15]e sono contento per voi di non
essere stato là perché possiate credere. Ma andiamo da lui!».
[16]Allora Tommaso, chiamato Dìdimo,
ha detto ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
[17]Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro
che era già da quattro giorni nel sepolcro.
[18]Betània era vicina a Gerusalemme,
alla distanza di circa quindici stadi[373]
[19]e molti Giudei erano venuti da
Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.
[20]Marta dunque, come seppe che Gesù
veniva, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.
[21]Marta allora ha detto a Gesù:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
[22]Ma anche ora so che qualunque
cosa chiederai a Dio, Dio te la concederà».
[23]Gesù le dice: «Tuo fratello
risusciterà».
[24]Gli risponde Marta: «So che
risusciterà nella risurrezione, nell’ultimo giorno».
[25]Gesù le ha detto: «Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
[26]e chiunque vive e crede in me,
non morirà in eterno. Credi tu questo?».
[27]Gli risponde: «Sì, o Signore, io
ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
[28]Dopo queste parole se ne andò a
chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti
chiama».
[29]Quella, udito ciò, si alzò in
fretta e s’incamminò verso di lui.
[30]Gesù non era entrato nel
villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.
[31]Allora i Giudei che erano in casa
con lei e la consolavano, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la
seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là».
[32]Maria, dunque, quando è giunta
dov’era Gesù e lo ha visto si è gettata ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu
fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
[33]Gesù allora quando l’ha vista
piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si è commosso
nello spirito, si è turbato e ha detto:
[34]«Dove l’avete posto?». Gli
dicono: «Signore, vieni a vedere!».
[35]Gesù è scoppiato in pianto.[374]
[36]Dicevano allora i Giudei: «Vedi
come gli era amico!».
[37]Ma alcuni di loro hanno detto:
«Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non
morisse?».
[38]Intanto Gesù, ancora
profondamente commosso, si reca al sepolcro; era una grotta e contro vi era
posta una pietra.
[39]Dice Gesù: «Togliete la pietra!».
Gli risponde Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore,
poiché è di quattro giorni».
[40]Le dice Gesù: «Non ti ho detto
che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».
[41]Hanno dunque tolto la pietra.
Gesù allora ha alzato gli occhi e ha detto: «Padre, ti ringrazio che mi hai
ascoltato.
[42]Io sapevo che sempre mi dai
ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che mi
hai mandato tu».
[43]E, detto questo, ha gridato a
gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».[375]
[44]Il morto è uscito, con i piedi e
le mani impediti da fettucce, e il suo volto era legato intorno da un sudario.
Dice loro Gesù: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
[45]Molti dei Giudei che erano venuti
da Maria e avevano visto quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.
[46]Ma alcuni di loro andarono dai
farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.
[47]Allora i sommi sacerdoti e i
farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo, poiché quest’uomo
compie molti segni?
[48]Se lo lasciamo fare così, tutti
crederanno in lui e verranno i Romani[376] e distruggeranno sia il nostro luogo che la
nostra nazione».
[49]Ma uno di loro, di nome Caifa,
che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla
[50]e non considerate come sia meglio
per voi che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera».
[51]Questo però non lo disse da se
stesso, ma essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù doveva
morire per la nazione
[52]e non per la nazione soltanto, ma
anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.[377]
[53]Da quel giorno dunque decisero di
ucciderlo.
Poi si ritira a Efraim, a nord di Gerusalemme, presso il deserto
Gv 11
[54]Gesù pertanto non si faceva più
vedere in pubblico tra i Giudei, ma si ritirò di là nella zona vicina al
deserto, in una città chiamata Efraim, e là rimase ospite con i discepoli.
Viene il momento decisivo e il Cristo Re si dirige verso Gerusalemme per
la Pasqua, ma prima scende alla città di Gerico, da cui Giosuè era entreto
nelle terra promessa
Lc 18
[31]Prese con sé i Dodici e disse
loro: «Ecco, andiamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto per
mezzo dei profeti riguardo al Figlio dell’uomo:
[32]infatti sarà consegnato ai
pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi
[33]e, dopo averlo flagellato, lo
uccideranno e il terzo giorno risorgerà».
[34]Ed essi non fecero attenzione a
nulla di questo; quel parlare era oscuro per loro e non capivano ciò che veniva
detto.[378]
Gv 11
[55]Era vicina la Pasqua dei Giudei e
molti andarono a Gerusalemme dalla regione prima della Pasqua per purificarsi.
[56]Cercavano dunque Gesù e dicevano
tra di loro stando nel tempio: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
[57]I sommi sacerdoti e i farisei
avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché
potessero prenderlo.
Da questo momento i Vangeli permettono di seguire i fatti giorno per
giorno
1° giorno, “venerdì”
27 marzo
dell’anno 33 d.C., a Gerico
Lc 18
[35]Accadde mentre egli si avvicinava
a Gerico: un[379] cieco era seduto a mendicare lungo la strada.
[36]Sentendo passare la gente,
domandò che cosa fosse.
[37]Gli riferirono: «Passa Gesù il
Nazareno!».
[38]Allora gridò: «Gesù, figlio di
Davide, abbi pietà di me!».
[39]Quelli che camminavano avanti lo
rimproveravano, perché tacesse; ma lui gridò molto più forte: «Figlio di
Davide, abbi pietà di me!».
[40]Gesù allora si fermò e ordinò che
fosse condotto presso di lui. Quando gli fu vicino, gli domandò:
[41]«Che vuoi che io faccia per te?».
Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista».
[42]E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo
la vista! La tua fede ti ha salvato».
[43]Subito ci vide di nuovo e
cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede
lode a Dio.
Lc 19
[1]Entrato in Gerico, attraversava la
città.[380]
[2]Ed ecco un uomo di nome Zaccheo;
era capo dei pubblicani e ricco;
[3]cercava di vedere chi fosse Gesù,
ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.
[4]Allora corse avanti e, per poterlo
vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.
[5]Quando giunse sul luogo, Gesù alzò
lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a
casa tua».
[6]In fretta scese e lo accolse pieno
di gioia.
[7]Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È
andato ad alloggiare da un peccatore!».
2° giorno, sabato
28 marzo: da Gerico a Betania
A Gerico: Zaccheo e parabola delle dieci mine
Lc 19
[8]Ma Zaccheo, alzatosi, disse al
Signore: «Ecco, la metà dei miei beni, Signore, la do ai poveri; e se ho
estorto qualcosa a qualcuno con false accuse, restituisco quattro volte tanto».
[9]Gli rispose allora Gesù: «Oggi la
salvezza è venuta in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo;
[10]il Figlio dell’uomo infatti è
venuto a cercare e a salvare ciò che è perduto».[381]
[11]Mentre ascoltavano queste cose,
Gesù in aggiunta disse una parabola[382] perché era vicino a Gerusalemme ed essi
ritenevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
[12]Disse dunque: «Un uomo di nobile
stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi
ritornare.
[13]Chiamati dieci servi, consegnò
loro dieci mine, dicendo: Impiegatele intanto che ritorno.
[14]Ma i suoi cittadini lo odiavano e
gli mandarono dietro un’ambasceria a dire: Non vogliamo che costui regni su di
noi.
[15]E avvenne quando egli tornò, dopo
aver ottenuto la regalità: fece chiamare quei servi ai quali aveva consegnato
il denaro, per vedere che affari avessero fatto.
[16]Si presentò il primo e disse:
Signore, la tua mina ha fruttato dieci mine.
[17]Gli disse: Bene, bravo servitore;
poiché sei stato affidabile nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.
[18]Poi si presentò il secondo e
disse: La tua mina, Signore, ha fruttato cinque mine.
[19]Anche a questo disse: Anche tu
sii a capo di cinque città.
[20]E venne l’altro e disse: Signore,
ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;
[21]avevo paura di te che sei un uomo
severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai
seminato.
[22]Gli rispose: Dalle parole della
tua bocca ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che
prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:
[23]e
perché non hai consegnato il mio denaro a una banca? Io al ritorno l’avrei
riscosso con gli interessi.
[24]Disse poi ai presenti:
Toglietegli la mina e datela a colui che ha le dieci mine.
[25]Gli risposero: Signore, ha dieci
mine!
[26]Vi dico: A chiunque ha sarà dato;
ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.[383]
[27]Ma quei miei nemici[384]
che non volevano che io regnassi su di loro, conduceteli qui e uccideteli
davanti a me».
[28]Detto questo, (Gesù)
s’incamminava avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
Lc 19
[29a]E avvenne quando fu vicino a
Bètfage e a Betània, davanti al monte detto degli Ulivi.
A Betania: Maria, sorella di Lazzaro, cosparge di unguento i piedi di
Gesù
Gv 12
[1]Gesù dunque, sei giorni prima
della Pasqua, andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che (Gesù) aveva
risuscitato dai morti.
Mt 26
[6]Mentre Gesù si trovava a Betania,
in casa di Simone il lebbroso...
Gv 12
[2]Allora gli fecero qui una cena e
Marta serviva; Lazzaro era uno di quelli che erano seduti a mensa con lui.[385]
[3]Maria intanto, presa una libbra di
olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li
asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo
dell’unguento.
[4]Dice Giuda Iscariota, uno dei suoi
discepoli, quello che stava per tradirlo:
[5]«Perché quest’olio profumato non
si è venduto per trecento denari[386]
per darli ai poveri?».
[6]Questo egli disse non perché
gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa,
prendeva quello che vi mettevano dentro.
[7]Gesù allora gli disse: «Lasciala
stare: che lo conservi per il giorno della mia sepoltura.
[8]I poveri infatti li avete sempre
con voi, ma non sempre avete me».
[9]Intanto la gran folla di Giudei
venne a sapere che si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per
vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
[10]I sommi sacerdoti allora
deliberarono di uccidere anche Lazzaro,
[11]perché molti Giudei a causa di
lui se ne andavano e credevano in Gesù.
3° giorno, “domenica” 29 marzo:
Gesù entra nella Capitale Gerusalemme, accolto come Re; nessuna
opposizione da parte del potere romano
[12a]Il giorno seguente...
Lc 19
[29b]…(Gesù) inviò due discepoli
dicendo:
[30]«Andate al villaggio di fronte,
entrando nel quale troverete un puledro legato, su cui nessun uomo si è mai
seduto; e dopo averlo sciolto portatelo qui.
[31]E se qualcuno vi chiede: “Perché
lo sciogliete?”, direte: “Il Signore ne ha bisogno”».
[32]Gli inviati andarono e trovarono
come aveva detto.
[33]Mentre essi scioglievano il
puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?».
[34]Essi risposero: «Il Signore ne ha
bisogno».
[35]Lo condussero da Gesù; e gettati
i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.
[36]Via via che egli avanzava,
stendevano i loro mantelli sulla strada.
[37a]Quando era ormai vicino alla
discesa del monte degli Ulivi,...
Gv 12
[12b]...la gran folla che è venuta
per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,
[13]ha preso i rami
delle palme ed è uscita incontro a lui e gridava: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re
d’Israele!
[14]Gesù,
requisito[387] un
asinello, vi è montato sopra, come sta scritto:
[15]Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un
puledro d’asina.[388]
Lc 19
[37b]... tutta la folla dei
discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i segni di
potenza che avevano veduto, dicendo:
[38]«Benedetto colui che viene, il re nel nome del Signore. Nell’universo pace, e gloria nel più alto dei
cieli!».[389]
[39]Alcuni farisei tra la folla gli
dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli».
[40]Ed egli rispose: «Vi dico che, se
questi taceranno, grideranno le pietre».
Gv 12
[16]Dapprima i discepoli non
compresero queste cose di lui; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono
che questo era scritto di lui e questo gli avevano fatto.
[17]Intanto la gente che era stata
con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli
rendeva testimonianza.
[18]Anche per questo la folla gli
andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno.
[19]I farisei allora dissero tra di
loro: «Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato
dietro!».
Gesù piange su Gerusalemme
Lc 19
[41]Quando fu vicino, alla vista
della città, pianse su di essa, dicendo:
[42]«Se comprendessi anche tu, in
questo giorno, la via della pace! Ora però si è nascosta ai tuoi occhi.
[43]Perché arriveranno giorni contro
di te, e i tuoi nemici ti cingeranno di palizzate, ti circonderanno e si
stringeranno contro di te da ogni parte;
[44]distruggeranno completamente te e
i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non
hai riconosciuto il momento giusto in cui sei stata visitata».
Il Maestro accoglie alcuni discepoli greci
Gv 12
[20]C’erano anche alcuni Greci[390] tra coloro che salivano per rendere il culto
durante la festa.
[21]Questi si avvicinarono a Filippo,[391] quello di Betsàida di Galilea, e lo pregarono
dicendo: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
[22]Filippo va a dirlo ad Andrea, e
poi Andrea e Filippo vanno a dirlo a Gesù.
[23]Gesù risponde:[392] «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio
dell’uomo.
[24]In verità, in verità vi dico: se
il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto.
[25]Chi ha cara la propria anima[393] la perde e chi odia la propria anima in questo
mondo la conserverà in vita eterna.
[26]Se uno vuol servire me, mi segua,
e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno vuol servire me, lo pagherà
il Padre.
[27]In questo momento l’anima mia è
turbata; e che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma sono giunto a
quest’ora proprio per questo.
[28]Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e di nuovo lo
glorificherò!».[394]
[29]La folla che era presente e aveva
udito diceva che c’era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha
parlato».
[30]Rispose Gesù: «Non per me è
venuta questa voce, ma per voi.
[31]Ora c’è il giudizio di questo
mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori
[32]e io, allorché sarò elevato da
terra, innalzerò tutti presso di me».[395]
[33]Questo diceva per indicare di
qual morte doveva morire.
[34]Allora la folla gli rispose: «Noi
abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici
che il Figlio dell’uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell’uomo?».
[35]Gesù allora disse loro: «Ancora
per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le
tenebre non vi prendano: e colui che cammina nelle tenebre non sa dove va.
[36]Mentre avete la luce credete alla
luce, perché siate figli della luce».[396] Gesù disse queste cose, poi si nascose da loro
andandosene.
Mc 11
[11]Ed entrò a Gerusalemme, nel
tempio.[397] E dopo
aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici,
diretto a Betània.[398]
4° giorno, “lunedì” 30 marzo:
il fico senza frutti
Mc 11
[12]La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.
[13]E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò
per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi, non trovò altro che
foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.
[14]E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti». E i
discepoli l’udirono.
[15a]Andarono intanto a
Gerusalemme.
Il Cristo Re scaccia per la seconda volta i venditori dal Tempio
Lc 19
[45]Entrato poi
nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,[399]
[46]dicendo loro: «È scritto: E la mia casa sarà casa di preghiera.
Voi però l’avete fatta diventare una
spelonca di ladri!».
[47]Ogni giorno si fermava a
insegnare nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire
e così anche i notabili del popolo;
[48]ma non trovavano che cosa fare,
perché tutto il popolo gli stava appiccicato ad ascoltarlo.
Mc 11
[19]Quando venne la sera uscirono
dalla città.
5° giorno, “martedì” 31 marzo
[20]La
mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.
L’autorità di Gesù viene da Dio e gli è stata conferita legalmente con il
Battesimo di Giovanni
Lc 20
[1]E accadde un giorno, mentre
istruiva il popolo nel tempio e annunziava la buona notizia, si avvicinarono i
sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui dicendo:
[2]«Dicci con quale autorità fai
queste cose o chi è che ti ha dato quest’autorità».
[3]E Gesù rispose loro: «Vi domanderò
anch’io una spiegazione, e rispondetemi:
[4]Il battesimo di Giovanni[400] veniva dal Cielo o dagli uomini?».
[5]Allora essi discutevano l’uno con
l’altro: «Se diciamo “dal Cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”.
[6]E se diciamo “dagli uomini”, tutto
il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta».
[7]E risposero di non sapere da dove
veniva.
[8]E Gesù disse loro: «Nemmeno io vi
dico con quale autorità faccio queste cose».
La parabola della vigna e dei coltivatori ribelli
Lc 20
[9]Poi cominciò a dire al popolo
questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, l’affidò a dei coltivatori e se ne
andò lontano per molto tempo.
[10]A suo tempo, mandò un servo dai
coltivatori perché gli dessero una parte del raccolto della vigna. Ma i
coltivatori lo rimandarono a mani vuote scorticandolo di botte.
[11]E stabilì di mandare un altro
servo, ma essi rimandarono a mani vuote anche questo riempiendolo di botte e
insultandolo.
[12]E decise di mandarne ancora un
terzo, ma essi ferirono anche questo e lo cacciarono.
[13]Disse allora il padrone della
vigna: Che farò? Manderò il mio caro figlio; probabilmente di lui avranno
rispetto.
[14]Quando lo videro, i coltivatori
discutevano l’uno con l’altro dicendo: Costui è l’erede: uccidiamolo così che
l’eredità diventi nostra.
[15]E lo cacciarono fuori della vigna
e l’uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna?
[16]Verrà e manderà a morte quei
coltivatori, e affiderà ad altri la vigna». Udito ciò, esclamarono: «Non sia
mai!».
[17]Allora egli fissandoli disse:
«Che cos’è allora questo che è scritto: La
pietra che i costruttori hanno scartato, questa è diventata testata d’angolo?
[18]Chiunque cadrà su quella pietra
si frantumerà e a chi (essa) cadrà addosso, lo disperderà come pula».
[19]Gli scribi e i sommi sacerdoti
bramarono di mettergli addosso le mani in quell’occasione - ed ebbero paura del
popolo -, infatti avevano capito che aveva detto quella parabola per loro.
È lecito pagare il tributo a Cesare
Lc 20
[20]E, dopo averlo osservato,[401] mandarono degli infiltrati che mostrassero di
essere retti, così da coglierlo in fallo nel suo parlare per consegnarlo al
supremo potere e all’arbitrio del governatore.
[21]Costoro lo interrogarono:
«Maestro, sappiamo che parli e insegni rettamente e non aderisci a un vessillo,[402] ma insegni secondo verità la via di Dio:
[22]è lecito che noi paghiamo il
tributo a Cesare, o no?».
[23]Avendo compreso la loro astuzia,
disse loro:
[24]«Mostratemi un denaro: di chi
porta immagine e iscrizione?». Ed essi risposero: «Di Cesare».
[25]Ed egli disse: «Di conseguenza
rendete a Cesare le cose di Cesare e le cose di Dio a Dio».
[26]Così non poterono coglierlo in
fallo nella sua parola davanti al popolo e, confusi dalla sua risposta,
tacquero.
I Sadducei, che non credono nella risurrezione, offrono a Gesù
l’occasione per spiegare com’è la risurrezione che egli promette
Lc 20
[27]Gli si avvicinarono poi alcuni
sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e lo interrogarono:
[28]«Maestro, Mosè ci ha prescritto:
“Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, e questo è senza figli, il
fratello prenda la moglie di lui e faccia sorgere una discendenza al proprio
fratello”.
[29]C’erano dunque sette fratelli: il
primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli.
[30]Allora la prese il secondo,
[31]poi il terzo, ma allo stesso modo
tutti e sette non lasciarono figli e morirono.
[32]In seguito anche la donna morì.
[33]La donna, dunque, nella
risurrezione, di chi di questi sarà moglie? Infatti tutti e sette l’hanno avuta
in moglie».
[34]Rispose loro Gesù: «I figli di
questo secolo[403] prendono
moglie e prendono marito;
[35]ma coloro che sono stati ritenuti
degni[404] di appartenere a quel secolo e alla risurrezione
dai morti, non prendono moglie né prendono marito;
[36]non possono nemmeno più morire,
infatti sono come angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione.[405]
[37]Che i morti risorgono, lo ha
fatto capire anche Mosè nel passo del roveto, quando parla del Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio
di Giacobbe.
[38]Non è Dio di morti, ma di vivi; infatti
tutti (questi) vivono per lui».[406]
[39]Risposero allora alcuni scribi:
«Maestro, hai parlato bene».
[40]Infatti non osavano più fargli
alcuna domanda.
Davide e Gesù
Lc 20
[41]Egli però disse loro: «Come mai
dicono che il Cristo è figlio di Davide?
[42]Infatti lo stesso Davide, nel
libro dei Salmi, dice: Ha detto il
Signore al mio Signore: siedi alla mia destra,
[43]finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi?
[44]Davide dunque lo chiama Signore;
come è suo figlio?».
[45]E mentre tutto il popolo
ascoltava, disse ai discepoli:
[46]«Guardatevi da quegli scribi che
hanno l’abitudine di passeggiare in abiti solenni e amano i saluti nelle
piazze, i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti,
[47]che divorano le case delle
vedove, e in apparenza pregano a lungo: questi riceveranno una condanna in
più».
Vicende future di Gerusalemme in rapporto con il Regno di Dio
Lc 21
[1]Alzati gli occhi, vide quelli
ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro.
[2]Vide anche una vedova povera che
vi gettava due spiccioli
[3]e disse: «In verità vi dico:
questa vedova, povera, ha messo più di tutti.
[4]Tutti costoro, infatti, hanno
gettato nelle offerte del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha
dato tutto quanto aveva per vivere».
[5]Mentre alcuni parlavano del
tempio, che è adornato di belle pietre e di doni votivi, disse:
[6]«Verranno giorni in cui, di tutto
quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».[407]
[7]Gli domandarono: «Maestro, quando
accadrà questo e quale sarà il segno quando ciò starà per avvenire?».
[8]Rispose: «Guardate di non
lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono io” e: “Il
tempo è prossimo”; non incamminatevi dietro a loro.
[9]Quando sentirete parlare di guerre
e di rivoluzioni, non terrorizzatevi. È necessario infatti che ci siano prima
queste cose,[408] ma non subito l’evento conclusivo».
[10]Poi disse loro: «Sorgerà popolo
contro popolo e regno contro regno,
[11]e vi saranno di luogo in luogo
terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni
grandi dal cielo.
[12]Ma prima di tutto questo
metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe
e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio
nome.
[13]Vi darà occasione di render
testimonianza.
[14]Fissatevi in mente di non
esercitarvi prima a difendervi;
[15]io vi darò lingua e sapienza, a
cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere.
[16]Sarete traditi perfino dai
genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni
di voi;
[17]sarete odiati da tutti per causa
del mio nome.
[18]E nemmeno un capello del vostro
capo perirà.
[19]Mantenete il possesso delle
vostre anime nella vostra perseveranza.
[20]Ma quando vedrete circondata da
eserciti Gerusalemme, sappiate allora che è vicino il suo abbandono.[409]
[21]Allora
coloro che si trovano in Giudea fuggano sui monti, e coloro che sono in mezzo
alla città fuggano nei dintorni, e quelli che si trovano nei dintorni non
entrino in essa;
[22]quelli sono giorni di vendetta,[410] perché si compiano tutte le cose scritte.
[23]Guai alle donne che sono incinte
e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande violenza sulla terra[411] e ira contro questo popolo.
[24]Cadranno a fil di spada e saranno
condotti prigionieri tra tutte le genti; e Gerusalemme sarà calpestata da genti
finché non siano pienamente realizzate opportunità per le genti.[412]
[25]E vi saranno segni nel sole,
nella luna e nelle stelle, e sulla terra[413] ressa di genti nel disagio di un rumore[414] di mare e di burrasca,
[26]svenendo gli uomini per la paura
e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sul mondo abitato.[415] Infatti le
potenze dei cieli[416] saranno sconvolte.
[27]Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube[417] con potenza e gloria grande.
[28]Quando cominceranno ad accadere
queste cose, alzatevi e levate il capo, perché si avvicina la vostra
redenzione».[418]
[29]E disse loro una parabola:
«Guardate il fico e tutte le piante;
[30]quando già germogliano,
guardandoli capite da voi stessi che ormai il raccolto estivo è vicino.
[31]Così voi stessi, quando vedete
accadere queste cose, comprendete che il regno di Dio è vicino.
[32]In verità vi dico: non passerà
questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto.
[33]Il cielo e la terra passeranno,
ma le mie parole non passeranno[419].
[34]Però siate attenti gli uni agli
altri[420] che i vostri cuori[421] non si impigriscano per stordimento, ubriachezza
e preoccupazioni della vita e che quel giorno non vi capiti addosso imprevisto
come un laccio;
[35]infatti si avventerà su tutti
coloro che si trovano nell’appartenenza giuridica di tutta la terra.[422]
[36]State attenti, dunque, in ogni
momento, pregando perché abbiate vigore per sfuggire a tutto questo che sta per
accadere e per sistemarvi al cospetto del Figlio dell’uomo».
[37]Di giorno stava nel tempio a
insegnare, la notte usciva e pernottava all’aperto sul monte detto degli Ulivi.[423]
6° giorno, “mercoledì” 1 aprile
Lc 21
[38]E tutto il popolo era presso di
lui di buon mattino nel tempio ad ascoltarlo.
[37]Sebbene egli avesse compiuto
tanti segni di fronte a loro, non credevano in lui,
[38]perché si adempisse la parola
proferita dal profeta Isaia: Signore, chi
ha creduto alla nostra voce? E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?
[39]Per questo non potevano credere,
perché Isaia aveva detto ancora:
[40]Ha reso ciechi i loro occhi e ha indurito il loro cuore, perché non
vedano con gli occhi e non comprendano con il cuore, e si convertano e io li
guarisca!
[41]Questo disse Isaia perché aveva
visto la sua gloria; e di lui parlò.
[42]Ugualmente, tuttavia, anche tra i
capi molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei
farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga;
[43]hanno amato infatti la gloria
degli uomini più della gloria di Dio.[424]
[44]Ma Gesù gridò a gran voce: «Chi
crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato,
[45]e chi vede me, vede colui che mi
ha mandato.
[46]Io come luce sono venuto nel
mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
[47]E se qualcuno ascolta le mie
parole e non le osserva, io non lo giudico; perché non sono venuto per
giudicare il mondo, ma per salvare il mondo.
[48]Chi mi respinge e non accoglie le
mie parole, ha chi lo giudica: il contenuto del mio parlare lo giudicherà
nell’ultimo giorno.[425]
[49]Perché io non ho parlato da me,
ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa dovevo dire
e di che cosa dovevo parlare.
[50]E so che il suo comandamento è
vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette
a me».
Mc 14
[1]Dopo due giorni c’erano la Pasqua
e gli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi
di lui con inganno, per ucciderlo.
Lc 22
[1]Si avvicinava
la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,
[2]e i sommi sacerdoti e gli scribi
cercavano il modo di toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.
[3]Proprio allora satana entrò in
Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.
[4]Ed egli andò a discutere con i
sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.
[5]Ne furono felici e si accordarono
di dargli del denaro.
[6]Egli fu d’accordo e cercava
l’occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.[426]
7° giorno (“giovedì” 2
aprile)
Ultima cena
[7]Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima
di Pasqua.[427]
[8](Gesù) mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi la
Pasqua, perché la mangiamo».
[9]Gli chiesero: «Dove vuoi che la prepariamo?».
[10]Ed egli rispose: «Ecco, entrati in città, vi si parerà davanti un
uomo che porta una brocca d’acqua.[428]
Seguitelo nella casa dove entrerà
[11]e direte al padrone della casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza
in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
[12]E quello vi mostrerà una grande sala addobbata al piano superiore; là
preparate».
[13]Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono
la Pasqua.
Gv 13
[1]Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta per lui l’ora
di passare da questo mondo al Padre, dopo aver avuto cari i suoi che erano nel
mondo, li ebbe cari sino alla fine.
Lc 22
[14]Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli
apostoli con lui.
Gv 13
[2]E venuto il momento della cena,[429] quando
già il diavolo ha messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di
tradirlo,
[3]sapendo che il Padre gli ha dato tutto nelle mani e che è venuto da
Dio e a Dio ritorna,
[4]si alza da tavola, depone le vesti e, preso un asciugatoio, se lo è
cinto attorno alla vita.
[5]Poi versa acqua nel catino e ha cominciato a lavare i piedi dei
discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si è cinto.
[6]Viene dunque da Simon Pietro. Questi gli dice: «Signore, tu lavi i
piedi a me?».
[7]Gli ha risposto Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma
lo capirai dopo».[430]
[8]Gli dice Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli ha risposto Gesù:
«Se non ti laverò, non avrai parte con me».
[9]Gli dice Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le
mani e il capo!».
[10]Soggiunge Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se
non i piedi, ma è tutto mondo; anche voi siete mondi, ma non tutti».
[11]Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete
mondi».
[12]Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e ripreso le vesti e si fu
seduto, di nuovo disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto?
[13]Voi mi chiamate: “il Maestro” e: “il Signore”; e dite bene, infatti
lo sono.
[14]Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi,
anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
[15]Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io a voi, facciate
anche voi.
[16]In verità, in verità vi dico: non c’è servo più grande del suo
padrone, né apostolo più grande di chi lo ha mandato.
[17]Se intendete queste cose, siete beati se le mettete in pratica».
Istituzione dell’Eucaristia
Lc 22
[15]E disse loro: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua
con voi, prima della mia passione,
[16]poiché vi dico: non la mangerò più, finché ogni cosa abbia compimento
nel regno di Dio».[431]
[17]E preso un calice, rese grazie e disse:
«Prendetelo e distribuitelo tra voi,[432]
[18]poiché vi dico: da ora non berrò più del frutto della vite, finché
non venga il regno di Dio».
[19]Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo:
«Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».
[20]Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo
calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi».[433]
[21]«Ma ecco, con me sulla tavola, la mano di chi mi tradisce.
Gv 13
[18]Non parlo di tutti voi: io so chi ho scelto; ma doveva adempiersi la
Scrittura: Colui che mangia il pane con
me, ha levato contro di me il suo
calcagno.
[19]Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto,
crediate che Io Sono.[434]
[20]In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò,
accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».
[21]Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In
verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà».
Lc 22
[22]«Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a
quell’uomo dal quale è tradito!».
Gv 13
[22]I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi
parlasse.
Lc 22
23]Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi fosse di loro
colui che stava per fare ciò.
Gv 13
[23]Ora uno dei discepoli, quello che Gesù aveva caro, si trovava a
tavola al fianco di Gesù.
[24]Simon Pietro gli fa un cenno di chiedere chi sia colui del quale
parla.
[25]Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli dice: «Signore, chi
è?».
[26]Risponde Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo
darò». E intinto il boccone, lo prende e lo dà a Giuda Iscariota, figlio di
Simone.
[27]E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli
dice: «Quello che devi fare fallo al più presto».
[28]Nessuno dei commensali capì perché gliel’aveva detto;
[29]alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli
dicesse: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare
qualche cosa ai poveri.
[30]Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
[31]Quand’egli è uscito, Gesù dice: «Ora il Figlio dell’uomo è stato
glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.
[32]Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà in sé e
lo glorificherà subito.
Lc 22
[24]Sorse tra loro anche una discussione, chi di loro poteva esser
considerato il più grande.
[25]Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il
potere su di esse sono chiamati benefattori.
[26]Per voi però non sia così;[435] ma chi
è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui
che serve.[436]
[27]Infatti chi è più grande, chi è sdraiato (a tavola) o chi serve? Non
è forse colui che è sdraiato? Eppure io sto in mezzo a voi, come colui che
serve.
[28]Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;
[29]e io preparo a voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato a me,
[30]perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno, e
siederete su troni a giudicare le dodici tribù di Israele.
Gv 13
[33]Figlioli, ancora per poco sono con voi; mi cercherete, ma come ho già
detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
[34]Vi do un comandamento nuovo: che abbiate cari gli uni gli altri; come
vi ho avuto cari, così anche voi abbiate cari gli uni gli altri.
[35]Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete carità
gli uni per gli altri».
[36]Simon Pietro gli dice: «Signore, dove vai?».[437] Gli ha
risposto Gesù: «Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più
tardi».
Lc 22
[31]«Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il
grano;
[32]ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una
volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli».[438]
Gv 13
[37]Gli dice Pietro: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia
anima per te!».
Lc 22
[33]E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in
prigione e alla morte».
[34]Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo finché
che tu per tre volte non abbia negato di conoscermi».
Gv 13
[38]Risponde Gesù: «Darai la tua anima per me? In verità, in verità ti
dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Ultima lezione dettata da Gesù, in
greco, al discepolo caro: l’Eucaristia nella pratica della vita
Gv 14
[1]«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede
in me.
[2]Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei detto
che vado a prepararvi un posto?[439]
[3]E se me ne andrò e vi preparerò un posto, ritornerò e vi prenderò con
me, perché dove sono io siate anche voi.
[4]E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
[5]Gli dice Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo
conoscere la via?».
[6]Gli dice Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al
Padre se non per mezzo di me.
[7]Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e
lo avete veduto».
[8]Gli dice Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
[9]Gli risponde Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai
conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire:
Mostraci il Padre?[440]
[10]Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io
vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.
[11]Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; ma se non (credete a
me), credetelo per le opere stesse.
[12]In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere
che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.
[13]E qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre
sia glorificato nel Figlio.
[14]Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
[15]Se mi avete caro, osserverete i miei comandamenti
[16]e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Avvocato[441] perché
rimanga con voi per sempre,
[17]lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo
vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli è ospite presso di voi e
sarà in voi.
[18]Non vi lascerò orfani; ritorno da voi.
[19]Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete,
perché io vivo e voi vivrete.
[20]In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in
voi.
[21]Chi ha i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ha
caro. E chi mi ha caro sarà tenuto caro dal Padre mio e anch’io lo avrò caro e
mi manifesterò a lui».
[22]Gli dice Giuda, non l’Iscariota: «Signore, cos’è è accaduto per cui
devi manifestarti a noi e non al mondo?».[442]
[23]Gli ha risposto Gesù: «Se uno mi ha caro, osserverà la mia parola e
il Padre mio lo avrà caro e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di
lui.
[24]Chi non mi ha caro non osserva le mie parole, e la parola che voi
ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
[25]Queste cose vi ho detto mentre sono tra voi.
[26]Ma l’Avvocato, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome,
egli v’insegnerà tutte le cose e vi ricorderà tutte le cose che vi ho detto io.[443]
[27]Vi lascio pace, la mia pace do a voi. Non come la dà il mondo, io la
do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
[28]Avete udito che vi ho detto: Vado e torno a voi; se mi avete caro,
dovreste rallegrarvi che vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.
[29]Ve l’ho detto adesso, prima che sia avvenuto, perché quando avverrà,
voi crediate.
[30]Non parlerò più di molte cose[444] con
voi: infatti viene il principe del mondo; non ha alcun potere su di me,
[31a]ma (gli è dato potere) perché il mondo sappia che io ho familiarità
con il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così agisco.
Lc 22
[35]Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né
sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla».
[36]Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una
bisaccia; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.
[37]Infatti, vi dico che deve compiersi in me questa cosa che è scritta: E fu annoverato tra i malfattori.
Infatti quello che (è scritto) riguardo a me si sta compiendo».
[38]Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Egli rispose loro:
«Ce n’è abbastanza!».
Gv 14
[31b] Alzatevi, usciamo di qui».[445]
Gv 15
[1]«Io sono la vera vite e il Padre mio è il contadino.
[2]Ogni tralcio che non porta frutto in me, lo toglie e ogni tralcio che
porta frutto, lo pota[446] perché
porti più frutto.
[3]Voi siete già potati, per la parola che vi ho annunziato.
[4]Rimanete ospiti in me, e io in voi. Come il tralcio non può far frutto
da sé stesso se non rimane ospite nella vite, così nemmeno voi se non rimanete
ospiti in me.
[5]Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane ospite in me e io in lui, fa
molto frutto, per il fatto che non potete far nulla senza di me.[447]
[6]Se uno non rimane ospite in me viene gettato via come il tralcio e si
secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e viene bruciato.
[7]Se rimanete ospiti in me e le mie parole rimangono ospiti in voi,
potete chiedere quel che volete e vi sarà fatto.
[8]In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e
diventiate miei discepoli.
[9]Come il Padre ha avuto caro me, anch’io ho avuto cari voi.[448]
Rimanete ospiti nella mia carità.
[10]Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete ospiti nella mia
carità, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango ospite
nella sua carità.
[11]Di queste cose vi ho parlato perché la mia gioia sia in voi e la
vostra gioia sia piena.
[12]Questo è il mio comandamento, che abbiate cari gli uni gli altri,
come io vi ho avuto cari.
[13]Nessuno ha una carità più grande di questa: dare l’anima[449] per i
propri amici.
[14]Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.
[15]Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo
padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho
fatto conoscere a voi.
[16]Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti
perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga: perché tutto
quello che chiedeste al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
[17]Queste cose vi comando, che abbiate cari gli uni gli altri.
[18]Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.
[19]Se dipendeste[450] dal
mondo, il mondo sarebbe favorevole a ciò che è suo; poiché invece non dipendete
dal mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.
[20]Ricordatevi della parola che vi ho detto: non c’è servo più grande
del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno
osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
[21]Ma tutto questo vi faranno per il mio nome: non conoscono colui che
mi ha mandato.
[22]Se non fossi venuto (in pubblico) e non avessi parlato loro, non
avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.
[23]Chi odia me, odia anche il Padre mio.
[24]Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha
fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e
il Padre mio.
[25]Ma doveva adempiersi la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.
[26]Quando verrà l’Avvocato che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di
verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;
[27]e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete con me fin dal
principio.
Gv 16
[1]Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
[2]Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi
ucciderà crederà di rendere culto a Dio.
[3]E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.[451]
[4]Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora,
ricordiate che ve ne ho parlato. Non ve le ho dette dal principio, perché ero
con voi.
[5]Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda:
“Dove vai?”
[6]Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il
vostro cuore.
[7]Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se
non me ne vado, non verrà a voi l’Avvocato; ma quando me ne sarò andato, ve lo
manderò.
[8]E quando sarà venuto, egli metterà sotto accusa il mondo riguardo al
peccato, riguardo alla giustizia e riguardo al giudizio.
[9]Quanto al peccato, perché non credono in me;[452]
[10]quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;[453]
[11]quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato
giudicato.[454]
[12]Ancora molte cose ho da dirvi, ma ora non siete capaci di portarne il
peso.[455]
[13]Quando però verrà lui, lo Spirito di verità, vi guiderà in tutta la
verità, infatti non parlerà da se stesso, ma parlerà di quanto udrà e vi riferirà
ciò che starà per avvenire.[456]
[14]Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo riferirà.
[15]Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che
prende del mio e ve lo riferirà.
[16]Ancora un poco e non mi vedrete; e un po’ ancora e mi vedrete».
[17]Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos’è questo[457] che ci
dice: “Un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete”, e questo:
“Perché vado al Padre”?».
[18]Dicevano perciò: «Che cos’è mai questo “un poco” di cui parla? Non
sappiamo quello che vuol dire».
[19]Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando
tra voi perché ho detto: “Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi
vedrete”?
[20]In verità, in verità vi dico:
voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete
afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
[21]La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora;[458] ma
quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la
gioia che è venuto al mondo un uomo.
[22]Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il
vostro cuore si rallegrerà e
[23]nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi
domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa
al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
[24]Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete,
perché la vostra gioia sia piena.[459]
[25]Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi
parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.[460]
[26]In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò
il Padre per voi:
[27]il Padre stesso vi considera amici, poiché voi mi siete stati amici,
e avete creduto che io sono venuto da Dio.
[28]Sono uscito dal Padre e
sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e vado al Padre».
[29]Dicono i suoi discepoli: «Ecco, adesso parli chiaramente e non fai
uso di similitudine alcuna.
[30]Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno
t’interroghi. In questo crediamo che sei uscito da Dio».
[31]Rispose loro Gesù: «Adesso credete?
[32]Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno
per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è
con me.
[33]Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Nel mondo avete
tribolazione; ma, coraggio, io ho vinto[461] il
mondo!».
Gv 17
[1]Così parlò Gesù, quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, è
giunta l’ora; glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te,
[2]così che, come gli hai dato potere su ogni carne, tutto ciò che gli
hai dato dia loro vita eterna.
[3]Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui
che hai mandato, Gesù Cristo.
[4]Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato
da fare.
[5]E ora glorificami tu, Padre, davanti a te, con quella gloria che avevo
presso di te prima che il mondo fosse.
[6]Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo.
Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola.
[7]Ora sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te,
[8]perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; ed essi le
hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi
hai mandato.
[9]Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai
dato, perché sono tuoi.
[10]Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono
stato glorificato in esse.
[11]Io non sono più nel mondo ed essi sono nel mondo e io vengo a te.
Padre santo, custodiscili nel tuo nome, che mi hai dato, perché siano una cosa
sola, come noi.
[12]Mentre ero con loro, io li conservavo nel tuo nome, che mi hai dato,
e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della
perdizione, perché si adempisse la Scrittura.
[13]Ma ora io vengo a te e dico queste cose, nel mondo, perché abbiano la
gioia, la mia, piena in loro.
[14]Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi
non dipendono[462] dal mondo;
come io non dipendo dal mondo.
[15]Non chiedo che tu li tolga[463] dal
mondo, ma che li custodisca dal maligno.
[16]Essi non dipendono dal mondo, come io non dipendo dal mondo.
[17]Consacrali nella verità: la tua parola è verità.[464]
[18]Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo;[465]
[19]per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati
nella verità.
[20]Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola
crederanno in me;
[21]tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch’essi in noi perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
[22]E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano
come noi una cosa sola.
[23]Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo
sappia che tu mi hai mandato e li hai avuti cari come hai avuto caro me.
[24]Padre, questo mi hai dato, desidero che dove sono io anche costoro
siano con me, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato perché
mi hai avuto caro prima della creazione del mondo.
[25]Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto;
e questi sanno che tu mi hai mandato.
[26]Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché la
carità con la quale mi hai avuto caro sia tra essi e io tra loro».
Preghiera di Gesù nel Getsemani
Gv 18
[1]Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di
là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi
discepoli.
Lc 22
[39]Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; lo seguirono
anche i discepoli.
[40]Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione».
[41]Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi,
pregava:
[42]«Padre, se vuoi, allontana questo calice da me! Tuttavia non sia
fatta la mia, ma la tua volontà».
[43]Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.
[44]Preso da ansia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò
come gocce di sangue che cadevano a terra.
[45]Poi, rialzatosi dalla preghiera, venne dai discepoli e li trovò
addormentati per la confusione.
[46]E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, perché non
entriate in tentazione».
Gesù arrestato dai Giudei per
tradimento di Giuda
Gv 18
[2]Anche Giuda, colui che l’ha tradito, conosceva il posto, perché Gesù
vi si era recato spesso con i suoi discepoli.
[3]Giuda dunque, avuto il distaccamento di soldati e guardie dei sommi
sacerdoti e dei farisei, si reca là con lanterne, torce e armi.
Lc 22
[47]Mentre egli ancora parlava, ecco una folla; e colui che si chiamava
Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si accostò a Gesù per baciarlo.
[48]Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?».
Gv 18
[4]Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si è
fatto innanzi e dice loro: «Chi cercate?».
[5]Gli hanno risposto: «Gesù, il Nazareno». Dice loro Gesù: «Sono io!».
Era presente anche Giuda, colui che l’ha tradito, insieme a loro.
[6]Appena ha detto «Sono io», sono indietreggiati e sono caduti a terra.
[7]Ha domandato loro di nuovo: «Chi cercate?». Hanno risposto: «Gesù, il
Nazareno».
[8]Gesù ha replicato: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me,
lasciate che questi se ne vadano».
[9]Perché s’adempisse la parola che egli ha detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato».
Lc 22
[49]Quelli che erano con lui, vedendo ciò che sarebbe accaduto, dissero:
«Signore, meniamo di spada?».
[50]E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò
l’orecchio destro.
Gv 18
[10]Allora Simon Pietro, avendo una spada, la sguainò e colpì il servo
del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Il nome del servo era
Malco.
[11]Gesù allora ha detto a Pietro: «Metti la tua spada nel fodero; non
devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?».
Lc 22
[51]Ma Gesù intervenne dicendo: «Fermatevi, basta così!». E toccandogli
l’orecchio, lo guarì.
[52]Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti,
capi delle guardie del tempio e anziani: «Come contro un brigante siete usciti
con spade e bastoni?
[53]Mentre ero ogni giorno con voi nel tempio non avete steso le mani su
di me; ma la vostra ora è questa, e il potere (è quello) delle tenebre».
Gv 18
[12]Allora il distaccamento con il tribuno militare[466] e le
guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono...
Mc 14
[50]Tutti allora,
abbandonandolo, fuggirono.
[51]Un giovanetto
però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.[467]
[52]Ma egli,
lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
Pietro rinnega Gesù
Processo notturno
Lc 22
[54]Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa
del sommo sacerdote. E Pietro li seguiva da lontano.[468]
Gv 18
[13]...e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa,
che era sommo sacerdote in quell’anno.
[14]Caifa poi era quello che
ha consigliato ai Giudei: «È meglio che un uomo solo muoia per il popolo».
[15]Intanto Simon Pietro e un altro discepolo[469]
seguivano Gesù. Quel discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò
entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote;
[16]Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro
discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece
entrare anche Pietro.
Lc 22
[55]Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti
insieme, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.
[56]Vedutolo seduto presso la fiamma, una giovane serva guardandolo
attentamente disse: «Anche costui era con lui».
Gv 18
[17]E la ragazzina portinaia dice a Pietro: «Forse anche tu sei dei
discepoli di quest’uomo?». Egli risponde: «Non lo sono».
Lc 22
[57]Ma egli negò dicendo: «Non lo conosco, donna».
Gv 18
[18]Erano presenti i servi e le guardie che avevano fatto della brace,
perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si
scaldava.
[19]Il sommo sacerdote ha dunque interrogato Gesù riguardo ai suoi
discepoli e alla sua dottrina.
[20]Gesù gli risponde: «Io ho parlato apertamente al mondo; io ho sempre
insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e di
nascosto non ho mai parlato di nulla.
[21]Che cosa domandi a me? Domanda a quelli che hanno ascoltato di che
cosa ho parlato loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto io».
[22]Appena detto questo, una delle guardie presenti ha dato uno schiaffo
a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».
[23]Gli ha risposto Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male;
ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
[24]Allora Anna lo mandò legato a Caifa, il sommo sacerdote.
[25a]Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi.
[58]Poco dopo un altro vedendolo disse: «Anche tu sei di loro!». Ma
Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!».
Gv 18
[25b]Gli hanno detto: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli l’ha
negato e ha detto: «Non lo sono».
Lc 22
[59]Trascorsa circa un’ora, un altro, fermamente convinto, diceva:
«Davvero anche costui era con lui; infatti è anche galileo».
[26]Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro
aveva tagliato l’orecchio, dice: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?».
Lc 22
[60]Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E subito, mentre
egli ancora parlava, cantò un gallo.
Gv 18
[27]Pietro di nuovo ha negato, e subito un gallo ha cantato.
Lc 22
[61]Voltandosi, il Signore guardò Pietro, e Pietro si ricordò la parola
del Signore, quando gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi, mi
rinnegherai tre volte».
[62]E, uscito, pianse amaramente.
[63]Gli uomini che lo avevano in custodia si
divertivano a percuoterlo,
[64]lo bendavano e gli dicevano: «Fa’ il profeta: chi è che si è preso
gioco di te?».
[65]E molte altre cose gli dicevano oltraggiandolo.
8° giorno (“venerdì” 3
aprile)
Processo da parte del Sinedrio
[66]Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con
i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro[470]
sinedrio e gli dissero:
[67]«Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Gesù rispose: «Se ve lo dico, non
(c’è verso) che crediate;
[68]e se vi interrogo, non (c’è pericolo) che mi rispondiate.
[69]Ma da questo momento il Figlio
dell’uomo sarà seduto alla destra
della potenza di Dio».
[70]Dissero tutti: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro:
«Voi stessi dite che io lo sono».
[71]Risposero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo
udita noi stessi dalla sua bocca».
Conducono Gesù da Pilato
Pilato cerca di liberarlo,
riconoscendolo come re dei Giudei e intuendo il mistero del suo Regno
Il Regno di Gesù «non dipende da questo
mondo»
Lc 23
[1]Tutta la loro assemblea si alzò e lo condussero su da Pilato.
Gv 18
[28]Allora conducono Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed
essi non sono entrati[471] nel
pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua.[472]
[29]È uscito dunque Pilato verso di loro e domanda: «Che accusa portate
contro quest’uomo?».
[30]Gli hanno risposto: «Se questi non fosse un malfattore, non te
l’avremmo consegnato».
[31]Allora Pilato ha detto loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la
vostra legge!». Gli hanno risposto i Giudei: «A noi non è consentito mettere a
morte nessuno».
[32]Perché si adempissero le parole che Gesù aveva detto indicando di
quale morte doveva morire.[473]
Lc 23
[2]E cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo sorpreso costui mentre sobillava
il nostro popolo e impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il
Cristo Re».
[33]Pilato allora è rientrato nel pretorio, ha fatto chiamare Gesù e gli
ha detto: «Tu sei il re dei Giudei?».
Lc 23
[3]Allora Pilato lo interrogò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli
rispose: «Tu lo dici».
[34]Gesù ha risposto: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto
sul mio conto?».
[35]Pilato ha risposto: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi
sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?».
[36]Ha risposto Gesù: «Il mio regno non dipende da questo mondo;[474] se il
mio regno dipendesse da questo mondo, le mie guardie[475]
avrebbero lottato perché non fossi consegnato ai Giudei; dunque, in questo
momento il mio regno non dipende da qui»[476].
[37]Allora Pilato gli ha detto: «Tu sei, dunque, re?». Ha risposto Gesù:
«Tu lo dici: sono re! Io sono nato e sono venuto nel mondo[477] per
questo: per rendere testimonianza alla verità; chiunque dipende dalla verità,
ascolta la mia voce».[478]
[38]Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».[479] E detto
questo è uscito di nuovo verso i Giudei e dice loro: «Io non trovo in lui
nessuna colpa».
Lc 23
[4]Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: «Non trovo nulla di
colpevole in quest’uomo».
[5]Ma essi insistevano: «Costui solleva il popolo insegnando per tutta la
Giudea, e ha cominciato dalla Galilea fino a qui».
[6]Udito ciò, Pilato domandò se l’uomo fosse Galileo
[7]e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandò su da
Erode che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
[8]E Erode, vedendo Gesù, si rallegrò molto, era infatti da molto tempo
che desiderava vederlo perché sentiva parlare di lui[480] e
sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui.
[9]Lo interrogò con molte domande, ma egli non gli rispose nulla.
[10]C’erano là anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano
furiosamente.
[11]Erode, dopo averlo insultato anch’egli con i suoi soldati, e dopo
averlo schernito rivestendolo di una splendida veste, lo rimandò a Pilato.
[12]In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima
infatti si trovavano in una situazione di inimicizia reciproca.
[13]Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autorità e il popolo,
[14]disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come sobillatore del popolo;
ed ecco io, dopo averlo esaminato davanti a voi, non ho trovato in quest’uomo
nessuna colpa di quelle di cui lo accusate.
[15]Ma nemmeno Erode, infatti l’ha rimandato presso di noi. Ecco, nulla
che meriti la morte è stato commesso da lui:
[16]dunque, dopo averlo ammonito, lo rilascerò».
Gv 18
[39]«Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete
dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».
[40]Allora si sono messi a gridare di nuovo: «Non costui, ma Barabba!».
Barabba era un brigante.
Lc 23
[17].
[18]Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui!
Invece lasciaci libero Barabba!».
[19]Questi era stato gettato in carcere per una rivolta scoppiata nella
città e per omicidio.
[20]Di nuovo Pilato gridò loro la sua decisione di rilasciare Gesù.
[21]Ma essi, di rimando, gridavano: «Crocifiggi, crocifiggi costui!».
[22]Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Che male ha fatto dunque
costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Dopo averlo ammonito,
lo rilascerò».
Gv 19
[1]Allora Pilato ha fatto prendere Gesù e lo ha fatto flagellare.
[2]E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliel’hanno posta sul
capo e gli hanno messo addosso un mantello di porpora; quindi venivano verso di
lui e gli dicevano:
[3]«Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
[4]Pilato intanto è uscito di nuovo e dice loro: «Ecco, io ve lo conduco
fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa».
[5]È uscito allora Gesù, portando la corona di spine e il mantello di
porpora. E (Pilato) dice loro: «Ecco l’uomo!».
Lc 23
[23]Essi però incalzavano con grandi urla, chiedendo che egli venisse
crocifisso; e le loro urla crescevano.
[6]Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie si sono messi a gridare:
«Crocifiggilo, crocifiggilo!». Dice loro Pilato: «Prendetelo voi e
crocifiggetelo; io infatti non trovo colpa in lui».
[7]Gli hanno risposto i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa
legge è necessario che muoia, perché si è fatto Figlio di Dio».
[8]All’udire questa ragione, Pilato ha avuto più paura,
[9]è entrato di nuovo nel pretorio e dice a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma
Gesù non gli ha dato risposta.
[10]Gli dice allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di
metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».
[11]Ha risposto Gesù: «Non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti
fosse stato dapprima concesso[481]. Per
questo chi mi ha consegnato a te ha una colpa più grande».
[12]Da questo momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei si sono
messi a gridare: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re
si mette contro Cesare».
[13]Udite queste parole, Pilato ha fatto condurre fuori Gesù e si è
seduto in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà.
[14]Era la Parasceve[482] della
Pasqua, era circa l’ora sesta.[483]
(Pilato) dice ai Giudei: «Ecco il vostro re!».[484]
[15]Ma quelli si son messi a gridare: «Via, via, crocifiggilo!». Dice
loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». I sommi sacerdoti hanno
risposto: «Non abbiamo alcun re all’infuori di Cesare».
[16]Allora l’ha consegnato loro perché fosse crocifisso.[485]
Pilato decreta la crocifissione di Gesù
Lc 23
[24]E Pilato decretò che la loro richiesta fosse eseguita.
[25]Rilasciò colui che essi richiedevano, gettato in carcere per
ribellione e omicidio, e consegnò Gesù al loro volere.
Gv 19
[17]Presero dunque Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il
luogo del Cranio, che si dice in ebraico Gòlgota,…
Lc 23
[26]Mentre lo conducevano via, sequestrato un certo Simone di Cirène che
veniva dalla campagna, caricarono addosso a lui la croce da portare dietro a
Gesù.
Mc 15
[21]Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di
Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo,[486] a portare la croce.
Lc 23
[27]Ma lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il
petto e facevano lamenti su di lui.
Mc 15
[23]e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.[487]
Lc 23
[28]Gesù, voltandosi verso
di esse, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su
voi stesse e sui vostri figli
[29]perché, ecco, vengono giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i
grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
[30]Allora cominceranno a dire ai
monti: “Cadete su di noi!” e alle alture: “Nascondeteci!”.
[31]Perché, se fanno queste cose mentre il legno è verde[488], quanto
sarà secco che cosa avverrà?».[489]
[32]Anche altri due malfattori venivano condotti a essere giustiziati
insieme con lui.
Gv 19
[17]… il luogo del Cranio, che si dice in ebraico Gòlgota,
[18]dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno
dall’altra, e Gesù nel mezzo.
Lc 23
[33]Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due
malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.
[34]Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
Poi, dopo aver diviso le sue vesti, le
tirarono a sorte.
Gv 19
[23]I soldati intanto, dopo aver crocifisso Gesù, hanno preso le sue
vesti e ne hanno fatto quattro parti, a ciascun soldato una parte, e la tunica.
La tunica era senza cuciture, tessuta in un sol pezzo da cima (a fondo).
[24]Perciò si son detti tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte
di chi sarà». Perché si adempisse la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la
sorte. I soldati hanno fatto proprio così.
Lc 23
[35]Ed era presente il popolo a vedere.
I capi invece lo schernivano dicendo:
«Ha salvato altri, salvi se stesso, se lui è il Cristo di Dio, l’eletto».
[38]C’era appunto una scritta sopra di lui: Questi è il re dei Giudei.
Gv 19
[19]Pilato compose anche un’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi
era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».[490]
[20]Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu
crocifisso Gesù era vicino alla città; ed era scritta in ebraico, in latino e
in greco.
[21]I sommi sacerdoti dei Giudei dicevano allora a Pilato: «Non scrivere:
il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei».
[22]Pilato rispose: «Ciò che ho scritto, ho scritto».[491]
Gesù dona la madre sua al discepolo e,
in lui, alla Chiesa
Gv 19
[25]Stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre,
Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.[492]
[26]Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che
egli aveva caro, dice alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
[27]Poi dice al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il
discepolo la prese con sé.
Lc 23
[44]Era già circa l’ora sesta e si fece buio su tutta la terra fino
all’ora nona, essendosi oscurato il sole,[493]
[45]e il velo del tempio si squarciò nel mezzo.
Mt 27
[46]Verso l’ora nona, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà
sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?».[494]
[47]Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia»[495].
Gv 19
[28]Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta,
perché si adempisse la Scrittura, dice: «Ho
sete».
Mt 27
[48]E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere.
Lc 23
[36]Lo prendevano in giro
anche i soldati che erano venuti lì, porgendogli dell’aceto e dicendo:
[37]«Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
Gv 19
[29]Vi era lì un vaso pieno d’aceto;
sistemata perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna gliel’ hanno
accostata alla bocca.
Il Cristo Re promette il suo Regno, il
Paradiso, al malfattore pentito
Lc 23
[39]Uno dei malfattori appesi (alla croce) lo insultava: «Non sei tu il
Cristo? Salva te stesso e anche noi!».
[40]Ma, rispondendogli, l’altro lo rimproverava: «Non hai nemmeno timore
di Dio tu che ti trovi nella medesima condanna?
[41]Noi giustamente, perché
riceviamo il giusto per le nostre azioni, costui invece non ha fatto nulla di
sconveniente».
[42]E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».[496]
[43]Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».[497]
Il Cristo Re consegna il suo spirito
nelle mani del Padre
Gv 19
[30a]E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù ha detto: «Tutto è compiuto!».[498]
Mt 27
[49]Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!».
[50a]E Gesù, emesso di nuovo[499]
un alto grido, ...
Lc 23
[46]Lanciando un grande grido, Gesù disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».[500] Detto
questo spirò.
Gv 19
[30b]E, chinato il capo, ha reso lo spirito.[501]
Lc 23
[47]Il centurione, visto ciò che era accaduto, glorificava Dio dicendo:
«Veramente quest’uomo era giusto».
[48]E tutte le folle che erano capitate lì per questo spettacolo, dopo
aver visto le cose che erano accadute, tornavano via percuotendosi il petto.[502]
[49]Erano giunti da luoghi lontani tutti i suoi conoscenti e alcune
donne, quelle che lo seguivano dalla Galilea, le quali osservavano questi
avvenimenti.
Certificazione della morte di Gesù
Gv 19
[31]Era il giorno della Parasceve e i Giudei,[503] perché
i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno
solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e
fossero portati via.
[32]Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi
all’altro che era stato crocifisso insieme con lui.
[33]Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono
le gambe,
[34]ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì
sangue e acqua.[504]
[35]E chi[505] ha
visto ne ha dato testimonianza - e la sua testimonianza è vera e quegli[506] sa
che (egli) dice il vero - perché anche voi crediate.
[36]Questo infatti è avvenuto perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso.
[37]E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.[507]
Gesù viene posto nel sepolcro
Lc 23
[50]Ed ecco, un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona
e giusta -
[51]egli non era d’accordo con la loro decisione e il loro operato -, di
Arimatèa, una città dei Giudei, il quale aspettava il regno di Dio.
Gv 19
[38a]Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatèa, che era discepolo di Gesù,
ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di
Gesù.
Lc 23
[52]Costui si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.
Gv 19
[38b] Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.
[39]Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di
notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
Lc 23
[53]Lo calò (dalla croce), lo avvolse in una sindone[508] e lo
depose in una tomba scavata nella roccia, dove nessuno era stato ancora
deposto.
Gv 19
[40]Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in lini insieme
con gli aromi, com’è usanza seppellire per i Giudei.
[41]Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel
giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto.
Lc 23
[54]Era il giorno della Parasceve e si affacciava[509] il
sabato.[510]
Gv 19
[42]Là dunque deposero Gesù, a motivo della Parasceve dei Giudei, poiché
quel sepolcro era vicino.
Lc 23
[55]Lo avevano seguito le donne che erano venute dalla Galilea insieme a
Gesù e osservarono la tomba e come fu deposto il suo corpo,
[56a]poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati.[511]
9° giorno: sabato 4
aprile – Pasqua dei Giudei
Lc 23
[56b] E osservarono il riposo del sabato secondo il comandamento.
Mt 27
[62]Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso
Pilato i sommi sacerdoti e i farisei,[512]
dicendo:
[63]«Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era
vivo: “Dopo tre giorni risorgerò”.
[64]Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno,
perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È
risuscitato dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della
prima!».
[65]Pilato disse loro: «Avete la guardia, andate e assicuratevi come
credete».
[66]Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e
mettendovi la guardia.
10° giorno (Domenica 5 aprile)
La narrazione dei fatti che seguono presuppone che i discepoli fossero
alloggiati a gruppi in luoghi diversi, ora che non c’era Gesù a tenerli uniti.
10° giorno, il “giorno dopo il sabato”, domenica della risurrezione:
Maria di Magdala al sepolcro, poi Pietro e Giovanni.
Certificazione della risurrezione
Mt 28
[1]Il sabato molto tardi, nell’ora che si affaccia sul primo giorno della
settimana,[513] Maria di
Màgdala e l’altra Maria[514]
andarono a vedere il sepolcro.
Gv 20
[1a]Il giorno dopo il sabato Maria di
Màgdala si reca al sepolcro assai presto, quand’è ancora buio…[515]
Mt 28
[2]Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal
cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.
[3]Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la
neve.
[4]Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.
[1b]...e (Maria di Màgdala) vede la
pietra ribaltata dal sepolcro.
[2]Corre allora e va a casa di Simon
Pietro e a casa dell’altro discepolo, quello a cui Gesù era amico, e dice loro:
«Hanno preso il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
[3]È uscito allora Simon Pietro
insieme all’altro discepolo, e si recavano al sepolcro.
[4]Correvano insieme tutti e due, ma
l’altro discepolo è corso più veloce di Pietro ed è giunto per primo al
sepolcro.
[5]Chinatosi, vede i lini[516]
distesi, ma non è entrato.[517]
[6] Giunge intanto anche Simon Pietro[518]
che lo seguiva ed è entrato nel sepolcro e vede i lini distesi,
[7]e il sudario, che era (legato) sul suo capo, non[519]
disteso
tra i lini[520]
ma
sorprendentemente avvolto[521]
intorno
a un’estremità[522].
[8]Allora è entrato anche l’altro
discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e ha visto e ha creduto.
[9]Non avevano infatti ancora fatto
attenzione alla Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.[523]
[10]I discepoli intanto se ne sono
tornati di nuovo a casa.
Prima apparizione di Gesù, a Maria di Magdala
Gv 20
[11]Maria invece stava all’esterno
vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si è chinata verso il sepolcro
[12]e vede due angeli in bianche
vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi,[524]
dove giaceva il corpo di Gesù.
[13]Ed essi le dicono: «Donna, perché
piangi?». Risponde loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo
hanno posto».
[14]Detto questo, si è voltata
indietro e vede Gesù lì in piedi; ma non sa che è Gesù.
[15]Le dice Gesù: «Donna, perché
piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che sia il custode del giardino, gli dice:
«Signore, se l’hai trasportato tu, dimmi dove lo hai posto e io lo prenderò».
[16]Gesù le dice: «Maria!». Essa,
voltatasi, gli dice in ebraico: «Rabbunì!» (che significa: Maestro!).
[17]Le dice Gesù: «Non mi trattenere,
infatti non sono ancora salito presso il Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’
loro: Salgo presso il Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
Le altre donne al sepolcro: i “due uomini in vesti sfolgoranti”
Lc 24
[1]Quindi il primo giorno dopo il
sabato, sul primo far del giorno, (le
altre donne: Giovanna e quelle che erano con lei) si recarono alla tomba,
portando con sé gli aromi che avevano preparato.
[2]Trovarono la pietra rotolata via
dal sepolcro,
[3]ma,
entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
[4]E avvenne mentre esse erano
imbarazzate per questa situazione: ecco due uomini apparire vicino a loro in
vesti sfolgoranti.
[5]Essendosi esse spaventate e avendo
chinato il volto a terra, dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è
vivo?
[6]Non è qui, ma è risuscitato.
Ricordate come vi parlò quando era ancora in Galilea,
[7]dicendo che bisognava che il
Figlio dell’uomo fosse consegnato in mani di uomini peccatori, che fosse
crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».
Mt 28
[7]«Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, ed
ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto».
Lc 24
[8]Ed
esse si ricordarono delle sue parole.
Gesù appare alle
donne
Mt 28
[8]Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne
corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
[9]Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse,
avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
[10]Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei
fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Le guardie pagate
dai sommi sacerdoti
Mt 28
[11]Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e
annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
[12]Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una
buona somma di denaro ai soldati dicendo:
[13]«Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato,
mentre noi dormivamo.
[14]E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo
persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
[15]Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così
questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino a oggi.[525]
L’annuncio delle
donne ai discepoli, che non credono loro
Lc 24
[9a]E (le donne), tornate dal sepolcro, (si recarono dagli altri discepoli, ma…)
Mc 16
[8b]... (in un primo momento) non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.[526] (Poco dopo, però, parlarono).
Gv 20
[18]Arriva Maria di Màgdala ad
annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore e proprio a me ha detto queste
cose».
Lc 24
[9b]Annunziarono tutto questo agli
Undici e a tutti gli altri.
[10]Erano Maria di Màgdala, Giovanna,[527]
Maria di Giacomo[528]
e le altre che erano con loro.[529]
Raccontarono queste cose agli apostoli,
[11]e quelle parole parvero loro come
un vaneggiamento e non credettero a esse.
[12]In realtà Pietro,[530] appena alzato, era corso al sepolcro – e
chinatosi vede i lini soltanto[531]
– ed era tornato a casa sua confuso per l’accaduto (vedendo Pietro così confuso e quasi sconvolto, le donne avevano avuto paura e per un po’ non avevano parlato).
Gesù appare a
Cleofa (e a Luca) che si recano a Emmaus
Lc 24
[13]Ed ecco due di loro in quello
stesso giorno erano in cammino per un villaggio distante sessanta stadi[532] da Gerusalemme, di nome Èmmaus,
[14]e discutevano tra loro di tutte
queste cose che si erano combinate insieme.[533]
[15]E avvenne che, mentre discutevano
e insieme cercavano di capire, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.
[16]Ma i loro occhi erano
suggestionati, così da non vedere che era lui.
[17]Disse loro: «Quali sono queste
ragioni che vi scagliate l’un l’altro camminando?». Si fermarono, eccitati.
[18]E uno, di nome Clèopa, gli
rispose: «Tu solo abiti vicino a Gerusalemme e non sai ciò che è avvenuto in
essa in questi giorni?».
[19]Domandò: «Che cosa?». Gli
dissero: «Ciò che riguarda Gesù Nazareno, che è stato uomo profeta potente in
opere e parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;
[20]come i sommi sacerdoti e i nostri
capi l’hanno consegnato per ottenere una condanna a morte e l’hanno crocifisso.
[21]Noi invece speravamo: “egli è
colui che sta per redimere[534]
Israele”; ma, da una parte, con tutto ciò corre il terzo giorno da quando
queste cose sono accadute.
[22]D’altra
parte, alcune donne, delle nostre, ci hanno fatto uscire di senno: giunte di
primo mattino al sepolcro
[23]e non avendo trovato il suo
corpo, sono venute a dirci di aver visto anche un’apparizione di angeli, i
quali affermano che egli vive.
[24]Pure alcuni di quelli che sono
con noi sono andati al sepolcro e hanno trovato così come hanno detto anche le
donne, ma lui non l’hanno visto».
[25]Ed egli disse loro: «O incapaci
di pensare e pigri di cuore nel credere, con tutto quello che hanno detto i
profeti:
[26]non bisognava che il Cristo
soffrisse queste cose ed entrasse nella sua gloria?».
[27]E, cominciando da Mosè,
attraverso tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che riguardava
lui stesso.
[28]Giunsero vicini al villaggio dove
erano diretti ed egli fece finta di essere diretto più lontano.
[29]Ma essi lo costrinsero: «Resta
ospite insieme a noi perché si fa sera e già si è conclusa la giornata».[535]
Egli entrò per rimanere ospite con loro.
Il Signore spezza
di nuovo il pane e scompare (essendo nei discepoli che hanno mangiato il pane)
Lc 24
[30]E avvenne mentre egli era a
tavola con loro: prese il pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro;
[31]allora si aprirono loro gli occhi
e lo riconobbero; quindi divenne per loro invisibile.[536]
[32]Si dissero l’un l’altro: «Non ci
ardeva forse il cuore dentro quando ci parlava per via, quando ci spiegava le
Scritture?».
I due discepoli
tornano a Gerusalemme e Gesù appare nel cenacolo
Lc 24
[33]Alzatisi, in quella stessa ora[537]
tornarono a Gerusalemme e trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano
con loro,
[34]i quali dicevano: «Davvero il
Signore è risorto ed è apparso a Simone».
[35]Essi si misero a raccontare ciò
che era accaduto lungo la via e come era stato riconosciuto da loro nello
spezzare il pane.
[36]Mentre essi parlavano di queste
cose, egli è apparso in mezzo a loro e dice: «Pace a voi!».
Gv 20
[19]Giunta la sera, quello stesso
giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse per timore dei Giudei le
porte del luogo dove si trovavano i discepoli, è venuto Gesù, si è fermato in
mezzo a loro e dice: «Pace a voi!».
[20]Detto questo, ha mostrato loro le
mani e il costato. E i discepoli sono stati presi dalla gioia al vedere il
Signore.
Lc 24
[37]Sbigottiti e spaventati credevano
di vedere uno spirito.
[38]Ma egli disse: «Perché siete
turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
[39]Guardate le mie mani e i miei
piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; uno spirito non ha carne e ossa
come vedete che ho io».
[40]E dicendo questo, mostrò loro le
mani e i piedi.
[41]Ma poiché non ci credevano ancora
per la gioia ed erano confusi, disse: «Avete qui qualcosa da mangiare?».
[42]Essi allora gli offrirono una
porzione di pesce arrostito:
[43]lo prese e lo mangiò davanti a
loro.
[44]Poi disse loro: «Queste sono le
mie parole, che vi ho detto quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano
tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi».
[45]Allora aprì loro la mente perché
comprendessero le Scritture e disse:
[46]«Così è scritto: il Cristo doveva
patire e risuscitare dai morti il terzo giorno
[47]e una conversione per il perdono
dei peccati doveva essere predicata nel suo nome a tutte le genti. Cominciando
da Gerusalemme,
[48]voi sarete testimoni di queste
cose.
[49]Ed
ecco io inauguro la promessa del Padre mio per voi; ma voi restate in città,
finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».[538]
Gv 20
[21]Gesù ha detto loro di nuovo:
«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».
[22]Dopo aver detto questo, ha
alitato su di loro e dice: «Ricevete lo Spirito Santo;
[23]a chi rimetterete i peccati
saranno rimessi e a chi li riterrete, saranno ritenuti».
La prima
ascensione, il giorno della risurrezione
Lc 24
[50]Poi
li condusse fuori fin verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.
[51]E avvenne che, mentre li
benediceva, si staccò da loro e fu portato su verso il cielo.[539]
[52]Ed essi, dopo averlo adorato,
tornarono a Gerusalemme con grande gioia;
[53]ed erano in ogni momento nel
tempio benedicendo Dio.
La domenica seguente (12 aprile):
Seconda apparizione
ai discepoli
Gv 20
[24]Ma Tommaso, uno dei Dodici,
chiamato Dìdimo, non era con loro quando è venuto Gesù.
[25]Gli dicevano allora gli altri
discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli ha detto loro: «Se non vedo
nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e
non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
[26]Otto giorni dopo i discepoli
erano di nuovo in casa e Tommaso era con loro. Viene Gesù, a porte chiuse, si è
fermato in mezzo a loro e ha detto: «Pace a voi!».
[27]Poi dice a Tommaso: «Metti qua il
tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e
non essere sospettoso ma sicuro!».
[28]Ha risposto Tommaso: «(Sei
veramente) il mio Signore e il mio Dio!».[540]
[29]Gesù gli dice: «Perché mi hai
visto, hai creduto: beati quelli che non hanno visto e hanno
creduto!».[541]
[30]In realtà Gesù ha compiuto di
fronte[542] ai suoi discepoli molti altri segni, che non
sono stati scritti in questo rotolo.
[31]Questi sono stati scritti perché
credeste che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, ora che credete, perché
abbiate vita nel suo nome.[543]
Apparizione sul Lago di Tiberiade, la pesca miracolosa
Il mandato di Gesù a Simon Pietro
Gv 21
[1]Dopo queste cose, Gesù si è
manifestato di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si è manifestato
così:
[2]si trovavano insieme Simon Pietro,
Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri
due[544]
dei suoi discepoli.
[3]Dice loro Simon Pietro: «Vado a
pescare». Gli dicono: «Veniamo anche noi con te». Sono usciti e sono saliti
sulla barca; e in quella notte non hanno preso nulla.
[4]Venuta ormai l’alba Gesù si è
presentato sulla riva, tuttavia i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
[5]Dice dunque loro Gesù: «Figlioli,
non avete nulla da mangiare?». Gli hanno risposto: «No».
[6]Ed egli ha detto loro: «Gettate la
rete dalla parte destra della barca e troverete». L’hanno gettata e non
potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
[7]Allora quel discepolo che Gesù
aveva caro dice a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udito che era
il Signore, si è cinto ai fianchi il camiciotto (infatti era nudo) e si è
gettato in mare.
[8]Gli altri discepoli invece sono venuti con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non duecento cubiti circa.[545]
[9]Quando sono scesi a terra, vedono
della brace stesa con del pesce sopra, e del pane.
[10]Dice loro Gesù: «Portate un po’
del pesce che avete preso ora».
[11]Allora Simon Pietro è salito e ha
tirato a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E pur essendo
così tanti, la rete non si è spezzata.
[12]Gesù dice loro: «Qua, fate
colazione». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Tu, chi sei?», sapendo
che era il Signore.
[13]Gesù si avvicina, prende il pane
e lo dà loro, e così pure il pesce.
[14]Questa è già la terza volta che
Gesù si è manifestato ai discepoli,[546]
risorto dai morti.
[15]Quando han fatto colazione, Gesù
dice a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi hai caro tu più di costoro?». Gli
risponde: «Certo, Signore, tu lo sai che ti ho caro». Gli dice: «Pasci i miei
agnelli».
[16]Gli dice di nuovo, per la seconda
volta: «Simone di Giovanni, mi hai caro?». Gli risponde: «Certo, Signore, tu lo
sai che ti sono amico». Gli dice: «Pasci le mie pecore».
[17]Gli dice per la terza volta:
«Simone di Giovanni, mi sei amico?». Pietro si è addolorato che per la terza
volta gli abbia detto: Mi sei amico?, e gli dice: «Signore, tu sai tutto; tu
sai che ti sono amico». Gli risponde Gesù: «Pasci le mie pecore.
[18]In verità, in verità ti dico:
quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma
quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti
porterà dove tu non vuoi».
Gesù si avvia con
i discepoli verso il monte che aveva indicato
Gv 21
[19]Questo gli ha detto per indicare
con quale morte glorificherà Dio. E detto questo aggiunge: «Seguimi».[547]
[20]Pietro allora, voltatosi, vede
che li segue quel discepolo che Gesù aveva caro, quello che nella cena si è
trovato al suo fianco e gli ha domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?».
[21]Pietro dunque, vedutolo, dice a
Gesù: «Signore, e di lui che (sarà)?».
[22]Gesù gli risponde: «Se voglio che
egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi».
[23]Si è diffusa perciò tra i
fratelli[548] questa
convinzione: che quel discepolo non morirà. Gesù però non gli ha detto che non
morirà, ma: «Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?».
[24]Questo[549]
è il discepolo che rende testimonianza su queste cose e che le ha scritte;[550]
e sappiamo che la sua testimonianza è vera.[551]
[25]Vi sono ancora molte altre cose
che Gesù ha compiuto: se si scrivessero una per una, penso che nemmeno il mondo
stesso conterrebbe[552]
i rotoli che si scriverebbero.[553]
Sul monte di Gamla, a nord est del Lago di Tiberiade: l’invio degli
apostoli e dei “più di cinquecento fratelli” al mondo
Mt 28
[16]Gli undici discepoli andarono in Galilea, fino al monte[554]
che Gesù aveva loro fissato,
[17]e quando lo videro[555]
gli si prostrarono innanzi, gli altri[556]
invece esitarono.
[18]E Gesù, avvicinatosi, parlò loro dicendo:[557]
«Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.
[19]Andate[558]
dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo,[559]
[20]insegnando
loro a osservare tutto quanto vi ho comandato:[560]
ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla conclusione dei secoli».[561]
Aggiornato l’11 maggio 2022
Iniziativa personale di un laico cattolico,
Giovanni Conforti - Brescia - Italia.
Ciò che è contenuto nel sito può essere
usato liberamente.
Si richiede soltanto di mantenerne il
significato.
[1] Luca era «il fratello che tutte le Chiese lodano a motivo del Vangelo» (2 Cor 8,18).
Il Vangelo di Luca deve essere tradotto dal greco con il massimo impegno e la massima attenzione. Non si deve mai cercare di adattarlo al Vangelo di Matteo che, come ci rivelano proprio questi primi versetti, è una rielaborazione delle testimonianze originali. Già le prime traduzioni in latino sono state effettuate con negligenza e poi sono state corrette solo in alcuni punti. Lo afferma San Girolamo scrivendo a Papa Damaso, con il risultato di rendere inefficace gran parte dell’insegnamento e dell’opera del Figlio di Dio incarnato. La spiegazione di come si è giunti alla presente traduzione dei primi quattro versetti del vangelo di Luca si trova alla pagina "prologo Luca" di questo sito "In nome di Maria".
[2] Ricordiamo costantemente che i fatti narrati dai Vangeli sono storici, per cui ogni spiegazione deve essere coerente ai fatti, anche quando Matteo ne fa un uso libero. Infatti, gli scribi di Matteo sottintendono il racconto storico di Giovanni e Luca, essendone ben a conoscenza, insieme allo stesso Matteo.
I Vangeli narrano i fatti della vita di Gesù Cristo, dalla nascita all’ascensione al cielo. Circa tre anni dopo gli avvenimenti, l’imperatore di Roma Tiberio, informato e ben impressionato da persone di Palestina, aveva cercato di far riconoscere Gesù come un dio, con una legge del Senato, ma non ci riuscì. Aveva, infatti, riferito in assemblea gli avvenimenti a voce, e questo non bastava (Tertulliano, Apologeticum, 5,2). L’azione dell’imperatore in favore dei Cristiani non si fermò qui. L’inizio del Vangelo di Luca ci illumina. Dopo che la relazione a voce era stata considerata insufficiente, Tiberio per mezzo di Teofilo, richiese qualcosa che servisse a provare che Gesù Cristo era di natura divina. Luca, rispondendo alla richiesta dell’imperatore, si servì di un documento già scritto, che in molti stavano riordinando e che era proprio quel che ci voleva.
L’inizio del Vangelo di Luca, che è un unico periodo sintattico, si può considerare come una certificazione a enigma. In che senso? Fa uso di vocaboli rari, oppure di un significato inconsueto dei vocaboli correnti, così che a prima vista non ha senso. È necessaria una considerevole ricerca storica, fino a ricostruire con precisione la situazione in cui il testo è stato scritto, perché si ottenga un senso chiaro e abbastanza semplice. Si tratta di una certificazione di grande valore, perché obbliga a tornare con esattezza ai fatti e allo scenario storico.
[3] In greco διήγησιν (dièghesin), il racconto ufficiale di avvenimenti di importanza religiosa.
[4] Al tempo dei fatti che racconta, Luca era a Gerusalemme come giovane medico e funzionario del Tempio. Dipendeva pertanto dai sacerdoti; tra questi c’era Teofilo, figlio ellenista del sommo sacerdote Anna. Ora Luca scrive il Vangelo, per presentarlo all’imperatore Tiberio attraverso Teofilo, avvocato degli Ebrei presso i Romani. Questo avviene prima dell’anno 40 d.C., quando Teofilo diventa sommo sacerdote. In seguito, nel 48, Luca lascerà il suo lavoro per accompagnare Paolo ad Antiochia, la propria città natale.
[5] Vedere At 26,16: un testimone dei fatti e un esecutore ufficiale di ciò che si doveva fare, in conseguenza dei fatti stessi, attribuiva al tutto valore ufficiale. In questo caso la conseguenza importante era che si stendesse la relazione scritta di avvenimenti che erano unici.
[6] Questa introduzione, alquanto difficile, afferma in modo inequivocabile che il Vangelo di Luca è una «relazione» (vedere anche At 1,1) di autentici fatti storici. Teofilo non aveva ricevuto soltanto relazioni dei fatti, perché viveva a Gerusalemme e si poteva informare bene su ciò che non vedeva; aveva invece informato a voce l’imperatore Tiberio dei fatti riguardanti Gesù.
La traduzione, così effettuata, è letterale e coerente, non ipotetica, anche se certamente potrà essere migliorata.
Quale importanza ha che Luca possa aver certificato testimonianze dirette su Gesù Cristo? Gesù e il Padre possono dare salvezza eterna perfino a chi non li conosce e non crede in loro; ma è ben diverso se, attraverso le certificazioni, siamo coscienti della verità rivelata dal Figlio di Dio e possiamo usufruire pienamente della salvezza in questo mondo.
[7] Verso la fine di settembre dell’anno 4 a.C., secondo il nostro
calendario, incominciarono ad accadere fatti straordinari. Alla fine dell'anno
3 a.C. sarebbe nato un bambino che aveva come mamma una ragazza di quindici
anni, ma non aveva come papà un uomo: le testimonianze indicano senza ombra di
dubbio che era Figlio di Dio. Luca ha messo per iscritto queste testimonianze e
certifica che sono trasmesse nel modo più sicuro, perché le ha apprese dai
conoscenti di Giovanni e dalla madre di Gesù, Maria, i quali le «conservavano
nel cuore» (Lc 1,66; 2,19.51), cioè con racconti ufficiali a memoria.
Luca
era medico (Col 4,14), viveva a Gerusalemme (Lc 24,13-14) nell’ambiente
sacerdotale (si rivolge a Teofilo, che era sacerdote, figlio del sommo
sacerdote Anna); viaggiava molto nei dintorni di Gerusalemme e nella Giudea,
per svolgere il suo compito di curare le malattie dei sacerdoti che si
avvicendavano al Tempio. Per questo, se vogliamo comprendere i primi due
capitoli del suo Vangelo, dobbiamo considerare ogni passaggio dal punto di
vista di un medico al servizio dei sacerdoti.
Per comprendere da dove hanno origine le datazioni qui riportate, vedere la pagina ”date”.
[8] Come i padri, i Patriarchi, furono santi e fedeli a Dio, diventeranno così anche i discendenti, attraverso la predicazione e il battesimo di Giovanni, e saranno pronti ad accogliere Gesù Cristo.
[9] Il sesto mese inizia dalla fine del quinto. Non erano passati sei mesi, ma qualcosa di più di cinque. Ciò permette di confermare come data di nascita di Gesù un giorno intorno al 25 dicembre. Infatti un documento trovato a Qumran permette di stabilire che i sacerdoti della classe di Abia (Lc 1,5-8) avevano un loro turno al Tempio negli ultimi giorni dell’ottavo mese del calendario (solare) ebraico, ossia nell’ultima decade di settembre. Da ciò non si può ricavare una data precisa, perché non sappiamo esattamente quando fu concepito Giovanni. Comunque non passò molto tempo dall’annuncio dell’Angelo, forse un mese. Trascorsi cinque mesi e qualche giorno di gravidanza di Elisabetta, l’angelo portò l’annuncio anche a Maria, verso la fine di marzo dell’anno 3 a.C. Gesù nacque circa nove mesi dopo, tra la fine di dicembre dell’anno 3 a.C. e l’inizio di gennaio del 2 a.C.
Maria aveva circa 13 anni e 8 mesi se calcoliamo a partire da ciò che ha detto lei stessa, in un’apparizione a Medjugorje l’1 agosto del 1984: «Il 5 agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita...». Questa rivelazione privata è credibile, perché si differenzia da tutto quello che dicono oggi gli esperti. Se, come si ritiene comunemente, Gesù fosse nato nel 6 o 7 a. C. e se la rivelazione a Medjugorje fosse autentica, Maria in quel momento avrebbe dovuto avere al massimo 10 anni e mezzo. Troppo giovane per essere in età da marito. Se invece Gesù è nato, come a noi risulta, intorno al 25 dicembre del 3 a. C., Maria in questo momento aveva 13 anni e mezzo: un’età normale per essere promessa sposa a Giuseppe.
[10] Notiamo che l’angelo entra in casa di Maria in modo concreto e normale. Siamo abituati a vederlo rappresentato con le ali, proveniente dall’alto, ma in realtà entrò dalla porta e doveva essere un ragazzo vestito di bianco, come sono descritti gli angeli nei Vangeli. Si presentò e salutò educatamente: «Ti saluto, piena di grazia…»; ma il saluto era insolito e sconvolgente. Maria non sapeva di essere «piena di grazia» di Dio. Lo apprese anche lei, come lo apprendiamo noi, da quel saluto.
[11] Per questo fatto storico soprannaturale Maria è divenuta artefice e testimone di vita eterna. Per prima vi ha preso parte, su questa Terra. Ecco perché le sue apparizioni, in particolare quelle riconosciute dalla Chiesa come quella avvenuta a Fatima, ci ricordano e ci fanno comprendere meglio l’opera di salvezza che suo Figlio Gesù Cristo ha compiuto in seguito a questi fatti.
[12] Dio, Creatore dell'universo, che gli uomini non hanno mai potuto vedere, è tanto potente da diventare piccolissimo nel grembo di una vergine di nome Maria, per poi nascere a Betlemme.
[13] La parentela di Maria con Elisabetta fa pensare che Maria fosse di stirpe sacerdotale, della tribù di Levi, così come Elisabetta era discendente di Aronne, cioè appartenente appunto alla tribù di Levi. Ci si è spesso chiesti come Maria sapesse comporre cantici, accolti poi ufficialmente: doveva aver studiato, mentre la maggior parte delle bambine non andava a scuola. La soluzione potrebbe essere questa: le bambine figlie di sacerdoti frequentavano la scuola, come avveniva per tutti i maschi indistintamente.
Dunque Gesù, ritenuto figlio di Giuseppe, era discendente di Davide e della tribù di Giuda secondo la legge, ma della tribù sacerdotale di Levi secondo la carne.
[14] Matteo reccolse la testimonianza di questi fatti direttamente da Giuseppe, a Nazareth.
Il Vangelo secondo Matteo, scritto all’origine in greco, è una rielaborazione della relazione dei fatti che Matteo aveva steso giorno per giorno in ebraico-aramaico, mentre questi avvenivano. Questa relazione era stata pubblicata un anno o due dopo l’ascensione di Gesù al cielo; Luca l’aveva tradotta in greco e la ritroviamo intatta nel sul Vangelo. Ora, i “molti” scribi, redattori del Vangelo greco di Matteo che ci è pervenuto, si accordarono con gli altri evangelisti di non scrivere ciò che era contenuto nel Vangelo di Giovanni e nel Vangelo di Luca, se non trovando ingegnosi espedienti per renderlo diverso, pur mantenendone la sostanziale verità storica. Uno di questi espedienti fu quello di “intervistare” Giuseppe. I Vangeli parlano sempre di lui al presente, lasciando interdere che non seguiva Gesù durante la vita pubblica perché era ancora impegnato nel suo lavoro, mentre Maria lo poteva seguire. Che Maria seguisse Gesù, non sempre ma in momenti particolari, e Giuseppe no, si spiega se Giuseppe era ancora in piena attività (sui 55 anni) e molto richiesto, sia per merito di Gesù che aveva reso importante la loro ditta con intelligenza divina, sia per sostituirlo quando si era dedicato alla vita pubblica. Se dunque accettiamo che gli scribi di Matteo abbiano composto il Vangelo prima dell’anno 43, possiamo anche arguire che Giuseppe avesse 60-65 anni e abbia potuto raccontare gli avvenimenti dal suo punto di vista.
[15] La storia del Messia Redentore è iniziata con annunci privati dell’angelo Gabriele a Zaccaria e a Maria e ora diventa più sociale con l’incontro e la conversazione delle due donne. Il mistero della Nuova Alleanza è affidato alla semplicità della natura, alle donne che gestiscono l’origine della vita umana e i sentimenti più intimi.
[16] Il cantico venne spontaneo alla Madre del Signore, ma venne fissato a memoria in quella casa di sacerdoti, quasi certamente in lingua greca (Lc 2,19.51; nota a Mt 28,15), come tutta la testimonianza diretta di Maria.
[17] Che Luca ha scritto, con la massima precisione. L’evangelista Luca ha potuto acquisire questi fatti presso i sacerdoti di Gerusalemme e dintorni. Non erano narrati in modo variabile, ma con racconti fedeli e fissati a memoria, trattandosi di avvenimenti sacri. Il vocabolo greco rhmata (rèmata) ha come significato principale quello di “parole”, ma anche quello di “oggetto del discorso”. Si faceva un gran parlare di queste cose, perché ci si aspettava che il bambino fosse destinato a cose importanti.
[18] Qui, come in Lc 2,19 e 2,51, non conviene usare un altro vocabolo, anche se il significato è: “con grande cura, nella mente, nella memoria” (vedere Lc 21,14).
[19] «Nei (con l’articolo) luoghi deserti»: non
erano luoghi qualsiasi del deserto e Giovanni non poteva vivere isolato, da
fanciullo. A quanto pare, erano chiamati così i luoghi, ben conosciuti dalla
gente, dove vivevano nel segreto comunità politico-religiose (vedere Gv 1).
[20] Perché ne venne indetto un altro nell’anno 7 d.C, «nel trentasettesimo anno dalla disfatta di Azio», (Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, XVIII,3-4.26), quando Quirinio fu mandato da Cesare Augusto come «dispensatore di giustizia» in Siria-Palestina. Il primo censimento riguardava tutto il mondo dominato dai Romani e perciò il re Erode non aveva alcun motivo per opporvisi, tanto più che era legato da amicizia ad Augusto. Giuseppe Flavio parla di un solo censimento e scrive: «All’inizio i Giudei, sentendo parlare di censimento delle proprietà, lo accolsero come un oltraggio, gradualmente però acconsentirono, raddolciti dagli argomenti del sommo sacerdote Joazar […] Ma un certo Giuda […] si gettò nel partito della ribellione, gridando che questo censimento ad altro non mirava che a mettere in totale servitù…». Per prima cosa, notiamo che il censimento del 7 d. C. fu un censimento “delle proprietà”, mentre Giuseppe e Maria si recarono a Betlemme per “farsi registrare”, cioè il primo censimento riguardava il numero delle persone. In secondo luogo, Quirinio era «passato attraverso tutte le magistrature fino al consolato», quindi può essere stato in Siria più volte con mansioni diverse. Infine Giuseppe Flavio ha scritto molto tempo dopo Luca, che aveva anche l’accesso all’archivio dei Tempio, e potrebbe aver confuso qualcosa dei due periodi in cui fu sommo sacerdote Joazar. Il primo fu quando era ancora vivo Erode ( Antichità Giudaiche, XVII,164.339), il secondo dopo l’esilio di Archelao (Antichità, XVIII,3). Nel primo periodo Joazar potrebbe aver convinto i Giudei ad accettare il censimento della popolazione, nel secondo potrebbe essere stato «sopraffatto da una sedizione popolare» (Antichità, XVIII,26). Luca, comunque, era ben consapevole che c’era stato questo secondo censimento, durante il quale Giuda il Galileo aveva indotto molta gente a rivoltarsi (At 5,37). In effetti Quirinio era presente in Siria-Palestina nel 3-2 a.C. dove sostenne una guerra vittoriosa in Cilicia.
[21] Giuseppe non aveva rapporti coniugali con Maria, finché non nacque Gesù. Ma non ne ebbe neppure in seguito: certamente amava Maria e insieme erano felici. La vita di Giuseppe aveva pieno valore nel partecipare al Mistero dell’Incarnazione e nel fare da padre al Figlio di Dio.
Per adesso, a Matteo non interessa come Giuseppe si è comportato in seguito. Egli vuole precisare, senza che ci possa essere ombra di dubbio, che Giuseppe non è padre di Gesù.
Matteo e i suoi scribi non si preoccupano di sostenere che Maria è rimasta sempre vergine, proprio perché il Vangelo è stato terminato nell'anno 44 circa: Maria è ancora viva, non c'è stata l'assunzione al cielo, l'attenzione è rivolta esclusivamente a Gesù. Quanto riguarda Maria entra nella Tradizione un po’ di tempo dopo la redazione dei Vangeli.
Maria non ebbe altri figli, anche se i Vangeli parlano di quattro “fratelli” di Gesù.
Infatti i primi due ricordati dai Vangeli (Mt 13,55; Mc 6,3), Giacomo e Giuseppe, erano in realtà figli di un’altra madre, anch’essa di nome Maria (Mt 27,56; Mc 15,47), sposa di Alfeo (Lc 6,15; Mt 10,3) e "sorella" della madre di Gesù (Mt 27,56; Mc 15,47; Gv 19,25). Gli altri due, Simone e Giuda, erano figli di un’altra Maria ancora, sposa di Cleofa (quello di Gv 19,25 e probabilmente di Lc 24,18) fratello di Giuseppe, padre putativo di Gesù (l’informazione ci viene dallo storico Egesippo, del II secolo, citato da Eusebio in Storia Ecclesiastica 3,11,2; 3,32,4.6; 4,22,4). Gli Ebrei consideravano fratelli anche i cugini e i parenti vicini.
Il 21 ottobre 2002 è stato annunciato in una conferenza della “Biblical Archeology Review” il ritrovamento di un’urna di pietra calcarea, lunga 50 centimetri, con la scritta “Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù” (nella scritta, aramaica, non ci sono virgole). Se il ritrovamento fosse autentico, parrebbe dire che Giacomo il minore fosse figlio di Giuseppe, marito di Maria che era madre di Gesù. Benché l’epigrafe dell’urna non accenni a Maria, ricordiamo ugualmente quanto detto sopra: i Vangeli dicono, sì, che Giacomo era figlio di una donna di nome Maria, ma anche che era figlio di Alfeo. Il nome Maria era assai diffuso, tanto che, quando Gesù fu messo in croce a Gerusalemme, c’erano almeno cinque persone di nome Maria: Maria madre di Gesù, Maria di Magdala, Maria di Alfeo (madre di Giacomo e Giuseppe, o Ioses), Maria di Cleofa (madre di Giuda e Simone) e Maria di Magdala.
Tuttavia l’urna è stata riconosciuta autentica di quel periodo, mentre l’iscrizione è un falso dei nostri giorni.
[22] Essendo inverno, solo questo gruppo di pastori, con un unico gregge, si tratteneva in campagna. Gli altri si erano avvicinati al paese e tenevano i greggi nei recinti o nelle stalle.
[23] «Signore» è il titolo con cui veniva chiamato Dio e significava anche “Re (dei Giudei)”, della stirpe regale di Davide, il quale regnò in nome di Dio.
[24] Vedere anche Lc 10,21. È l’annuncio di una civiltà impensabile, in cui ci sarà benevolenza tra gli uomini sotto lo sguardo di Dio. La nuova civiltà si potrà valutare secondo due elementi: quanta pace sorge tra gli uomini, quanta gloria viene resa a Dio. Si può addirittura rappresentare con un diagramma cartesiano, dove l’asse verticale rappresenta la gloria resa a Dio e l’asse orizzontale rappresenta la benevolenza tra gli uomini. Non è vera civiltà se non ci sono entrambi gli elementi; la civiltà è completa in proporzione ai due elementi. Ricordiamo che la benevolenza, ai tempi di Gesù era desiderata da tutti; ma si otteneva a caro prezzo la benevolenza di chi poteva garantire una vita tranquilla, cioè la benevolenza dei potenti. Bastava poi un nulla per perdere la benevolenza e spesso, con essa, la vita. Gesù nella sua vita ha usato sempre benevolenza verso tutti e l'ha lasciata come suo comandamento: avere cari gli uni gli altri come lui ha avuto cari noi. Senza contraccambio, perché così la benevolenza è vera, il mondo diventa vero e vi si diffonde la grazia, una civiltà nuova di vita e non di morte.
Gesù non si è venuto e non si è inserito nella sublimità degli intellettuali, nell’ambiente dei potenti. È entrato nelle vicende umane con semplicità, verità e carità, non contro chi gli si opponeva, ma anche per loro.
[25] Che Luca ha scritto. Elisabetta, cugina di Maria, era di famiglia sacerdotale discendente da Aronne. Maria dunque, era di casa negli ambienti sacerdotali. Si deve presumere che abbia frequentato la scuola, come altre bambine in Israele, soprattutto se di stirpe sacerdotale. Con l’aiuto dei suoi parenti poteva costituire il racconto fisso, da ripetere a memoria, dei fatti di cui era protagonista.
[26] Il senso è, ancora: «con cura, nella sua mente». Questi tre versetti (Lc 1,66; 2,19.51) sono come formule di certificazione, che garantiscono, insieme alla ripetizione di «e avvenne», la verità delle testimonianze. In tal modo, nel Vangelo di Luca, l’introduzione certifica l’origine della parte del racconto che egli ha copiato, mentre queste formule certificano l’origine delle testimonianze orali precedenti il racconto copiato. Maria, in questa precisa circostanza, ha conservato a memoria con cura ciò che i pastori le hanno raccontato. C’erano anche altre persone che potevano testimoniarlo, perché avevano udito i pastori.
Il Vangelo di Giovanni, a sua volta, è certificato da Gv 21,24-25 e da altre formule sparse nel Vangelo stesso.
[27] La “spada” non è propriamente simbolo di sofferenza, ma della parola di Dio che si realizza concretamente e con potenza. Attraverso Maria non è solo nato il Bambino Figlio di Dio, ma si realizza la parola di Dio in altri modi. Questo è avvenuto anche nelle apparizioni della Madonna nei secoli e particolarmente nei nostri tempi: nel miracolo di Fatima, il 13 ottobre 1917, i tre bambini videro l’Addolorata ma senza la spada.
[28] Questa stella, che poteva essere una cometa, apparve nei giorni della nascita di Gesù, ma non guidò i Magi lungo il cammino. Anzi, essi, dopo averla vista impiegarono del tempo per interpretarne il significato, perché arrivarono a Gerusalemme circa due anni dopo, mentre il viaggio dalla Persia poteva durare qualche decina di giorni. I Magi poterono trovare il significato della stella perché in Oriente c’erano molti Ebrei, che aspettavano il “Re dei Giudei”. Si diressero poi a Gerusalemme, perché un Re dei Giudei poteva nascere soltanto da quelle parti.
[29] Questa “stella”, che si muoveva visibilmente, non era più quella che i Magi avevano visto circa due anni prima; apparve per una o due ore soltanto, perché bastava questo tempo per arrivare a Betlemme.
[30] In realtà, combinando insieme i diversi avvenimenti storici, Gesù doveva aver compiuto un anno da poco. "Dai due anni in giù", secondo il modo di definire l'età usato dai Romani, s'intende: "dai due anni appena iniziati in giù". Ricordiamo che Matteo era stato alle dipendenze di Roma come esattore delle tasse e che il suo Vangelo era destinato alla diffusione nell'Impero Romano. Infatti questo fu il primo Vangelo a diffondersi nel mondo ed era rivolto direttamente anche alle autorità ebraiche.
[31] Erano due: Antipatro, figlio di Erode, che il
padre, messo al corrente da parte di Augusto, fece uccidere per i suoi
misfatti; Erode stesso, che morì di malattia cinque giorni dopo il figlio.
Antipatro era re da diversi anni, insieme a Erode, ma dal 4-3 a.C. il padre
aveva nominato alla successione anche i figli
Archelao, Antipa e Filippo. Erode morì dopo un'eclissi di luna,
che dovette essere ben visibile, e prima della Pasqua successiva. Lo dice F.
Giuseppe, in Antichità Giudaiche, raccontando fatti che richiedono un
intervallo di alcuni mesi. Il calcolo astronomico rileva un'eclissi totale di
luna, nella notte tra il 7 e l'8 gennaio dell'1 a.C., e la Pasqua dei Giudei si
celebrò dopo tre mesi lunari.
[32] Questo ci dice che fino a quel momento era stato un bambino molto sicuro di sé, come avviene per i bambini amati e ben educati. Era infinitamente amato dal Padre e profondamente amato dalla mamma, Maria, e da Giuseppe, sposo di lei.
[33] Che Luca mette per iscritto qui. Come nei due
esempi precedenti (Lc 1,65-66 e 2,19), si deve intendere: «serbava
accuratamente nella sua memoria tutto questo racconto degli avvenimenti».
[34] Luca scrive per l’imperatore Tiberio, attraverso Teofilo; per questo fornisce riferimenti soltanto agli anni dell’imperatore e a personaggi di nomina romana. Non menziona i consoli di quell’anno, perché Tiberio aveva nominato consoli che duravano meno di un anno o, più spesso, oltre un anno, fino “perdere” 3 anni consolari. Quando Luca scriveva, tra il 36 e il 40 d.C., questo pasticcio era ormai compiuto. Ma, se avesse scritto il suo Vangelo soltanto qualche anno dopo, avrebbe evitato di riferirsi agli anni di Tiberio, perché ufficialmente il pasticcio era stato dimenticato: si contavano di nuovo i consoli e l’anno 15° di Tiberio sarebbe sembrato il nostro 31-32 d.C., troppo tardi come inizio della vita pubblica di Gesù (vedere www.innomedimaria.it/date.htm e www.innomedimatia.it/linea/linea_del_tempo.html ).
[35] Giovanni Battista fu «mandato a battezzare»
dopo la metà dell'anno 28. Ottaviano augusto era morto il
19 agosto dell’anno 14. Ma Tiberio era stato nominato imperatore da
Augusto stesso un mese prima. Il suo 15° anno
iniziava in luglio dell’anno 28 e finiva in luglio dell’anno 29.
[36] La conversione predicata da Giovanni è «per il perdono dei peccati» e per preparare la salvezza. La conversione richiesta da Gesù è a credere in lui per avere vita (Lc 13,5).
[37] Come fanno uso delle Scritture gli evangelisti?
Luca presenta molti riferimenti all’Antico Testamento, che però non sono opera sua ma dei personaggi di cui parla.
Matteo si riferisce alle Scritture come i rabbini ebraici, in modo scolastico, per trovare ogni corrispondenza tra esse e i fatti.
Marco usa con sobrietà i passi delle Scritture, copiando da Matteo.
Giovanni cita le Scritture in modo logico, greco.
[38] Vedere Lc 22,17.
[39] Giovanni invitava ciascuno a riconoscere i propri peccati, ma non poteva perdonarli. Solo colui che avrebbe battezzato «in Spirito Santo e fuoco» avrebbe portato il vero perdono dei peccati. Ma il Battista poteva dire come tornare graditi a Dio e al prossimo: convertendosi e rimediando ai peccati commessi. Nel Vangelo di Marco leggiamo che «si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (Mc 1,5). Il sacramento della Penitenza o Riconciliazione comprendeva, agli inizi della Chiesa, una confessione pubblica dei peccati gravi, poi trasformata in una confessione davanti al rappresentante della Chiesa e di Gesù Cristo. Inoltre, come faceva Giovanni, il confessore indica che cosa fare per rimediare al peccato.
[40] Questa espressione richiama, forse, Rt 4,7-8.
[41] Giovanni, benché sia profeta e, come altri dei
movimenti ebraici del tempo, conosca l’azione dello Spirito Santo, si riferisce
ancora all’Antico Testamento e usa espressioni molto rigide, che poi Gesù
realizzerà con infinita libertà. Vedere Gv 3,36.
[42] Che cosa significa, qui, «giustizia»? Gesù era ben conscio, fin da piccolo, della sua natura e autorità divine, ma non poteva presentarsi come il Messia, come Maestro, poiché non corrispondeva ai caratteri che la gente di Israele si attendeva: non aveva frequentato scuole superiori, non proveniva da comunità messianiche, come gli Esseni o gli Zeloti, e aveva lavorato fino a quel momento. Era un laico, non sacerdote o maestro della legge o profeta riconosciuto. Ecco allora che chiese a Giovanni, che in realtà era lì apposta, di compiere nei suoi riguardi ogni atto che gli permettesse di essere accolto come il Messia atteso. Negli Atti degli Apostoli leggiamo (At 13,24): «…dopo che Giovanni ebbe predicato, innanzi al “vessillo” del suo ingresso (a Gerusalemme), un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele». Questa frase si può spiegare così: Giovanni prepara tutti gli Ebrei, poi presenta loro Gesù; dopo quaranta mesi lunari Gesù può fissare il proprio vessillo per entrare a Gerusalemme come (Messia) Re (Lc 9,51). Questo passo del Vangelo di Matteo rende chiara la risposta di Gesù ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani in Lc 20.2-4.
[43] Attraverso il battesimo di Giovanni, dunque, lo Spirito Santo consacra Gesù come Messia (in ebraico) o Cristo (in greco). Ma Luca non lo dice esplicitamente, così può fare a meno di dare spiegazioni quando due anni dopo, in giugno dell’anno 31, Giovanni Battista manda due discepoli a chiedere a Gesù se egli è «colui che deve venire»: come se il dubbio fosse personalmente di Giovanni.
Luca ha copiato il racconto dei fatti dal primo Vangelo di Matteo, che ne scriveva in “ebraico” il verbale man mano si svolgevano. Matteo però ha incominciato a scrivere a Cafarnao circa un anno e due mesi dopo il battesimo di Gesù; ha potuto sapere di questo episodio soltanto dalla testimonianza di quelli che l’avevano visto con i propri occhi. Erano in molti. Tra questi c’erano, a Cafarnao, Giovanni evangelista e Andrea, che erano stati discepoli di Giovanni Battista e poi erano diventati discepoli di Gesù.
[44] (Vedere anche 2Pt 1,17) Dio Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio. È la manifestazione più semplice della Trinità. La gente che era lì sulle sponde del Giordano poté vedere lo Spirito Santo sotto forma di colomba e poté udire il Padre dal cielo parlare al Figlio, Gesù. La colomba qui non è un simbolo di pace, ma il modo in cui lo Spirito Santo si è fatto vedere. Come un colombo viaggiatore (columba livia), fin dall'antichità, portava un messaggio di parole scritte, così lo Spirito Santo porta a Gesù «le parole di Dio» «non contate» (Gv 3,34). Come un colombo viaggiatore torna al nido dove è stato allevato, così lo Spirito, che è del Figlio come del Padre, torna al Figlio. Già mille anni prima di Cristo i Babilonesi e gli Egiziani avevano istituito un servizio di colombi viaggiatori per portare messaggi; gli ebrei erano in mezzo ai due popoli e certamente erano stati coinvolti in questo servizio, conoscevano bene i colombi viaggiatori (vedere Gn 8,11, la colomba che porta a Noè l’ulivo, come messaggio che è tornata la vita sulla terra); sappiamo che gli Ebrei allevavano colombi domestici e le colombe o le tortore venivano offerte al Tempio.
[45] Certamente non si può immaginare che Gesù abbia raccontato di essere stato nel deserto, di essere stato tentato dal diavolo e di aver respinto le tentazioni. Quaranta giorni di deserto rappresentavano probabilmente un tirocinio da sostenere per diventare ufficialmente maestro. Doveva dare prova di sicuro equilibrio personale nello spirito e nel corpo e, inoltre, saper affrontare l'avversario più potente e malvagio. Il testo greco di Luca è molto sintetico, ma tradotto letteralmente dice qualcosa di più di quello di Matteo e Marco: Gesù non era solo nel deserto, ma era «diretto nello spirito» dal Battista stesso, o da un suo discepolo di fiducia. Giovanni evangelista, mentre era discepolo del Battista, sentì raccontare il fatto e in seguito lo riferì a Matteo. Anche in questo caso Luca traduce ciò che Matteo aveva scritto in “ebraico”.
[46] Come affermano molti, non dobbiamo credere al
diavolo.
I diavoli non meritano certamente la nostra
fede. Possiamo credere soltanto a Gesù Cristo e a Dio: a Dio ci affidiamo.
Ma che il diavolo ci sia e imperversi nel mondo
è affermato dai Vangeli, o meglio da Gesù Cristo che ha scacciato i demòni da
diverse persone. Se neghiamo l’esistenza del diavolo, dobbiamo buttar via metà
del Vangelo, ma anche chiudere gli occhi sulla realtà.
Raramente, infatti, gli esseri umani hanno
intenzione di essere cattivi, eppure succede che spesso lo siano, ben oltre le
loro intenzioni. Chi ispira, conduce fuori controllo, istiga le persone che
commettono gravissimi peccati? Forse la natura? E chi ha reso così la natura,
se naturalmente nel cuore desideriamo il bene e la fede ci dice che Dio ha
creato buona ogni cosa?
È evidente la presenza di volontà cattive,
false, omicide, che influiscono sulla volontà umana. Le volontà di persone
spirituali, assai potenti: i diavoli appunto. Non che possano compiere tutto il
male che vogliono, avendo il Cristo vinto il loro regno, ma sono comunque
sempre all’attacco.
Un altro aspetto dobbiamo ricordare.
Gesù Cristo ha ingiunto di non odiare nemmeno i demoni, di non gioire quando vengono sconfitti ma di gloriarci se i nostri nomi sono scritti in Cielo. Possiamo affermare che Dio, nonostante tutto, voglia bene anche ai demoni, che ha creato buoni e che si sono ribellati immediatamente a Lui. Li ha creati liberi e la libertà personale è, per Lui, così importante da rischiare di avere creature ribelli e cattive. Dio redime anche i diavoli? Non lo possiamo sapere e l’eventualità non riguarda la nostra vita.
[47] È certamente impossibile che Gesù non si sia nutrito di nulla per quaranta giorni. Soltanto Luca dice che «non mangiò nulla» (in un codice dell’VIII secolo, che si trova nella Biblioteca Nazionale di Napoli, è stato aggiunto «né bevve»). Matteo dice che Gesù digiunò quaranta giorni e quaranta notti. Marco non accenna al digiuno. Che Luca esageri un po’ non significa che sia inesatto storicamente, lo fa soltanto per rendere comprensibile la prima tentazione. Il digiuno, poi, sia per gli Ebrei sia per noi, dev’essere adempiuto in modo che possa durare per tutto il tempo stabilito.
[48] Le tentazioni sostenute da Gesù riassumono le tentazioni del diavolo agli uomini: esse producono nel mondo quanto è spiegato in 1 Gv 2,16: bramosia della carne, bramosia degli occhi ed esibizione della vita.
[49] Ciò che si è detto delle traduzioni del Vangelo di Luca vale anche per Giovanni. Deve essere tradotto dal greco in modo letterale e con grande impegno. Le prime traduzioni in latino, spesso superficiali, hanno stravolto parole fondamentali del Maestro Figlio di Dio e hanno relegato nell’ombra le testimonianze storiche precise che il Vangelo contiene.
Il Prologo del Vangelo di Giovanni, dal versetto 1 al 18, va inserito dopo la morte di Giovanni Battista e le due moltiplicazioni di pani e pesci su un monte vicino a Betsaida. In quel momento lo si comprende appieno.
[50] L’evangelista Giovanni ha incominciato a scrivere in questo momento, non perché fosse assente quando il suo maestro, Giovanni Battista, aveva battezzato Gesù, ma proprio perché sono venuti da Gerusalemme gli inviati dei Giudei. Alcuni di questi conoscevano già l’evangelista e, avendo creduto, lo incaricarono di scrivere, soprattutto perché potesse convincere i maestri e condiscepoli precedenti. Egli infatti era ragazzo, aveva degli amici lontano da Gerusalemme e da Betania di Transgiordania, ossia presumibilmente a Gamla. Poteva aver seguito il Battista da quando aveva iniziato a battezzare, da circa un anno, dopo aver frequentato a Gamla le scuole normali, fino a dodici o tredici anni. Questo evangelista ha potuto raccontare il fatto del battesimo e dei quaranta giorni nel deserto a Matteo, incaricato anch’egli in seguito da alcuni capi di Gerusalemme di riferire per iscritto su Gesù. Poi Matteo ha avuto il tempo di informarsi personalmente presso il Battista, prima che questi venisse imprigionato da Erode.
Giovanni Battista testimonia che Gesù ha molte caratteristiche previste per «colui che deve venire», senza mai affermare che egli è il Cristo (vedere Lc 7,19).
[51] Giovanni parla di Giudei intendendo proprio gli ebrei di Giudea, quasi contrapposti a quelli di altre regioni: i Galilei, i Samaritani e i Greci di nazione ebraica.
[52] Nella traduzione del Vangelo di Giovanni dal greco è necessario mantenere i verbi che sono al tempo presente, perché ci aiutano a cogliere la concretezza storica delle testimonianze di Giovanni e l’accuratezza dello scriba che le ha copiate, anche se in questo modo i collegamenti temporali non risultano molto corretti in italiano. È infatti difficile collegare con i verbi al presente quelli che, in greco, sono all’aoristo. Per i greci questo era un tempo indeterminato, che per noi può essere, secondo i casi, passato remoto, passato prossimo, trapassato, perfino presente. Lo scriba ha potuto così mescolare tranquillamente presente e aoristo, mentre per noi ci sono difficoltà.
[53] Ci possiamo chiedere perché Giovanni non conoscesse Gesù, se le loro madri erano cugine o almeno parenti. È però facile spiegarlo: Giovanni era vissuto in Giudea «in luoghi deserti», in comunità religiose, studiando e facendo penitenza; Gesù invece aveva lavorato a Nazaret.
[54] In quel periodo, a quanto sembra, si parlava
molto dello Spirito Santo, o almeno ne parlavano molto alcuni gruppi religiosi,
e la gente lo sapeva.
[55] Giovanni Battista non
conosceva ancora Gesù, pur essendo suo parente, per la distanza che li separava
e perché non era vissuto in famiglia. Per poter dare testimonianza al Messia aveva ricevuto il primo segno quando una parola di Dio gli
aveva detto quello che è scritto in Gv 1,33 e gli aveva dato il mandato
profetico (Lc 3,2).
Nel Vangelo di
Giovanni non è descritto il momento in cui il Battista incontrò Gesù, lo
battezzò e si videro segni dal cielo. Questi fatti sono sottintesi, perché li
raccontava il "Vangelo ebraico di Matteo" e li riportava fedelmente
Luca. È appunto Luca, con gli altri sinottici, a farci sapere quando Giovanni
Battista vide lo Spirito Santo discendere su Gesù e udì la voce di Dio Padre
chiamarlo «Figlio»: «E vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio
prediletto; in te mi sono compiaciuto» (Lc 3,22).
Nel Vangelo di
Giovanni non sono raccontate nemmeno le tentazioni nel deserto. Ma Giovanni ha
potuto dire: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo»
perché qualcuno vicino al Battista, o lui stesso, aveva osservato Gesù durante
quei quaranta giorni. Gesù aveva sostenuto tentazioni tali che, per vincerle
pienamente, doveva per forza essere «l'agnello di Dio, colui che toglie il
peccato del mondo». Le tre tentazioni riassumono proprio il «peccato del mondo»
che è precisato da 1 Gv 2,16: «perché tutto quello che è nel mondo, la
bramosia della carne, la bramosia degli occhi e l’esibizione della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo».
Anche dalle tentazioni
Giovanni Battista aveva ricevuto conferma «che questi è il Figlio di Dio»
(vedere Lc 4,9).
L’uomo che aveva
appena battezzato era: «colui che battezza in Spirito Santo», «colui che toglie
il peccato del mondo», «l’agnello di Dio», «il Cristo». Giovanni ha
testimoniato tutto questo.
Ecco perché Gesù fu subito accettato come maestro: il Battista l'aveva presentato, «fatto conoscere ad Israele». Ed ecco perché gli evangelisti danno tanta importanza a Giovanni: egli ha spianato legalmente la via a Gesù (At 13,24), avendo a sua volta ricevuto un mandato profetico da Dio.
[56] In questo iniziale incontro con Gesù, quali sono stati i motivi che hanno convinto i cinque giovani a seguirlo? Egli, finalmente, era il Cristo atteso da molti in Israele e Giovanni Battista ne aveva già parlato al popolo. Sono ragioni convincenti anche per gli uomini di oggi? Di Gesù Cristo abbiamo sentito parlare ormai molto e ci siamo abituati a lui, ma se lo conoscessimo veramente lo troveremmo straordinario anche per la nostra vita. Vedere anche Gv 2,11.
[57] Il luogo dove era ospite Gesù non era un luogo qualsiasi. Dato il riserbo con cui ne parla l’evangelista, senza riferire alcun nome, poteva trattarsi della comunità di una setta religiosa, come quella di Gamla, sempre pronta ad accogliere il Maestro (vedere F. Giuseppe Guerra Giudaica, II,57: i “briganti” presenti in Perea erano in realtà zeloti o loro amici, come gli abitanti di Gamla che presto credettero in Gesù). In questi luoghi Gesù ritornò nel terzo anno di vita pubblica, dopo essersi trasferito dalla Galilea i Giudea (Gv 10,40).
[58] Giovanni di Zebedeo incominciò quel pomeriggio a scrivere le sue testimonianze su Gesù.
[59] Per tornare in Galilea percorsero la riva orientale del Lago di Tiberiade, così che il discepolo Giovanni potesse deviare per qualche ora e risalire la valle di circa otto chilometri che conduceva a Gamla, dove era stato a scuola, per riferire ai suoi maestri, di lingua greca, di avere scoperto il Cristo-Messia.
[60] Natanaele Bartolomeo (figlio di Tolomeo) era di Cana di Galilea (Gv 21,2).
[61] Ilaria Ramelli, Gesù: nessuno
sgarbo a Maria, in: IL TIMONE,
115, Luglio/Agosto 2012, pagg. 26 – 27. «Maria voleva sollecitare Gesù a fare
qualcosa, ma Gesù risponde che porre rimedio alla situazione non spetterebbe né
a lui (che non ha ancora incominciato a compiere miracoli) né a lei». «Non ci
riguarda; noi siamo ospiti, non dobbiamo organizzare noi il banchetto». “Donna”
in tono, si direbbe, scherzoso.
[62] Era una persona che di mestiere organizzava cerimonie e banchetti.
[63] Rammentiamo che questo fatto è storico, vero, ed è il secondo Mistero della Luce nella preghiera del Rosario. Il Figlio di Dio, fatto uomo, si lascia condurre dalla delicatezza di sua Madre. E inizia la vita pubblica prendendosi cura, senza limiti, di ogni delicatezza delle persone. Aggiunge all’allegria di questa festa il vino migliore, con tutto ciò che ne segue. Il Figlio e la madre, Maria, sono attenti a ogni esigenza di due sposi e, nello stesso tempo, li proteggono e guidano la situazione. È chiaro che allo stesso modo sono attenti a ogni relazione tra ragazzi e ragazze, li proteggono e li guidano. Con discrezione ma con grande sollecitudine. Ma è altrettanto chiaro che, per beneficiare della loro attenzione, occorre conoscere concretamente il Maestro e la Madre, le loro parole e le loro azioni, secondo la testimonianza dei Vangeli di Luca e di Giovanni.
[64] Il Vangelo di Giovanni contiene solo alcuni momenti della vita pubblica di Gesù. Sono «segni» che egli ha compiuto «di fronte ai suoi discepoli», lezioni fatte di azioni e discorsi. Anzi i discorsi, impossibili per un uomo, sono dettati da Gesù stesso in greco al giovanissimo discepolo, il quale li ha annotati parola per parola; Gesù stesso lo correggeva quando era necessario.
Gesù non ha iniziato con insegnamenti, ma con un miracolo per dare allegria a una festa di nozze. Lo sposo si è trovato certamente in grande difficoltà, ma non era una questione di vita o di morte. Ecco, Gesù è Maestro di vita in tutti i momenti della giornata; possiamo dire che lo è particolarmente quando stiamo facendo ciò che desideriamo, quando le cose ci vanno bene e stiamo intraprendendo cose importanti, quando si presentano piccole ma decisive difficoltà.
Per il suo vino, certamente, più di uno si è ubriacato. Erano un po’ brilli già prima, per il vino preparato dallo sposo, certamente buono. Figuriamoci con tutto quell’ottimo vino aggiunto da Gesù, quale allegria può essersi diffusa. Ma Gesù Cristo voleva attribuire al matrimonio un’importanza fondamentale e quel vino, quella sorpresa, avrebbero aiutato gli sposi a volersi bene per tutta la vita.
Gesù è venuto per dare vita e consacrare i momenti più importanti e belli dell’esistenza delle persone.
[65] La traduzione corrente è «credettero in lui». Tuttavia è evidente che già i discepoli “credevano” al loro Maestro, ma non si erano ancora ufficialmente “affidati” alla sua scuola. Gesù ha voluto segnare questo passaggio con un miracolo, «segno» della sua divina credibilità come Maestro.
Vedere Gv 1,37: che cosa ha convinto i cinque discepoli ad aderire giuridicamente a questo Maestro? I discepoli erano giovani, tra i 13 e i 25 anni e partecipavano alla gioia, alla passione, ai pensieri degli sposi, che avevano più o meno la loro età. Gesù, con il suo miracolo, confermava il valore di tutto questo, comfermava il valore di tutta la vita umana. Seguendo lui non andava più perso nemmeno un attimo della vita. Anche oggi chi segue Gesù Cristo si trova nella stessa situazione? Probabilmente ciò avviene solo se torniamo a cercare la presenza di Gesù Cristo in modo concreto, storico, semplice come i Vangeli lo testimoniano. Credere in lui e affidarsi a lui ha pieno valore, se lo rivediamo e risentiamo tra noi. E lo Spirito Santo ci guida in questo (Gv 16,14).
[66] In questo momento Matteo Levi, che lavorava come esattore a Cafarnao, luogo di passaggio per il commercio in molte direzioni, si è reso conto di aver incontrato il Messia e ne ha riferito ad alcuni capi di Gerusalemme. Essi ne erano già informati, per mezzo di quelli che avevano udito la testimonianza di Giovanni battista al Giordano, e gli affidarono l’incarico ufficiale di scrivere ciò che Gesù diceva e faceva.
[67] I venditori di animali svolgevano un compito necessario perché potessero svolgersi i sacrifici al Tempio; è così i cambiavalute, perché a Gerusalemme, nelle feste di pellegrinaggio venivano Ebrei di tutto il mondo e al Tempio era accettato come moneta soltanto il siclo di Tiro.
[68] Dalle tenebre del mistero è giunta la luce. Parafrasando: «Il Figlio dell’uomo ha potere su queste pietre, che voi avete dedicato a Dio. Ha potere su tutto l’universo. Se voi distruggeste questo Tempio, io potrei farlo risorgere in tre giorni; ma farò qualcosa di più straordinario: farò risorgere il mio corpo, che è il nuovo tempio di Dio, dopo che voi mi avrete ucciso». Il Tempio ha terminato la sua funzione, sostituito dal corpo di Gesù Cristo. Attraverso momenti come questo, accompagnati da spiegazioni più o meno esplicite di Gesù, gli ex maestri di Giovanni di Zebedeo raggiunsero la convinzione che Gesù fosse «la luce che illumina ogni uomo» e lo scrissero nel Prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1,9) appena dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Nell’Apocalisse lo chiamarono «la stella splendente del mattino» (Ap 22,16).
[69] A partire dall’inverno
tra il 18 e il 17 a.C. Vedere la pagina “date”.
[70] Gesù insegnava nella realtà complessa della nazione ebraica, più complessa ancora a Gerusalemme, ma era ascoltato da tutti per la semplicità divina con cui risolveva i problemi provocati dal peccato e dal male in genere, opera del diavolo. Gesù guidava sempre a un bene creativo, partendo dalla situazione così com’era, senza bisogno di alcuna condizione favorevole. Per questo molti credevano in lui, avendo compreso che nulla e nessuno poteva allontanarli da lui, sconfiggere il suo insegnamento.
[71] Come invece facevano, ad esempio, gli esseni (vedere Flavio Giuseppe, Guerra Giudaica, II,142) e forse ogni rabbi ebreo, con grande rigore. Le frasi seguenti che non giustificano un riserbo da parte di Gesù.
[72] Sono presenti anche i discepoli di Gesù, o perlomeno Giovanni, il discepolo di cui Gesù aveva particolare cura.
[73] Nicodemo e altri farisei credenti.
[74]Questo colloquio di Gesù con Nicodemo è comprensibile con chiarezza soltanto se ammettiamo che sia avvenuto in lingua greca. Tutto il Vangelo di Giovanni è facilmente comprensibile se ammettiamo che sia stato scritto direttamente in greco e che Gesù, quando occorreva, parlasse in greco, così che il discepolo Giovanni scrivesse subito in questa lingua. Dunque Giovanni riporta le parole originali di Gesù, pronunciate in greco (vedere anche Gv 12,20-32; 14,31b).
Ora, notiamo che questo dialogo ruota intorno al significato del termine greco «ànothen». Non è un’idea peregrina, se consideriamo il nome del personaggio che va da Gesù. Nicodemo è un nome decisamente greco, composto da “nikos” e “demos”. L’avverbio greco anwqen (ànothen) ha tutti i significati spaziali e temporali contenuti nelle espressioni “dall’alto (in basso)”, “di nuovo”, “dall’inizio (alla fine)”, “da cima (a fondo)” (Gv 19,23). Gesù li vuole includere tutti. Nicodemo invece ha colto un significato che gli pareva più immediato: «di nuovo», ma “secondo la carne”. Questo potremmo comprendere anche noi: Gesù sembra lasciar intendere che una persona che nasce non sia nata completamente. Ma che cosa intende realmente? Gesù spiega che, per completare la nascita naturale, una creatura umana ha bisogno di una nascita dell’anima, cosciente e volontaria, se vuole vedere il Regno di Dio. Occorre convertirsi a Gesù Cristo (acqua, cose della Terra, Gesù che si vedeva in quegli anni) e ricevere lo Spirito Santo (cose del Cielo, invisibili). Il Maestro rivela che questa nuova nascita rende capaci di superare spazi e tempi, di vivere realtà che sembrano impossibili secondo la carne, cioè di avere parte al Regno che supera concretamente le angustie della vita naturale e mette in comunione concreta con il Cielo. Il Figlio di Dio ci invita a non stupirci di tutte queste cose che intende comunicarci.
[75] Gli insegnamenti di Gesù Cristo, come ci sono riferiti da Luca e Giovanni, occasionali ma interi, sono fondati in Dio Creatore e nella realtà più profonda della natura, di quella umana in particolare. Colgono nel segno e sono semplici. Non c’è bisogno di andarne a cercare di più profondi, più aggiornati o sicuri. Rimangono nei secoli, e fanno da riferimento per ogni nostro sistema di educazione e di istruzione che voglia essere efficace. Anche per questo aspetto, però, occorre rivedere accuratamente la traduzione dal greco, considerando il valore storico di Luca e Giovanni. Allorché si ritenga che i Vangeli di Matteo e Marco siano più fedeli ai fatti e alle parole autentiche di Gesù, si cerca di sottomettere la traduzione di Luca e Giovanni a ciò che dicono i primi due Vangeli e l’insegnamento di Gesù appare, più che altro, moralistico.
[76] Gesù darà l’acqua di vita (Gv 4,14), la sua carne, il «cibo di vita» che il Padre dà agli uomini. Il Battesimo è immersione in quest’acqua. Ma qui Gesù riassume, nel simbolo dell’acqua, tutta l’Antica Alleanza o Antico Testamento. Gli ebrei si purificavano in bagni rituali chiamati mikveh e a Gamla, come a Qumran, ne sono stati riportati alla luce numerosi. Si deve, dunque, rinascere come fedeli di Mosè, ma rinnovati dallo Spirito Santo inviato dal Cristo Re. I Vangeli non si capiscono, se non si tiene presente che Gesù non abolisce la Legge, ma la completa; un ebreo, che intenda essere suo discepolo, deve osservare in modo corretto la Legge mosaica. Per chi non era ebreo, anche agli inizi della Chiesa, non era richiesta l’osservanza di ogni disposizione della legge ebraica.
[77] Gesù è nato da Maria per opera dello Spirito. Ma, quando il Battista lo ha battezzato al Giordano, ha pure ricevuto dallo Spirito le parole del Padre, la «voce» con cui dirà «le cose celesti». Inoltre di Gesù non si sa «da dove viene e dove va», eppure è il Cristo che deve venire. Non è Giovanni Battista il Cristo, come pensavano molti in Israele, anche se ha compiuto un percorso preciso, religioso e legale.
[78] Questa doveva essere una domanda tipica che si rivolgeva a un maestro per ottenere spiegazione. Gesù dunque spiega a Nicodemo come si nasce davvero dall'alto, dallo Spirito, e che cosa significhi «non sai da dove viene e dove va».
[79] È Gesù stesso, con i suoi discepoli, a certificare. La certificazione e il senso di questo passo del Vangelo non si comprendono se non si ricostruiscono le circostanze storiche. Non sono state appositamente descritte, perché ci si rendesse conto che, più si ricerca la verità storica, più viene precisato quello che è certificato. Questa è anche la prima lezione che Gesù tiene «di fronte ai suoi discepoli» (Gv 20,30), rivolgendosi a Nicodemo (e ai Giudei), ma dettando in greco a Giovanni e tenendo presenti anche i “fratelli” di Giovanni a Gamla. Tra questi c’erano maestri della Legge.
[80] Gesù parla di quello che conosce.
[81]I discepoli testimoniano le cose straordinarie che hanno già visto.
[82] Qui Gesù parla a nome del discepolo, per certificare la sua testimonianza. Giovanni ha testimoniato ciò che ha visto ma non potrà testimoniare ciò che Gesù rivela e che nessuno può vedere, se i “fratelli” di Gamla non credono ai fatti «terreni». L’Antica Alleanza e la presente testimonianza sono ancora cose della terra; ciò che dirà Gesù, secondo le parole portate a lui dallo Spirito, è cosa che viene dal cielo.
[83] Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato a mostrare ciò che egli rivela agli uomini e ciò che Dio Padre ha voluto realizzare in lui per la salvezza del mondo. Sarà innalzato sulla croce, ma una persona che patisce attira inevitabilmente l'attenzione di tutti quelli che vedono o ne sentono parlare. Perciò il Figlio dell'uomo sarà innalzato all'attenzioni degli uomini. Ma sarà innalzato definitivamente da Dio Padre, alla sua destra, perché le sue parole e le sue opere espresse nella vita pubblica siano confermate nel loro valore eterno. Quanto conosceremo dunque di lui, seguendo i fatti, non avrà mai scadenza. L'uomo Cristo Gesù è il solo mediatore tra Dio e gli uomini (1 Tm 2,5), l'unico che ha potuto parlare di Dio con cognizione di causa e che ha potuto rendere gli uomini partecipi delle cose del Padre. Innalzato dal Padre con la croce e la risurrezione, rimane mediatore per sempre. Per inciso, la mediazione unica del Cristo Re non significa che solo lui possa intercedere per noi presso il Padre, ma che nessun altro, concretamente e storicamente, è venuto da Dio per metterci veramente in comunione con il Cielo.
[84] Ti svegli al mattino e sei preso da timore infinito, perché
l’universo immenso non ti risponde, non lo puoi dominare e ti può fare del
male; perché la società è complicata e pochi ti vogliono bene, ti senti solo.
Questo è il sentimento
di fondo della vita.
Già gli Ebrei, essendo
il popolo che ha ricevuto l’alleanza dell’unico vero Dio ma non conoscendolo
come Padre, sentono come soluzione la necessità di dominare l’universo e la
società.
Gesù Cristo, invece,
che è il Figlio di Dio e si è fatto
uomo, piccolo nell’universo e solo nella società, ha insegnato da che parte
prendere l’universo (partendo da piccole cose) e da che parte prendere la
società (partendo dall’avere caro chi ci passa vicino).
Cristo non ha eliminato l’evidente piccolezza e solitudine di ciascuno di noi, le ha vissute egli stesso. La croce ne è il simbolo e la realizzazione più precisa. L’universo ci può schiacciare, fermare; le persone ci possono inchiodare. Ma saremo sempre nelle mani del Cristo, che poi è risorto. Nessuno e nulla ci può allontanare da lui e nulla di noi andrà perso, nemmeno un capello, e nulla può schiacciare veramente la vita che il Creatore ci ha dato.
[85] E la spiegazione del versetto 8, in cui Gesù parla dello Spirito.
Nel Vangelo di Giovanni sembra che Gesù parli un linguaggio un po’ diverso da quello che appare negli altri Vangeli, e alcuni passaggi appaiono poco legati. La spiegazione sta in questo: si devono immaginare frequenti domande poste dall’evangelista a Gesù, che non sono state scritte per modestia e per ragioni di spazio. Giovanni era stato, fino a pochi mesi prima, a scuola dai dottori di Gamla, poi aveva seguito Giovanni Battista.
[86] La spiegazione data da Gesù è davvero magistrale, ma occorre riconoscerne la concretezza: ciò che tutti conosciamo, il mondo (e anche l’Antico Testamento?), è tenebra, perché riusciamo a capirne molto poco. Invece Gesù spiega nella sua "lezione" che chi nasce dallo Spirito viene da Dio, compie opere di Dio, e va alla luce. Ciò è inconcepibile nel mondo di tenebre. La capacità per fare questo viene dunque da dove il mondo non sa, ma fa compiere al credente opere che sorprendono il mondo («non sai... dove va»), perché compiute realmente in Dio.
[87] Questo luogo non è stato identificato con sicurezza. Si trovava “nella terra di Giudea”: il Vangelo di Giovanni non è affatto approssimativo. Il luogo si trovava anche “dalla parte di qua del Giordano” (v. 26), essendo in Giudea, perciò poteva essere di fronte a dove Giovanni battezzava prima. Si trovava in una delle valli della Giudea, che sono sotto il livello del Mare Mediterraneo e hanno sorgenti d’acqua proveniente dal territorio di Palestina che si trova ad altitudini maggiori. Da lì, per andare in Galilea, si doveva attraversare la Samaria e dunque ci si trovava addentro nella valle, lontano dal Giordano. Osservando la cartina, si notano due valli con queste caratteristiche, tra la Giudea e la Samaria: una nella località chiamata oggi Ma’ale Efrayim e l’altra, più a nord e con un corso d’acqua perenne, che sale fin verso Nablus e il monte Garizim. Se però teniamo presente che Gesù, salendo in Samaria, si fermò al «pozzo di Giacobbe», questo doveva essere ancora nella valle. Benché fosse «profondo» la sua acqua doveva provenire da luoghi più elevati (lì non ci sono monti con la neve), rimane una sola possibilità. La valle in cui battezzavano Gesù e Giovanni era la seconda, una lunga valle con acqua perenne che iniziava in Giudea e saliva in Samaria.
[88] Perché anche Gesù battezzava come Giovanni? Quell'anno, il 29 d.C., fu un anno giubilare (dell'Antico Testamento), dall'inizio dell’autunno del 28 oppure del 29, e Gesù colse l'occasione per sostenere Giovanni nell'annunciare il perdono dei peccati. Quando poi tornò in Galilea inaugurò un suo "anno di grazia", del Regno di Dio e della Nuova Alleanza.
[89] La setta religiosa e politica, a cui Giovanni rivolgeva la sua certificazione, si considerava come «la sposa» che attendeva lo «sposo», il Messia (vedere Ap19,8; 22,17).
[90] Gesù Cristo, che viene “(giù) dall’alto” (Gv 3,3). L’evangelista Giovanni in questi giorni è in cerca di certificazioni dei fatti che stanno accadendo e dei quali scrive le testimonianze. Fa leggere a Giovanni Battista, suo maestro prima di Gesù, quanto ha già certificato Gesù, e il Battista certifica usando anch’egli il termine greco ἄνωθεν, che ha diversi significati. Per questo ripete subito la frase, specificando: «dal cielo». Anche Giovanni Battista conosceva il greco e lo parlava.
[91] Il Battista stesso.
[92] Giovanni Battista certifica la testimonianza scritta (vedere Gv 21,24) di Giovanni di Zebedeo. Certifica di non essere lui il Messia, come credevano i "fratelli" di Gamla, il Messia è «colui che viene dall'alto».
[93] Nessuno dei “fratelli” di Giovanni.
[94] È appunto Giovanni evangelista, che fa certificare al Battista. Non vengono certificate le parole di un uomo, che viene dalla terra, ma le parole e le opere di Dio.
[95] Vedere 1 Gv 5,20: ἀληθής e ἀληθινός sono usati con un significato identico. Il resto viene dalla logica. Infatti, quale uomo potrebbe mai testimoniare che Dio è veritiero? E poi: veritiero riguardo a che cosa? Non c’è qui alcuna parola di Dio da “verificare”. Troviamo successivamente certificazioni come questa in Gv 3,11; 19,35; 20,5-7 e 21,24.
[96] Consultare le note a Lc 3,22.
[97] Vedere anche Lc 3,17: le dichiarazioni rigide di Giovanni Battista non appaiono adeguate all’insegnamento e all’opera di Gesù Cristo. In realtà il Battista è un profeta sicuro di ciò che gli è stato comunicato da Dio, ma è in linea con l’Antico Testamento. Nemmeno lui ancora sa quali grandi cose compirà il Cristo, lo sposo (Gv 3,29). Questo suo legame, rigorosamente ebraico, e il suo insegnamento rigido (Lc 5,33) sono alla base dei dubbi che esprimerà a Gesù, inviando a lui due discepoli (Lc7,19), dopo aver conosciuto gli avvenimenti straordinari e ben diversi dall’idea che gli Ebrei avevano del Messia-Cristo atteso.
Questo brano (Gv 3,30-36), che parla in tempo presente dell’attività di Gesù, del Battista e di Giovanni di Zebedeo, dimostra che il Battista è ancora vivo nel momento in cui Giovanni evangelista certifica e fa certificare la testimonianza scritta.
[98] La precisazione non vuol dire che in quel momento non ci fosse nessun altro fuorché la donna, che potesse dargli da bere; vuol dire che nessun altro aveva a portata di mano un secchio. Giovanni, che era presente, avrebbe dovuto cercarlo per le case.
Qui Giovanni doveva giustificare il fatto che una donna avesse potuto parlare con il Maestro liberamente. Secondo la mentalità della setta dei suoi “fratelli”, o di tutti gli ebrei, un maestro doveva tenere le distanze dalle donne (vedere Gv 2,4). Se fossero stati presenti i discepoli adulti, avrebbero provveduto a chiedere alla donna l’acqua per Gesù. Giovanni, che era lì e scriveva, era troppo giovane per osare impedire alla donna di parlare con il Maestro o fare osservazioni a lui. Questo Maestro in realtà era talmente autorevole che nemmeno i discepoli adulti, quando tornarono, osarono dirgli niente. Giovanni si è così pienamente giustificato per non aver impedito questo incontro irregolare.
[99] È un’immagine di sicurezza divina per la nostra vita. Noi non possiamo temere che l’acqua, quella normale, marcisca, si deteriori o diventi qualcos’altro di negativo: l’acqua è sempre facilmente recuperabile in ogni situazione, sia dal fango, sia dalle pietre dove è contenuta, sia quando è stata scomposta con l’elettrolisi.
L’acqua è un po’ dappertutto e fa vivere tutti gli organismi viventi.
L’acqua viva è tutto questo, ma in movimento speciale, una sicurezza e realtà positiva che diventa sempre nuova, più sicura, più positiva, essendo opera del Figlio di Dio Creatore. È senz’altro immagine della grazia e della salvezza che Gesù Cristo dà agli uomini in questo mondo.
Non serve altro per vivere e avere iniziative buone nella nostra realtà.
Oggi possiamo dire che la nostra civiltà, a cui tutti attingiamo come a un pozzo, è stata costruita da questa “acqua viva” che Gesù dà ai Cristiani. È frutto del nuovo comandamento di Gesù (Gv 13,34), della promessa delle Beatitudini (Lc 6,20-26), dell’ascolto e della pratica delle parole di Gesù (Lc 6,46-49).
Questo significato, che mi pare molto immediato e fondamentale, non viene mai messo in evidenza nei libri del Nuovo Testamento. È un motivo in più per dire che Giovanni ha scritto esattamente le parole di Gesù, non ha scritto dopo una lunga riflessione, ma subito e senza comprendere tutto.
[100] "In" Gerusalemme, al Tempio, dove si andava in pellegrinaggio per le feste.
[101] Dunque era la fine di gennaio. Questo spiega il fatto che Gesù si sia fermato al pozzo, sotto il sole di mezzogiorno, a parlare tranquillamente, e che poi i discepoli si siano fermati a mangiare. Ma, se era la fine di gennaio, erano passati circa dieci mesi da quando Gesù era stato a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Ciò, considerando l’insieme della vita pubblica di Gesù, è incompatibile con la durata di tre anni, come si ritiene tradizionalmente. Si deve aggiungere un anno in più, così che complessivamente è durata dal gennaio del 29 d.C. ad aprile del 33.
[102] I discepoli hanno davanti solo “quattro
mesi” di lavoro: non hanno “preparato il terreno” e non hanno “seminato”. La mietitura è un momento atteso
per mesi e mesi, tra lavori di coltivazione, speranze e trepidazioni. Si lavora
alacremente, e anche con entusiasmo, per
preparare quel momento. Gesù paragona il suo desiderio di compiere la missione
affidatagli all’entusiasmo di un ragazzo, che dimentica anche di mangiare per
fare ciò che ha deciso con gli amici o ciò che gli è stato chiesto di
importante da un adulto. Non dobbiamo dimenticare che in quel momento i
discepoli di Gesù erano tutti giovani, con un’età compresa tra i tredici e i venticinque anni.
[103] Con questo Gesù invitava i suoi giovani
discepoli a sognare il futuro buon raccolto; li incoraggiava ad agire come se
fosse già in atto. Anche se non sembrava ancora il momento della mietitura, Gesù
aveva già offerto alla Samaritana l’acqua che zampilla in vita eterna e si era
già presentato come Cristo (Re) di verità (Gv 18,37). Il suo Regno non dipende
da questo mondo (Gv 18,36) e in quel momento offriva anche un cibo,
indipendente dalle stagioni, per la vita eterna nel suo Regno. Stavano già per
credere in lui i Samaritani ed era la grande prospettiva che Gesù
offriva. Non era uno sforzo di immaginazione, ma la
possibilità di raccogliere con lui ciò che era (ed è anche oggi) già
stato seminato da molti nella storia del mondo. Con Gesù Cristo è sempre il
momento buono per mietere e raccogliere frutto per la vita eterna. Se di questo frutto può godere insieme chi semina e chi miete, vuol
dire che Gesù sta inaugurando la vita eterna nel mondo, dove è certamente presente chi miete.
La mietitura è il primo raccolto importante dell’anno, il “raccolto della giovinezza”. Ma Gesù, che è giovane, invita i suoi discepoli preadolescenti (Andrea e Giovanni avevano circa 14 anni) a immaginare, anzi a vedere già pronto questo raccolto. Agli adolescenti la prospettiva di risultati concreti, validi nel mondo degli adulti, è uno stimolo inestimabile per impostare in modo giusto la propria vita.
[104] Chi “semina” non è pienamente consapevole del valore delle sue azioni; chi miete raccoglie senza conoscere tutti i precedenti e conferisce al raccolto il valore per la vita eterna, secondo le direttive e le prospettive di Cristo. I compiti sono differenziati per la dignità di ognuno, perché l’opera sia svolta in modo più completo e perché insieme possano godere di un frutto straordinariamente abbondante.
[105] Lc 4,28-29.
[106] Giovanni chiama “re” il tetrarca Erode Antipa. In Galilea non potevano esserci altri re. Così Erode poté conoscere quale potere aveva Gesù e, in seguito desiderava vederlo (Lc 9,9) e inventò anche un trucco per ottenere di incontrarlo (Lc 13,31); ma lo ebbe davanti soltanto dopo che fu arrestato dai capi giudei (Lc 23,8).
[107] Quando creò il mondo, «Dio disse»... «Sia la luce», ... «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque»,... «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto»... Tutto Dio creò con la sua parola. Anche Gesù "ripara" la natura malata con la sua parola soltanto, mostrando così segni della creazione da parte di Dio.
[108] Questa ha tutta l’aria di una testimonianza di Giuseppe, che aveva allevato Gesù a Nazareth. Giuseppe non si allontanava dalla sua città e dal suo lavoro, ma Luca lo poté incontrare quando seguì Gesù nel suo ultimo viaggio in Galilea. In quell’occasione Luca raccolse varie testimonianze e poté udire molti discorsi del Maestro, che poi ha riferito nel suo Vangelo in ordine cronologico.
[109] Quest’uomo è nominato di sfuggita. Ma fu testimone del fatto e il suo incarico era di aver cura dei rotoli sacri della sinagoga. Era nella condizione di scrivere il racconto ufficiale di ciò che avvenne quel giorno. È lui la fonte da cui Luca ha acquisito questa testimonianza, scritta. Come l’ha acquisita? Lo stesso incaricato potrebbe aver seguito Gesù a Gerusalemme ed essere rimasto nel gruppo dei discepoli; inoltre Luca seguì Gesù in Galilea, in dicembre dell’anno 32 (Lc 14,25-17,11), ed è possibile che si sia recato a Nazareth.
[110] Si parla di Giuseppe come di una persona che “è” ancora viva.
[111] Nei codici greci più autorevoli troviamo la preposizione εἰς (èis), che sembra indicare un’azione di Gesù in favore di Cafarnao. Aveva compiuto i segni più importanti a Cana, anche in favore di Cafarnao, poi aveva agito in tutta la regione circostante ma non particolarmente a Cafarnao. C’è un altro passo (4,44), dove Luca usa questa preposizione in modo simile, ma non può voler dire «andava predicando in favore delle sinagoghe della Giudea», perché a predicare doveva andare “nelle” sinagoghe, un significato che εἰς non ha. Si deve concludere che in ambedue i passi il significato più convincente sia «fino a».
Gesù aveva già accolto come discepoli Natanaele
di Cana di Galilea, Giovanni, Andrea, Simon Pietro e Filippo di Betsaida, non
lontano da Cafarnao, dove Pietro possedeva anche la casa. Aveva già dimorato
qualche giorno a Cafarnao, dopo il miracolo di Cana; dalla Giudea era ritornato
in Galilea e la sua fama si era diffusa in tutta la regione, per quello che
aveva detto e fatto, fino a Cafarnao. Il racconto dettagliato è stato redatto
fin qui da Giovanni, che è uno dei primi due discepoli; ma ora anche Matteo,
esattore delle tasse a Cafarnao, riceve da Gerusalemme l’incarico, come
pubblico ufficiale, di stendere la «relazione» degli avvenimenti.
[112] Si comportarono subito come Gesù aveva
appena indicato, dimostrando che la massima è valida. Non avevano capito che la
profezia, che si stava avverando concretamente, annunciava quel che Dio vuole
fare per gli uomini, ben oltre ciò che gli uomini sanno chiedere a Dio. Le
persone di Nazaret non potevano, perciò, pretendere che Gesù facesse quello che
si aspettavano loro. Egli ha poi realizzato le opere di Dio nel modo che spesso
gli uomini non immaginavano. Mentre Gesù voleva dire che
un profeta non viene compreso di più nella sua patria, per il fatto che lo
conoscano e ne siano
parenti, i
suoi concittadini capirono che non si era sentito accolto bene e perciò aveva
preferito Cafarnao e non avrebbe fatto miracoli per loro.
[113] «Che cosa è nostro e tuo»: “che cosa abbiamo in comune?”.
[114] Notiamo che Luca, riportando fedelmente le parole e i fatti storici che riguardarono Gesù, afferma che Gesù era il Cristo, ma come di nascosto. In questo Vangelo Gesù mostra apertamente di essere il Cristo soltanto l’anno seguente, di fronte ai due discepoli mandati dal Battista (Lc 7,19).
[115] Mt 14,13 e Mc 6,31-32 parlano di un luogo deserto, solitario in cui Gesù, un giorno, voleva ritirarsi con i suoi discepoli; Lc 9,10 precisa che era dalle parti di Betsaida, dall’altra parte del Lago rispetto alla Galilea. In realtà, in Galilea, non c’erano luoghi deserti, perché ogni angolo era coltivato (F. Giuseppe, Guerra Giudaica, III,43). Come si desume dal versetto seguente, in questo luogo deserto c’era una città. La gente (non molto numerosa, per il momento) voleva impedire a Gesù di recarsi in quel luogo perché in quella città viveva la comunità di una setta (probabilmente, gli zeloti) che poteva accaparrarselo e impedirgli di essere disponibile per tutti.
[116] Gli abitanti della città nel deserto, Gamla, destinatari del Vangelo di Giovanni, attendevano il Regno di Dio con un desiderio particolarmente vivo e Gesù voleva andare ad annunciare loro che il momento era arrivato.
[117] Vedere Lc 4,23.
[118] Si comprende che poi folle numerose seguissero Gesù, se egli svolse questa prima predicazione in Israele per circa un anno. In questo “anno” sembra proprio che Gesù si sia dedicato a «predicare l’anno di grazia del Signore», come aveva appena letto a Nazaret, dalla profezia di Isaia. Erano arrivate nel mondo la verità e la grazia (Gv 1,17) del Regno di Dio, e l'anno seguente, con il "discorso della montagna", Gesù le sintetizzò nella carità.
I Vangeli non danno notizia del pellegrinaggio di Gesù a Gerusalemme per una delle feste dell’anno 30: Pasqua o Pentecoste o festa delle Capanne. Tuttavia, nella sua predicazione «fino alle sinagoghe della Giudea», ha trovato certamente il tempo per salire a Gerusalemme durante una di queste feste. In questa predicazione non lo seguirono quasi mai i suoi discepoli. Dobbiamo ricordare che alcuni, come l’evangelista Giovanni, continuavano a lavorare come pescatori, mentre Matteo svolgeva il suo lavoro a Cafarnao e non lo aveva ancora abbandonato per seguire Gesù. È per questo motivo che manca il resoconto delle parole e opere del Maestro per un anno circa.
[119] Queste poche parole riassumono dunque la predicazione di un anno.
[120] Gesù era tornato a Cafarnao e Matteo, che lavorava nella città come esattore delle tasse per conto dei Romani, poté ricominciare a scrivere quello che Gesù diceva e faceva.
[121] Simone, che Gesù aveva chiamato Pietro già da due anni (Gv 1,42), era un lavoratore e non pensava di diventare quello che Gesù voleva diventasse. Infatti, con il Cristo, la vita acquista pienezza, ogni capacità viene messa a frutto. Con lui si trova stabilità e tranquillità in mezzo alla confusione; si è sostenuti da verità e carità per rendere più giusto ciò che è ben organizzato e stabile; si acquista entusiasmo e coraggio nell’intraprendere iniziative nuove con giustizia; si riceve perdono quando si è sbagliato, anche in modo grave, e si ha la forza di perdonare a nostra volta.
[122] Giovanni, Andrea e Pietro ora lasciano il loro lavoro, insieme a Giacomo (Mc 1,16-20), mentre all'inizio hanno seguito Gesù in un momento in cui non si pescava e poi hanno ripreso la loro attività.
[123] Non voleva che gli attribuissero un potere politico. Ma questo suo comportamento ha un significato più grande. Il Cristo che gli Ebrei attendevano avrebbe dovuto essere Profeta, Sacerdote ma anche Re; Gesù era tutto questo e voleva che la gente lo comprendesse in modo corretto. Come Re non si comportava da capopopolo, ma da Figlio di Dio e Re nel nome del Signore. Si ritirava in luoghi deserti a pregare, per mostrare che il suo potere si esprime anche lontano dal pubblico, come il potere del Padre, che ha creato ogni cosa e non occorre che intervanga visibilmente. Gesù pregava di notte, sui monti, per dirci che egli, insieme al Padre, protegge sempre l’umanità, anche quando tutti dormono. Tutto è nelle sue mani e nulla andrà perduto, nonostante le apparenze dicano il contrario. Si deve fare un’ulteriore osservazione: Gesù non ha mai chiesto ai suoi discepoli di ritirarsi nel silenzio e meditare, a riflettere, a pregare. Anche quando (Mt 6,5-6) suggerisce di pregare nel segreto della stanza, lo fa in contrapposizione a chi si fa vedere a pregare nelle piazze. E non accenna al silenzio: gli Ebrei non pregano in silenzio. Le persone consacrate, che vivono nel silenzio e nella preghiera, in realtà partecipano al potere regale di Gesù su tutta l’umanità e sull’universo intero.
[124] Gesù faceva miracoli in situazioni ordinarie, tra le difficoltà della vita quotidiana. La semplicità con cui gli evangelisti hanno raccontato i miracoli di Gesù è la stessa semplicità con cui egli faceva del bene, vincendo il male dove era più invincibile; offrendo così segni di vita eterna, ai quali guardare quando il male e la confusione ci assalgono. Questo vedeva la gente e per questo tanti trovavano pace nel seguire lui.
[125] La casa dove abitava Pietro e dove era alloggiato Gesù, aveva tegole sul tetto, come le avevano le case romane, mentre normalmente in Galilea non si usavano tegole. Se il tetto fosse stato di quelli più diffusi nella regione, un tutt’uno fatto di legni coperti di terra battuta, quelli che portavano il paralitico non avrebbero potuto vedere in quale punto della stanza si trovasse Gesù. Hanno scelto il punto giusto spiando tra le tegole. Poi hanno potuto scoperchiare il tetto, togliendo con attenzione le tegole: scoperchiando un tetto solito avrebbero fatto cadere ogni genere di materiale sulle persone che gremivano la casa. Inoltre, se ben facciamo attenzione a quello che ci dicono i Vangeli e gli Atti degli Apostoli riguardo a Pietro, scopriamo che egli era legato da amicizia a persone dell’amministrazione romana in Galilea. Apprendiamo che il centurione di Cafarnao aveva costruito la sinagoga della città (Lc 7,5) e amava la gente. Inoltre, se Gesù parlava alla gente nella casa di Pietro, è perché essa era grande. Nulla, insomma, impedisce di pensare che Pietro abitasse in una casa di tipo romano, di sua proprietà o messa a disposizione dai Romani. Sappiamo che egli era pescatore, benestante, e che veniva da Betsaida. I Vangeli non ci dicono perché abitasse a Cafarnao, ma viene da pensare a rapporti di lavoro con i Romani.
[126] Levi Matteo, come esattore delle tasse, era un pubblico ufficiale, era abituato a scrivere: aveva a disposizione il necessario per farlo e anche degli scribi per aiutarlo. Appena conosciuto Gesù, aveva incominciato a scrivere quello che vedeva e udiva da lui, ancora prima che egli lo chiamasse.
[127] La conversione a cui chiama Gesù Cristo non soltanto «per il perdono dei peccati» (Lc 3,3), ma ad avere fede in lui e a vivere, anche in questo mondo, la vita piena che egli porta (Lc 13,5).
[128] Perché Gesù usava le parabole per il suo insegnamento? Nei suoi insegnamenti, come nelle sue azioni, Gesù aveva ben presente ogni legge, ogni situazione, ogni difficoltà. Non creava ambienti particolari, non portava i suoi discepoli fuori dalla realtà del mondo. Anzi affrontava tutto con semplicità e creatività divina e pienamente umana. Suggeriva con la massima semplicità ciò che nessun altro avrebbe saputo suggerire. Con esempi semplici, di vita quotidiana o di estrema drammaticità (l’uomo soccorso dal buon Samaritano) ma facili da comprendere, metteva perfino i bambini nella condizione di comprendere e di fare ciò che sembrerebbe impossibile.
[129] Prima verità: chi “beve del vecchio”, ossia si disseta all’Antica Alleanza e alla mentalità che ha ereditato dei padri, non desidera il nuovo che viene dal Cristo Re, ma si accontenta di quello che ha. Ecco perché in seguito Gesù disse: «Se uno viene presso a me e non odia suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria anima, non può essere mio discepolo» (Lc 15,26). Se non ci si procura otri nuovi per ricevere il vino nuovo del Messia, si fa soltanto grande confusione e va perso tutto.
Seconda verità: non si deve confondere il vecchio (l’Antica Alleanza) con il nuovo (Nuova Alleanza), portato dallo «sposo» redentore Gesù. Si può considerare legittima la coesistenza del vecchio con il nuovo. Forse Gesù spiega così quanto è importante la presenza del popolo di Israele, accanto alla Chiesa o insieme con essa: infatti Israele continua a testimoniare la bontà dell’Antica Alleanza, come la bontà del vino vecchio. La Nuova Alleanza è tutt’altra cosa, ma non abolisce l’Antica.
Queste parole di Gesù permettevano ai cristiani di affermare di fronte all’imperatore Tiberio che la loro religione, nuova, era però pienamente legata all’ebraismo, già riconosciuto dai romani come “religio licita”.
Gesù entrava nei villaggi, nella vita rurale, insegnava cose semplici ma di grande luce per la gente, che era impegnata nel lavoro e nell’osservare le tradizioni.
[130] Il secondo sabato è quello del versetto 6. Questa precisazione è presente in molti codici, ma è assente in alcuni autorevoli del III e IV secolo. Difficilmente però potrebbe averla introdotta un copista, perché è stata difficile da interpretare e non serve a spiegare il contesto.
[131] Era dunque vicino il tempo della mietitura e della festa di Pentecoste.
[132] Se non si fa del bene, si fa del male o, perlomeno, si lascia che il male continui. Anche essere indifferenti non è un bene. Difficilmente, di fronte a una qualsiasi esigenza, si può evitare di fare o del bene o del male: è una scelta inevitabile.
[133] Riflettiamo sul significato che dà Gesù Cristo alla parola “anima”. In particolare possiamo riferirci a Gv 6,63, dove egli dice che lo spirito dà vita e la carne non giova a nulla (San Paolo riprende questo in più di una sua lettera, attribuendo a “carne” il senso di “Antico Testamento”). Ma aggiunge che le sue parole sono spirito e vita. Ciò che fa vivere l’essere umano è dunque lo spirito. Lo spirito e la vita sono le caratteristiche dell’anima umana. Non è un’idea dei filosofi greci, ma la rivelazione del Figlio di Dio.
Se, dunque, l’anima è questo, le parole di Gesù fanno vivere tutta la persona umana.
Possiamo anche aggiungere che, quando moriamo, non si distrugge la vita, perché il nostro spirito e la nostra vita entrano nella vita che non finisce; lo rivela Gesù Cristo.
Con i suoi miracoli Gesù salva l’anima delle persone, rende sicuri che lo spirito e la vita sono difesi da lui, mentre guarisce visibilmente il corpo .
[134] Perché per due sabati successivi aveva fatto cose che, ai loro occhi, erano contro la legge di Dio.
[135] Gesù, ritirandosi a pregare per intere notti, vive la sua divinità insieme al Padre e allo Spirito Santo e la sua obbedienza di Figlio dell'uomo; esercita la sua tenera regalità sull'universo e verso gli uomini immersi nel sonno. Egli, come il Padre, opera sempre (Gv 5,17). Oggi molti pensano di divertirsi come non mai, prolungando la vita intensa nella notte, e pensano che Gesù Cristo non c'entri niente con questo. Ebbene, egli stava sveglio di notte senza problemi, non per divertirsi, ma per vegliare insieme al Padre su chi di notte si diverte e su chi invece soffre. "Senza di lui non possiamo far nulla".
[136] Questa chiamata non si deve confondere con quella dei primi cinque discepoli, ricordata da Giovanni al capitolo 2, qui il Signore sceglie dodici discepoli perché siano “anche apostoli”, cioè “inviati al mondo”.
[137] Gli aveva già dato questo nome, appena l’aveva incontrato (Gv 1,42).
[138] Perché non ci siano equivoci, Luca ricorda che, oltre alla gente di Galilea dei dintorni, erano presenti sia Ebrei che provenivano dalla capitale e dalla Giudea, sia Gentili di Tiro e Sidone. Perciò quel giorno Gesù parlò soprattutto ai suoi connazionali ebrei. I suoi discorsi dovevano essere molto rigorosi per ottenere ascolto. Infatti offrì suggerimenti talmente concreti, semplici e sottili, come poteva offrirli soltanto il Cristo Figlio di Dio, per gestire la realtà ponendo fondamenta ben solide. Parlò di regno, di prestiti, di nemici, di sofferenze e malattie, di giudizi, di istruzione efficace.
[139] Dopo aver scelto i
Dodici, Gesù espone il suo “programma” e insegna comportamenti molto pratici per difendersi, fermare il male e cambiarlo in bene, anche per insegnare come lui (ad esempio per fare catechismo).
Ciò che è scritto in
Lc 6,20-49 non rappresenta i consigli di un saggio anziano, ma il capolavoro di
un re di 32 anni, sulla cresta dell’onda, che sta conducendo alla vita i suoi
giovani seguaci, con prospettive grandiose, eterne.
Sono i suggerimenti
semplici per tutti i discepoli, per noi.
Queste parole del Re
Gesù, per chi osserva i comandamenti
(Lc 18,18-20), oltre essere semplici e concrete, oltre lasciare la libertà a
ciascuno, hanno pure valore eterno, sicuro e per tutti.
Perché, per chi osserva i comandamenti, le parole
del Cristo Re non hanno bisogno di sistemi severi e complicati di idee e di
valori morali? Perché sono concrete per ciascuno nel suo ambiente, lasciano a
ciascuno la libertà di avere idee e situazioni personali senza sentirsi isolati
o asociali o indifferenti, hanno valore in eterno e per tutti, sono ”piccole”
come il granello di senape e il lievito, non ostacolano nessuno. Ecco perché la
verità del Cristo Re è davvero laica, per
tutto il popolo.
Poiché Luca, all’inizio del suo Vangelo, certifica
di avere raccolto informazioni con esattezza e di averle scritte ordinatamente, qui
leggiamo le
Beatitudini come le ha pronunciate realmente Gesù Cristo. Quelle di Matteo
(Mt 5,1-11)
sono una rielaborazione che ha lo scopo di completare la legge antica.
Sono
alla base della nuova Legge del Cristo Re e sono ben
comprensibili
soltanto dal punto di vista ebraico. La Chiesa, seguendo le
Beatitudini secondo Matteo, ha realizzato concretamente nei secoli quello che il
Cristo Re promise quel giorno.
[140] Le beatitudini e i guai sono un vero programma politico del Cristo Re.
Gesù promise beatitudine, felicità reale e non effimera, che sarebbe stata il frutto del Regno di Dio nel mondo. Egli stesso portava la beatitudine, con il suo insegnamento, le sua azioni e con l’incarico e i poteri trasmessi ai suoi discepoli. La Chiesa avrebbe realizzato in modo vario le beatitudini nei secoli e nei millenni.
[141] Quali idee e quale spiritualità dovranno animare i fedeli del Cristo Re, perché questi possano realizzare nei secoli le Beatitudini? Dovranno animarli le sue parole, le sue opere e i suoi sacramenti: lui stesso. Chi segue lui, nel suo nome vivrà da profeta, che parla e agisce in nome di Dio; anche se rimanesse solo e venisse odiato e messo al bando, deve rallegrarsi di avere questo Re, di cui è profeta.
[142] Quindi anche voi
sentitevi profeti, e aspettatevi la ricompensa dei veri profeti.
[143] Sebbene il vocabolo greco παράκλησιν, in altro contesto, significhi anche “consolazione”, qui si può intendere nel suo significato immediato di “chiamata a sé”, in particolare chiamata al banchetto del Regno. Infatti Gesù parla di abbondanza, di sazietà e di risate, gli ingredienti di un banchetto. I ricchi non sono capaci di accogliere l’invito al banchetto, mentre i poveri vi entrano. I ricchi erano sempre dediti a ingraziarsi la benevolenza dei re, ma con questo Re le loro lusinghe non avevano effetto.
I ricchi, credenti in Gesù, possono contribuire alle
opere del Regno di Dio, che la Chiesa è chiamata a compiere, ma il
"guai" indica che, spesso, i ricchi pensano soltanto ai propri
interessi e combinano guai alla Chiesa, anzi la impediscono.
[144] Questa è la legge del Regno di Dio, di cui Gesù è già il Re nel mondo. È la legge della Carità, che non ha bisogno di guardie e di sanzioni penali. Si affida alle aspirazioni di ciascuno, all'iniziativa e alla coscienza della persona, che ascolta e imita il Cristo Re.
[145]
Il verbo ἀγαπᾶν
(agapàn: avere caro) e il sostantivo ἀγάπη
(agàpe: carità) indicano un atteggiamento familiare verso le persone. Gesù
chiede di avere cara ogni persona, come egli, obbedendo al Padre, ha dimostrato
di aver caro ciascuno di coloro che lo hanno incontrato. Pone se stesso come
esempio, rimandando alla carità del Padre, perché può succedere che noi ci
comportiamo male con i nostri cari, cioè con i familiari e con gli amici.
Tuttavia “avere cari i nemici” non significa avere uno slancio d’amore verso di
loro, quanto piuttosto preoccuparsi per la loro dignità terrena ed eterna e,
perciò, innanzitutto pregare per loro. Non si deve nemmeno pensare che la
carità sia sempre accondiscendente, anzi deve spesso richiamare il prossimo
alla verità e alla morale, se veramente vuole
il bene di ciascuno.
[146]
Porgere l'altra guancia significa:
«Guardami bene, sono una persona come te». Nello stesso tempo lascia trapelare
la grazie potente del Cristo Re. È un suggerimento
che non finisce mai di stupire: compiere un atto risoluto di carità, con la
risolutezza che è grazia del Re, un atto che spiazza chi ci fa del male.
Dovrà interrompere il suo impulso d’ira e fermarsi un attimo a riflettere
perché, sull’altra guancia, non potrà usare la stessa mano allo stesso modo.
Questo suggerimento di Gesù, come gli altri riportati qui nel Vangelo di Luca,
è da studiare accuratamente, è da adattare a ogni situazione di violenza per
vincerla realmente. In alcune occasioni possono servire parole che indicano
quanto ci è comunque cara una persona. Questi
suggerimenti, solitamente ritenuti utopistici
e da eroi, sono in realtà divinamente
intelligenti e, solo che si provi a
metterli in pratica, se ne può verificare
la semplicità e
l’efficacia. Non si tratta di “resistenza
passiva” o "nonviolenta", ma di agire nella carità e nel modo
migliore.
[147] «…Quale grazia…»: non si tratta solo della ricompensa, ma della grazia del Cristo Re e del Regno di Dio. La grazia di un re è sempre un dono prezioso: in questo caso rende diversi dagli altri, rende «benevoli» verso il prossimo e realizza la «pace di benevolenza» annunciata dagli angeli a Betlemme: Gv 1,17; Lc 2,14. Gesù non intende nemmeno chiedere l’impegno moralistico della “gratuità” delle nostre azioni, del nostro servizio, anzi promette grazia che sopravanza infinitamente il nostro impegno.
[148] Certamente la grazia dà la forza per comportarsi in modo degno del premio eterno; ma il discepolo di Gesù riceve tanto da Dio, che ha molto di originale da dare e non ha necessità di ricevere. La benevolenza e la pace, che ciascuno desidera nel comportamento degli altri verso di lui, al cristiano sono donate da Gesù e il cristiano le deve esercitare verso gli altri prendendo l'iniziativa: così il Padre le realizza nel mondo.
[149] Si tratta delle persone nominate sopra, dalle quali non si può sperare di ricevere. In che modo si può vedere che l’Altissimo, Dio Padre, è benevolo e compassionevole? Noi non ci badiamo, ma egli ha creato l’ambiente naturale che ci dà la possibilità di vivere, le persone che ci vogliono bene e dalle quali riceviamo moltissimo, ecc. (Mt 5,45). Soprattutto ci ha inviato Gesù Cristo.
[150] Il discorso che comprende i versetti 39-49 è tutto collegato: Gesù sta parlando del suo insegnamento e del comportamento che ogni suo discepolo deve imitare.
[151] Il significato parziale di queste parole è anche questo: non puoi pretendere che il fratello faccia ciò che tu non fai. Così si spiega il “dunque” del versetto 41.
[152] È un appunto che Gesù Cristo rivolge ai diversi maestri ed educatori. Come si pensa di correggere, istruire, educare i fratelli, se non si ha la base che dà Gesù? Nessuno può essere superiore a questo Maestro. La trave viene dal peccato originale; umanamente non si riuscirebbe a scorgerla né a toglierla; Gesù invece la rende chiaramente riconoscibile e semplice da rimuovere, anche se ciò può costare poi molto impegno. Un significato più parziale è che, per aiutare un fratello a correggersi, non dobbiamo puntare l’attenzione sul difetto, ma provare su di noi la correzione, così da essere più caritatevoli ed efficaci nel correggere il fratello.
[153] Non ci rivolge un rimprovero, con pretesa
che abbiamo già acquisito quello che può comunicarci soltanto lui, ci richiama
severamente alla realtà nostra nel mondo. Qui è chiaro il
significato della parola “ipocrita”, come lo dice a volte Gesù. “Ipocrita” è chi vuole
giudicare senza vedere le cose in modo chiaro, chi vuole porsi al di sopra
degli altri senza avere il fondamento sicuro della sua autorità, chi agisce
senza orientamento sicuro, chi vuole guidare gli altri ma è cieco per il peccato
originale. Ciò significa che prima occorre andare a Gesù, seguirlo e imparare da Lui che cosa è verità, ascoltando
e guardando Lui. Poi vedremo in
modo semplice, chiaro e preciso la “pagliuzza”
che è nell’occhio del fratello e potremo toglierla davvero.
[154] La bontà di Gesù, come maestro, si riconoscerà dal risultato del suo
insegnamento: occorre provare a fare quello che egli dice.
[155] Si può immaginare che, a questo punto, la persone che ascoltavano abbiano commentato l'insegnamento del Maestro, come avviene anche oggi leggendo il Vangelo; che abbiano lodato le parole che egli diceva, veramente parole che venivano dal Signore Dio; che abbiano desiderato un mondo in cui tutti si comportano così bene; che abbiano chiesto altre spiegazioni e indicazioni. Ma Gesù tagliò corto. Aveva già detto ciò che occorreva, c'era solo da provare a farlo. Non è possibile spiegare le parole di Gesù perché siano più facili da capire: basta provare a metterle in pratica. Non è venuto a dare senso alla vita, ma a dare indicazioni precise per vivere in abbondanza il dono che ci è dato (Gv 10,10); indicazioni globali e definitive, per un dono spesso misterioso. Non è venuto a dirci di cercare un senso, ma a dirci che della nostra vita non andrà perso nulla, nemmeno un capello del nostro capo (Lc 12,7; 21,18).
[156] Chi ascolta Gesù Cristo, ma poi costruisce secondo le proprie idee e convinzioni, si mette in questa situazione. Lo dice lui; e sarebbe meglio non averlo ascoltato. Non basta ascoltare, anche attentamente, si deve mettere alla prova dei fatti quello che Gesù dice, altrimenti si rischia di considerare insignificante il suo insegnamento, di essere addirittura contro di lui. Per comprendere il suo insegnamento, non ci si deve tanto ritirare a riflettere, si deve invece provare a fare qualcosa di ciò che dice e, man mano, si comprenderà anche il resto.
[157] L’evangelista Matteo, nel suo Vangelo, ha applicato il discorso delle Beatitudini alla pratica della sua esperienza.
[158] Questa apologia degli usi romani e della religiosità romana conferma che il Vangelo è davvero rivolto all’imperatore di Roma (Tiberio).
[159] Come si può chiedere a una madre disperata di non piangere? Almeno lasciamole questo sfogo! Gesù può chiederle questo, perché sta per darle un’incredibile consolazione.
[160] Anche in questo caso, come nel fatto raccontato in Lc 6,40-56, ci chiediamo come possa un morto ubbidire a chi gli ordina di alzarsi. Ciò è avvenuto perché la vita di ciascuno è nelle mani di Gesù ed egli salva ogni più piccolo aspetto della nostra vita (Lc 19,10).
[161] Giovanni era stato imprigionato da Erode Antipa, senza poter vedere alcun miracolo di Gesù.
[162] Questo dubbio di Giovanni è preparato sia dall’insegnamento di Giovanni stesso, che era legato all’Antico Testamento, sia dal fatto che Gesù ha agito in modo nuovo, diverso: Lc 3,17; 3,21-22; Gv 3,29.36; Lc 4,41; 5,33; 7,18. Nel Vangelo di Luca, il Battista non presenta Gesù come il Cristo e può sembrare che abbia dubitato di lui fino al presente momento. La risposta di Gesù poteva bastare per i lettori di Luca. In realtà sappiamo dal Vangelo di Giovanni che il Battista rese chiara testimonianza a Gesù come Cristo-Messia e come Figlio di Dio. Perciò dobbiamo trovare altri significati del dubbio di Giovanni Battista, che Gesù stesso apprezza con l’elogio dei versetti 24-35. Probabilmente Giovanni voleva accertarsi che Gesù corrispondesse alla persona che molti attendevano senza sapere bene come sarebbe stata. Infatti l’attendevano gli esseni, gli zeloti, altri gruppi, ciascuno in modo alquanto diverso. Ma Gesù compiva definitivamente le Scritture?
Ed egli rispose con i fatti, che realizzavano la profezia di Isaia (Lc 4,18). Poi esaltò il Battista perché era severamente attento alle Profezie.
[163] Lc 9,51; At 13,24: «…dopo che Giovanni ebbe predicato, a precedere
il "vessillo" del suo ingresso (a Gerusalemme), un battesimo di conversione
a tutto il popolo d'Israele».
[164] Si tratta di un gioco, in cui sembra che tutti accusino gli altri di essere stolti, di non muoversi e di non essere sensibili, mentre tutti stanno seduti e non combinano niente. La sapienza è, semplicemente, tutt’altro.
[165] Gesù è in Giudea, a Betania che distava circa tre chilometri da Gerusalemme, in casa di Simone il lebbroso (Mt 26,6), quello che gli preparerà la cena il sabato prima della passione e morte (Gv 12,2), e Maria, sorella di Lazzaro (Gv 11,1), vede la peccatrice fare questo a Gesù. Maria di Betania compirà un gesto simile (Gv 12,3), sei giorni prima della Pasqua dell'anno 33, proprio per imitare umilmente ciò che ha fatto la peccatrice. Luca è l’unico a riferire questo fatto, perché ha potuto esserne testimone; quando Gesù si avvicinava a Gerusalemme, Luca andava ad ascoltarlo.
[166] Se era “di quella città”, che difficilmente poteva essere Magdala sul Lago di Galilea, non era Maria di Magdala.
[167] Occuparsi dei piedi di una persona, significava occuparsi di tutta la persona. Anzi per quella donna era segno che affidava tutta se stessa a Gesù. Egli, Figlio di Dio, non poteva esserne turbato, e rispondeva a lei con tutta la sua cura di Figlio Creatore.
[168] Si deve tradurre con molta attenzione il termine greco agaph (agàpe). Se tradotto come “amore” rischia di avallare l’idea che Gesù fosse più indulgente con le donne che con gli uomini o, peggio, che egli si facesse ammaliare dalle donne capaci di farlo. Non si può lasciare la possibilità di pensare che i peccati di quella donna siano stati perdonati perché ha “amato molto” i vari uomini che l’hanno cercata.
[169] Vedere Lc 22,17.
[170] La festa era quella delle Capanne, festa di pellegrinaggio, che si celebrava in settembre-ottobre, perché poco dopo Gesù racconta la parabola del seminatore (Lc 8,5-15).
[171] Questa era una convinzione popolare e Giovanni l’ha riportata tale e quale, ma Gesù ha compiuto un miracolo per davvero.
[172] Per questo Gesù si ritirava spesso a pregare la notte: era un'espressione della sua divina regalità che protegge anche di notte; vedere Lc 6,12.
[173] Gesù compie il miracolo e poi tiene una lezione «di fronte ai suoi discepoli» e alla gente. Nel discorso che segue testimonia che Dio è veramente suo Padre; il ragionamento è talmente rigoroso, e nello stesso tempo un po' frammentato, da confermare l’idea che sia stato scritto mentre Gesù parlava. Si devono anche immaginare domande di Giovanni, che interrompevano il discorso di Gesù ma non sono scritte.
[174] Queste parole enunciano la verità che il Maestro intende spiegare, dettendo al discepolo Giovanni. La spiegazione è sintetica e lascia alla nostra intelligenza la libertà di spaziare nelle parole divine. Il collegamento tra questo mondo e l’aldilà è nelle mani, anzi nella voce, di Gesù Cristo, che è Figlio di Dio e Figlio dell’uomo (dell’umanità, attraverso Maria). La voce del Figlio di Dio è creatrice e giudica, ma chi vede il Figlio, Gesù Cristo, sa che egli non condanna a una pena o alla morte, ma fa vivere. Chi tuttavia (volontariamente) fa il male, uscirà dai sepocri per una risurrezione di condanna.
[175] Nel momento in cui Gesù parla i morti del passato odono la sua voce. Inoltre egli unisce il momento presente e il momento del suo ritorno, per concludere i secoli e far uscire i morti dai sepolcri. È arrivato il momento in cui i morti di tutti i tempi stanno per udire la sua voce e ricevere vita da lui, raggiungendo immediatamente la risurrezione. Tuttavia non vediamo i morti risorgere adesso, perché la risurrezione nel mondo è in un tempo futuro. Se ci fidiamo di Gesù, abbiamo la possibilità di sentire vicina la realtà dell’aldilà e possiamo confrontare concretamente la morte al sonno. Quando dormiamo i nostri cinque sensi dormono e il tempo scorre più veloce. Chi è morto non ha più i sensi del corpo, che ci legano al tempo, per cui il momento della risurrezione per lui arriva immediatamente.
[176] L’uomo Gesù giudica secondo quello che continuamente ascolta, come Figlio di Dio, dal Padre e i suoi giudizi sono in accordo con quelli che Dio esprime nelle Scritture. Gesù rende testimonianza di quello che vede e ascolta presso il Padre e il Padre gli rende testimonianza attraverso le Scritture e le opere, possibili solo a Dio, che gli ha ordinato di compiere. Perciò i giudizi di Gesù sono da considerare con ogni riguardo perché completano quanto è detto da Dio nelle Scritture.
[177] Vedere Gv 1,19 e 3,26-36.
[178] Gesù, più che accusarli, sta facendo notare loro in che situazione si trovano.
[179] Questi rimproveri e richiami a credere sono rivolti direttamente ai Giudei di Gerusalemme, ma anche ai “fratelli” della «città sul monte» ad est di Betsaida che scrutano le scritture, vivono in comunità, si accolgono a vicenda, ma non credono a Gesù, ritenendosi molto sapienti. Questo discorso, come altri, è adattato da Gesù al linguaggio dei destinatari di Gamla, scritto subito in greco.
[180] Gesù, con le sue parabole, si riferiva sempre alla realtà, per insegnare in modo semplice ciò che nessun ragionamento poteva spiegare. Quello doveva essere il momento in cui i contadini stavano seminando, cioè il mese di novembre.
[181] La parola di Dio non è da intendere come un insieme di parole scritte in vari modi, su cui si possono compiere le varie operazioni che si compiono solitamente su ciò che è scritto nei libri. È invece la comunicazione di Dio con gli uomini, che in Gesù diventa testimonianza, semplice e concretamente umana, al Padre che non vediamo e alle cose del Padre. Tutto questo non si deve complicare inutilmente.
[182] Nel senso di: «mente, volontà, memoria e affetti» insieme.
[183] Chi ha fede in Gesù, cioè si fida di lui e ha caro quello che dice, si rende conto che le parole del Maestro sono per lui e le fa sue. In questo modo si renderà conto che potrà ricevere da lui molto altro, per sé, anzi saprà ricevere molto altro da tutta la creazione.
[184] La gente avrebbe potuto pensare che sua madre e i suoi fratelli lo cercassero perché era considerato re. Così avviene sempre quando un figlio diventa importante: i genitori e i parenti vogliono approfittare del suo potere e della sua fama. Allora Gesù, senza prendere realmente le distanze dai suoi familiari, dichiara che tutti possono essere privilegiati nel suo Regno, basta soltanto che lo ascoltino e provino a fare quello che dice.
[185] Gesù vuole che i discepoli sappiano bene che egli opera sempre insieme al Padre (Gv 5,17), sia che vegli di notte in preghiera, sia che dorma tranquillo in mezzo a una tempesta. Allo stesso modo anche oggi, seppure non lo vediamo, è sempre all’opera perché nulla di quanto il Padre gli ha dato vada perduto (Gv 6,39). E il Padre gli ha dato in mano ogni cosa (Gv 3,35). Se ha potuto salvare i suoi discepoli dalla tempesta, con lui si è più sicuri che con i piedi ben saldi per terra.
[186] Nella regione della Decàpoli, a sud-est del Lago di Galilea. Lungo tutta la riva a est del lago non ci sono "precipizi" o "burroni" a picco sul lago, c'è solo la "sponda" normale, il cui “salto” si può identificare nel vocabolo krhmnoV (kremnòs). D’altronde, se i porci si fossero gettati da un precipizio, si sarebbero uccisi senza bisogno di annegare, come invece è detto nel testo del Vangelo. Semplicemente si sono precipitati dalla sponda giù nel lago.
Gerasa è lontana parecchi chilometri dal luogo del miracolo, ma faceva parte della Decapoli, come Gadara della quale Matteo ha scelto il nome dovendo variare il testo.
[187] Letteralmente: «Che cosa è mio e tuo?», cioè: “che cosa abbiamo in comune?”.
[188] «Racconta» i fatti in modo «ufficiale» (Dihgou: diègou). Il vocabolo aiuta a dare il significato giusto a dihghsin (dièghesin) di Lc 1,1.
[189] Un’affermazione simile sarebbe offensiva per i cari in lutto, se non fosse perché Gesù poteva, appunto, fare qualcosa di prodigioso.
Il fatto è certificato come
storico da Luca, insieme a tutto ciò che narra. È avvenuto. Ma come può Gesù
ordinare tranquillamente a una persona morta di alzarsi? E come può avvenire
che il morto obbedisca? Semplicemente perché la vita di ciascuna persona è
nelle mani di Dio e, ugualmente, nelle mani del suo Cristo. Nessuno gliela può
portare via e nulla della nostra vita va perduto, naturalmente nemmeno il male commesso.
[191] Di Giovanni.
[192] Διηγήσαντο (dieghèsanto): vedi Lc 9,39.
[193] La tradizione ha individuato
questo luogo nella località chiamata Tabga, ma è una tradizione difficile da
spiegare perché Tabga non era un luogo deserto, non si trovava dall’altra parte
del lago rispetto a Cafarnao, non era nemmeno su un monte. Ma Luca non dice
quale fosse il luogo preciso, come non lo dicono gli altri evangelisti; si
trattava di un monte, di un deserto erboso (Gv 6,10). Ma nelle
vicinanze, a circa otto chilometri, c’era una città su un monte. Gesù entrava
nel territorio di quella città che gli scavi archeologici hanno identificato
con Gamla, ricordata da Flavio Giuseppe in Guerra
Giudaica, II,568.574; IV,1-83, «la più forte in quella regione».
Sembra che Gesù sia andato apposta a cercare gli abitanti di Gamla, per fare il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, dimostrando così sotto i loro occhi il suo potere profetico di vero Messia o Cristo. Quelle persone, come molte altre, avevano pensato che il Messia fosse Giovanni Battista, che però era morto senza compiere le opere del Messia.
[194] La gente capisce che Gesù e i suoi discepoli stanno avvicinandosi alla città di Gamla e sembra proprio temere che gli abitanti di essa vogliano «rapirlo per farlo re» (Gv 6,15).
[195] Non è spiegato di quale monte si tratti. Questo «monte» era situato non molto lontano da un altro monte, dove abitavano le persone per le quali l’evangelista Giovanni scriveva le sue testimonianze. Vedere il commento a Lc 4,42.
[196] La Pasqua, nel 32, si celebrava a metà aprile.
[197] Nel mondo ci sono molte, troppe persone che hanno fame, che hanno grande bisogno. Gesù chiede qualcosa di molto semplice; chiede di impiegare ciò che abbiamo concretamente, “cinque pani e due pesci” e la volontà di aiutare. Con questo poco, insieme a Lui, potremo fare miracoli (Gv 14,12). È questo uno dei segni del Regno di Dio, fatti dal Cristo Re. Egli non continuerà per sempre a fare miracoli, ma la Chiesa con carità li estenderà nei secoli.
[198] Qui entra in scena un gruppo di uomini che hanno visto il “segno” e lo prendono seriamente in considerazione, tanto da voler fare re Gesù. Deve essere dunque un gruppo numeroso e abbastanza potente, ben visto a Gerusalemme e in grado di poter sostenere il re Gesù nella Capitale.
[199] «…πρὸς Βηθσαϊδάν» (Pròs Bethsaidàn). Confrontare, ad esempio, Mc 2,2: « πρὸς τὴν θύραν» (pros tèn tyran): «davanti alla porta». Nei pressi della città i discepoli dovevano poi raccoglierlo sulla barca, per attrav τὴν θύραν ersare insieme a lui il lago fino a Cafarnao. Tradotti così, questi due versetti di Marco si comprendono bene e mettono d’accordo tutti e quattro i Vangeli sul luogo del miracolo. La tradizione lo situa a Tabgha, sulla riva opposta del lago, ma ciò fu dovuto alla traduzione frettolosa di Mc 6,45 e alla poca fiducia nella storicità dei Vangeli di Luca e Giovanni.
[200] Giovanni e alcuni altri non sono andati con gli apostoli in barca davanti a Betsaida (Mc 6,45), sono sempre vicini a Gesù. Egli, anche se conosce già tutto, viene a sapere che stanno per venire a rapirlo, forse perché Giovanni (familiare a quegli «uomini») e qualche condiscepolo ne discutono. Infatti gli «uomini» hanno cominciato da poco a credere davvero e Giovanni non è molto d’accordo con loro. Quando Gesù sale sul monte, anche i discepoli a lui più stretti scendono al mare (Gv 6,16) per avvisare gli altri che Gesù non viene con la barca ed essi devono partire senza di lui.
Gli uomini che stavano per venire a rapire Gesù erano sicuri del fatto loro, potevano venire soltanto dalla città di Gamla, la fortezza naturale situata sul monte a circa otto chilometri di distanza.
Li ritroviamo, attraverso piccoli indizi, in Mt 28,16, quando Gesù risorto arriva sul monte dove aveva dato appuntamento agli undici.
È anche l’unico gruppo, già aggregato durante i quaranta giorni delle apparizioni di Gesù risorto, che possa essere identificato con i «più di cinquecento fratelli» ricordati in 1 Cor 15,3.
[201] Il Vangelo di Marco aggiunge: «a pregare». Gesù è ormai riconosciuto come Re, si attende la sua proclamazione. Così il Cristo Re presenta i segni della sua regalità. Prima dà inizio al miracolo della carità (che continuerà nella Chiesa) con la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Poi, da solo sul monte, prega il Padre e con lui protegge il sonno degli esseri umani, pronto a guidarli di nuovo, il giorno seguente, con il suo insegnamento e la sua promessa. Iinfine mostra il suo potere sulla natura camminando sull’acqua del lago, incoraggiando gli uomini a una continua ricerca per dominare la natura stessa. La potenza del Cristo Re era tale, come ha dimostrato quella notte, che non aveva alcun bisogno di metterla a confronto con quella dei “re” di questo mondo. Il suo regno di verità conferisce sicurezza, pace e vita a chi ascolta le sue parole e le mette in pratica, sotto qualsiasi dominio umano.
[202] Gli avvenimenti si susseguono di notte ma la notte è illuminata dalla luna, essendo vicina la Pasqua dei Giudei che si celebra il giorno della luna piena del primo mese di primavera.
[203] Nel racconto della traversata del lago Matteo copia liberamente i termini del Vangelo di Giovanni. Luca non riporta il racconto che corrisponde a Mt 14,22-16,12: è un brano che, anche se lasciamo da parte alcuni passi trasportati in questo testo da altri momenti della predicazione di Gesù, poteva essere contenuto in un "quaternus" (quattro tavolette cerate, o fogli di papiro o di pergamena, uniti). Matteo non l'aveva pubblicato nel suo "Vangelo ebraico" per opportunità o perché temporaneamente smarrito. Luca, traducendo e trascrivendo il "Matteo ebraico", non l'ha letto e quindi non l'ha riportato.
[204] Km 4,5 o 5,5.
[205] Le ultime tre ore della notte.
[206] Gesù, quando mette alla prova, non lo fa con ostacoli o pesi in più, ma attirando, anche in modo curioso. Lo fa per renderci più sicuri nel credere e nell’agire.
[207] Come nell’ultima cena,
esattamente un anno dopo, quando istituì l’Eucaristia (= rendere grazie). Gesù in quei giorni vicini alla Pasqua
ha voluto spiegare ciò che avrebbe realizzato alla Pasqua dell’anno seguente.
[208] Di queste circostanze furono testimoni gli uomini di Gamla, che in seguito le confrontarono con quelle vissute dall’evangelista Giovanni dall’altra parte del lago, in particolare a Cafarnao.
[209] Invece gli uomini che la sera prima volevano rapire Gesù avevano considerato «il segno che egli aveva compiuto». Non facevano parte della folla che aveva inseguito Gesù al di là del Lago, erano un gruppo distinto da essa ed è inevitabile pensare che risiedessero in un centro abitato situato sui monti a nord est del Lago di Tiberiade. Ma in quel territorio l’unico centro sufficientemente organizzato era la città di Gamla.
[210] Non comprendono chiaramente; pensano che Gesù discenda dal cielo per fare il miracolo di garantire loro il pane quotidiano.
[211] Il Padre ci vuole dare vita eterna per mezzo del Figlio. Il Figlio stesso, Gesù Cristo, ha il compito di risuscitare nell’ultimo giorno di vita mortale chi crede in lui.
[212] I Giudei conoscevano i genitori di Gesù, che avevano parenti e forse qualche possedimento a Betlemme, conoscenti a Gerusalemme. Notiamo pure che i Giudei non parlano di Giuseppe come di un defunto, perciò egli era ancora vivo, anche se non seguiva Gesù. Probabilmente era rimasto solo nel suo impegno di lavoro.
[213] Il Cristo storico, Figlio di Dio, con le sue parole e opere potenti ha fatto conoscere le cose del Padre, la casa del Padre. Ha mostrato come meritare di entrarci. In tal modo chi crede in lui sa dove va quando muore: entra in una casa infinitamente più adatta alle creature umane, create per raggiungerla. Ma in questo momento Gesù spiega che egli stesso, come cibo, ci fa già vivere in comunicazione con quella casa. Chi crede nel Cristo ha il vantaggio di vivere nel mondo con la casa del Padre nel cuore e le opere che compie sono realmente più sicure e più efficaci sulla Terra. La carne e il sangue del Figlio dell’uomo sono il tramite concreto che collega alla casa del Padre; concreto perché è il miracolo dell’Eucaristia che si ripete con un rito preciso e certificato, come è certificato tutto ciò che è scritto nei Vangeli di Luca (Lc 1,1-4) e di Giovanni (Gv 21,24).
[214] Gesù non parla di una generica “parola”, ma delle sue parole storiche precise, che possiamo trovare
nei Vangeli di Giovanni e di Luca e che ritroviamo, con qualche commento
autentico, nel Vangelo di Matteo e in quello di Marco. Vedere anche le note a Lc 6,9 e 12,22-23.
Lo
Spirito Santo dà la vita, ma sono anche spirito le parole di Gesù che rivelano quale
vita eterna e quale risurrezione ci promette, ma anche l'anima e il corpo che
ognuno di noi è al cospetto di Dio; l'anima e il corpo che cercano il Regno di
Dio, a cui sono destinati
indipendentemente dal mondo. La carne sono tutte le opere
e le parole soltanto umane, la filosofia, l’arte, la politica, la creatività,
il lavoro,
che creano una cultura accettata da molti, uno stato d'animo collettivo ma dal
quale Gesù rende indipendenti. Non sono quell'unica cosa di cui c'è necessità, il Regno di Dio (Lc 10,42.
Sono
cibo e vestito, valido se è conseguenza del Regno di Dio, ma non ci si deve
angustiare nell'anima e nel corpo per esso (Lc 12,22-32). Il fatto che ne possiamo anche fare a meno diventa
insopportabile per chi li produce e sono un motivo di persecuzione.
In
realtà le parole di Gesù danno anche tutte le istruzioni necessarie per la vita
quotidiana, per la dignità della vita personale.
[215] Note come questa, scritte certamente un po’ di tempo dopo che Gesù Cristo era salito al cielo, furono aggiunte nel testo del Vangelo di Giovanni quando lo scriba di Gamla ne fece una copia ad uso del giovane evangelista, testimone dei fatti (Ap 10,8-9). Questo avvenne circa un anno dopo i fatti, nel 34.
[216] La fede è un dono di Dio Padre, poi una scelta da fare.
[217] Vedere Lc 12,56. Matteo sottolinea fortemente che gli scribi e i farisei erano “ipocriti”.
Oggi dobbiamo stare attenti all’ipocrisia che si può nascondere nella scienza, quando essa vuole essere l’arbitro della verità. Una scienza ben fatta è senz’altro efficace nel gestire la realtà misurabile. Tuttavia “non sa giudicare” la realtà umana completa. Non sa penetrare quella realtà assai poco misurabile, che ci riguarda concretamente, ma che soltanto Gesù Cristo ha potuto rivelare con semplicità ed efficacia. L’ipocrisia, più che una colpa, è un difetto che si supera in compagnia del Cristo, cercando il Regno di Dio.
[218] Il “monte” sembra essere di nuovo quello della prima moltiplicazione dei pani e dei pesci, perché si trova ancora nel “deserto” e non c’erano deserti in Galilea, se non proprio quello erboso a nord est del Lago, dove si trovava Gamla.
[219] La regione di Magadan, in cui si trovava Dalmanuta, risulta così situata a sud ovest del Lago di Tiberiade.
[221] Mentre la gente considerava ormai Gesù come re, che avrebbe preso in mano le sorti di Israele e avrebbe stabilito un rapporto di grande dignità con i Romani, il Cristo Re vuole sia chiaro che la sua regalità non si realizzerà in questa maniera, ma passando attraverso l’umiliazione totale, per ricevere la glorificazione da Dio Padre con la risurrezione. Sarà Re per sempre, per ogni persona umana e per tutto il creato. Ora tutto è nelle sue mani e niente andrà perduto.
[222] Vedere Lc 14,27.
[223] Si è sempre ritenuto, a ragione, che questo monte sia il Tabor, che domina la pianura di Esdrelon, o Izreel. Questa pianura, per la sua fertilità, è stata contesa durante la storia tra i grandi re e condottieri. Gesù, in «circa otto giorni», arrivò qui da Cesarea di Filippo e poi tornò a Cafarnao attraversando la Galilea per la strada più lunga, evitando Tiberiade.
[224] In greco ἔξοδος (exodos), che ha il senso di “uscita”, ma anche di “sbocco”, “compimento”. Per completare (èxodos) la sua missione, Gesù avrebbe compiuto un “ingresso” (εἴσοδος, eisodos) a Gerusalemme, con il suo “vessillo” regale per il quale si accingeva a scegliere un “simbolo” (Lc 9,51). In vista di questo ingresso Giovanni Battista aveva conferito a Gesù il suo battesimo, perché fosse un segno legale trasmesso dal profeta al Cristo Re (At 13,24).
[225] Ma lo riferirono presto a coloro che erano incaricati di scrivere, incarico riconosciuto anche da Gesù: Matteo riferisce anche il comando di Gesù, di cui i tre apostoli gli parlarono.
[226] Vedere nota a Lc 24,21: molti ebrei o prosèliti speravano che Gesù si proclamasse re politico, non in contrasto con i capi. Non capivano come potesse diventare re venendo assoggettato dagli uomini.
[227] Con questa azione Gesù, il Cristo Re, promulga una nuova legge: il più piccolo è più vicino a lui. Con le sue parole mette in luce una nuova verità, che è già insita nella creatura umana: se dedichiamo attenzione e rispetto a chi è più piccolo, la natura umana funziona bene, nelle più svariate circostanze. Viceversa, l’attenzione verso i grandi e i potenti di questo mondo non ci aiuta a produrre granché di nuovo e di buono; non ci aiuta nemmeno a distinguere ciò che è bene da ciò che è male.
[228] Anche in questo passo evangelico sono raccolti insegnamenti di Gesù, che parlava in greco al “discepolo che aveva caro” e non disdegnava concetti della cultura greca, come la distinzione tra anima e corpo (Lc 12,23).Il Prologo di Giovanni si comprende se si ammette che sia stato scritto in questo momento della vita pubblica di Gesù, perché non vi si trova ancora il minimo accenno alla morte e risurrezione di Gesù, mentre si riconosce ormai che Giovanni Battista non «era» la «luce»; ormai è morto, ma ha testimoniato che la luce vera è Gesù Cristo. Questo brano è di tipo scolastico, facilmente comprensibile a Giovanni e ai suoi condiscepoli a Gamla. Contiene espressioni di origine greca, accolte da alcune sette ebraiche, come quelle degli esseni e degli zeloti. Queste sette volevano osservare fedelmente la Legge di Mose, ma adesso accoglievano con entusiasmo la grazia e verità di Gesù Cristo, appena incontrate. Nel tradurre questo brano dal greco, si deve avere l’accortezza di dare ai verbi i tempi adatti per far capire che l’azione di Gesù sta continuando. Anche quando, in seguito, il Vangelo di Giovanni venne copiato e completato, l’introduzione fu soltanto integrata con minimi commenti.
[229] Il significato del termine λόγος (lògos) nel Nuovo Testamento si può interpretare, generalmente, come: ”discorso valido per rendere testimonianza a...”, oppure “persona che dà testimonianza a…”. Qui, all’inizio del Vangelo di Giovanni, indica “Colui che compie tutta l’opera di Dio e, in tutte le sue espressioni, rende testimonianza a Dio” in modo umanamente "logico". Dunque è la luce di Dio, la sua vita, la sua carità, la sua grazia e verità. È in realtà una Persona divina, e i “fratelli” convertiti di Gamla l'hanno compreso per la testimonianza di Giovanni (Gv 3,33ss).
[230] Giovanni Battista, tra le sette del “deserto”, era un carismatico, non un semplice adepto, era diverso dagli altri e non era rivoluzionario. Si pensava che fosse lui il Messia. Quand'egli presentò Gesù a Israele e lo fece passare avanti a sé, i “fratelli” di Gamla non credettero a Gesù. Infatti Gesù non apparteneva agli “esseni” o ai “fratelli” di Gamla. Il Battista testimoniava che Gesù era il Messia, ma non era sorto tra loro, come si sarebbero aspettati.
[231] A Gesù luce.
[232] Stava venendo nella società a insegnare e a compiere le opere del Padre. Quando Gesù, nell’anno 32, moltiplicò i pani e i pesci e poi, in pochi giorni, percorse e visitò le diverse regioni della Palestina, si pensò che il Messia fosse venuto nel mondo (Gv 18,37) per dare inizio a un lungo regno. Mentre l’autore del Vangelo di Giovanni scriveva questa introduzione, nessuno immaginava che l’anno dopo, a Gerusalemme, il regno di Gesù legato a quel tempo si sarebbe concluso, per dare luogo alla redenzione e per rendere già presenti nel mondo gli effetti della risurrezione finale. La luce di Gesù Cristo sarebbe divenuta maggiore di quanto si attendeva in quel momento.
[233] Sono i Giudei, dai quali «viene la salvezza» (Gv 4,22) e nel cui territorio si trova la «città santa», cioè il Tempio e l’ambiente del Tempio (Ap 11,2).
[234] In particolare Giovanni apostolo e alcuni dei “fratelli” di Gamla, che hanno creduto.
[235] Alcuni, appartenenti alle sette religiose che vivevano nel “deserto”, non si sposavano.
[236] Gli ex maestri di Giovanni a Gamla, e i loro discepoli, hanno ormai udito, nel loro territorio, molti insegnamenti di Gesù e hanno visto due moltiplicazioni di pani e pesci e molti altri miracoli (Mc 6,34; Lc 9,11; Gv 6,2; Mt 15,29-31). «Anche» questi segni di grazia hanno mostrato che è Gesù il Messia e Giovanni è stato il testimone della luce che è venuta nel mondo.
[237] La verità testimoniata da Gesù. I
“fratelli” di Gamla tenevano molto alla legge di Mosè, ma Gesù ha portato molto
più di quanto essi attendevano, tanto più che
all’inizio non lo avevano accolto.
[238] Quanto è scritto nel Vangelo di Luca da 9,51 fino a 18,34, si trova tutto ma non nello stesso ordine in Matteo. I «molti» scribi, che hanno riordinato il «resoconto» “ebraico” di Matteo (che Luca copia in ordine), per comporre il Vangelo di Matteo giunto fino a noi, hanno distribuito questa parte del racconto nei cinque gruppi di insegnamenti di Gesù, a seconda degli argomenti.
[239] Gesù iniziò la vita pubblica “proprio sui 30 anni” con il battesimo ricevuto da Giovanni. Il numero dei giorni trascorsi dal Battesimo e dai 40 giorni nel deserto, fino a questo momento, potrebbe essere quello corrispondente a 40 mesi lunari. Il numero quaranta ricorre altre volte nella vita di Gesù ed era un numero biblico, legale; la “quarantena” è di uso corrente anche oggi. Quaranta mesi ebraici, ossia lunari, corrispondono anche a 3 anni solari e 3 mesi. Gesù scelse il suo simbolo dopo la Pasqua dell’anno 32 e si recò a Gerusalemme in pellegrinaggio per la Pentecoste, che si celebrava intorno al 20 di giugno; l’inizio della sua vita pubblica si deve porre all’inizio dell’anno 29, proprio intorno ai suoi 30 anni di età.
[240] In greco ἀναλήμψεως αὐτοῦ (analèmpseos autoù). Nell’opera del filosofo greco Luciano (29,5), troviamo ἀναλήψις (analèpsis), con tale significato: “l’incaricarsi di qualcosa”,
[241] Luca usa questo verbo (στηρίζω) in Lc 16,26, con il significato di “stabilire” un abisso; il verbo indica una decisione giuridico-legale, non esprime una decisione interiore.
[242] È particolarmente difficile tradurre in questo contesto il termine greco πρόσωπον (pròsopon), ma Luca ha di questi passaggi difficili, a partire dall’introduzione del Vangelo. In realtà si tratta di un linguaggio tecnico da giuristi, che l’evangelista usa nelle circostanze legalmente decisive. Per capirne il significato possiamo esaminare Lc 20,21; là il termine “pròsopon” è qualcosa per cui Gesù non parteggia: il simbolo di un partito, di un potente, e si può tradurre così: «…sappiamo… che non aderisci a un vessillo…».
Infatti, un altro
significato è “cospetto”, cioè la presenza di un re, di un imperatore, di
un’autorità, come poteva essere Tiberio Cesare, rappresentato in quel momento
dalla sua moneta. Gesù, nel seguito dei fatti parla del Regno di Dio, si
comporta da re e dice di essere re anche di fronte al procuratore romano
Pilato. Il simbolo di un re in Israele, dove non erano ammesse immagini, era il
suo vessillo, come una “faccia” giuridica.
Si avverte qui la
presenza di Luca e del giovane sacerdote Teòfilo che, durante la vita pubblica
di Gesù, lo sostenevano con la loro prestazione giuridica e fecero convalidare
anche il suo vessillo. Con un simbolo, un vessillo, Gesù poté essere accolto come
re dalla gente, fino alla capitale, dove nemmeno il procuratore lo ostacolò. Si
trattava appunto di un simbolo autorevole, perché veniva riconosciuto
ufficialmente dai Samaritani, ed era un oggetto concreto, se poteva «andare a
Gerusalemme», se Gesù poteva mandare i suoi messaggeri davanti a esso, ecc. Era
considerato da Luca e da tutti come il primo elemento dell'ascesa regale di
Gesù nella città del Gran Re (Mt 5,35). Quando i capi ebrei riuscirono ad
arrestare Gesù, gridarono a Pilato: «Chiunque si fa re si mette contro Cesare»
(Gv 19,12). Tuttavia Cesare (Tiberio) non era affatto contrario a Gesù come re
(vedere Lc 1,1). Pilato lo sapeva, ma si trovò alle strette tra il potere lontano di Tiberio e quello
incombente dei sacerdoti ebrei, che avrebbero potuto mettere lui
in cattiva luce.
Luca, che viene dal
paganesimo e scrive per l'autorità giudaica ma anche per quella pagana di Roma,
con il suo documento vuole dimostrare che Gesù Cristo è Dio perché, di fatto, è
stato innalzato al cielo, passando prima per la morte di croce inflitta dall'autorità
romana, dalla quale è risorto. Allora l'affermazione che Gesù ha stabilito un
vessillo per andare a Gerusalemme, vuole dichiarare all'autorità di Roma e di
Gerusalemme che Gesù non era assolutamente un ribelle o un originale, ma era
profondamente legato al centro della religione e della nazione ebraica, e
perciò i cristiani potevano avere un influsso notevole su tutta la provincia di
Siria-Palestina e contribuire molto a renderla pacifica. Luca ha contribuito
col sistemare gli aspetti legali, nella sicurezza che Gesù avrebbe riscattato,
redento Israele, proclamandosi re e costituendo un regno di benevolenza e di
pace, in amicizia con i Romani.
Da questo momento anche il Vangelo di Giovanni mostra il riferimento stabile a Gerusalemme, benché Gesù debba allontanarsene a causa dei Giudei.
[243] In greco τοῦ
πορεύεσθαι. Esempi analoghi sono: Mt 2,13 (τοῦ
ἀπολέσαι); Lc 22,6 (τοῦ
παρδοῦναι); Lc 24,29 (τοῦ μεῖναι). In tutti questi casi τοῦ + infinito ha un
significato finale e in italiano si traduce con per + infinito.
Era avvenuto da poco il fatto della
trasfigurazione di Gesù nella gloria, insieme a Mosè ed Elia, i quali parlavano
di come sarebbe stato il momento culminante e conclusivo della sua missione, a
Gerusalemme, e ora egli preparava il suo ingresso nella città capitale.
I Romani che dominavano in Palestina gli erano
amici (vedere Lc 7,1-10) e, sembra singolare ma possibile, non avrebbe avuto
difficoltà da parte loro quando si fosse insediato come re.
Da questo momento Gesù si reca a Gerusalemme per ogni
festa importante. Inizia con il pellegrinaggio per la Pentecoste, poi partecipa
alla Festa delle Capanne e alla Festa della Dedicazione. Va nella città santa
come Maestro e Profeta, insegnando e compiendo alcuni miracoli (guarigione di
un cieco, risurrezione di Lazzaro a Betania, vicino a Gerusalemme), non ancora
ufficialmente come Re. Probabilmente però entrava preceduto dal suo vessillo,
che era ufficiale.
[244] Chi vuole essere saggio non deve pensare a ciò che passa e se ne va - e tuttavia rimane nelle mani di Dio e del suo Cristo: nulla va perso (Lc 12,6; 21,18). Deve invece pensare a Gesù stesso e, in modo più visibile, osservare il fatto sorprendente della vita che Dio ci dà sempre in modo nuovo. Deve pensare, con semplicità e rispetto, ai bambini (Lc 18,16). Anzi, Gesù invita ad annunziare con questo spirito il Regno di Dio.
[245] Due discepoli insieme potevano testimoniare validamente quello che Gesù aveva detto e aveva fatto; inoltre la gente, che li avrebbe visti compiere cose straordinarie, non avrebbe potuto dire che tutti e due erano fuori di testa contemporaneamente.
[246] In questo modo Gesù, come Maestro, spiega che ogni cosa che fa del male è «potenza del nemico» e, come Re, difende da questo i suoi discepoli.
[247] Dio ha cari anche i demòni, che ha creato buoni e si sono messi contro di Lui. Si prende Lui la cura di difendere gli uomini dai demòni e gli uomini non devono né odiarli né gioire delle loro sconfitte, perché solo Dio sa come trattarli veramente in modo giusto.
[248] Vedere Lc 2,14 e 3,22. Come leggiamo in vari passi del Vangelo di Giovanni, Gesù avvertiva i suoi discepoli che il mondo è nel peccato. Il diavolo, con tentazioni che sono riassunte in quelle sostenute da Gesù stesso, produce nel mondo «bramosia della carne, bramosia degli occhi ed esibizione della vita» (1 Gv 2,16). Il peccato del mondo ci rende «insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda» (Tt 3,3). Con Gesù Cristo, proprio coloro che sono più esposti all’oppressione del peccato ricevono sicurezza, perché nemmeno un capello andrà perduto (Lc 12,7; 21,18), possono avere sufficiente cibo e vestito (Lc 12,29-32), conoscono la verità che rende liberi (Gv 8,32) e possono servirsi di tutto questo per far del bene anche ai prepotenti, ai ricchi, ai superbi. Ricevono direttamente benevolenza dal Padre e dal Figlio Gesù Cristo, senza dover passare per le voglie dei potenti di questo mondo. Ricevono benevolenza gratuita, mentre il mondo la concede soltanto a caro prezzo. Anzi questa benevolenza ricevuta gratuitamente, gratuitamente si diffonde. E facciamo bene attenzione: la benevolenza non nasce dall’umiltà dei semplici, bensì dalle cose che il Padre rivela loro per mezzo delle parole e opere di Gesù. Per questo i semplici diventano spesso audaci.
Prima di Gesù, nel civile mondo romano e perfino tra gli ebrei, la benevolenza e la misericordia erano atteggiamenti rari: il semplice, il povero, colui che era poco istruito erano in continuo pericolo di vita di fronte a chi era più forte e scaltro. Ora Gesù, con la sua carità che gli veniva dal Padre, aveva ottenuto che i semplici, ma anche i potenti (Lc 7,6-9), credessero in lui e chiedessero aiuto con umiltà. In questo momento egli aveva già fatto sorgere benevolenza anche in autorità romane, oltre che nella gente e in diverse autorità ebraiche.
Matteo era stato dipendente dei Romani e, nell’annotare le parole e opere di Gesù, aveva fatto molta attenzione a questa sua frase. Luca era pubblico ufficiale a Gerusalemme e, nel riportare la relazione di Matteo, l’ha tradotta in greco con cura. Ancora Matteo, nello strutturare con l’aiuto di “molti” il suo scritto, ha mantenuto gli stessi termini greci di Luca.
[249] Dt 6,5; Lv 19,18: questo riassunto dei dieci comandamenti era già presente nell’Antico Testamento.
[250] Manteniamo il termine «prossimo», ricordando che sarebbe più preciso il superlativo relativo «il più vicino».
[251] Da questo momento Luca scrive alcuni insegnamenti che ha udito direttamente, seguendo il Maestro. Ci chiediamo come abbia potuto essere così dettagliato. Forse aveva una memoria ferrea, ma è più probabile che conoscesse un metodo per stenografare. Lavorava al Tempio come medico, ma rivela grande capacità di fissare i discorsi importanti.
[252] Il suo problema era la Legge. Gesù ha specificato che l'uomo incappato nei briganti era stato lasciato «mezzo morto». Era vivo o era morto? Senza avvicinarsi non lo si capiva, ma se il sacerdote si fosse avvicinato, avesse toccato l'uomo e avesse constatato che era morto, si sarebbe reso impuro e, per sette giorni (Nm 19,16), non avrebbe potuto svolgere il suo ministero al Tempio. Così era per il levita. Il Samaritano, invece, non aveva questi problemi legali e poteva cedere alla curiosità. Gesù vuole far capire che la Legge è per l'uomo e non l'uomo per la Legge: di fronte a uno mezzo morto è giusto lasciarsi prendere dalla compassione, superando la legge.
[253] La compassione nasce inevitabilmente, vedendo un uomo in quelle condizioni. Il Samaritano s’è lasciato semplicemente prendere dal sentimento. Non l’ha affogato, come gli altri due personaggi, nei suoi progetti e nei suoi problemi legali. Si è lascito prendere dalla compassione, il resto è venuto da solo: con cura e delicatezza ha preparato delle bende imbevute di olio e vino e ha fasciato le ferite dell’uomo, per disinfettarle e per lenire il dolore. Aveva con sé queste cose perché, chiaramente, Gesù lo rappresenta come un mercante che saliva a Gerusalemme a comprare merci per poi rivenderle giù nella regione. Il mercante ha lasciato emergere la compassione, ha usato per l’uomo ferito ogni cura, ma contemporaneamente non ha perso di vista i propri progetti. Ha impiegato forse un’ora a soccorrere il malcapitato e s’è fermato alla locanda per la notte, come avrebbe fatto comunque. Anche qui ha sistemato le cose nel modo migliore: un denaro equivaleva al giusto stipendio di una giornata per un bracciante agricolo, mentre per un mercante era una perdita insignificante. Ma il giorno dopo è partito di nuovo per trattare i suoi affari.
I Crociati, per rendere più concreta la parabola di Gesù, costruirono una locanda, un caravanserraglio sulla via tra Gerico e Gerusalemme, perché certamente Gesù si riferiva a qualche locanda esistente sulla via che stava percorrendo mentre raccontava.
[254] Poiché si parla di Marta e Maria (vedere Gv 11,1), è chiaro che Gesù è a Betania.
[255] La cosa di cui c’è bisogno è cercare il Regno di Dio, il resto viene dato di conseguenza (Lc 12,31). Nel Regno di Dio si può entrare ascoltando le parole di Gesù e mettendole in pratica (Lc 6,47). Il Re del Regno è il Cristo. Quando una persona ha conosciuto e compreso lui con la mente e con il cuore, questo incontro gli rimane solido per tutta la vita e non deve aspettare che gli altri contribuiscano a rendere concreto il Regno di Dio. Se invece l’ha incontrato soltanto nelle attività, acquisendo abitudini, quando le situazioni cambiano anche l’interesse per il Regno può svanire.
[256] Il Re stesso, che guida a cercare il Regno.
[257] Giovanni non parla di questo viaggio di Gesù a Gerusalemme e di questa festa, perché ne ha scritto ampiamente Matteo nel “Vangelo ebraico”, che Luca trascrive tutto in greco. Il testo del Padre Nostro in Luca è quello originale, ma divenne corrente la versione di Matteo in greco.
[258] Per comprendere quanto sia cambiata la situazione degli uomini, con la preghiera insegnata da Gesù Cristo, basta ricordare che gli antichi, Romani e Greci in particolare, si sentivano soggetti al "fato". Anche gli dei vi erano sottomesi. Al "fato", supremo e impersonale, nessuno poteva rivolgersi per ottenere alcunché. Si credeva dunque che il mondo fosse in mano al caso e alla fatalità.
La nuova dottrina del Figlio di Dio permetteva di rivolgersi direttamente a Dio, Creatore e Signore di ogni cosa, di sentirlo come Padre, vicino e caro più di qualsiasi persona al mondo. Di questo i credenti si sentivano e si sentono sicuri, perciò sono in grado di regnare sulla realtà del mondo, con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Gesù chiede con noi al Padre quella benevolenza che è annunciata dagli angeli a Betlemme (Lc 2,14; 3,22; 10,21),
[259] Il Padre sa già che abbiamo bisogno di queste cose.
Gliele chiediamo per ottenerle attualmente e per sentirci sicuri in lui, Creatore e Signore di tutto.
Notiamo che la preghiera insegnata da Gesù non inizia al plurale, «nostro». È, invece, la preghiera di un’anima sperduta nella realtà che, per mezzo del Figlio fatto uomo, scopre il Padre. Così come scopre che il Figlio è il Re che porta il Regno di Dio. Allora può chiedere fiduciosamente di vedere il Regno del Padre. Da qui incomincia la preghiera al plurale, dei fratelli uniti dal Padre nel suo Regno. I fratelli hanno cari gli uni gli altri e, nella carità, diventano concrete le richieste contenute nella preghiera.
[260] È vero o no che queste due invocazioni al Padre – “sia santificato il tuo nome” e “venga il tuo regno” – sono difficili da comprendere? Che possiamo fare, in realtà, noi per contribuire a ciò che gli chiediamo? Allora chiediamo senza offrire niente in cambio? Quindi Gesù ci insegna a pregare il Padre in modo difficile e sanza sapere quello che chiediamo? Se, però, è Gesù stesso a santificare il nome del Padre e a portarci il suo Regno, tutto è chiaro. Ci basta ascoltare le parole del Maestro e osservare le sue azioni, per capirlo.
[261] In questo versetto, in greco, c’è l’aggettivo ἐπιούσιος-η-ον, derivato dal verbo οὐσιόω. Il significato sarebbe: “necessario ogni giorno”. Che sia stato tradotto “quotidiano”, è giustificato, anche se ripete il senso di “ogni giorno”.
[262] A comprendere il significato di questa richiesta al Padre, ci può aiutare Lc 22,40.46; la tentazione viene da satana, ma vegliamo e preghiamo il Padre che ci tenga fuori dalla situazione in cui possiamo diventare confusi e cattivi. Anche la nostra richiesta è confusa, in quanto noi non sappiamo a che cosa ci conduce la tentazione, ma lo sa bene il Padre. È una invocazione che ci fa sentire completamente “in braccio” al Padre. Gli abbiamo chiesto di perdonare i nostri peccati, perché il male fisico (ferite, malattie, morte) viene come conseguenza del peccato originale e del peccato del mondo; i nostri peccati aggiungono anche la distanza dal Padre e dalla sua protezione. Se sentiamo che il Padre ci tiene lontani dall’abisso della tentazione e non lascia andar perso nemmeno un capello della nostra testa, possiamo vivere sicuri e protetti anche nei momenti più duri e più pericolosi per la nostra vita. Nessuno può strappare la nostra vita dalle mani del Padre e del suo Cristo vivente. Come si arriva al significato così esposto? L’imperativo greco εἰσενέγκε ἡμᾶς (“eisenènke emàs”) esprimerebbe una richiesta precisa e univoca: “portaci dentro”, “facci entrare”. L’imperativo negativo μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς (“me eisenènkes emàs”) chiede al Padre di fare il contrario, cioè: «fa’ che non entriamo…»”. Con questa preghiera Gesù ci insegna ad affidarci completamente alla sollecitudine amorevole del Padre, in modo molto diverso da ciò che avviene con la traduzione tradizionale e con la stessa preghiera del “Padre nostro” di Mt 6,9-13.
[263] Queste ultime parole non ci sono negli altri Vangeli, ma sono quelle precise di Gesù. Notiamo che si era nella festa della Pentecoste ebraica e Gesù annunciò così il dono dello Spirito Santo che si sarebbe realizzato l’anno successivo, il 33 d.C., appunto durante questa festa ebraica. Il Padre darà lo Spirito Santo che conduce a mettere in pratica le parole del Cristo Re e a imitare le sue azioni, così che le persone abbiano piena dignità umana. Lo Spirito che dà la dignità di figli di Dio nel mondo e rende figli del Regno, per cui pensiamo, lavoriamo, ci organizziamo con verità e carità. Così non mancano mai nemmeno il "cibo" e il "vestito", per noi e per gli altri.
[264] Il «più forte», che arriva, è Gesù. Egli divide il bottino, che sarebbe del diavolo e si può immaginare quanto sia grande. Prima di Gesù era impossibile per gli uomini conquistarlo. Quindi: ricchezza inaspettata. Ma chi partecipa alla spartizione raccoglie veramente una ricchezza durevole, se è con Gesù. Se non è con lui è contro di lui, e allora il diavolo torna e trova più facile entrare nella sua “casa”, ora che è più pulita (e meno difesa).
[265] Ascoltare l’insegnamento di Gesù è come accendere una lucerna, destinata a illuminare tutto. Soltanto, occorre controllare che i nostri occhi siano disposti ad accogliere questa luce.
[266] La parola “elemosina” ricorda la relazione di misericordia (“to eleos”) tra il buon Samaritano e colui che è incappato nei briganti. Ecco una parola di salvezza potente di Gesù: dare in elemosina ciò che è frutto di rapina e di iniquità permette di guarire una situazione che appare del tutto insanabile. Usando soldi ingiusti si può diventare immediatamente prossimo di molti ed amarli come noi stessi.
L’elemosina può comprendere tutte le «opere di misericordia corporale», quelle che sono oggetto di giudizio nell’ultimo giorno (Mt 25,31-46).
[267] Vedere Lc 22,17.
[268] «Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto»: se getti un granello di senape nel segreto del tuo orto, questo cresce e diventa ben manifesto. Se nascondi il lievito nella farina, poi la si vedrà lievitare tutta.
L'ipocrisia, invece, è costruzione di intelligenza o di potere, soltanto umana, che non cresce e non lievita per opera "naturale" di Dio; è un “regno che dipende questo mondo” (vedi Gv 18,36).
[269] La Geenna è la valle che si trova sotto Gerusalemme, a sud-ovest. Qui, al tempo di Gesù c’erano quasi continuamente dei fuochi con cui si bruciavano le immondizie e gli animali morti di morte naturale. Gesù insegna a temere il diavolo che distrugge il valore del corpo rendendo malvagia la persona, l’anima cosciente. Non si deve temere chi uccide il corpo, perché di esso Gesù e il Padre non lasciano andar perso nemmeno un capello e perché è destinato alla risurrezione. Ma il male peggiore sarebbe una risurrezione di condanna (Gv 5,29), come essere distrutti nella Geenna.
[270] Si può discutere dell’uomo Gesù, ma non delle parole di Verità che lo Spirito Santo gli ha portato al momento del battesimo al fiume Giordano (Lc 3,22).
[271] Ecco, anche nel Vangelo di Luca, una lezione di Gesù, come nel Vangelo di Giovanni. Da questo punto fino al versetto 57 egli risponde alla persona che lo vuole giudice su questioni di possedimenti.
[272] Ciascuno vive dei beni che possiede e che sono creature di Dio: Gesù non lo nega. Ma non conta l’abbondanza, bensì conta saper cogliere il valore e le possibilità di ciascun bene, per la nostra vita. Chi ci illumina nel valorizzare appieno ogni bene posseduto? Ogni parola di Gesù Cristo (Lc 6,47); ed ecco perché è molto importante seguire ogni sua parola, come la leggiamo nei Vangeli di Luca e Giovanni. Gli altri due Vangeli non sono in contrasto, ma sono già una “rielaborazione” (Lc 1,1; Mt 13,51-52) (Vedere Vangeli, Evangelisti, simboli, nel presente sito internet). Ogni attaccamento a un bene qualunque, quando non sia per vivere, è di ostacolo e di peso alla vita stessa. È un fatto, non una norma morale. Gesù invita a constatarlo con semplicità divina. Quindi, se c'è sovrabbondanza, la si deve usare per altri scopi, cioè si deve investire per la carità verso il prossimo, per la carità nella Chiesa e verso il mondo intero. Raccogliere i beni non è male, ma non valgono niente se raccolti nel proprio magazzino e non di fronte a Dio. Chi vuole arricchire di fronte a Dio non si accontenta dei soli beni, li arricchisce mettendo in pratica le parole di Gesù Cristo. Queste non distolgono mai dalla realtà ma la arricchiscono, anzi la realtà deve essere il banco di prova delle parole di Gesù. Chi vuole arricchire di fronte a Dio, nel fare i propri affari cura anche gli affari del prossimo: anche nel curare i propri affari mette in pratica la carità. Anche il Buon Samaritano ha continuato a pensare ai propri affari, scendendo a Gerico (Lc 10,35).
[273] Se una persona parla con la propria anima, non è perché è divisa in tre parti: spirito, anima, corpo. Semplicemente è cosciente di se stessa. È cosciente di essere anima cosciente e corpo che la esprime nel mondo.
[274] In questo versetto e nei seguenti Gesù, servendosi dei concetti usati soprattutto dai greci in quei tempi, dà il senso giusto di ciò che è l’anima nel corpo, semplificando e concretizzando. Dal concepimento l’anima è legata per sempre al corpo; il corpo cresce, vive per un certo numero di anni e poi invecchia e muore, ma Gesù Cristo, con il Padre e lo Spirito Santo, conserva tutta la storia del corpo e niente va perduto. Ne è l’esempio Maria Vergine, il cui corpo è stato assunto nella risurrezione: quando appare si mostra nella sua piena giovinezza.
[275] Il Cristo Re non parlava soltanto ai poveri e bisognosi, ma anche a quelli che ambivano a vivere come re, o a quelli che aspettavano che si proclamasse re per poter vivere alla sua corte. La “visione del mondo” di Gesù è semplicissima e totale. Vale per tutti, anche per i più colti, organizzati e potenti. Nessuno, che voglia essere umano, la può superare. Ma dà fondamento e spazio infinito a ogni progresso veramente umano: il Regno di Dio salva e libera le creature umane.
[276] In greco la costruzione usuale della frase con il verbo μεριμνάω (τί o περί τινός), ma anche ciò che Gesù dice in seguito, indica che l’affanno è “per il mangiare”, non “per la vita” o, meglio, “per l’anima”. Così è anche per la frase seguente. Si deve dunque individuare un senso diverso per il dativo τῇ ψυχῇ e τῷ σώματι; e questo può essere il complemento di mezzo: “non affannatevi con l’anima...; né con il corpo... ”; oppure il complemento di limitazione: "nell'anima", "nel corpo". Alcuni vocabolari di Greco assumono dal Nuovo Testamento la costruzione del verbo “μεριμνάω” con il dativo, con il significato che tradizionalmente è attribuito in questo passo di Luca, così come accettano altri errori provenienti da traduzioni errate del NT. In tal modo rendono il greco del NT impreciso e avulso dal resto della letteratura greca. Tanto è vero che nel versetto 16 lo stesso verbo ha la costruzione classica: περί + genitivo.
Notiamo che Gesù usa i concetti di "anima" e di "corpo" con un significato che non ha niente di intellettuale, anzi avrebbe potuto valere anche per i primitivi.
[277] L’anima e il corpo hanno grande valore, sono destinati al Regno di Dio. Vedere nota a Lc 6,9. Il Signore mette l’anima in relazione al cibo, l’anima è sperimentabile come fiamma del nostro vivere. Il corpo è l’aspetto che si mette in vista, l’anima è l’aspetto che lo anima. Non ci sono concetti intellettuali.
Sembra di intravedere un aspetto maschile e uno femminile nell’uso delle proprie capacità.
Comunque sia, Gesù ci ricorda che le capacità dell'anima e del corpo non sono fatte per limitarci a soddisfare i bisogni a cui pensano tutte le genti e che abbiamo in comune con gli animali e perfino con l'erba e i fiori. Il "cibo" e il "vestito" sono un po' simbolici, per indicare, in genere, i diversi bisogni e appetiti "naturali", ma il Maestro ci rammenta che è altrettanto naturale, per noi persone umane, cercare qualcosa di più, non in senso intellettuale, che per noi è veramente necessario e che nella natura non si troverebbe se il Padre non avesse deciso di darcelo. Necessario per noi è il Regno di Dio (Lc 10,42), benché il peccato originale ce l'abbia fatto perdere. Il Cristo Re è venuto proprio a restituirci, come fosse naturale, questo Regno. E in modo naturale lo possiamo trovare, non limitandoci ai soli appetiti naturali ma mettendo in pratica con ogni capacità le parole e l'esempio del Cristo. In modo naturale ci è donato con i Sacramenti.
[278] Gesù indica i criteri universali per osservare, coltivare, utilizzare le creature; qui con una connotazione maschile.
[279] «Dio li nutre», «Dio veste così l’erba», « il Padre vostro ha disposto di darvi il regno»: Gesù sta tracciando i contorni del Regno di Dio, che è la «sola cosa» di cui «c'è necessità» (Lc 10,42). Vuole invitarci a cercare soltanto questo Regno, perché possiamo avere tutto il resto. Il Regno si deve cercare, non si deve spiare dove sia (Lc 17,20), quando e dove arrivi. Non ha senso indagare le "previsioni" per indovinare che cosa sta per fare il Cielo, infatti il Cielo vuole soltanto il nostro bene. Noi intanto dobbiamo obbedire: «Cercate soltanto il suo regno, e queste cose vi saranno date di conseguenza».
[280] Avete mente e cuore: sapete studiare la natura per seminare al momento giusto; sapete quando mietere; sapete conservare le riserve in magazzino; sapete organizzarvi socialmente (intelligenza e cuore) per raccogliere nei granai. Il Maestro ci illumina sulla gerarchia di valori delle creature, di fronte al Creatore che ha voluto questa grande varietà.
[281] La statura ha importanza relativa nell’aspetto fisico; ai difetti di statura si può rimediare in vari modi.
[282] Infatti chi cerca il Regno di Dio acquisisce anche grazia intensa (maschile o femminile) nell’aspetto.
Anche i bambini possono cercare il Regno di Dio. La concretezza piena si raggiunge nei Sacramenti.
Gesù rivela che Dio provvede, con multiforme compiacenza o benevolenza, alle diverse esigenze della nostra vita: sia a quelle “naturali”, che noi non sapremmo affrontare, sia a quelle “soprannaturali”, che noi non avremmo mai pensato ma alle quali Egli ci ha destinato fin dalla creazione del mondo. Il nostro bisogno del Regno di Dio era rimasto nascosto. Il Regno di Dio è regno di vita (verità, carità, grazia) molto più grande di quella donata ai corvi: è la vita eterna; è regno di gloria molto più grande del vestito dato ai gigli, che pure è già più glorioso di quello del re Salomone. Benevolenza (v. 32) e gloria ricordano il canto degli angeli di Lc 2,14.
[283] In questo secondo caso Gesù dà una connotazione femminile ai criteri che offre per la nostra vita nel creato.
[284] Voi invece sapete trasformare le erbe in filo, sapete trasformare del semplice filo in meravigliosi tessuti.
[285] Lc 10,42; 13,23-30. Cercare il Regno di Dio significa cercare il valore di tutte le cose e di ogni aspetto della vita, come opere del Padre Creatore. D’altra parte, significa mietere con Gesù quello che altri hanno lavorato (Gv 4,34-38). La Chiesa non ha motivo di inseguire il mondo. Certamente, però, la vita e la novità che il mondo cerca alacremente, tra molti sbandamenti, ci indicano come cercare il Regno di Dio in questo mondo. Esso ha, sì, bisogno di vita in abbondanza, ma nella sicurezza della verità e della carità cristiana.
[286] Dio Padre dà agli uccelli il cibo, ai fiori la bellezza, in un modo già sorprendente. Per noi esseri umani ha preparato un tesoro molto più grande, adeguato a noi, verso il quale fissare il cuore durante l’esistenza terrena; una vita veramente fondata sulle realtà eterne e una gloria semplice e potente per ciascuno.
In che cosa consista questa vita e questa gloria (che Dio dona come grazia), Gesù lo spiega con tutte le sue parole e opere. Ad esempio, vedere Lc 6,20-38, oppure le lezioni di Gesù nel Vangelo di Giovanni, i miracoli.
Se dunque il tesoro è di tipo sicuro ed è in luogo sicuro, anche il cuore sarà al sicuro.
[287] Darà vestito (nuziale) e cibo al suo banchetto di nozze.
[288] Sarà una sorpresa molto buona per chi è pronto in attesa; una sorpresa molto brutta per chi si è comportato come dice il versetto 45.
[289] Sarebbe un comportamento duro e veramente disordinato. Si deve certamente tradurre “i bambini (παῖδας) e le bambine (παιδίσκας)”, non “i servi e le serve”, perché il servo è lui e il termine greco, usato per “servo”, è δοῦλος.
[290] Sono i sintomi dell’infinita libertà che Gesù sta per portare, attreverso l’opera dello Spirito Santo, così che ogni fedele non si saprà “da dove viene e dove va” (Gv 3,8), tanto sarà libero.
[291] Come si può notare, il termine “ipocrita”, derivante direttamente dal greco, ha il significato di “persona che non sa giudicare” correttamente. Il Signore non parla di “segni dei tempi” – così è almeno nel Vangelo secondo Luca, che riporta nel modo più esatto le parole di Gesù – ma di “questo tempo” opportuno, in cui è presente sulla Terra il Figlio di Dio fatto uomo. È Gesù Cristo il Signore, non possiamo pensare che ci siano “segni dei tempi” che ci indicano che cosa decidere per la nostra vita e per il mondo; le vere indicazioni ci vengono dalle sue parole, dalla sua vita, dai suoi Sacramenti e a volte, per seguire lui, dobbiamo prendere iniziative forti, che non sono in linea con “i tempi”. In sostanza, seguendo il Maestro e Signore, dobbiamo certamente agire in modo efficace per i nostri tempi, ma l’iniziativa deve partire da noi con il fuoco del suo Santo Spirito, da lui appiccato.
[292] Gesù invita anche la persona che lo voleva come giudice tra lui e il fratello a giudicare la propria situazione, alla luce di quanto ha appena udito dal Maestro.
[293] Questo ci fa capire che chi era in prigione era condannato a lavorare per qualcuno che, a sua volta, poteva risarcire le persone danneggiate dal delitto.
[294] Quelle vite, ci viene da pensare, sono perdute. Ma se non ci convertiamo, anche la nostra vita va perduta: infatti non abbiamo vere prospettive né ora né dopo la morte. La conversione che Gesù chiede è ad accendere la nostra fede per essere pronti quando viene a fare giustizia; è, quindi, a seguirlo e a vivere ciò che egli promette, anche in questo mondo. Chi non si converte così, non comprende nemmeno che la vita delle persone è protetta dalla Trinità e che di noi neppure un capello va perduto. Chi non si converte perisce, come tutti i «peccatori» che non hanno conosciuto la vita che il Cristo Re dà in questo mondo per sempre. Rimane senza la verità e la speranza che egli dona.
Dunque anche la penitenza, che noi siamo chiamati a vivere durante la Quaresima ed equivale alla conversione, ha lo scopo di riaccendere la nostra fede nel Cristo Re, perché lo seguiamo seriamente; di esercitarci a mettere in pratica le sue parole per «costruire sulla roccia la nostra casa» (Lc 6,47-48). In altre parole ha lo scopo di farci vivere in sua compagnia nel suo Regno, già nel mondo e poi per l’eternità. In questo sono comprese le opere di carità. Altri modi di intendere la penitenza e la conversione sono impegno solo umano, senza fede e speranza; o al massimo sono secondo l’Antico Testamento, fino a Giovanni Battista (Lc 3,3; 7,28; 16,16).
[295] Era l’estate dell’anno 32; la predicazione di Gesù era già durata tre anni abbondanti. Sarebbe continuata ancora fino a Pasqua dell’anno successivo, «ancora quest’anno»: fino a quattro anni e tre mesi dal battesimo al Giordano, quattro anni dal primo miracolo a Cana.
[296]
Sarebbe molto difficile individuare la «porta stretta», per la quale si entra
nel Regno di Dio, se il Cristo Re non ci desse delle indicazioni. Sono immagini
aperte a tutte le nostre capacità e, poi, dobbiamo «fare a gara per entrare
dalla stretta porta».
[297] Salmo 103,12. Le due parabole, come in altre occasioni, sono riferite da Gesù o all’«uomo» o alla «donna»; perciò non si deve dimenticare di cogliere diverse caratteristiche del Regno di Dio, più maschili o più femminili. Il Regno di Dio è rappresentato, prima, dal seme di senape, poi dal lievito. L’uomo o la donna, per cercare il Regno, devono «prendere» rispettivamente ciò che è dato toccare con mano, in particolare le parole e le opere di Gesù stesso; devono metterlo all’opera (Lc 6,47) senza dominarlo, devono aspettare che manifesti i suoi effetti. L’uomo, uso a progettare il futuro, qui non deve decidere grandi cose ma «gettare nell’orto», non nel mondo, il «granello». La donna, attenta a svolgere con cura le faccende che riguardano la famiglia, non deve fare altro che «nascondere il lievito nella farina», quanta ne usa di solito. Il «granello» darà una pianta che attirerà quanto di meglio si può desiderare; il lievito darà pane a tutta la famiglia per l’intera settimana. Come? Questo è il dono del Padre che «ha disposto di darvi il regno» (Lc 12,32).
[298] Il sato, misura per aridi usata in Palestina a quel tempo, corrispondeva a mezzo moggio romano, ossia a circa 4 litri e 1 terzo. Tre sati erano in tutto 13 litri circa di farina, quanto poteva bastare per il pane di una settimana per una famiglia.
[299] I discepoli di Gesù in
Giudea.
Anche lo scriba che trascriveva le testimonianze di Giovanni si era stabilito a Gerusalemme, al seguito della “maschera” di Gesù, e aveva con sé il “rotolo” del Vangelo che stava scrivendo.
[300] Non credevano che fosse il Cristo, il Figlio Di Dio, pensavano solo che sarebbe stato un buon re di quelli di questo mondo.
[301] Aveva compiuto un solo miracolo a Gerusalemme, aveva guarito l’uomo ammalato da trent’otto anni alla festa delle Capanne dell’anno 31, in giorno di sabato.
[302] Gli Ebrei greci. L’evangelista Giovanni ha notato queste parole perché è in contatto con ebrei dell’Asia Minore.
[303] L’acqua, nell’Apocalisse, è simbolo dell’Alleanza antica, della vita secondo la Legge. Gesù stesso deve aver fornito questo significato per “l’acqua”. La Legge di Mosè, come riferimento per un vivere giusto e positivo, viene completata dal Cristo Re fino a rendere le persone autonome nel rinnovare il vivere buono.
[304] Gesù scriveva per terra, nel Tempio di Gerusalemme. Il pavimento era di pietra, come le tavole della Legge che Dio diede a Mosè. Stava certamente scrivendo sulla pietra il suo comandamento nuovo. Gesù, Figlio di Dio, per i suoi meriti di Figlio obbediente al Padre, poteva riscrivere sulla pietra una Legge Nuova: «Vi do un comandamento nuovo: che abbiate cari gli uni gli altri; come vi ho avuto cari, così anche voi abbiate cari gli uni gli altri» (Gv 13,34).
[305] Dobbiamo ricordare che la testimonianza che il Padre rende a Gesù consiste nelle opere divinamente buone che Gesù compie, obbedendo all’ordine del Padre Gv 5,36; 10,25-38.
[306] Sembra che Gesù intenda dire che, se conoscessero veramente lui, si renderebbero conto che suo Padre è il Dio di Israele che pensano di conoscere e di adorare. Dio, il Padre, che essi ritengono di conoscere, ha parlato e compiuto prodigi per il suo popolo allo stesso modo in cui parla e opera Gesù.
[307] Gesù dice di se stesso il nome che Dio rivelò a Mosè: Jahveh, che significa appunto Io Sono.
[308] È vero, perché è Dio; vedere Gv 3,33 (nota); 7,28 e 1 Gv 5,20.
[309] La verità si conosce rimanendo, come ospiti, nella parola di Gesù Cristo; ascoltando le sue parole e mettendole alla prova dei fatti, non meditando troppo, lontano dalla realtà, sulle sue parole. La verità universale è nella creazione, ma solo il Figlio dei Creatore ci rende ospiti nella verità intera. Ciò che Gesù ha detto e ha fatto è già nella creazione, ma solo lui si manifesta la verità della creazione: la Trinità ha fatto il mondo, lo regge e lo ripara dal male, che è opera di una creatura resasi maligna.
[310] A quel tempo non esisteva nemmeno l’idea della libertà; si pensava la libertà come indipendenza da un padrone, la si pensava da schiavi. Gesù annunciava quella libertà che è affiorata soltanto con l’illuminismo, ma che l’illuminismo e la modernità non sanno portare a maturazione. C’è, insita, in tutta la predicazione di Cristo, ma non si è ancora realizzata nel mondo. L’ha realizzata personalmente soltanto chi, nella sua vita, è rimasto ospite nella parola di Gesù Cristo. In realtà, se uno vuole fare il bene come lo insegna Gesù, si sente libero di farlo, viene lasciato libero di agire, a parte la persecuzione di qualcuno che è nella falsità. Se uno ha intenzione di fare il male, nel modo che è precisato da Gesù Cristo, chi lo lascerebbe libero di agire, a parte i suoi complici? Anzi, nemmeno questi si fidano di lui.
[311] Vedere Lc 10,21 (nota).
[312] Perciò non ho niente a che fare con il diavolo e non dico il falso.
[313] Sei matto.
[314] È il Nome di Dio (Gv 8,24). I Giudei vogliono lapidare Gesù come bestemmiatore.
[315] Questo è un "segno" della creazione. Dio «plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente». Questo dice la Bibbia e la scienza ci assicura che non avvenne così. In realtà è come se Dio avesse creato l'uomo proprio in questo modo, perché se avesse voluto avrebbe potuto farlo. Ora Gesù incontra un cieco; in questo uomo la natura è come se fosse stata rovinata nel punto degli occhi. Il Figlio di Dio fatto uomo, perciò la ripara. Come? Con lo stesso sistema della creazione originaria: facendo un po' di fango per plasmare di nuovo gli occhi.
[316] Gesù ha già spiegato che chi è cieco fisicamente non lo è a causa del peccato (Gv 9,3).
[317] Senza la mia luce, e perciò siete nelle tenebre.
[318] Gesù Cristo è l'unico buon pastore e nessun altro può conoscere e guidare l’umanità come lui. Ma se le guide di oggi cercano di conoscere realmente Gesù storico, gli rendono testimonianza valida e provano a fare ciò che egli ha detto, non hanno molta importanza le debolezze e gli errori personali, ma traspare il Buon Pastore concreto.
[319] Gesù stava probabilmente parlando vicino a una delle porte di Gerusalemme, detta Porta delle Pecore perché da essa si facevano passare le pecore e gli agnelli che dovevano essere sacrificati al Tempio. Lì vicino c’era la Piscina Probatica (“delle pecore”), nella quale venivano lavati questi animali prima di essere sacrificati.
[320] Non sarà sacrificato ma tornerà a vita rinnovata e abbondante.
[321] L’anima che è coscienza di se stessi ed è anche la vita stessa, ciò che è più importante nella persona. Il Buon Pastore, Gesù Cristo, è cosciente di essere anche Persona divina, il Figlio. Coscienza divina e coscienza umana, in lui, offrono insieme la separazione dell’anima umana dal corpo, con la vicina morte in croce, per le “pecore”. Vedere anche Lc 23,46.
[322] Si trattava probabilmente di comunità di “fratelli” di Giovanni, che non seguivano Gesù fisicamente. Abitavano nella “città sul monte” di Gamla e in Asia Minore ed erano in collegamento tra loro. Vedere Mt 26,31-32, dove Gesù fece capire, velatamente, che sarebbe apparso in Galilea per riunire il gregge che si stava per disperdere, e che anzi avrebbe fatto di più: avrebbe unito al suo gregge le pecore di Gamla e i figli di Dio che erano dispersi tra i Greci (Gv 11,52). Vedere Mt 28,7.10.16-20, dove viene preparato e si realizza tutto questo, con l’apparizione sul monte.
[323] Il Padre difende Gesù da quelli che lo vorrebbero uccidere e pone le condizioni perché sia il pastore buono, che non faccia mai il male e non possa nemmeno essere ucciso, finché non decide lui di dare la vita. Gesù era un uomo a cui nessuno ha mai potuto imporre niente; era sicuro (di se stesso? no,) del Padre suo e anche nel morire fu lui a dare la sua anima, altrimenti nessuno poteva portargliela via.
Questo uomo definisce l’ equilibrio spirituale e fisico di ogni uomo o donna.
Si deve notare che Gesù, il buon pastore, ha detto e ha fatto, in modo divino, tutto il bene necessario per chi gli era vicino o lontano, nello spazio e nel tempo.
[324] Così è nel testo greco: Gesù, nemmeno secondo Luca ha compiuto un solo lungo viaggio verso Gerusalemme. Vi era già stato perlomeno sei mesi prima, passando prima per Betania (Lc 10,38). Nell’anno 32 vi è andato per ogni festa, a partire dalla Pentecoste.
[325] Questa è la traduzione letterale del greco «Ἀγωνίζεσθε εἰσελθεῖν διὰ τῆς στενῆς θύρας». Gesù non parla, in verità, di un’altra “porta”, “larga”, che “porta alla perdizione”. Anche San Paolo, ritenendo che Gesù tornasse presto nel mondo a regnare per mille anni (vedere Ap 20,4-7), usa espressioni sportive (1 Corinzi 9,24-27). L’immagine sembrerebbe far pensare a qualcuno che riesce a entrare e a qualcun altro che viene sconfitto ed escluso. Ma, pensandoci un po’ di più, ci rendiamo conto che lottare per entrare attraverso una stretta porta nel Regno di Dio vuol dire “ricevere il Regno di Dio come i bambini” (Lc 18,15-17). Sono i bambini che “fanno a gara” e per loro è molto più agevole passare per una “stretta porta”. Mentre “fa a gara”, un bambino ha cari i genitori (che sono segno del Padre) e si diverte con chi fa a gara con lui. “Fare a gara” con il prossimo per entrare da quella “stretta porta” significa “fare a gara” nell’avere carità dinamica verso tutti, come comanda Gesù Cristo, e aver caro il Regno di Dio. Intanto si forma una ressa di gente che ha cari Dio e il prossimo. È decisamente un’idea divina, impensabile da parte di un uomo. Gesù valorizza, dà uno sbocco, al nostro egoismo, alla nostra superbia, all’arrivismo, se li rivolgiamo verso la stretta porta.
[326] Voi, che non avete fatto a gara nell’entrare dalla porta stretta, cioè nel fare quello che è giusto davanti a Dio. Non basta farlo in modo tranquillo, tutte le nostre capacità devono essere messe in atto e devono essere indirizzate a questo, come farebbero appunto i bambini che gareggiano. Occorre cercare soltanto il Regno di Dio (Lc 12,31; 10,42) e la sua giustizia (Mt 6,33).
[327] Nella “gara della porta stretta” i vincitori non sono soltanto quelli che arrivano primi. Gesù ha usato questa frase soltanto nella presente occasione e con questo significato, anche se poi nel Vangelo di Matteo viene ripetuta. Gli scribi di Matteo, rielaborando queste parole di Gesù riferite da Luca, hanno attribuito al Cristo Re il discorso del Giudizio Universale (Mt 25,31-46).
[328] Da Gerusalemme. Queste persone mostrano di essere venute ad avvertire Gesù per premunirlo contro le intenzioni di Erode, ma Gesù sa che le ha mandate Erode stesso e la risposta è diretta a lui. Erode infatti desiderava vedere Gesù (Lc 23,8), che aveva guarito il figlio di un suo funzionario a Cafarnao (Gv 4, 44-54), ma non a Gerusalemme dove c’erano troppi occhi indiscreti. Forse temeva pure che Gesù diventasse veramente re, come molti in Israele desideravano, e che fosse di ostacolo al sul potere già limitato. Non voleva ucciderlo.
[329] Sembra che Luca stesso abbia annotato questa risposta di Gesù ai farisei.
[330] Gesù è certamente a Gerusalemme, perché si rivolge ai suoi abitanti. Se poi teniamo presente Mt 23,37-24,2, scopriamo che era nel Tempio. D’ora in poi gli abitanti della capitale non lo vedranno se non al momento che lo accoglieranno come re, per poi ucciderlo sulla croce. Da questo momento anche Luca è in particolare attesa dell'ora in cui Gesù entrerà trionfalmente nella città e lo segue fino in Galilea.
[331] Per ora, il Re rinuncia a manifestarsi a Gerusalemme e certamente i discepoli sono delusi. Con ciò Gesù dichiara che il suo Regno è indipendente dalla politica degli uomini.
[332] In Perea, nome che in greco significa appunto: “terra al di là” del Giordano.
[333] Il cristiano non fa niente gratis, fa tutto per interesse: perché sarà ricambiato nella risurrezione dei giusti. Quale dignità ha questa speranza, mentre molti fanno il proprio interesse e ne vedono facilmente i risultati? È la dignità che viene dalla testimonianza storica dei Vangeli e della Chiesa. Il Figlio di Dio, che conosce bene l’eternità e il tempo della risurrezione, ha promesso senza ombra di dubbio risurrezione e ricompensa, spiegando pure in che cosa consisterà, mostrandolo con la sua stessa risurrezione e con la vita successiva di quaranta giorni.
[334] Questo sembra il commento di altri “fratelli” di Giovanni, che vivevano in Perea (vedere F. Giuseppe, Guerra Giudaica, 2,57). Come quelli (Gv 6,14) della città di Gamla, a nord-est del Lago di Galilea, anche questi avevano creduto che il Messia fosse Giovanni Battista, ma di fronte ai «segni» di Gesù si sono ricreduti.
[335] “Si avvicina a
me” in qualche modo. Per iniziare a comprendere il
discorso di Gesù, possiamo metterci nei panni della gente semplice, in
particolare dei bambini che lo
incontravano per le strade dove insegnava (ricordiamo Lc 18,15-17). Il Maestro
parla alla fantasia dei bambini che a volte odiano, soffrono senza essere
capiti, immaginano torri e battaglie, possono lasciare ogni cosa per un’avventura, come quella di cercare il
Regno del Padre più forte, che ci ha creato tutto.
Quasi solo i bambini, ascoltando Gesù, possono sentire
normali queste cose.
Questo discorso di Gesù è una promessa: di guidarci a
costruire una nostra “torre” e a gestire la nostra vita in
sicurezza.
[336] Le espressioni del Cristo Re
sono forti perché si imprimano nella mente a attirino anche i più indifferenti. Allora
scopriamo che vale anche l’inverso: «Chi ha un motivo per odiare qualcuno dei
suoi congiunti, o addirittura la propria anima, è nella condizione perfetta per
essere mio discepolo. Deve incominciare imparando da me come
portare questa croce». Gesù stesso ne ha dato l’esempio a dodici anni (Lc
2,41-50). Chi
non prova questo odio è perché si rassegna a sopportare; da Gesù si impara a portare, non a sopportare la croce.
In ogni modo, quello che Gesù insegna e promette non ce lo può dare
nessuna persona cara, non lo passiamo trovare da soli né in noi stessi; è
nuovo, insolito, mai udito e mai visto. Chi non odia queste persone e non rinnega
sé stesso, in quanto legami alla realtà solita, si scoraggia, non se la sente di affrontare un’avventura che pare impossibile. Non può apprendere e mettere in
pratica ciò che il Maestro insegna.
È come
inchiodato alla croce della realtà quotidiana.
Allora Gesù chiede che ci facciamo carico di tutto ciò che viviamo e che seguiamo lui con questo
carico. Chiede che
“odiamo” tutto e tutti, per portare tutto e tutti sulle nostre spalle con lui e
dietro a lui.
La croce era la condanna romana, che Gesù non aveva ancora subito e
dalla quale sarebbe risorto. Con Gesù non siamo inchiodati ai nostri limiti e
confini.
[337] Il Cristo Re dà la grazia di
costruire nel suo Regno non una semplice casa (Lc 6,48) ma una torre. È una
costruzione visibile da lontano, abitazione, granaio, difesa. Il Re ci manda “a
mietere ciò che non abbiamo lavorato”, “perché goda insieme chi semina e chi
miete” (Gv 4,32-38) e dà l’acqua che zampilla in vita eterna (Gv 4,14); così il
granaio si riempie e non manca l’acqua.
Nelle
relazioni con il mondo, a volte si può conquistare una persona, a volte occorre
trattare a distanza; mai c’è posto per l’indifferenza.
[338] Separarci da tutti i nostri beni
significa fermarsi a considerare come il suo insegnamento ci dà i mezzi per
costruire la nostra torre personale e la forza per affrontare
le difficoltà. Non vuole che facciamo brutta figura di fronte a
“tutti coloro che vedono”; non è una costruzione intima, solitaria.
Questa è indipendenza e presenza caritatevole del Regno di Dio nel
mondo, perché il
Regno di Gesù è nel mondo ma non dipende dal mondo (Gv 17,15-16).
Gesù assumeva la situazione della
civiltà di quel tempo, così com’era ma, per chi voleva seguire lui, stava
iniziando la nuova civiltà di vita eterna, che cioè può solo crescere e non
deve mai ricominciare da capo. Oggi, dopo venti secoli di questa civiltà, sarebbe poco
saggio cercarne una nuova: basta riscoprire quella che abbiamo e continuare a
costruirla con il Cristo Re.
Gesù,
dalla croce, innalza tutti presso di sé (Gv 12,32).
[339] Il Maestro ci vuol dire che quanto ha appena detto è come il sale, che dà alla vita un sapore tutto da scoprire. Se non cerchiamo di scoprirlo e di gustarlo, questo insegnamento non si può utilizzare in alcun modo nella vita a cui siamo abituati. Anzi, ci danneggia. Proprio come il sale è buono per gustare gli ortaggi ma non serve a niente nella terra dell’orto, anzi fa danno. Infatti, molti nei secoli hanno pensato che questo brano del Vangelo richieda cose impossibili e disumane, che cioè dobbiamo cercare la solitudine, rassegnarci al male, rinunciare alle cose del mondo e lasciarle usare ai peccatori.
Non è vero che l’uomo, il mondo e il popolo di Israele
possono fare a meno del Messia, perché al contatto con lui rischiano di essere
“buttati via”, non servendo né come ambiente né come elemento che lo renda
fertile. Si potrebbe perdere l’occasione unica di seguire Gesù e di costruire
la nostra “torre”. Il Vangelo di Marco (Mc 9,48-50) contiene un passo simile a
questo, misterioso; ma il mistero si risolve se lo si considera un titolo, un
promemoria per la predicazione di Pietro.
[340] Luca tace i nomi, ma poi narra con esattezza, per cui, se si facesse attenzione a tutti i particolari, si potrebbero identificare con buona precisione i luoghi e le categorie di persone.
[341] Questa parabola e alcune delle seguenti sono riportate da Luca per esteso, perché l’evangelista le udì personalmente da Gesù. Lo seguiva infatti più che poteva, anche in Galilea, da quando quelli di Gamla avevano cercato di rapirlo per farlo re.
[342] Si può notare ciò che era più necessario dal punto di vista di un uomo e di una donna (versetto 8). Il pastore che non può permettersi di perdere una pecora, o la donna di casa che non può lasciar perdere una dramma, sono un pastore e una donna normali, non straordinari. Allo stesso modo è normale che e Dio Padre e il Cristo, suo Figlio, offrano occasioni al peccatore finché non si è pentito.
[343] Qui Gesù si servì di parabole, ma in seguito le mise in pratica, a Gerico quando indusse alla conversione Zaccheo (Lc 19,10).
[344] Gesù prepara i suoi discepoli ebrei (figlio maggiore) ad accogliere coloro che, convertendosi dalle Genti (figlio prodigo), accoglieranno il Cristo.
[345] L’andamento del racconto mostra lo stile di Luca, ovvero che Luca ha sentito direttamente la parabola da Gesù, ma questo era anche il modo reale con cui il Maestro insegnava. Dunque Luca aveva seguito il Cristo Re dalla Perea fino in Galilea.
[346] Anche a quei tempi lo scritto valeva più delle parole, sia per i Romani (Gv 19,22) che per gli Ebrei. Tanto che questo padrone si attiene alla cifra stabilita ingiustamente dall’amministratore per iscritto. Dobbiamo anzi notare che i Vangeli fanno riferimento continuo a ciò che è scritto, cioè alle Scritture. Per questo appare logico che i testimoni dei fatti riguardanti Gesù li abbiano annotati subito per iscritto, come testimonianza sicura e inalterabile.
[347] È la spiegazione della parabola del banchetto, applicata ai farisei. La Legge e i Profeti erano l’invito rivolto agli Israeliti; ora che il Regno di Dio viene annunciato, gli Israeliti trovano vari motivi per non andare al banchetto e i poveri vengono costretti ad entrarvi. Altrimenti non ne avrebbero il coraggio. Riempiranno la casa e non ci sarà posto per i primi invitati. Gesù ha detto, in altra occasione: «Fate a gara nell’entrare dalla stretta porta (del Regno di Dio) , perché molti, vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (Lc 13,24).
[348] Gesù completa la legge di Mosè, che ha aspetti umani e non soltanto di ispirazione divina, e ogni altra legge, rendendole vive e vivibili, semplici. È anche bene ricordare che la legge di Mosè non è solo prescrizione, ma è anche promessa: Gesù assicura che ogni promessa, anche la più piccola si compirà.
[349] Il verbo, in greco, è lo stesso di 9,51 e indica che è fissato qualcosa di fisico, non indica una decisione interiore. Questo passo è dunque un aiuto per tradurre quello, assai difficile.
[350] Gesù ci avvisa, perché non ci scoraggiamo quando, dopo aver vigilato con attenzione e onestà, avviene ugualmente qualche scandalo. “Scandalo” significa “ostacolo, inciampo, insidia”, che impedisce di credere o di vivere in modo giusto. Poi il Maestro esorta a fare tutto il possibile per prevenire gli scandali. Non consiglia di gettare in fondo al mare chi ha commesso uno scandalo, ma di usare perfino la minaccia di gettare in mare colui che sta per dare scandalo, così da fermarlo.
[351] Il Cristo Re ordina subito dopo di vigilare: dunque anche colui che non vigila permette che gli scandali avvengano.
[352] Vedere Lc 22,17.
Questo è il senso, in greco.
Per
evitare gli scandali è molto importante la correzione fraterna, anche la
minaccia (“gettarlo in mare”) verso chi fosse trovato nella situazione
di dare scandalo.
Dobbiamo inoltre ricordare che, prima di Gesù Cristo e senza di lui, nemmeno si percepivano certi comportamenti come scandali. Questo avviene anche oggi, laddove si vive senza il Cristo Re. È stato lui a illuminare il mondo con precisione, riguardo a ciò che è giusto e a ciò che è peccato e scandalo. Perciò i credenti in lui non devono riferirsi al giudizio dei non credenti: potrebbe essere distorto. Senza tuttavia ignorare ciò che dicono gli altri, i credenti nel Cristo devono vigilare tra loro, secondo verità, secondo la legge di carità (Lc 6,27-45) e il nuovo comandamento del Re (Gv 13,34-35).
Lo scandalo è uno sconvolgimento che qualcuno produce nel cuore e nella mente di altri, con azioni o parole immorali o anche semplicemente incomprese. Non è mai una “questione” soltanto personale, coinvolge in confusione almeno due persone, ma riguarda l’ambiente stesso in cui si parla e si agisce. Per questo Gesù chiede che non si lasci degenerare il comportamento di una persona dentro la comunità, che non la si isoli poi come un appestato, ma che si vigili fraternamente, si usi il rimprovero, si induca al pentimento e si perdoni. Anche il “piccolo” scandalizzato deve essere coinvolto nel perdono e nella correzione di colui che gli ha dato scandalo, così che ciò che è stato di scandalo sia ricuperabile nella vita di carità e, magari, sia trasformato in un bene nuovo.
Questa è una parola di salvezza, non di ansia, e niente deve essere mai considerato perduto se seguiamo il Cristo Re.
[353] a) I discepoli si rivolgono al Cristo Re chiedendo come aderire (= credere) maggiormente alle sue parole, per poter compiere anche le sue opere.
b) Il Re allora precisa che la fede non ha una quantità, non si misura; anche la fede più piccola compie opere grandi. La fede è riconoscere in lui il Figlio inviato da Dio Padre. È aderire a lui, che sentono parlare e vedono agire. Chi si affida a lui può compiere opere come le sue, mettendo alla prova dei fatti le sue parole.
c) «Però» egli vuole che eseguiamo fedelmente le sue parole. Parole che non sono né da addomesticare né da alterare, allorché non le comprendiamo subito. Anzi dobbiamo individuare quelle originali e tradurle accuratamente dal greco, perché «non c’è discepolo superiore al maestro; ma ognuno condotto a perfezione sarà come il suo maestro» (Lc 6,40). Pensiamo al discorso della montagna nel capitolo 6 di Luca e a tutte le lezioni del Maestro nel Vangeli di Luca e di Giovanni.
La fede si illumina e cresce così, mettendo alla prova dei fatti le parole storiche del Maestro e vedendone risultati sorprendenti, come molti li hanno poi visti nei secoli. Allora si comprendono sempre meglio le sue parole, si è liberi e la nostra fede sarà confermata.
Tuttavia non dimentichiamo che in seguito Gesù ha detto: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15).
Gesù chiede, se abbiamo un minimo di fede in lui, di non limitarci a fare quello che tutti ritengono possibile, come servi che non rendono niente di nuovo, ma di provare a fare quello che è umanamente impossibile.
“Comandare al gelso” è l’esempio di quanto può fare concretamente la fede. In che modo? Prendendo libere iniziative nel servire il Re, al suo cospetto, con la sua grazia e sulle sue parole.
d) Se non applichiamo alla realtà le sue parole creatrici, la nostra fede non riceve incentivo.
[354] Dio non è obbligato a fare miracoli per consolidare la nostra fede, e neppure vuole forzare la nostra libertà. Non è obbligato a fare miracoli oggi, perché ha fatto bene ogni cosa in Gesù Cristo, negli anni in cui è stato presente nel mondo. È già straordinario il fatto di poter ricevere oggi, attraverso i Vangeli, l’insegnamento potente di Gesù e di poter conoscere le opere che egli ha compiuto venti secoli fa. Se Dio compisse ancora adesso molti miracoli, apparirebbe superato ciò che ha compiuto duemila anni fa. Le parole e opere di Gesù storico bastano, sia per la nostra intelligenza, sia per la nostra libertà. Se si mette alla prova della vita tutto quello che ha insegnato e fatto vedere Gesù, si hanno motivi sufficienti per la fede. Ma, per noi che non abbiamo visto né udito, è importantissimo conoscere le parole e le opere precise del Maestro. I Vangeli risultano essere così un grande dono; ma occorre leggerli come racconto di fatti storici e non tanto come insegnamenti morali.
[355] È fede riconoscere che è sempre la grazia del Re ad agire per tramite nostro, che agisce al tempo che ritiene opportuno e non automaticamente in cambio di un nostro servizio. Ma la fede risveglia anche la nostra dignità, non ci lascia nella condizione di “servi inutili” e ci stimola a fare tutto ciò che possiamo e sappiamo, lasciando poi il posto all’opera di Dio, che non ha limiti.
[356] Questo è almeno il terzo viaggio verso Gerusalemme, ricordato da Luca. Anche in questo Vangelo i viaggi verso Gerusalemme sono plurimi (Lc 10,38; 13,22 e questo), non un viaggio unico.
[357] Questo fa pensare che i giorni del Figlio dell’uomo saranno più di uno, tanto che il varsetto 26 usa il plurali: «nei giorni». Gesù parla dei giorni che noi attenderemmo per vederlo come era nella sua vita terrena, per ascoltarlo dire cose nuove; oppure di giorni in cui lo vorremmo vedere in modo evidente nella sua gloria. Queste apparizioni del Cristo Re non sono necessarie, perché quanto occorre è scritto nei Vangeli, di Luca e di Giovanni in particolare. I «giorni del Figlio dell'uomo» non saranno spettacolari, appariranno normali tanto che, di due persone vicine, una se ne accorgerà e l’altra no. Così si manifesta la gloria del Figlio dell’uomo, nella realtà quotidiana, e qualcuno viene attirato da Gesù Cristo, qualcun altro continua a non credere in lui. Ma il Figlio dell’uomo ci vuole anche ammonire di non dimenticare i giorni che ha concretamente trascorso sulla Terra, insegnando e compiendo le opere di Dio. In realtà, durante la sua vita pubblica ha gradito che i suoi discepoli Giovanni e Matteo annotassero ciò che accadeva. Anzi ha dettato a Giovanni gli insegnamenti più importanti, in lingua greca come ci sono pervenuti, perché rimanessero fissi nei secoli. Cristo stesso ha provveduto a che tutto ciò fosse testimoniato per iscritto e certificato.
[358] Il giorno del Figlio dell’uomo, che desidererete vedere, verrà così, in modo impensato e nello splendore di un lampo. Luca ha discusso queste considerazioni insieme a Paolo e all’evangelista Giovanni. Ecco perché essi attendevano il Regno di Dio non immediatamente, ma entro una generazione circa. Si veda l’Apocalisse (Lc 17,30: apokaluptetai: «apocalyptetai») e la seconda lettera ai Tessalonicesi 2,7. I primi cristiani non attendevano la fine del mondo, ma un lunghissimo periodo di regno di Dio nel mondo, rinnovato da Lui.
[359] Dopo quella generazione si sarebbe rivelato Gesù Cristo con il suo regno. Nell’Apocalisse si possono notare già i primi segni del regno di Dio, ma prima che Gesù regnasse con i suoi santi si attendeva la caduta di Gerusalemme. Da quel momento il Cristianesimo si diffuse ancor più rapidamente nell’impero romano, pur tra le persecuzioni, manifestando la gloria della dottrina di Cristo. La Chiesa di Gesù Cristo ebbe effettivamente libertà e anche autorità politica soltanto nel 313, con l’Editto di Costantino.
[360] Non si ammogliavano né si maritavano, perché erano omosessuali. La rovina della città era già inevitabile perché in essa non venivano generati figli, non c’era discendenza e il “castigo di Dio” era soltanto un segno di ciò.
[361] Ap 1,1.
[362] Non si deve indugiare, così da perdere l’occasione, perché sarà come un lampo di luce, e chi non sarà ben desto e vigilante si troverà spiazzato e non verrà preso nel Regno di Dio.
[363] Vedere Gv 12,25.
[364] Verrà assunto nel Regno, insieme a Gesù Cristo. In quel periodo Gesù stava per assumere un’autorità regale a Gerusalemme, che si sarebbe concretizzata attraverso la sua morte e la sua risurrezione.
[365] Questo garantisce l’affidabilità religiosa del cristianesimo di fronte all’autorità ebrea e a quella romana. Infatti Gesù ha richiesto che i suoi discepoli preghino sempre il Dio degli ebrei e questo, per l’imperatore di Roma Tiberio, basta a convincerlo della fedeltà dei cristiani alla loro religione, già riconosciuta da lui come buona per l’impero. I verbi infiniti, in tempo presente, mostrano che la parabola di Gesù è molto attuale mentre Luca scrive. Esiste cioè una situazione in cui Luca si rivolge a persone esterne al cristianesimo ed ha necessità di mostrare loro che i cristiani sono molto religiosi. Non invita Teofilo a pregare anche lui, gli mostra solo che i cristiani pregano. Glielo mostra per necessità e non per convincerlo. Una situazione del genere sembra non si sia realizzata mai, a meno che si trattasse proprio di far riconoscere Gesù come dio di fronte al Senato di Roma, mostrando quanto i cristiani fossero pii. Questo contava molto per i Romani.
[366] Non ha detto “troverà ancora?”, ma semplicemente “troverà?”. E ha detto “venendo”, in un momento qualsiasi, come già in quegli anni di vita pubblica, non ha detto “quando verrà”. Anche allora «veniva nel mondo» (Gv 1,9-12), dalla sua vita privata di carpentiere, e non veniva accolto dai suoi. Siccome i giorni del Figlio dell’uomo saranno più di uno, qui non si parla della sua venuta alla fine dei secoli, ma di ogni volta che fa giustizia ai suoi eletti. Però gli uomini non sempre lo sanno vedere, non sempre sono pronti ad avere fiducia in lui. Così non sappiamo nemmeno cogliere il momento in cui egli ci fa giustizia, vera, divina.
[367] Vedere Lc 22,17.
[368] Gesù Cristo è venuto a salvare, con la sua grazia e la sua verità, tutte le persone e tutta la natura («mangia e beve»), particolarmente ciò che era perduto. Con la sua verità ha insegnato a non cercare la salvezza fuori dalla realtà, ma a ricuperare, con la sua grazia, tutta la bontà della natura creata da Dio. Per far questo ha indicato la via: seguire le soluzioni concrete che ci offrono i bambini. I bambini non hanno bisogno di spazio per essere liberi, non hanno bisogno di essere ricchi per manifestare la loro abbondanza di vita (Gv 10,10) e non hanno bisogno di fare del male per possederla. Anche nelle situazioni più difficili basta loro l’amore dei genitori, così come ogni creatura, ognuno di noi piccolo o grande, vive nella carità di Dio Padre. Diventare come i bambini, non per divertirci di più, ma per trovare realmente la pace e la vita del Regno di Dio. Fare a gara come i bambini per entrare dalla porta stretta, perché si salvano quelli che fanno a gara nel mettere in pratica (provare a realizzare) gli insegnamenti di Gesù Cristo, non quelli che sognano la salvezza e sono così distratti da non vedere che il Regno di Dio è in mezzo a noi, nella massima semplicità.
[369] Se Gesù ha accostato l’immagine dell’ago a quella dal cammello, voleva riferirsi all’ambiente dei pastori del deserto. Infatti, passando dalla Galilea alla Perea si incontra una lunga zona di deserto. L’ago doveva essere uno strumento che veniva usato per infilare, nel tessuto robusto delle tende, le corde che servivano a fissarle al terreno. Si trattava di grossi aghi. Ora il cammello si conduce con una corda. Gesù ci voleva dire che, se provassimo a infilare la corda nella cruna di uno di quegli aghi, sarebbe più facile condurre attraverso di essa anche il cammello, che non trovare qualcosa che convinca un ricco a lasciarsi condurre nel Regno di Dio.
[370] Non “che aveva”; in quel momento non aveva ancora compiuto quel gesto, ma l’ha compiuto alcuni giorni dopo. Se le traduzioni dei Vangeli dal greco vengono effettuate senza attenzione a questi rapporti di tempo, scompigliano tutta la validità storica del racconto. Questa introduzione al miracolo di Gesù, come altri brevi commenti che troviamo sparsi nel Vangelo, è stata scritta pochi giorni dopo il fatto, a Gerusalemme, dalla persona adulta che trascriveva le testimonianze di Giovanni su rotolo. Ma il versetto 2 è una nota aggiunta in seguito, in margine al testo, e poi integrata nel racconto quando venne fatta una copia per l’evangelista, che non aveva ancora vent’anni: vedere Ap 10,8-11.
[371] Gesù stesso ha preparato Giovanni perché scrivesse; ha fatto in modo che potesse procurarsi il materiale. Così l’evangelista ha potuto scrivere mentre i fatti accadevano. A questo proposito, notiamo alcuni verbi al tempo presente: «dice», «dicono», «soggiunge», «si reca al sepolcro». Altri verbi sono stati qui tradotti al passato prossimo, per poter collegare il commento dello scrittore adulto, al passato remoto, con le testimonianze di Giovanni, al presente.
[372] Nessuno ha la luce in sé, ma Gesù sì, e la dona agli altri uomini.
[373] Poco più di tre chilometri.
[374]
Gesù, prima di intervenire con la sua potenza divina,
è immerso nella situazione umana, che è di grande tristezza per la morte di un
giovane.
Gesù ha percorso
personalmente tutta la durezza della vita, non ha scherzato.
Non ha nemmeno impedito che morisse in suo amico Lazzaro, non ha impedito che mettessero in croce lui stesso, il Cristo Re che era la speranza per molti. Non voleva togliere dal mondo tutto ciò che è dolore, tristezza, tragedia. Voleva però mostrare il suo potere sulla morte e la sua potenza nel conservare, salvare, la vita di tutti. Piangendo, prima di risuscitare Lazzaro, ha voluto anche ammonire che questi miracoli devono rimanere esemplari, eccezionali nella storia del mondo. Tuttavia li ha compiuti e ci ha dato la speranza, realmente fondata, che si avvereranno per tutti e per l’eternità, come egli sarebbe poi risorto il terzo giorno, per sempre. Non dobbiamo pernsare che Gesù, risorgendo poco dopo la sua morte, abbia goduto di un privilegio a noi negato, perché chi muore non conta più i giorni, né i millenni, ma vive presto nella risurrezione, come fosse già avvenuta. Solo la Terra e l’universo dovranno attendere la rivelazione dei figli di Dio per un lungo tempo. È anche una prospettiva provvidenziale che un giorno il Cristo Re ritorni a risuscitare tutti e a renderci immuni dai cambiamenti geologici e astronomici. Infatti in un futuro lontano la Terra non sarà certamente più abitabile dagli uomini, ma i risorti potranno spaziare nell’universo senza timore e senza limiti.
[375] Ciò che Gesù ha detto e ha fatto in quella precisa situazione vale in modo esatto per la nostra vita, perché è esattamente storico. Giovanni non ha aggiunto né tolto niente alle parole e ai gesti di Gesù, Signore, Figlio del Creatore.
[376] Si è pensato che questa profezia supponesse avvenuta la caduta di Gerusalemme a opera dei Romani (anno 73 d. C.), ma se Caifa pensa che il sacrificio di Gesù sia sufficiente a scongiurare l’intervento dei Romani, certo non si prevede affatto che interverranno davvero. Dunque non c’è niente qui che faccia supporre già avvenuti i fatti del 73.
Invece questo passo svela il tentativo, in molti casi riuscito, fatto da Teofilo, da quelli di Gamla, e dai capi e sacerdoti che aspettavano la redenzione di Gerusalemme, di recuperare anche i nemici di Gesù, che l’avevano fatto crocifiggere. Caifa e i suoi amici erano stati strumenti dell’azione di Dio. Un Messia sacrificato di fronte ai Romani, risorto per volere di Dio, senza intenzione alcuna di ricostituire un regno politico uguale a quello di Davide, avrebbe redento Gerusalemme e riunito tutti gli Ebrei, nella pace e nell’alleanza con i Romani stessi.
[377] Caifa profetizzò il contrario di quello che pensava, anzi nella “nazione intera” erano già compresi anche i redenti di ogni parte del mondo. Chi ha scritto era molto attento agli Ebrei Greci e ad altri Ebrei della diaspora. Infatti non abitava a Gerusalemme, ma a Gamla, a nord est del Lago di Tiberiade. Questa città era in stretta relazione con l’ambiente del Tempio, al quale forniva olio ritualmente puro per i diversi usi sacri. Questa persona, che ha scritto il Vangelo di Giovanni su un rotolo, era un ex maestro dell’evangelista. Maestro e alunno frequentavano i sacerdoti del Tempio e in questo modo hanno potuto conoscere ciò che era stato detto nel sinedrio.
[378] Luca, come gli altri discepoli, non ha capito perché Gesù parli di passione e morte. Ricevuta notizia che il Signore sta per venire a Gerusalemme, pensa che finalmente si proclamerà re. Perciò va ad attenderlo a Gerico per seguirlo. Infatti, da questo momento Luca racconta particolari che non ci sono negli altri Vangeli. Non si tratta di notizie e parabole raccolte da altri, ma di particolari che ha visto direttamente.
[379] Luca e Marco dicono che il cieco era “uno”, secondo Matteo erano “due” (Mc 10,46-52; Mt 20,29-34). Notiamo però che i due ciechi di Matteo fanno e dicono le stesse cose insieme, dunque è Matteo che cambia le cose. Chiunque si sarebbe accorto della manipolazione ed è chiaro che l’hanno fatto di proposito, per far capire che anche le altre modifiche rispetto a Luca (e quindi al precedente Vangelo ebraico di Matteo) si era stati costretti a introdurle per poter pubblicare di nuovo lo stesso racconto.
[380] Luca era presente.
[381] Τὸ ἀπολωλός è un participio pefetto e significa “la cosa perduta”, “ciò che è perduto”. Gesù ha compiuto quello che aveva detto nelle parabole di Lc 15,4-10. Gerico poteva ben rappresentare le diverse civiltà passate e perdute, anche quella che Giosuè aveva vinto distruggendo questa città antichissima ed entrando nella terra promessa. Nel misterioso disegno di Dio Israele è destinato a occupare e rioccupare la Terra Promessa, che prima appartiene ad altra gente. Ma il Cristo Re, entrando a Gerusalemme da Gerico, lascia capire che tutte le civiltà sono nelle sue mani, ricupera ogni realtà per noi perduta e la tiene salda nel suo potere di carità.
[382] La parabola delle dieci mine assomiglia alla parabola dei talenti (Mt 25,14-30): o sono due parabole diverse, oppure i «molti» scribi, che hanno composto il Vangelo di Matteo, hanno rifatto la parabola delle dieci mine, per i motivi editoriali che già abbiamo ricordato. In ogni modo, Luca stesso era tra quelli che pensavano che il Regno di Dio si dovesse manifestare da un momento all’altro. Ha compreso che, con la parabola, Gesù precisava come si sarebbe manifestato il suo Regno. Il Cristo doveva andare lontano, alla destra del Padre, per ricevere la gloria di Re universale; partendo avrebbe lasciato numerose “ricchezze” ai suoi seguaci e qusti dovevano impiegarle per farle rendere. Il suo ritorno sarebbe stato alla conclusione dei secoli, ma egli ritorna in modi diversi in varie occasioni. A ogni rendiconto il sistema di giudizio, di premio, di assunzione nel Regno è quello spiegato da Gesù nella parabola. Allo stesso modo, se noi intendiamo effettuare una verifica della situazione del Regno di Dio nel mondo, dobbiamo usare lo stesso metro.
[383] Gli sarà tolto anche quello che ha, perché non sa che farsene, non ne ha compreso il valore pur sempre grande. Non ha fiducia nell’uomo che gliel’ha affidata e non l’ha fatta sua. La mina era un’unità di misura di peso: si trattava di 571 grammi d’oro. In modo simile vanno le cose nel regno di Dio, in ogni sua manifestazione.
[384] I servi che si presentano sono soltanto tre, su dieci. Dove sono finiti gli altri sette? Si sono associati al gruppo dei cittadini che non volevano che l’uomo nobile regnasse su di loro. La parabola riguarda dunque il Cristo Re, accolto come re dai Romani, acclamato e sostenuto da una parte degli Ebrei (i servi che hanno fatto buoni affari), tollerato da un’altra parte e odiato da altri suoi concittadini. Egli aveva ben presente la situazione, non gli sfuggiva niente, si stava preparando con divina consapevolezza alla crocifissione e alla sua glorificazione definitiva. Dalla parabola gli scribi di Matteo hanno ricavato per il popolo e i capi ebrei (ma anche per i Gentili) un insegnamento: attenzione a “trafficare” bene i diversi “talenti” affidati loro dal Cristo Re.
[385] Giovanni ha scritto per primo questo episodio e Luca non lo riporta perché non era scritto nel "Vangelo ebraico di Matteo". In seguito Matteo, riordinando con i suoi scribi il “Vangelo ebraico”, l'ha ripreso da Giovanni, variando un po’ i dettagli. Infatti può sembrare che l’episodio sia avvenuto due giorni prima della Pasqua, c’è il vasetto di alabastro, il profumo è versato sulla testa di Gesù invece che sui piedi, ecc. Marco poi l’ha copiato da Matteo. Ambedue ne parlano quando i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo che si riunirono «due giorni prima della Pasqua». L’episodio serve così a spiegare che c’era già stata quattro giorni prima un'avvisaglia, senza fare nomi, del tradimento che ora Giuda consumava: «Essendosi Gesù trovato a Betania in casa di Simone il lebbroso, gli si era avvicinata una donna con un vaso di alabastro di olio profumato, molto prezioso, e glielo aveva versato sul capo mentre era sdraiato a mensa, ecc.» (Mt 26,6). In greco i verbi sono all’aoristo, che in questo caso dobbiamo tradurre con il trapassato prossimo.
[386] Questa cifra si trova anche nel Vangelo di Marco, come pure i “duecento denari di pane” di Gv 6,7. Ma, siccome gli altri due evangelisti non ne parlano, significa che Marco ha ripreso il particolare dal Vangelo di Giovanni, che era già scritto prima del suo, anche se non pubblicato.
[387] Sappiamo dagli altri Vangeli che Gesù non “trovò”, ma “requisì” l’asinello, e che Giovanni era proprio uno dei due che eseguì l’ordine di Gesù. È l’atto di un re, del Signore. Il verbo εὑρών significa in questo caso: “requisito”, “impossessatosi di”, “preso possesso di”. Questo significato è particolarmente importante, perché lo si può assegnare al verbo anche in 2 Pt 3,10, che è il punto critico del NT per stabilire se Gesù abbia predetto o no la “fine del mondo”. Tutti gli altri passi possono essere tradotti come “conclusione dei secoli” a opera del Cristo Re. Ora, 2 Pt 3,10, con il verbo εὑρεθήσεται, si può tradurre: “la Terra e le opere in essa contenute saranno prese in possesso”. Non ci sarà la “fine del mondo”, ma il Re Gesù e il Padre prenderanno in possesso la Terra e la rinnoveranno completamente.
[388] Mentre il Maestro e Signore entra a Gerusalemme nessun romano è in allarme. Non c'è bisogno di protezione, né per Gesù, né per il potere romano. In seguito notiamo che Ponzio Pilato non aveva alcun timore che Gesù gli togliesse il potere. È chiaro perciò che a Roma erano già al corrente dell'intenzione di Gesù di farsi proclamare re dal popolo. Le notizie arrivavano in pochi giorni dalla Palestina a Roma, e viceversa, attraverso il velocissimo ed efficientissimo sistema di corrieri a cavallo, situati in "mansiones" e "stationes" lungo le strade romane. Si può ragionevolmente immaginare che fosse stato il sacerdote ebreo Teofilo a far giungere la notizia a Tiberio, sostenendo che Gesù, come re, avrebbe stabilito la pace, la giustizia e la tranquillità in quella provincia romana.
Gesù, da parte sua, non aveva alcuna difficoltà a districarsi tra gli interessi, le trame e i complotti della "società complessa" di Gerusalemme, dell'Impero Romano e dell'Oriente. Lo ha dimostrato nelle discussioni dei giorni successivi.
Il gruppetto di capi ebrei nemici di Gesù fu costretto, per farlo crocifiggere, a ordire un complotto. Cominciarono con un arresto a tradimento, all'insaputa del popolo e dell'autorità romana, per poi sobillare una folla inconsapevole che doveva confondere e spaventare il procuratore Pilato: Gesù era o non era il loro re? Quindi lo costrinsero a emettere la condanna, minacciando di accusarlo di fronte a Tiberio Cesare.
[389] Pur con tutto questo rumore, nessun soldato romano, nessun responsabile politico romano si preoccupa di intervenire. Ciò si comprende ricordando Lc 9,51, quando Gesù, con la collaborazione di Luca e Teofilo (Lc 24,21), aveva stabilito un suo simbolo regale e quindi un suo vessillo, per entrare a Gerusalemme come Cristo Re. I Romani erano favorevoli a un re tanto pacifico e autorevole, anche l’imperatore Tiberio sapeva e attendeva che Gesù costituisse un regno stabile e in pace anche con Roma. Era infatti sempre preoccupato per quella regione assai difficile da gestire e Teofilo, sacerdote ebreo autorevole, gli aveva dato ampie assicurazioni riguardo a Gesù Cristo.
[390] Sono ebrei greci della diaspora (Gv 7,35).
[391] Filippo e Andrea, di Betsaida, hanno un nome greco, è logico che parlino il greco, ma anche Gesù capisce e parla il greco.
[392] Gesù risponde direttamente, senza bisogno degli interpreti a cui i Greci si sono rivolti per arrivare a lui; sa parlare in greco e risponde in questa lingua. La risposta di Gesù a questi Greci riassume tutto quanto hanno vissuto i discepoli che l’hanno seguito fin dall’inizio, a cominciare dal battesimo nel Giordano: è la prassi che il Maestro segue per accoglierli come discepoli.
[393] L’anima è la vita
spirituale della persona umana, anzi è la vita semplicemente. L’anima per una
persona sembrerebbe tutto, ma Gesù Cristo rivela che
c’è qualcosa per cui perdere l’anima in questo mondo: seguire lui che dà la
propria anima al Padre per le sue pecore. Questo sembrerebbe un
insegnamento altamente morale, altruista, di Gesù ma è in realtà uno dei suoi
suggerimenti divini per rendere piena la nostra vita: dedicarci nell'anima a
servire il Cristo Re è il modo per conservare la nostra persona in vita eterna,
senza interruzione. Senza le parole del Cristo avremmo trovato noi, con tutto
il nostro impegno, la strada per avere vita eterna? Notiamo pure che Gesù non
distingue la vita di questo mondo dalla vita eterna, ma ci dice che, servendo
lui, conserveremo in eterno la nostra vita, che ci è assai cara (anima). Il passaggio
della morte non è un vero ostacolo. Ricordiamo, a questo
proposito, che Gesù ha detto la stessa cosa in altri modi, come: «Cercate
soltanto il suo (di Dio) Regno e tutte queste cose vi saranno date di
conseguenza» (Lc 12,31). E poi non si tratta di sottrarci a nulla della realtà del
mondo, ma di affrontare ogni situazione secondo un altro
suggerimento divino: «di quelli come
loro (i bambini) è il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non
riceve il regno di Dio come un bambino, non può entrare in esso»
(Lc 18,16-17). Non è facile da capire, se non si prova a farlo, se non si prova
a non lasciarci rendere cattivi dalle difficoltà del mondo e non si prova a
imitare sempre i bambini nella vita vera, creata e sorretta dal Padre, dal
Cristo Re, dalla Madre Maria e da tutti gli amici di Dio.
[394] La voce dal cielo parla in greco e il suono delle parole («Kai edòxasa kai pàlin doxàso»), per chi non comprende questa lingua, sembra un tuono. Ma Giovanni, che ha scritto, ha capito bene, perché parlava e scriveva in greco.
[395] Questa frase di Gesù è un po' misteriosa, perché vale per tutti i secoli. Possiamo riconoscerne il significato per il nostro tempo. La scienza e la tecnologia hanno stimolato a scoprire nuova verità e nuovi orizzonti morali. Ciò è possibile perché c'è il Vangelo a suggerire idee anche a chi non crede affatto. Possiamo allora riconoscere che il Cristo Re ci innalza verso di lui, si fa conoscere sempre più vero, concreto.
[396] La Legge, cioè i libri dell’Antico Testamento, annunciavano il Figlio dell’uomo, ma adesso che Egli è qui in carne e ossa è l’unica occasione per conoscere chi in realtà sia, per credergli e per stabilire per sempre la vita nella luce. Questa frase è forse rivolta in particolare a quelli che si consideravano, o tendevano a diventare, ”figli della luce”, come gli esseni e gli uomini di altre comunità che si ispiravano a loro.
[397] Marco, giovinetto che abitava a Gerusalemme, poté seguire gli spostamenti di Gesù e ricorda che, in quei sei giorni prima della Pasqua, egli entrava il mattino in Gerusalemme e la sera usciva verso Betania.
[398] Anche per restituire l’asinello.
[399] I
venditori commerciavano gli animali per il sacrificio al Tempio. Non facevano
qualcosa di grave. Certamente qualcuno avrà esagerato nel fare il proprio
interesse. Anche i cambiavalute erano necessari, per cambiare le diverse monete
nell’unica accettata per le offerte al Tempio: il siclo di Tiro. Che cosa vuole
far capire allora Gesù? Che il Tempio non aveva questo significato, ma quello
di adorare il Padre, lì presente, in spirito e verità. tuttavia ormai era sorto
il nuovo Tempio della presenza di Dio tra gli uomini, un Tempio vivo, il corpo
di Gesù stesso che, morto e risorto sarebbe rimasto in eterno.
Gesù è andato solo due volte a Gerusalemme per
la Pasqua, nella sua vita pubblica. Ed entrambe le volte ha scacciato i
mercanti dal Tempio. A prima vista sembra che Giovanni abbia spostato
l’episodio all'inizio della vita pubblica (Gv 2,20). In realtà, alla prima
Pasqua era presente, a scrivere, soltanto Giovanni e non Matteo; all’ultima
Pasqua Matteo scrive e Giovanni evita di annotare le stesse cose.
[400] Infatti l’autorità di Gesù viene, per la legge, dal battesimo di Giovanni nel quale il Padre e lo Spirito Santo si manifestarono (Lc 3,22). At 13,24 ci dice, con un linguaggio giuridico: «…dopo che Giovanni ebbe predicato, davanti al “vessillo” del suo ingresso (a Gerusalemme, come Messia re), un battesimo di conversione a tutto il popolo d'Israele».
[401] Questo versetto è pieno di termini usati dai magistrati. Luca vuole incominciare a spiegare come sia stato possibile ai sommi sacerdoti e agli scribi far crocifiggere Gesù Cristo, senza che i suoi discepoli di Gerusalemme (il giurista Luca, il sommo sacerdote Teofilo e altri) potessero opporvisi. Luca scrive a Teofilo cose che probabilmente sa già, ma il vero destinatario è l’imperatore di Roma.
[402] Vedere Lc 9,51.
[403] Chi vive sulla Terra.
[404] Proprio perché esseri umani: così li ha voluti Dio, ed entreranno nel suo Giardino, purché vivano nella sua Carità sulla Terra.
[405] Gesù ci informa sulle cose che noi non possiamo conoscere, vale a dire sul passaggio della morte e sulla situazione che c’è oltre. Chi vive sulla Terra si sposa, ma Dio ha creato gli uomini adatti a raggiungere il “secolo” della risurrezione dai morti, dove si vive da figli di Dio, nel Paradiso, cioè nel “giardino” del Creatore (Lc 23,43), dove la vita è piena, anzi immortale e simile a quella degli angeli. In quel secolo non è più necessario prendere moglie e marito, pur essendoci molto più care le persone. Non ci sono i problemi di questo mondo, perché non c’è il peccato, ma non ci sono neppure i limiti.
In seguito, Luca e tutti i discepoli di Gesù Cristo, mentre si occupavano delle vicende di questo mondo, avevano nel cuore quello che Gesù aveva rivelato riguardo all’altro mondo.
[406] Si può tentare di spiegare che cosa avviene con la morte. Come diceva Cicerone, «nulla è così simile alla morte quanto il sonno». Quando dormiamo, i nostri sensi funzionano in modo molto ridotto e non percepiamo correttamente il passare del tempo. Tuttavia siamo coscienti di esistere: il corpo dorme, ma l’anima veglia. Poi ci svegliamo su un nuovo giorno.
Con la morte i sensi non funzionano più, ma noi rimarremo coscienti di noi stessi: il corpo è fermo, ma l’anima vive. Perderemo completamente il conteggio del tempo e ci sveglieremo nell’eternità, dove il tempo è tutto presente. Perciò anche la risurrezione sarà già presente, o almeno vicina tenendo conto del Purgatorio.
Gesù, sulla croce, disse al malfattore pentito: «…oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23,43). Più volte ha detto: «Vi risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,39-54; 11,24; 12,48). L’ultimo giorno, per ciascuno, è il giorno della morte, mentre per l’intera umanità sarà quello del ritorno del Cristo Re sulla Terra, nella sua gloria. Coloro che sono morti, e non già risorti come Gesù e Maria, non si manifestano risorti nel tempo terreno, perché la loro risurrezione sarà alla conclusione dei secoli. Però, personalmente, hanno già raggiunto quel secolo e la risurrezione.
Vivremo già con il corpo risorto, oppure ci parrà di attendere poco quel giorno, in cui anche la Terra sarà assunta nella risurrezione. Potremo così tornare a vivere nel tempo oppure nell’eternità, come era di Gesù risorto.
Gesù e Maria, essendo risorti nel corpo, possono anche legarsi al tempo e apparire a noi sulla Terra. Non fanno altro che rendere visibile ciò che è reale ma invisibile.
In questo passo evangelico Gesù aggiunge poche parole, ma divine e definitive, al nostro tentativo di spiegare.
[407] Gesù, che “ha preso possesso” di Gerusalemme come re, non regnerà in modo politico. Egli è il re dei secoli, perché in relazione a lui si svolgerà la storia che verrà.
[408] Quelle dette appena prima e spiegate subito dopo. Sembra che siano limitate al territorio della Palestina e ai popoli vicini.
[409] In Lc 21,11.20-36, Gesù assume un linguaggio apocalittico, che troviamo anche nel libro del profeta Daniele. È probabile che questo linguaggio venisse usato normalmente da alcuni gruppi di persone, che attendevano presto la venuta del Messia proprio nel tempo in cui Gesù stava per incominciare il suo ministero, per cui egli stesso lo usa e conferma di essere Colui che attendevano.
L’Apocalisse di Giovanni sembra partire proprio da questi versetti di Luca, per riassumere (capitoli 18-22) le profezie pronunciate da Gesù circa il regno di Dio nei secoli, anche quelle che non erano state scritte nei Vangeli e sono sottintese da At 1,3; mentre la prima parte dell’Apocalisse, dal capitolo 4 al 17, narra con molteplici simboli come si sono realizzate le profezie dell’AT nei fatti storici riguardanti Gesù Cristo e la sua Chiesa.
Si dice che Luca deve aver scritto il suo Vangelo dopo che questi fatti erano ormai avvenuti, perché altrimenti non poteva sapere con precisione che Gerusalemme sarebbe stata circondata da eserciti, ecc., infatti non si ammette che Gesù Cristo abbia pronunciato esattamente le parole che sono scritte in questo Vangelo. Ma dobbiamo anche notare che il discorso qui è molto più semplice che nei Vangeli di Matteo e di Marco, che Gesù dimostra completa padronanza degli eventi futuri e indica la via per non essere travolti da essi. Se Luca avesse inventato il discorso dopo aver visto i fatti già avvenuti o dopo averli sentiti raccontare, non sarebbe stato in grado di essere superiore a essi e di scrivere parole di incoraggiamento, a causa del disastro che si era consumato. E poi, se voleva scrivere qualcosa che apparisse credibile, non si sarebbe avventurato in una previsione che non era verificabile allora e non lo è ancora nemmeno oggi: «Gerusalemme sarà calpestata da genti finché non siano pienamente realizzate opportunità per le genti». Gesù invece poteva prevedere tutto questo e preparare i discepoli ad affrontarlo. Ancora: non dimentichiamo che Luca all’inizio ha affermato di aver acquisito ogni cosa con esattezza e di aver scritto ordinatamente.
[410] «Vendetta», «ira» sono i simboli dell’azione efficace di Dio che realizza le promesse e instaura il suo Regno. Ci saranno, sì, avvenimenti drammatici, come la caduta di Gerusalemme corrotta (Ap 16,17-18,24), ma per preparare un «“cielo” (guide di Israele) nuovo» e una «“terra” (d’Israele) nuova», una «nuova città santa Gerusalemme» (Ap 19-22).
[411] Di Israele, “questo popolo”. Ciò si comprende di più confrontando il Vangelo di Luca con l’Apocalisse di Giovanni. Sembra proprio che gli Ebrei, quando parlavano della “terra” intendessero sempre la loro terra, la terra d’Israele, mentre parlavano del resto del mondo come di “mondo abitato” e “genti”. Allora il discorso che fa Gesù in questa occasione è riferito soltanto alla Palestina, non alla “fine del mondo”, che in realtà non è prevista in alcun libro del NT. Infatti Gesù verrà “alla conclusione dei secoli”, non a far finire il mondo ma ad aprire il regno eterno, concludendo il tempo.
[412] Ap 11,2.
[413] Ancora di Israele.
[414] I pagani (“mare”) saranno chiamati (“fragore di onde”) alla salvezza e faranno ressa intorno a Gerusalemme, non lasciando più posto agli Ebrei (vedere Lc 14,23-24 e Is 60,5) per molto tempo.
[415] In tutto il mondo, non soltanto in Palestina.
[416] I cieli sono simbolo dei riferimenti religiosi-politici che i popoli hanno: i capi, l’organizzazione, i riti.
[417] Questa frase
“apocalittica” significa che il Figlio dell’uomo si manifesterà in modo
efficace e potente, ma «su una nube»: non “metterà i piedi sulla terra” e non
sarà visibile. In Ap 1,7 una tale situazione è data come
imminente e veramente è iniziata subito una nuova e mai vista civiltà.
Il ritorno del Cristo «allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1,11) sarà «alla conclusione dei secoli» (Mt 13,39.49; 25,31: Matteo però mescola la prima manifestazione del Regno di Gesù con il suo ritorno alla conclusione dei secoli).
[418] Gesù invita ad alzarsi e levare il capo, pur in mezzo a questi fatti apocalittici. Ciò significa che non ci sarà la fine del mondo, i piedi rimarranno saldi sulla superficie di questo mondo e si potrà alzare anche il capo, ma ci saranno cambiamenti radicali nella terra di Israele. Nessuno immaginava nemmeno la possibilità che il mondo venisse distrutto e non si può ricavare questa idea da alcun passo del NT, come esso ci è restituito dal lavoro di critica linguistica, nel greco originario. Nemmeno 2 Pt 3,10-13 parla della fine del mondo, perché, se ci saranno sconvolgimenti nel cielo, «la terra con tutte le opere che sono in essa sarà presa in possesso». Insomma, con tutti gli sconvolgimenti, «noi aspettiamo (nella vita presente) nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abiterà giustizia». Se si parlasse del Paradiso, sarebbe inutile dire che lì ci sarà giustizia, sarebbe ovvio; invece ha un’importanza fondamentale annunciarlo per questa terra, rinnovata attraverso avvenimenti che sono descritti in modo apocalittico. Gesù stesso ha usato questo linguaggio.
Luca ha riflettuto molto su queste parole. Dopo una quindicina d’anni incontrò Giovanni sull’isola di Patmos, mentre ambedue erano in viaggio per annunciare il Vangelo, e suggerì all’Apostolo molte cose che sono state scritte nell’Apocalisse.
[419] Nel nostro tempo è stato perfino possibile effettuare edizioni critiche del Nuovo Testamento, per ricostruire con esattezza il testo greco, con minime incertezze, confrontando tra loro i vari codici antichi arrivati fino a noi.
[420] Vedere Lc 22,17.
[421] Le vostre facoltà.
[422] Su tutti coloro che appartengono alla nazione ebraica, anche fuori Palestina.
[423] Alcuni ipotizzano che Gesù abbia mangiato la Pasqua il martedì, invece del giovedì, per far coincidere il giorno della cena a Betania “sei giorni prima della Pasqua”, secondo Giovanni, con l’apparente “due giorni prima della Pasqua” di Matteo e Marco (nota a Gv 12,2). Per avvalorare questa idea fanno notare che Gesù è molto attivo fino alla sera del martedì, ma non sembra fare più niente il mercoledì e il giovedì. Noi allora notiamo che qui siamo alla sera del martedì e che Luca ricorda che anche quella sera, come le altre, uscì a pernottare all’aperto sul monte degli Ulivi per poi tornare di buon mattino al tempio, dove la gente lo aspettava per ascoltarlo. Qui possiamo situare i “due giorni prima della Pasqua” di Matteo e Marco (Mc 14,1; Lc 22,1-6).
[424] Giovanni era conosciuto da alcuni di loro e si legge qui il rammarico espresso da queste persone di non aver saputo credere subito apertamente e di non aver saputo poi opporsi alla condanna inflitta a Gesù.
[425] Nell’ultimo giorno della vita su questa Terra.
[426] E dai discepoli che avevano anche armi per difenderlo, come quelli di Gamla (Vedere Gv 18,36).
[427] Luca, all’inizio del Vangelo ha spiegato di «aver acquisito ogni cosa da cima (a fondo) con esattezza» e qui dice esplicitamente che Gesù ha voluto sacrificare e mangiare la vittima di Pasqua, cioè un capretto o un agnello, il giorno degli azzimi, che per lui era il “giovedì” 2 aprile dell’anno 33, e non qualche giorno prima. Eppure i Giudei avrebbero mangiato la Pasqua il giorno dopo, ossia il “venerdì” 3 aprile (nota a Gv 18,28). La festa di Pasqua, invece, venne celebrata da tutti il sabato 4 aprile.
[428] Un uomo che portasse una brocca d’acqua non era cosa ordinaria, fa pensare a una comunità religiosa soltanto maschile. Forse questi erano esseni, comunque di una comunità di uomini non sposati, e diedero ospitalità nella loro casa a Gesù, per l’ultima cena, e in seguito ai discepoli rimasti nella città. Questa casa è il Cenacolo.
[429] Alcuni affermano che secondo Giovanni questa cena era una qualunque, non la cena della Pasqua. Ma Giovanni ha appena detto «prima della festa di Pasqua Gesù …» e ora è venuto il momento della cena (pasquale), che appunto si celebrava prima della festa di Pasqua. Non pare ci siano dubbi.
[430] Il Cristo, Maestro e Re, compie gesti semplici per preparare un insegnemento perfino su ciò che ancora non è avvenuto. Infatti i Dodici, poco dopo, discutono su chi deve essere considerato più grande. Notiamo che l'episodio è raccontato da Luca (Lc 22,24-27) e non da Giovanni. Questo ci induce ad affermare che non solo si possono combinare insieme i due Vangeli, ma che è necessario farlo, per conoscere la verità storica e la Verità di Gesù Cristo.
[431] Le espressioni usate da Luca in questa parte del racconto, lascerebbero spazio all’idea che Gesù abbia solo compiuto un gesto simbolico e non abbia mangiato la Pasqua né bevuto il vino con i suoi discepoli. In realtà si tratta di cavillosità, perché egli ha desiderato ardentemente di mangiare la Pasqua con i discepoli e ha effettivamente cenato con loro (22,20: “dopo aver cenato”). Durante la cena ha certamente bevuto il vino. Dopo quella cena non avrebbe più mangiato la Pasqua e bevuto vino, fino a quando… Dunque ha mangiato e bevuto per l’ultima volta ciò che è prescritto per la Pasqua dell’Antica Alleanza e, nello stesso tempo ha dato inizio alla Nuova Pasqua e alla Nuova Alleanza.
[432] In greco: διαμερίσατε εἰς ἑαουτούς. In questo caso (anche Gv 19,24: ἑαουτοῖς) il pronome ἑαουτούς significa chiaramente “gli uni gli altri”. Ciò avvalora il significato “gli uni gli altri” (corrispondente al termine ἀλλήλοις) anche in altri passi del Vangelo di Luca, dove il verbo è unito a una preposizione come πρὸς, ἐν, διὰ, ἐπὶ (Lc 3,8; 7,49; 12,1; 17,3; 18,9; 21,34; anche At 5,35; 20,28).
[433] Matteo ha poi spiegato: «in remissione dei peccati» (Mt 26,28). Ma il peccato, secondo l’insegnamento di Gesù non è soltanto la colpa, è anche la mancanza della sua grazia, dei vantaggi della sua salvezza nelle vita (Gv 9,41). «Sparso per voi» significa già: “perché abbiate i vantaggi della salvezza”. Le parole qui riportate, con cui Gesù ha consacrato il pane e il vino, sono quelle più precise e contengono tutto ciò che viene pronunciato anche oggi dal sacerdote nel consacrare. Gli scribi di Matteo avevano l’autorità per spiegarle (Mt 13,51-52) e anche la spiegazione è stata aggiunta.
Il pane e il vino sono “frutti del suolo”, come i doni che Caino offriva a Dio. Se, in quel tempo antico, Dio gradiva invece i “primogeniti del gregge” offerti da Abele, non rifiutava però le offerte di Caino, ma questi non capì. Sarebbe venuto il tempo in cui, con il sommo sacerdote Melchisedech, a Dio sarebbero stati più graditi il pane e il vino, frutti della terra. Gesù celebra questo tipo di sacrificio, segno del sacrificio del suo Corpo e del suo Sangue.
[434] Vedere Gv 8,24.
[435] Il Maestro risveglia la dignità di ciascuno, vuole mettere in chiaro la verità che riguarda ogni persona, mentre le genti fanno grande confusione. Egli stesso è l’esempio della vera dignità umana: «In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre» (Gv 14,12). E non si deve essere servi di chi domina ma dei più piccoli.
[436] Il suggerimento del Maestro si può commentare anche così: dal punto di vista di Dio, è grande colui che sa fare cose che servono per tutti, non solo per lui; è grande chi sa mettere a disposizione di tutti le sue conquiste e non ha bisogno di essere il primo a trarne profitto.
[437] Non immaginano che vada presso il Padre, in “cielo”, pensano che vada via da Gerusalemme, a fare il re in un altro luogo.
[438] Questo compito, affidato ora a
Simone, era stato preparato da Gesù fin dal primo incontro, quando (Gv 1,42) lo
chiamò “Pietro” (cioè: “uomo-pietra” di fondamento). È
però sottinteso quanto è scritto in Mt 16,16-19, che è la sintesi di varie
parole rivolte dal Maestro a Simone e che non era scritto nel Vangelo ebraico
di Matteo, per cui Luca non l’ha potuto riferire: Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E
Gesù: «Beato te, Simone figlio di
Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che
sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia
chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le
chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato
nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Il tutto trova compimento in Gv 21,15-18: «Pasci
le mie pecore».
[439] È sottinteso, esplicitamente, ciò che leggiamo in Lc 22,28-30.
[440] Gesù Cristo è la vera e l’unica “immagine” di Dio che gli uomini hanno potuto vedere.
[441] Gesù Cristo è l’Avvocato presso il Padre (1 Gv 2,1). Perciò “un altro Paracleto” non può essere che “un altro Avvocato”, un altro come Gesù Cristo. Mediatore presso il Padre, difensore, testimone, maestro, esortatore.
[442] “Come puoi diventare re così? Perché devi andare via da Gerusalemme, in un luogo segreto, dove aspetterai solo noi?” Forse i discepoli pensavano che Gesù avesse ceduto all’idea di diventare re di Gamla, assecondando quelli che volevano rapirlo per farlo re, dopo che aveva moltiplicato i pani e i pesci.
[443] Le cose che lo Spirito Santo insegnerà e quelle che ricorderà sono sempre le cose che Gesù ha detto, non altre.
Possiamo supporre che tutti i discorsi del Vangelo di Giovanni siano autentici di Gesù, dettati in greco al discepolo caro così come ci sono arrivati scritti. Leggendoli con questa idea in testa e con la consapevolezza che Gesù era divinamente sapiente, vi scopriamo con sorpresa la freschezza di insegnamenti impartiti nelle occasioni propizie, di fronte al discepolo prediletto. Ci liberiamo, allora, dalla strana sensazione che Giovanni fosse capace di una profondità di pensiero talmente sovrumana che non si riesca mai a decifrarla del tutto; e che la sua opera di scrittore sia talmente intelligente, che le nostre menti umane non sappiano nemmeno collegare tra loro le diverse parti del Vangelo: infatti diventa tutto opera semplice del Maestro divino. I collegamenti tra le parti di questo Vangelo si trovano nella freschezza dei fatti stessi, nelle azioni e nelle parole fresche di Gesù. Cade anche la contraddizione tra i fatti narrati in modo vivace e giovanile e i discorsi troppo difficili anche per l’uomo più maturo. Se invece teniamo lontani i fatti dal momento in cui furono scritti non si comprende più nulla in modo concreto, si costruiscono supposizioni e fantasie. Quanta gioia e quanta forza dà la lettura di questo Vangelo, se lo si considera come trascrizione di testimonianze del ragazzo Giovanni, compiuta da un suo ex maestro ancora durante gli avvenimenti!
[444] «Perciò quelle che dirò sono particolarmente importanti, sono le ultime: scrivete diligentemente tutto».
[445] Esce dalla sala da pranzo, al piano superiore, ma non dalla casa, per svolgere l'ultima lezione da Maestro: il tempo è poco e la lezione è la più importante. Si recano perciò in una stanza più adatta per scrivere, la sinagoga al piano terreno dove ci sono altri discepoli. Comunque Giovanni e Matteo sono stati sempre pronti a scrivere le cose importanti, anche durante la cena.
Queste ultime tre parole di Gesù, che non spiegano chiaramente da dove si alzano e dove vanno, che possono sembrare addirittura in contraddizione con i tre capitoli che seguono, e che non era affatto necessario riportare per far capire il discorso, ci mostrano che l'evangelista, in questo momento più sublime, sta scrivendo proprio tutto quello che Gesù fa e dice. È Gesù stesso che detta a Giovanni, parola per parola, e gli detta anche questa frase (a testimonianza per noi). Se Giovanni avesse scritto quando era avanti negli anni, non avrebbe certamente ricordato una frase cosi insignificante.
Dunque il discorso precedente di Gesù e quelli seguenti sono le parole esatte del Maestro, dettate già in greco, così come abbiamo visto in altre circostanze (es.: Gv 3,3; 12,23).
Se i capitoli 15-17 fossero stati inseriti più tardi, chi l'avesse fatto avrebbe almeno avuto l'accortezza di spostare alla fine dell’intero discorso l'invito di Gesù ad alzarsi e uscire.
[446] Il Padre, Dio, pota la nostra natura umana attraverso la parola che Gesù ha annunciato. Tratta la nostra natura, la valorizza, la predispone perché porti molto frutto di vita eterna, entro l’intera natura del mondo e poi nella sua casa del paradiso.
[447] Gesù Cristo concreto,
storico, è fondamento della vita quotidiana di ciascuno, oggi. Niente è illusione con lui: il gioco, il lavoro con le sue
incertezze, le passioni e i sentimenti, la curiosità, ecc.
Gesù fa questo nello
Spirito Santo, che conosciamo dalle sue stesse parole.
Vediamo e sentiamo
l'opera dello Spirito per merito del Cristo Re.
La presenza di Gesù
Salvatore, qui e ora, non è illusione o immaginazione nostra, ma opera attuale
dello Spirito.
Chiunque nasce dallo
Spirito (notiamo: non lo Spirito stesso)
è come il vento: ne senti la voce ma non
sai da dove viene e dove va (Gv 3,8)...
Pur tra tutte le novità, le attrazioni, le sorprese e le ansie dei nostri giorni, Gesù Cristo rimane il Re di pace, se lo conosciamo storicamente.
[448] Vedere Lc 6,27.
[449] Vedere Gv 10,11 e Lc 23,46.
[450] Questa costruzione, ἐστιν ἐκ τῶν…, si trova nel testo greco anche in Lc 12,15; Gv 17,14.16; 18,36.
[451] Anche 15,21. Dunque è fondamentale conoscere Dio Padre e Gesù Cristo. Sembra evidente che deve essere una conoscenza vera, ragionevole e chiara, secondo quanto è testimoniato e certificato dai Vangeli. Infatti una conoscenza incerta, per sentito dire, provoca proprio la persecuzione, perché scompiglia la vita organizzata senza portare salvezza, speranza. Chi poi non vuole riconoscere che le opere del Cristo, testimoniate e certificate da chi ha visto, sono opere compiute «con il dito di Dio», odia senza ragione il Cristo e i suoi fedeli.
[452] Il mondo, non credendo nel Cristo Re, Figlio di Dio, non è in grado di uscire dal suo peccato, che è confusione tra bene e male, falsità, incapacità di distinguere il valore reale di ogni creatura...
[453] Il mondo non ha giustizia, quella che intende la Bibbia, ossia il giusto modo di adorare il Creatore e il giusto modo di vivere secondo i suoi precetti, perché non ha riconosciuto il Figlio di Dio e non lo rispetta. Il Cristo ha compiuto pienamente in quegli anni e in quei luoghi l'opera di Dio. Quindi, come i discepoli hanno potuto vedere in seguito, è stato glorificato dal Padre con la risurrezione ed è tornato da lui nella gloria (rappresentata anche dalla nube che lo ha nascosto). Essendo uomo, era giusto e normale che lasciasse questo mondo, secondo la natura umana. È altrettanto giusto che chi non crede nel mondo, ma in Gesù Cristo, si riferisca sempre alle parole e opere del Cristo, testimoniate e certificate dai Vangeli.
[454] Gesù Cristo ha vinto il mondo, ha mostrato la falsità e la malvagità del principe di questo mondo. Il giudizio del mondo è falso, non è un vero giudizio.
[455] Gesù sta svolgendo l'ultima "lezione" "di fronte ai suoi discepoli": è importante, ma è ormai notte e un buon maestro non opprime i suoi discepoli; e poi «viene il principe di questo mondo». Gesù non ha fretta di dire tutto, perché «verrà lo Spirito di verità», che farà «comprendere ogni cosa», una per una, che Gesù ha detto e ha fatto. Perché nulla vada perso, intanto, il Maestro sta dettando, in greco, e il discepolo scrive. E questo è stato tramandato esattamente fino a noi.
[456] Gesù, nel battesimo al
Giordano, aveva ricevuto dal Padre, per mezzo della colomba dello Spirito
Santo, le parole da dire e le opere da compiere. Il Padre ha necessariamente
presente tutta la storia degli uomini e del mondo,
perché ha creato e fa esistere ogni cosa. Così Gesù, parlando
e agendo, aveva presente tutto quello che gli uomini avrebbero vissuto nel
futuro: le sue parole e opere sono il riferimento degli uomini per sempre.
Lo Spirito Santo parlerà ai fedeli, nelle diverse situazioni in cui si troveranno, “delle cose di Gesù” di cui la Trinità starà parlando in riferimento alla situazione di quel momento. Così pure riferirà al momento giusto ciò che di quelle parole sta per avverarsi. Non li lascerà impreparati alle vicende della vita. Quindi, perché lo Spirito Santo possa agire in noi in qualunque situazione, dobbiamo leggere quello che Gesù ha detto e ha fatto storicamente, traducendo accuratamente dal greco.
[457] Gesù ha già detto che deve andarsene (Gv 13,33-37), ma l’ha detto soltanto ai Dodici, nel cenacolo. Adesso alcuni discepoli, che non sono dei Dodici, rivolgono a Gesù questa domanda, non avendo sentito ancora dire niente del genere: anche questo conferma che Gesù si è trasferito nella sinagoga al piano terreno, sotto il Cenacolo, dove sono riuniti tutti i discepoli, non i soli Dodici.
Ciò che è riferito da Giovanni è stato detto da Gesù proprio in quel momento, e l’evangelista l’ha scritto man mano, parola per parola, perché Gesù stava dettando al “discepolo che aveva caro”.
[458] Ricordiamo che queste sono parole precise di Gesù, dettate da lui al discepolo caro, in greco così come ci sono giunte. Tutti i discepoli presenti sono giovani, non oltre i trent'anni, lo si può capire dai loro numerosi anni di apostolato successivi. «La donna»: il paragone tocca tutto il mondo. Ragazzina appena in grado di avere figli oppure donna matura, comunque nel fiore delle sue energie: la situazione non cambia molto. In solitudine oppure circondata da cure mediche, comunque è la protagonista. Amata o non amata, perfino maltrattata, ma sta per dare alla luce un uomo nuovo. Gesù, Salvatore della nostra vita, sottintende che la nascita di un uomo è sempre una cosa buona. Quando una donna partorisce c'entra sempre un uomo, c'entra sempre qualcun altro, anche se c'è stata una manipolazione medica, e questi altri si sentono giudicati dal modo con cui Gesù parla della donna partoriente.
Gesù, che sta per essere preso e messo a morte per poi risorgere, non ha trovato paragone più adatto di questo. L'immagine non riguarda direttamente Gesù, che in realtà porterà su di sé la sofferenza e la gioia più grande, ma il riflesso di cui godranno i discepoli.
Tuttavia il Maestro non distrae i suoi con ragionamenti sublimi, li attira su una realtà che si rinnova molte volte al giorno nel mondo. Sono questi i suoi insegnamenti sul nostro essere maschi e femmine. Ed egli è l'esempio della carità maschile, mai distaccata da quella femminile.
[459] Se riscopriamo che nel Vangelo di Giovanni sono scritte le parole esatte di Gesù, troviamo in esse i suggerimenti per ogni momento della nostra vita.
Se chiediamo a Dio Padre qualcosa di cui Gesù Cristo ha risvegliato in noi il desiderio, il Padre ci rende più attenti nel vedere quello che ci ha già messo a disposizione nella creazione, per realizzare ciò che desideriamo. Il Cristo Re, da parte sua, accompagna realmente i nostri progetti con la sua parola, il suo esempio, i suoi poteri sacramentali affidati alla Chiesa, fino a farci raggiungere quello che chiediamo. Dio esaudirà pienamente i suoi fedeli nel Paradiso, ma possiamo già far uso dei beni della sua casa nella vita presente. Solo dobbiamo credere che Gesù è venuto da Dio, come ci ha testimoniato con le sue parole e opere.
[460] Quando è avvenuto questo? Negli Atti degli Apostoli leggiamo che Gesù risorto parlava delle cose del Regno di Dio (At 1,3), ma non vi è scritto che cosa ha detto. Nell’Apocalisse ritroviamo le profezie che Gesù ha pronunciato in quei giorni, ma non si tratta di ulteriori rivelazioni sul Padre. Allora dobbiamo pensare che Gesù Cristo ci parli apertamente nelle circostanze della nostra vita. Le sue parole, le similitudini con cui ha parlato ci sono state conservate fedelmente, così che ci fanno sentire la vicinanza di Gesù e del Padre suo, appena si presentano situazioni corrispondenti.
[461] Verbo al perfetto: la vittoria è definitiva, non c’è bisogno di ripeterla nei secoli.
[462] Questa costruzione, ἐστιν ἐκ τῶν…, si trova nel testo greco anche in Lc 12,15; Gv 15,19; 18,36.
[463] Gesù, in questi ultimi momenti prima della sua passione e morte, aveva presenti anche gli uomini che vivevano un po’ fuori dal mondo a Gamla, città fortificata a nord-est del lago di Tiberiade. Lo si nota in tutto il discorso ed è questa la chiave di quanto appare storicamente misterioso. Ma anche il gregge dei discepoli che vivono nel mondo non dipende dal mondo. Per Gesù sia gli uni che gli altri dipendono da Dio. Quell’altro gregge, che non segue Gesù e non vedrà la sua morte e risurrezione, crederà per mezzo dei discepoli che sono nel mondo. Saranno insieme un solo recinto sotto un solo pastore, dovranno essere perfetti nell’unità. E Gesù invierà anche quelli che vivono “fuori dal mondo” ad ammaestrare tutte le genti (Mt 28,19; Ap 8,8).
[464] Gv 18,36-37: «Il mio regno non dipende da questo mondo»; «Per questo sono nato e sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità». Il Regno del Padre e di Gesù dipende dalla Verità e porta Grazia nel mondo.
[465] Mt 28,19 sancisce questo con un comando. Gesù non ha chiesto ai suoi né di immergersi nel mondo né di ritirarsi da esso. Egli si ritirava a pregare di notte, ma di giorno era sempre molto attivo.
[466] Comandante di mille uomini.
[467] Questo giovinetto era, con ogni probabilità, Marco stesso, testimone dunque dei fatti.
[468] Anche Luca era presente. Ma perché non hanno potuto far niente, né lui né Teòfilo suo protettore, per impedire la condanna di Gesù? Poiché li troviamo entrambi in azione intorno all’anno 63, per il processo a Paolo davanti a Nerone, adesso dovevano essere giovani: Luca poteva avere poco più di vent’anni e Teòfilo non aveva ancora l’autorità per imporsi. Nessuno dei due aveva la possibilità di contrastare il potere di quel volpone di Anna, padre di Teòfilo.
[469] È probabilmente Giovanni, che poi non ha paura neanche a stare sotto la croce, mentre gli altri si sono dispersi. Vedere At 4,13 («Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti, riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù»), che fa capire come Giovanni e Pietro fossero già conosciuti al “sommo sacerdote”.
[470] Luca si rivolge
all’autorità di Roma e precisa qual è l’autorità ebraica e che cosa ha
combinato in quel frangente.
Nel processo
del Sinedrio, che condannò Gesù di Nazaret come
bestemmiatore, non ci fu alcuna volontà di accertare chi egli fosse veramente.
La sua confessione, nel momento di maggior pericolo, di essere Figlio di Dio,
doveva valere come prova a sua difesa, come dichiarazione di essere realmente
ciò che diceva, non una bestemmia.
Per questo il popolo
ebreo, e chiunque altro, non è legato alla sentenza di quel processo, pilotato
dai due sommi sacerdoti Caifa e Anna e da alcuni soltanto dei capi.
In effetti, Ebrei e
Cristiani, a parte qualche episodio, vissero in pace per più di trent’anni in
Israele. L’inizio della confusione è da attribuire a Nerone e non possiamo più
restare sotto il suo giogo.
[471] Giovanni invece entrò, certamente accompagnato da Luca. Infatti Giovanni non aveva problemi per la celebrazione della Pasqua, avendola già mangiata con Gesù, e poi voleva seguire in tutto il Maestro. Luca, da parte sua, era medico e proselito di origine greca, perciò doveva continuamente risolvere problemi di purità legale a causa della sua opera a Gerusalemme. Proprio per la sua attività era benvoluto sia dai sacerdoti che dai Romani e aveva notevole libertà di movimento. La presenza di Luca spiega anche la sicurezza di Pilato nel dire che Gesù non aveva alcuna colpa. Così Giovanni, libero dai Giudei e protetto, poté scrivere quel che Gesù diceva a Pilato. In effetti soltanto Luca e Giovanni riferiscono le diverse fasi dell’interrogatorio di Pilato.
[472] Gesù e i suoi avevano mangiato la Pasqua la sera appena passata, i capi e i sacerdoti non l’avevano ancora mangiata. La Pasqua si doveva mangiare al tramonto del giorno 14 del primo mese dell’anno, chiamato nisan. I Giudei facevano cominciare il giorno al tramonto (Lc 23,54), i Galilei a mezzanotte, probabilmente seguendo l’usanza dei Romani che dominavano in Palestina. Tuttavia, per tutti, il giorno in cui Gesù morì in croce era il “venerdì”, che per i Giudei era la parasceve. Ma dobbiamo ricordare che il giorno della grande festa di Pasqua era il giorno della luna piena, il 15 di nisan. In quell’anno, 33 d.C., la luna piena si ebbe alle ore 17.15 circa di “venerdì” 3 aprile, cioè appena prima del tramonto del sole. I capi giudei poterono sbagliare il calcolo di un’ora o più e pensare che il plenilunio cadesse dopo il tramonto del “venerdì”, quando per loro era già sabato (che per noi fu il 4 aprile). Quindi per loro il “venerdì” era il giorno 14 di nisan e al tramonto, cioè al passaggio dal 14 al 15 di nisan, mangiarono la Pasqua. Per i Galilei, e anche per Gesù, che facevano iniziare il sabato al mattino presto del giorno dopo, la luna piena cadeva il “venerdì” 3 aprile, proprio come per noi. Allora il 14 di nisan era per loro il “giovedì” 2 aprile e, per questo mangiarono la Pasqua, con l’agnello e secondo ogni usanza ebraica, il “giovedì” al tramonto.
[473] I Giudei lo avrebbero lapidato, solo i Romani lo potevano crocifiggere. Gv 12,32-33: «sarò elevato da terra», che Giovanni e il suo trascrittore hanno interpretato come: “sarò crocifisso”, ma che voleva dire anche: ”sarò innalzato al cielo”, “sarò glorificato”. Questo, però, sarebbe stato comprensibile solo quando Gesù sarebbe salito al cielo, non quando Giovanni scrisse questa testimonianza e il trascrittore la fissò sul rotolo, ossia pochi giorni dopo i fatti. Giovanni insiste sull'interpretazione immediata che ha dato alle parole di Gesù, perché vuole far capire ai "fratelli" di Gamla che queste gli hanno permesso poi di «credere» già per il modo in cui Gesù è morto e per quello che ha visto nel suo sepolcro, prima ancora di «aver visto» Gesù risorto.
[474]
Questa costruzione, ἐστιν
ἐκ…, si trova nel testo greco anche in Lc 12,15; Gv 15,19;
17,14.16. La traduzione corrente di queste parole di Gesù dal greco, «il mio
regno non è di questo mondo», non ha senso. «Infatti, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!» (Lc 17,21).
Sarebbe forse giustificabile, se egli non avesse concluso (probabilmente
parlava proprio in greco, lingua ufficiale dell'impero romano): «νῦν
δὲ ἡ βασιλεία ἡ
ἐμὴ οὐκ ἔστιν
ἐντεῦθεν», "e in questo
momento il mio Regno non è da qui" (ἐντεῦθεν indica,
senza incertezze, un moto da luogo), "non ha origine da qui". Il
resto della frase va inteso tutto allo stesso modo: «οὐκ ἔστιν
ἐκ τοῦ κόσμου
τούτου»: "non è da questo mondo", "non viene da questo mondo", “non
dipende da questo mondo”. In Lc 20,4 troviamo una frase di Gesù in tutto simile
a questa: «τὸ
βάπτισμα
Ἰωάννου ἐξ οὐρανοῦ ἦν ἢ ἐξ
ἀνθρώπων;», «Il battesimo
di Giovanni era (veniva) dal cielo o dagli uomini?».
[475] Non sono gli Apostoli, che non erano militari: sono invece gli uomini che avrebbero messo a disposizione i "fratelli" di Gamla, se Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci presso Betsaida, non si fosse nascosto ad aspettare la notte e avesse permesso loro di farlo re. Essi dovettero capire presto che Gesù non voleva essere un re di quelli di questo mondo, ma che voleva dare anche a loro «vita», se lo seguivano come re nella «verità».
[476]
Non
dipende da ciò che sta avvenendo in questo momento e in questo luogo.
Non dipende dai Giudei e nemmeno dal potere romano. Significa pure che il Regno
di Gesù Cristo non è mai stato sottomesso nemmeno un attimo ad altri poteri. Gesù spiega così che è in suo potere qualcosa che gli uomini di
questo mondo non raggiungono. Egli ha tracciato una via, con i miracoli e con
le sue parole, per accedere al suo Regno da questo mondo e già in questo mondo. Questa via
porta a qualcosa che non teme più la morte, passaggio obbligato per
chi è in questo mondo; c’è dunque un ponte attraverso cui, seminando in questo
mondo corruttibile, si raccolgono frutti di vita incorruttibili nell’altro, nel
Regno di Gesù e del Padre. Il ponte è il re di verità Gesù, perché la morte è
il risultato più perfetto e concreto della falsità, è il segno più evidente
della menzogna del diavolo e del “mondo”. Noi non vediamo l’aldilà, non
possiamo sperimentarlo con i sistemi scientifici. Non sembrerebbe dunque
pratico pensare al Regno di Dio; ma Gesù, davanti alla morte, rende
testimonianza (versetto seguente) alla verità che egli è il re, ben visibile in
quegli anni, di un regno, di un mondo invisibile agli occhi di questo mondo;
rende testimonianza che la verità è la luce e la vita, unisce questo mondo a
quello del Padre, mentre la falsità, entrata nel mondo con il peccato
originale, li divide inesorabilmente. È Gesù Cristo il re, che rende concreto e
pratico cercare questo Regno nel nostro mondo, per agire in
modo degno di esso. La conferma verrà dalla risurrezione; e questa è
testimoniata in modo preciso dal racconto dei quattro Vangeli, purché si abbia
l’accortezza di leggerli combinando i fatti nella giusta successione di tempo.
[477] A compiere il ministero pubblico.
[478] È mio suddito. Il regno di verità deve realizzarsi in questo mondo, nei tempi e nei momenti stabiliti dal Padre – altrimenti a che cosa serviva parlarne tanto, se Dio lo realizzava tutto da solo nell’aldilà – ma non lo si potrà mai confondere con uno dei regni del mondo.
[479] Pilato ha bisogno di capire che peso politico abbia questo “regno di verità” del Messia Re, e che consistenza abbia il suo seguito.
[480] Il primo a parlargliene era stato quel suo funzionario di Cafarnao a cui Gesù aveva guarito il figlio morente (Gv 4,44-54).
[481] Gesù usa il termine greco ἄνωθεν (Gv 3,3.7.31) che può significare “dall’inizio” (ma Pilato non ha avuto potere su Gesù “dall’inizio”), oppure “dall’alto”, “da cima (a fondo)” (vedere Gv 3,27), "in precedenza", "prima". La frase seguente esclude il significato “dall’alto”, perché coloro che l’avevano in potere prima, e l’hanno consegnato a Pilato, si trovavano sulla terra e non “in alto”, non avevano nemmeno un potere maggiore di quello del procuratore. Tuttavia, "dapprima" hanno dato a Pilato potere su Gesù e poi lui ha potuto giudicarlo.
[482] Preparazione.
[483] Alcuni codici riportano “ora terza”. In ogni caso possiamo notare che i Vangeli, raccontando la passione e morte di Gesù, si riferiscono alle ore “terza”, “sesta” e “nona” cioè usano un’approssimazione di tre ore, cosicché il momento in cui Pilato assecondò la condanna di Gesù poté essere dopo la metà dell’ora “terza” (le nove del mattino), verso l’ora “sesta” (mezzogiorno).
[484] Gesù ha seguito un percorso legale per proclamarsi re (vedere Lc 9,51 e 1,1); Pilato ne è stato informato.
[485] Pilato, benché non
comprendesse il valore della regalità di Gesù, sapeva che il popolo, prima di
questi fatti, lo aveva acclamato come Re e Messia (Cristo), perciò era propenso
a riconoscerne l’autorità. Qualcuno, come il sacerdote Teofilo, certamente gli
aveva parlato molto bene di lui, d’accordo con Tiberio. I Giudei invece non
sapevano tutto ciò e Pilato non voleva manifestarlo alla gente. Forse a Pilato
era arrivato anche uno scritto da parte dell’imperatore. Ma in questo momento,
sentendo i capi giudei e il popolo rinnegare con tanta decisione il loro re,
rinunciò a difenderlo.
[486] Marco ha potuto riportare i nomi dei figli di Simone perché, quando scrisse il Vangelo, facevano parte della Chiesa di Gerusalemme insieme al padre. L’evangelista Marco era stato presente alla passione di Gesù (Mc 14,50-52).
[487]
Volendo con piena coscienza bere fino all'ultima
goccia il calice assegnatogli dal Padre celeste. «A chi esce per venire giustiziato si dà un grano di incenso in una
coppa di vino in modo da intorpidire i sensi; come è detto “Date bevanda
inebriante a chi è pronto a morire e vino a chi ha l’amarezza nel cuore” (Prov. 31,6). È stato
insegnato che in Gerusalemme delle donne pietose usavano offrire
volontariamente questa pozione; se, però, non la offrivano, si suppliva coi
fondi pubblici» (Sanh. 43°).
Potrabbero essere state le donne, a cui poi Gesù si rivolge, a offrirgli il
vino mescolato a mirra. Non si deve confondere questo momento con Lc 23,36.
[488] Si deve tradurre dal greco come complemento di tempo, perché si riferisce al presente e a “giorni che vengono”. Mentre Gesù Cristo rivela il Regno di Dio e ne mostra le prospettive e i frutti, gli abitanti di Gerusalemme sono arrivati al punto di farlo crocifiggere. Quando non sarà più visibile lui, quando non insegnerà più per le vie della Palestina e non mostrerà più i segni divini, che cosa avverrà?
[489] Non c’è da piangere sul Cristo Re, che ha il potere di riprendere la sua vita, ma
sul futuro di Gerusalemme, che sarà distrutta. Gerusalemme era una grande
città, aveva i luoghi santi, ma era anche piena di movimento, di traffici di
ogni genere. Gesù sapeva bene quello che faceva, sapeva che cos’è la vita;
invece la vita assicurata alla terra d’Israele da parte dei capi ebrei si
reggeva su equilibri di potere che portavano spesso a lotte e guerre. A
proposito di legno, a Gerusalemme c’erano molte costruzioni di legno, il Tempio
stesso ne conteneva molto. Quando, nell’anno 73 (tradizionalmente
70), i
Romani assediarono la città, l’abbondante legno, ovviamente secco, diventò
tutto un incendio.
Un altro aspetto del “legno secco”: le testimonianze storiche su Gesù Cristo sono affidate al “legno secco” dei papiri e della carta. Se le persone che contano non credevano in lui quando era presente, non c’è da meravigliarsi che non credano oggi. leggendo le testimonianze scritte.
[490]
A Roma, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, è conservata una
tavoletta in legno di noce che riporta metà della scritta, appunto in “ebraico,
greco e latino” (non nell’ordine ricordato da Giovanni: “ebraico, latino e
greco”). È detta “titulus crucis”, ossia la motivazione giuridica della
condanna di Gesù alla croce. Si ha notizia del “titulus crucis”
dall’”itinerario di Egeria” del 383 a Gerusalemme, dove sono ricordate le
parole «Hic est rex Iudaeorum». È il testo
del “titulus” riportato nel Vangelo di Luca, ma sembrerebbero anche le parole
(«(re)x Iudaeorum») scritte nell’altra metà della tavoletta, conservata a
Gerusalemme fino al 614 quando i Persiani tolsero la città di Gerusalemme ai
Bizantini.
Sorprendentemente
il testo del “titulus” conservato a Roma è scritto da destra verso sinistra in
tutte tre le lingue, come scrivevano gli ebrei. La scritta superiore è in
aramaico: soltanto alcuni segni sufficienti a leggere “nazareno”. Il latino è
scritto esattamente a specchio, in caratteri realmente latini: I NAZARINUS
RE(X). In greco la Z non è a specchio: ΙС
ΝΑΖΑΡΕΝΥС Β(ΑСΙLΕΥС).
Le diversità
rispetto al Vangelo di Giovanni, che riferisce tutto il testo, sono più di una.
Giovanni ha scritto NAZΩΡΑΙΟΣ e non NAZAPENYC,
che è un latinismo. Infatti Luca, scrive a volte ΝΑΖΑΡΗΝΟΣ, che ripete il suono latino ma è correttamente
greco. Inoltre Giovanni usa l’articolo che corrisponde al nostro “il”: Gesù, il
Nazareno il re…
Tutte queste
incongruenze fanno pensare alla scarsa conoscenza del greco da parte di chi ha
inciso il “titulus” e alla sua volontà di far capire agli Ebrei che aveva
scritto la stessa frase nelle tre lingue. L’autore del Vangelo secondo Giovanni
ha trasposto in greco corretto. Ma i vari errori dimostrano abbastanza
chiaramente l’autenticità della tavoletta, perché un falsario non li avrebbe
commessi. Può trattarsi di una copia, dato che il famigerato esame al
radiocarbonio sembra averla datata intorno all’anno 1000, ma di una copia
fedele del “titulus” originale. Questo è un testimone ulteriore
dell’attendibilità storica dei Vangeli, in particolare del Vangelo di Giovanni.
La tavoletta
intera potrebbe anche essere considerata come un simbolo, addirittura icastico,
del Vangelo, metà di Luca e metà di Giovanni, mentre la tavoletta spezzata
sarebbe il simbolo della condizione attuale dei vangeli, difficili da
comprendere se isolati.
[491] Vedere Lc 16,6-7.
[492] Erano dunque quattro donne, tutte di nome Maria: Maria madre di Gesù, Maria sua "sorella" che era madre di Giacomo e Giuseppe e moglie di Alfeo, Maria moglie di Cleofa e madre di Giuda e Simone, infine Maria di Magdala.
[493] Notiamo che era il giorno prima di Pasqua ed era vicino il momento della luna piena, che che in Palestina si verificava effettivamente alle ore 17,15 circa. L’oscuramento del sole non poté quindi essere dovuto a un’eclissi di sole, che ci può essere soltanto quando c’è la luna nuova. Anzi, quello stesso pomeriggio, poco dopo le 17.00 si verificò un’eclissi parziale di luna.
[494] Salmo 22,2. In esso sono preannunciati alcuni dei fatti che accadevano in quel momento. Gesù non ha emesso realmente questo grido. Gli scribi di Matteo hanno aggiunto il riferimento alle profezie, che riassume anche quelle riportate da Luca e Giovanni. Poi Marco l’ha accolto in quanto significativo. È di importanza fondamentale perché gli Ebrei riconoscano che Davide ha definito rigorosamente come appartenente a loro la salvezza del Cristo e appartenente soltanto per partecipazione ai Gentili, al popolo che nascerà: E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!» (Salmo 22,30-32).
[495] Questa frase, che vorrebbe confermare il grido di Gesù, è inverosimile. Non può averla detta un ebreo, che avrebbe capito bene il significato delle parole in ebraico e il riferimento al Salmo 22. Non può nemmeno averla pronunciata un gentile, che non sapeva niente di Eia. È dunque una frase che conferma l’aggiunta di Matteo e di Marco.
[496] Come poteva questo condannato a morte conoscere Gesù, sapere che era re e che avrebbe regnato dopo essere morto?
Sembra sia impossibile. Se però immaginiamo che fosse stato condannato perché era zelota, un “brigante” come i Romani chiamavano questi uomini, è probabile che fosse stato in contatto con gli abitanti di Gamla, quelli che avrebbero voluto rapire Gesù per farlo re. Il fondatore degli zeloti era stato Giuda, proveniente proprio da Gamla. In quella città, situata su un monte a nord est del Lago di Tiberiade, avevano ormai capito che Gesù non voleva essere un re come gli altri re di questo mondo (Gv 6, 14-15).
[497] Un anno prima, nella sinagoga di Cafarnao il giorno successivo alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù aveva affermato: «… lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,40.44.54). Questo era l’ultimo giorno per il malfattore e per Gesù stesso, che gli promise in realtà di portarlo alla risurrezione quel giorno, introducendolo nel giorno eterno. Anche se la risurrezione di tutti si vedrà sulla Terra alla conclusione dei secoli (traduzione più appropriata di “fine del mondo”).
Luca era presente in questo momento e ha potuto raccogliere queste parole di Gesù. Il Signore (profeta, re e, sulla croce, sacerdote sommo e unico) dà salvezza proprio a uno dei peggiori peccatori, promettendogli il paradiso.
Nel Vangelo di Luca, che riferisce fatti storici e parole precise di Gesù, troviamo anche molti elementi per conoscere qualcosa del paradiso, “luogo” in cui la salvezza è completa. Paradiso significa “giardino”, perciò il Regno di Gesù è un giardino dove si mangerà ancora la Pasqua e si berrà il succo della vite, alla mensa del Re Gesù (Lc 22,16.18.28-30).
Gesù risorto è l’esempio di come saremo dopo la nostra risurrezione (che, per chi è morto e quindi non conta più gli anni essendo nell’eternità, è “dopo tre giorni” come per Gesù, oppure “oggi” come per il malfattore pentito). Non saremo più legati a un luogo, eppure avremo un vero corpo (Lc 24,37-40); potremo mangiare e gli animali saranno ancora nostro cibo (Lc 22,16; 24,41-42); non saremo legati nemmeno al nostro aspetto e perciò potremo cambiare età (Gv 20,14; Lc 24,15-16); non ci si sposerà ma saremo come angeli di Dio (Lc 20, 34-36). Per avere parte al Regno di Dio dobbiamo, però, comportarci da servi fedeli e laboriosi (Lc 19,10-27, ecc.).
[498] Che cosa è compiuto? Ciò che è contenuto nelle Scritture: nei Profeti e in particolare nel Salmo 22. Ecco perché Matteo e Marco hanno immaginato che Gesù gridasse «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato».
[499] «Di nuovo», perché il Vangelo di Matteo parla prima di un grido che ricordava il Salmo 22.
[500] Se c’è qualche dubbio storico per il precedente grido di Gesù, questo, ricordato da Luca, è più sicuramente stato emesso dal crocifisso. E sarebbe anche in contrasto con il primo grido, quasi disperato. Forse Luca, nel tradurre dall’aramaico, ha usato il termine “spirito” e non “anima” perché non si potesse intendere come “vita”. Tutta la persona del Figlio di Dio fatto uomo consegna l’anima al Padre. A parlare è il corpo, finché è vivo. Ancora una volta si può dire che Gesù Cristo ha distinto l’anima e il corpo nella persona umana. Nessuno toglie l’anima a Gesù, lui dà la sua anima e la consegna nelle mani del Padre (Gv 10,17). Offre se stesso, ma non in un’offerta generica: offre se stesso, anima e corpo e divinità, al Padre per noi.
[501] Dio è tanto potente da lasciarsi inchiodare in croce, fisso, immobile per alcune ore. Anche il diavolo vide e pensò di aver vinto. Intanto però Gesù scendeva «agli inferi», per dare possibilità di redenzione perfino a quelli che non avevano creduto a Dio al tempo di Noè (1 Pt 3,20).
[502] Tra quelli che “si percuotevano il petto”, c’era anche Luca, che non aveva potuto evitare la condanna di Gesù. Era lì, a vedere lo spettacolo, e ha potuto udire alcune parole di Gesù.
[503] (Vedere nota a Gv 18,28) Giovanni precisa che la “Preparazione” (Parasceve) era una ricorrenza dei Giudei. Anche i sinottici parlano di “Parasceve”, senza precisare “dei Giudei”. Giovanni dunque ha scritto da un punto di vista giudaico: i Giudei mangiavano la Pasqua la sera del 14 di nisan, il primo mese del calendario religioso ebraico. I sinottici invece hanno scritto dal punto di vista dei Galilei, senza fornire precisazioni: anche Gesù, come gli altri di Galilea, mangiò la Pasqua dopo il tramonto del 14 di nisan, che per loro era “giovedì” 2 aprile (vedere Lc 23,54; Mt 28,1). Senza necessità di avere altre informazioni sulle tradizioni delle diverse regioni ebraiche, noi possiamo affermare che il “venerdì” in cui morì Gesù, nell’ora in cui i Giudei sacrificavano la vittima di Pasqua, era la Parasceve «dei Giudei», cioè il 14 di nisan, perché il giorno dopo, sabato, era la grande festa di Pasqua, il 15 di nisan.
[504] Questa è la
testimonianza, certificata probabilmente dal medico Luca, di ciò che è
avvenuto: il sangue era già coagulato, perciò Gesù era sicuramente già morto.
È un particolare della morte di Gesù che trova riscontro sulla Sindone e
contribuisce a certificare che sul Lenzuolo abbiamo un’autentica “foto” di Gesù
Cristo.
1 Gv 5,6-8 vede in questo fatto, mirabilmente, due simboli adatti a esprimere l’opera di Gesù. Egli unisce l’antico al nuovo e, senza nulla togliere all’ebraismo, ha donato la sua nuova alleanza; è venuto a portare vita non soltanto nella Legge ebraica (purificazione e vita con acqua), ma anche nella sua propria redenzione: «Ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue» (Ap 1,5); «Sei stato immolato e hai redento per Dio con il tuo sangue (persone) di ogni tribù, lingua, popolo e nazione» (Ap 5,9). Poi, in tutta l’Apocalisse, il simbolo del sangue indica questo: indica la Nuova Alleanza, che non toglie l’Antica ed è «testimonianza di Gesù Cristo».
[505] È Giovanni di Zebedeo, l’evangelista, come è dichiarato in Gv 21,24. Chi scrive questo versetto è lo scriba (di Gamla) che ha trascritto fin qui le testimonianze di Giovanni. Il versetto è comprensibile se lo dividiamo in due parti: 1) “E chi ha visto ne ha dato testimonianza perché anche voi crediate”; 2) l’inciso “e la sua testimonianza è vera e quegli sa che (egli) dice il vero”.
[506] Ci sono molte probabilità che si tratti di Luca, protetto dal sacerdote Teofilo, il quale ha ben presenti le testimonianze del Vangelo di Giovanni (confrontare Lc 24,12 con Gv 20,5, in greco).
Anche Luca, che «ha acquisito ogni cosa da cima a fondo con esattezza», nel suo Vangelo mostra di conoscere molto bene quello che Giovanni ha scritto e concorda con lui molto più degli altri evangelisti.
Questa testimonianza è stata scritta pochi giorni dopo la risurrezione di Gesù, per certificare che prima c’era stata una morte sicura (vedere Gv 20,31). La riservatezza sul nome di chi certifica si comprende molto bene se ha certificato in quei momenti in cui i discepoli di Gesù, specialmente se lavoravano nell’ambiente del Tempio, stavano nascosti per paura dei Giudei.
Per sostenere la fede, nell’ambiente a cui Giovanni si rivolgeva, contava la testimonianza scritta e certificata (con sigillo), non l’annuncio a voce (Lc 16,6-7; Gv 19,22). Ciò è stato provvidenziale perché ha fatto sì che le testimonianze scritte e certificate fossero conservate e poi pubblicate, per essere tramandate nei secoli. Anche noi le possiamo leggere a sostegno della nostra fede, donata da Dio nella Chiesa.
[507] Le citazioni delle Scritture, sia in Giovanni che in Luca, sono concrete, mentre in Matteo sono legate alle interpretazioni degli scribi e degli altri sapienti di Israele, in quanto il Vangelo secondo Matteo è opera di scribi cristiani di Gerusalemme ed è rivolto al popolo e ai capi ebrei di Palestina e della diaspora.
[508] Tessuto di lino finissimo.
[509] Il verbo ἐπέφωσκεν (epèphosken), equivalente a ἐπέφανεν (epèphanen) significa in realtà “appariva su”, “si affacciava su” (nota a Mt 28,1).
[510] Il riposo del sabato per i Giudei e per l’ambiente del Tempio, iniziava al tramonto del giorno prima. Probabilmente per i Galilei iniziava al mattino presto, quando il buio cominciava a illuminarsi appena (nota a Mt 28,1). In Lc 23,56 si può notare che il sabato sta per incominciare ma non è ancora iniziato, infatti le donne possono ancora percorrere della strada senza contravvenire al comandamento del riposo, nemmeno secondo i Giudei.
[511] Le donne, che erano di Galilea, osservavano.
Questo spiega perché, dopo aver visto che Gesù era stato sepolto regolarmente,
secondo l'usanza di Giudea, prepararono a loro volta aromi e oli profumati per imbalsamarlo. Anch'esse infatti, che erano
abbastanza ricche, volevano curare la sepoltura di Gesù con tutti gli onori che
erano in uso in Galilea. Potevano continuare questi preparativi,
anche se per i Giudei era già sabato, infatti non lo era ancora per loro.
[512] Ricordiamo che il Vangelo secondo Matteo è stato composto da «molti» scribi, testimoni e collaboratori (Lc 1,1; Mt 13,51-52) che si trovavano a Gerusalemme. Alcuni erano sacerdoti o loro dipendenti; altri erano dipendenti dei Romani. Non ebbero perciò difficoltà nel raccogliere questa notizia.
[513] Per molti
ebrei, in particolare per i Galilei, il giorno non terminava la sera, ma oltre
la mezzanotte o verso il mattino. Lo si comprende
proprio da questo passo di Matteo, se rivediamo e correggiamo la traduzione dal
greco. Infatti nelle traduzione antica si è cercato di far coincidere Matteo
con Giovanni, forzando il senso del greco e ottenendo confusione.
Ὀψὲ
(opsè): il termine significa normalmente “tardi”, “molto tardi”; non è giusto
tradurre “passato (il sabato)”, anche se il significato sarebbe consentito,
perché il sabato per i Giudei era già passato da diverse ore, inoltre perché
“eis” indica un “passaggio verso” il primo giorno dopo il sabato; il sabato
stava passando, non era passato.
δὲ (dè):
“e”, “ma”, “invero”.
σαββάτων
(sabbàton): dunque è molto più logico tradurre “il sabato (molto tardi)”.
τῇ (ὣρᾳ)
[tè (òra)]: sottintenderei proprio il termine “ora”, femminile anche in greco,
suggerito dall’articolo femminile che sottintende un nome.
ἐπιφωσκούσῃ (epi-phoskoùse):
il verbo φώσκω (phòsko), usato soltanto in
composizione con altre parti del discorso, equivale a fainw
(phàino), “appaio”. Se però consideriamo che “ἐπὶ” significa
“sopra” e che “εἰς”, che segue immediatamente, significa “verso”,
“su”, “a”, dobbiamo supporre questo senso: “che si affaccia (sul primo giorno
dopo il sabato)”. Questo significato rende più chiaro anche Lc 23,54 (nota).
εἰς (èis):
indica un “passaggio verso” il primo giorno dopo il sabato.
μίαν
σαββάτων (mìan sabbàton): “il primo
giorno dopo il sabato”.
Questa frase di Matteo ci permetterebbe
pure,
nel dialogo con gli Ebrei, di far rientrare la risurrezione di Gesù nell’ora
conclusiva del Sabato, invece che nel
giorno di Domenica.
[514] In realtà era soltanto Maria di Magdala, come dice Giovanni: gli scribi di Matteo hanno semplicemente aggiunto un particolare irrilevante per cambiare la forma del racconto.
[515] Ciò che dice l’evangelista Giovanni corrisponde a quel che dice Matteo, ma dal punto di vista dei Giudei che facevano terminare il sabato al tramonto del sole.
[516] Il termine usato in greco, ὀθόνια (othònia), indica parti diverse di tessuto di lino, di uso rituale tra i Giudei per la sepoltura dei morti: la sindone (Mt 27,59; Lc 23,53) e le fettucce per legarla all'altezza dei fianchi e dei piedi (Gv 11,44). Non si deve perciò tradurre con “bende”, intendendo soltanto strisce di tela per avvolgere, che in realtà non venivano utilizzate dai Giudei per la sepoltura. La testa veniva poi avvolta con un sudario legato (Gv 11,44; 20,7).
[517] La descrizione seguente è molto dettagliata e formulata con termini ricercati, come quelli usati da Luca e da Matteo, che ha riordinato il proprio Vangelo ebraico nella traduzione fattagli da Luca: ἐνετύλιξεν (Lc 23,53; Mt 27,59) – ἐντετυλιγμένον (Gv 20,7); ὀθόνια (Lc 24,12) – ὀθόνια, ὀθονίων (Gv 20,5-7). Qui appare evidente che l’apostolo Giovanni, ancora giovinetto, per far certificare la propria testimonianza si rivolse a Luca e, attraverso lui, a Teofilo, come possiamo arguire da Gv 19,35 (E chi ha visto ne ha dato testimonianza - e la sua testimonianza è vera e quegli sa che (egli) dice il vero - perché anche voi crediate; vedere anche le note al versetto) e dal fatto che Luca si rivolgeva sempre a Teofilo (Lc 1,3; At 1,1). La testimonianza di Gv 20,7, che invece di apparire immediata sembra un enigma, ricorda Lc 1,1-4. Anche nel presente caso gli scrittori evangelici hanno voluto fornire una certificazione a enigma, dove il senso dei vocaboli è chiaro soltanto dopo una precisa ricerca sulle usanze dei Giudei nel seppellire i morti (Gv 11,44) e dopo essere riusciti a ricostruire con sufficiente precisione la scena che si presentava a Pietro e Giovanni. Un indizio dell’intervento di Luca in questa occasione è proprio Lc 24,12, molto simile a Gv 20,5.
Alla definizione del senso dei versetti 5-7 ha dato un contributo insostituibile don Antonio Persili di Tivoli, mostrando come la traduzione consueta fosse inesatta. A causa di quello che vide, l’apostolo Giovanni credette subito alla risurrezione; perciò la sua testimonianza deve poter dire anche a noi qualcosa di convincente.
Dobbiamo ricordare che coloro che tradussero in latino tutta la Bibbia, dall’ebraico o dal greco, non ebbero il tempo di analizzare a fondo il significato dei versetti di questo tipo: ciò avrebbe richiesto anni per poche parole. La Vulgata di S. Girolamo, che è stata la traduzione più importante in latino, conserva questi passaggi affrettati, che non gli parevano richiedere correzione.
[518] La testimonianza sulla condizione in cui era il sepolcro è affidata a Pietro, perché Giovanni era troppo giovane per testimoniare. Due sono i testimoni che rendono valida la testimonianza e c’è una terza persona che ha scritto la certificazione. Ben pochi avvenimenti dell’antichità sono stati certificati in modo altrettanto preciso.
[519] Riportiamo questa frase in greco: οὐ μετὰ τῶν ὀθονωίν κείμενον ἀλλὰ χωρὶς ἐντετυλιγμένον εἰς ἕνα τόπον.
Vocabolario alla mano, ci rendiamo conto che:
il vocabolo χείμενος (kèimenos) significa “adagiato”, “appiattito”, “disteso”;
χωρὶς (chorìs) significa “senza”, “diversamente”; lo possiamo tradurre “sorprendentemente”;
τόπος vale solitamente “luogo”, ma è anche “posizione”, “parte (del corpo)”; per rendere più chiara la descrizione traduciamo “estremità”.
[520] I lini non erano sparsi, erano afflosciati perché non contenevano più il corpo di Gesù. Il sudario era un rettangolo di tela, avvolto intorno alla testa; la fasciava tutta ed era tenuto fermo con fettucce, legate intorno al collo. Anche Lazzaro, risuscitato da Gesù, era uscito dal sepolcro “con i piedi e le mani impediti da fettucce, e il suo volto era legato intorno da un sudario” (Gv 11,44).
[521] In greco, il vocabolo richiama Lc 23,53: «lo avvolse in una sindone». La sindone faceva parte dei «lini», in quel momento distesi, mentre il sudario era rimasto legato come prima, perciò rialzato, contenendo anche la sindone ripiegata intorno alla testa. Il corpo di Gesù non c’era più, ma i lini e il sudario non erano stati slegati per portar via il corpo. Il sudario, in particolare, essendo avvolto intorno a tutta la testa, non avrebbe permesso di sfilarla senza slacciare le fettucce e svolgere la tela. Gesù poteva esserne uscito soltanto in modo prodigioso, risorgendo. Così Giovanni credette. Noi del 2000, sommersi dai dubbi ma anche forniti di mezzi scientifici mai esistiti prima, possiamo verificare l’autenticità della Sindone, ricavarne notizie storiche e la figura concreta di Gesù. Per esempio si è potuto incominciare a verificare che il sangue di cui ci sono tracce sulla Sindone è del gruppo AB, come quello del miracolo eucaristico di Lanciano, ma non è escluso che di Gesù si possa precisare perfino il colore degli occhi, ecc. Possiamo anche conservare per il futuro i risultati ottenuti.
Se, dunque, uniamo la lettura storica dei Vangeli con le notizie concrete su Gesù, fornite dalla Sindone, dai miracoli eucaristici, ecc., noi possiamo avere presente Gesù Cristo con la stessa concretezza con cui era presente ai primi discepoli.
Resta solo da credere al suo insegnamento vivo e alle sue opere storiche, senza più esitare a metterli alla prova in ogni nostra attività e a farli conoscere ad altri.
[522] Dalla parte dove era avvolta la testa di Gesù. Si noti che, osservando la Sindone, non si vedono le orecchie e si vedono solo le ciocche anteriori dei capelli: questo significa che al momento della sepoltura era stata usata una fascia pe tenere chiusa la bocca. Anche la fascia contribuì a tenere in rilievo il sudario.
[523]Questa osservazione fu annotata in margine al testo del Vangelo di Giovanni, sul rotolo. Qual è questo rapporto importante tra le Scritture e i fatti? Le profezie avevano già parlato di questi fatti, spesso in modo enigmatico; i fatti spiegavano le profezie e mostravano che Israele era nella verità credendo alle Scritture. Nello stesso tempo i discepoli di Gesù si sentivano pienamente fedeli all’ebraismo, seguendo Gesù che realizzava le attese degli Ebrei. Qui i “discepoli”, “fratelli” di Giovanni, si giustificano per non aver badato subito alla profezia, perché in altre situazioni si sono ricordati immediatamente di quanto dicevano le Scritture. Una svista vantaggiosa per noi e ricordata apposta, perché ci dimostra che Giovanni scrisse appena dopo aver visto il sepolcro e lo scriba di Gamla trascrisse subito la sua testimonianza, per cui nessuno dei due ebbe tempo di far caso a un elemento così importante. Il riferimento alla profezia fu scritto, tuttavia, pochi anni dopo, quando “l’angelo potente” consegnò a Giovanni una copia del “rotolo” (Ap 10).
[524] Le donne avevano osservato la sepoltura di Gesù e si ricordavano la posizione in cui era stato messo il corpo, ma c’erano anche i lini per terra, distesi ancora nella stessa posizione.
[525] Matteo e gli scribi suoi collaboratori, mentre
scrivono il Vangelo e riferiscono questa diceria, sono ancora tra i Giudei e
non sono ancora successi fatti tali - come rivoluzioni e distruzioni - da far
passare in secondo ordine la diceria. Questo significa che scrivono alcuni anni
prima del 70, quando inizia la rivolta contro i Romani che porta nel 73 alla
distruzione del Tempio e di Gerusalemme.
Infatti il Vangelo di Matteo è stato pubblicato nell’anno 44, mentre c’era il pericolo che Petronio introducesse nel Tempio di Gerusalemme le statue sacrileghe dell’imperatore Caligola: «Quando dunque vedrete l'idolatria (inizio) della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti…» (Mt 24,15-16).
Si inserisce a proposito, in questo contesto, l’editto di Nazareth, una lapide rinvenuta appunto in questa cittadina e datata da alcuni studiosi all’anno 41 (in realtà 44), che dice:
«1. Editto di Cesare
2. È mia decisione che i sepolcri e tombe, di qualsiasi tipo –
3. che furono fatte per venerazione dei genitori o dei figli o dei familiari –
4. queste rimangano inamovibili per sempre. Qualora qualcuno legalmente
5. denunci persone che hanno distrutto o hanno in qualsiasi modo sottratto
6. chi vi era sepolto o hanno, con cattiva intenzione, spostato in altri posti
7. coloro che vi sono stati sepolti, commettendo un crimine contro di loro, o hanno
8. spostato pietre sepolcrali, io ordino che contro queste persone
9. venga creato un tribunale giudicante, proprio come [è fatto] riguardo agli dei nelle pratiche
10. religiose degli uomini, perciò sarà ancora di più obbligatorio
11. onorare coloro che sono stati sepolti. Voi non dovete assolutamente
12. permettere a nessuno di spostare [coloro che sono stati sepolti]. Ma se
13. [qualcuno lo facesse], io ordino che [il violatore] subisca la pena capitale con
14. l'accusa di violatore di tombe».
Con questo editto l’imperatore Claudio sembra voler risolvere una volta per tutte, di fronte al popolo e ai capi ebrei, il problema sollevato dalla “diceria divulgata tra i Giudei”, essendo egli stato informato e stimolato dal sommo sacerdote Teofilo (anche se questi era appena stato deposto dalla sua carica da parte di Erode Agrippa I). Se, nei luoghi in cui i familiari avrebbero potuto spostare il corpo di Gesù come appunto Nazareth, nessuno avesse fatto denunce e non si fosse trovato alcun violatore del sepolcro di Gesù, non ci sarebbe stata più alcuna ragione a sostegno della diceria.
Questa lapide, scritta
in greco, testimonia pure che a
Nazareth si comprendeva e si parlava
correntemente il greco. Infatti, se
l'imperatore Claudio avesse voluto dare particolare solennità a questo editto,
con un linguaggio estraneo alla gente, avrebbe usato il latino parlato a Roma,
non il greco. Invece ha voluto che tutti comprendessero facilmente ma non ha
fatto tradurre in aramaico, perché il greco era ben compreso a Nazareth. Perciò
possiamo dire che anche Gesù parlava
correntemente il greco.
[526] Ma Pietro in seguito raccontava ai suoi ascoltatori come erano andate le cose.
[527] Moglie di Cusa, amministratore di Erode (Lc 8,3) .
[528] Madre di Giacomo e Giuseppe, moglie di Alfeo (Lc 6,15: "Giacomo di Alfeo").
[529] Nei Vangeli sono ricordate: Maria di Cleofa (Lc 24,18) che era madre di Giuda e Simone, Salome che era moglie di Zebedeo e madre di Giovanni e Giacomo, Susanna (Lc 8,3).
[530] Luca parla solo di Pietro, pur sapendo che al sepolcro era andato anche Giovanni (Lc 24,24 e Gv 20,3), perché Pietro, più adulto, era confuso da far paura e determinò l'atteggiamento dei discepoli verso le donne, mentre Giovanni aveva già creduto per conto suo ma era troppo giovane per influire sugli altri.
[531] Ancora avvolti, senza il corpo di Gesù dentro. Luca ha copiato in greco dal Vangelo di Giovanni la frase «vede i lini» (Gv 20,6), o, meglio, Luca stesso l’aveva suggerita a Giovanni.
[532] Circa undici chilometri e mezzo. Flavio Giuseppe, (Guerra giudaica, VII,217) parla di «una località che si chiama Emmaus e dista trenta stadi da Gerusalemme», ossia circa km 5,5. Nei dintorni di Gerusalemme, «verso la campagna» (Mc 16,12), alla distanza di circa km 5,5 da Gerusalemme, c’è un sito in sui sono stati trovati resti di opere romane. La differenza tra le due misure è un ulteriore indizio che indica in Luca uno dei due discepoli. La distanza in linea retta è di circa 30 stadi, ma Luca l’ha misurata secondo il tempo impiegato a percorrere la strada, che seguiva la conformazione delle colline.
[533] Qui il racconto di Luca si fa vivace e particolareggiato, vengono ricordati perfino i sentimenti, perché è lui il discepolo che non viene nominato. Luca aveva contribuito all’ascesa di Gesù come re a Gerusalemme (Lc 9,51). Qui si comprende che Cleofa era suo amico ed entrambi abbandonavano la città, delusi per l’esito del loro impegno e impauriti per essere compromessi con tutta la vicenda.
[534] Questa frase lascia intravedere la trattativa svolta dal sacerdote Teofilo presso l’imperatore Tiberio, per ottenere che venisse lasciata piena libertà d’azione al Messia (Christòs in greco).
L’evangelista Luca dipendeva dai sacerdoti, come medico e funzionario del Tempio, e curava i contatti tra il gruppo di Gesù e i capi che avevano riconosciuto il Messia, come appunto Teofilo.
Teofilo era figlio del sommo sacerdote Anna, ma in pieno disaccordo con lui, e sperava che Gesù si proclamasse re.
Dopo Erode il Grande e suo figlio Archalao, i Giudei non avevano più avuto un re, anzi i Romani erano stati costretti a inviare un loro procuratore, che invero si trovava spesso in difficoltà. Perciò anche a Tiberio conveniva che la Giudea fosse governata da un re con le caratteristiche di Gesù.
Anche se questo non era avvenuto, Gesù però si era comportato da vero re, a partire dal momento della moltiplicazione dei pani e dei pesci presso Betsaida.
Non si può separare il Vangelo di Luca dalla tradizione e dalla Legge ebraica, in cui è immerso, altrimenti è assai difficile spiegare molte cose di questo libro. Nella tradizione ebraica, «redimere» non implica minimamente l’uso elle armi o la ribellione, ma è l’opera di Dio in favore del suo popolo. Rendere libero in senso religioso e politico, pagando un riscatto se necessario; non libero contro Roma, ma in alleanza con Roma. Luca ha amici romani e sta andando a Emmaus dove sono alloggiati soldati romani, che poi riceveranno in compenso dall'imperatore Vespasiano questo luogo, come si legge in Guerra Giudaica (VII,217) di Flavio Giuseppe. Luca teme ora i capi ebrei, essendosi compromesso con Gesù e i suoi discepoli, anzi, essendo anch'egli discepolo.
[535] La giornata lavorativa si concludeva alle sei del pomeriggio (Mt 20,6.12). Le ore del giorno erano più corte in inverno e più lunghe in estate; la Pasqua viene in primavera e perciò in quei giorni le ore avevano una durata media, uguale alle nostre.
[536] Quando parlava con loro, lungo la via, Gesù poteva essere un estraneo; ma quando ha spezzato il pane e si è offerto loro da mangiare, poteva essere soltanto lui. Gesù diventa invisibile e, in tal modo, dà una spiegazione di quanto avviene nell’Eucaristia. Ha consacrato il pane e l’ha dato loro da mangiare, quel pane era lui; ricevendolo, i due discepoli hanno assunto tutta la sua Persona, la sua «carne»: corpo, sangue, anima e divinità. Non hanno più bisogno di vederlo, egli è dentro di loro. Viceversa, noi riceviamo l’Eucaristia senza vedere; ma lui è presente realmente in noi. Non dobbiamo faticare a credere, perché lui l’ha fatto nel Cenacolo, ha comandato di ripeterlo in sua memoria e, come ha compiuto storicamente molti miracoli certificati da Luca e da Giovanni (Lc 1,1-4; Gv 3,11.33; 19,35; 20,30-31; 21,24), così il suo comando si realizza attualmente.
[537] Si deve notare che le ore venivano contate a tre a tre.
[538] In questo momento Gesù promette lo Spirito Santo, in un modo ancora velato, e inaugura la promessa donandolo già ai suoi discepoli (Gv 20,22). Ma la promessa di Gesù è quella di un avvenimento ben visibile, prodigioso.
[539] Luca ricorda questo momento, perché è una prova che Gesù Cristo è Dio. Gesù sale subito al Padre, ma poi appare ai discepoli per quaranta giorni. Questo spiega la loro grande gioia (Lc 24,52): infatti per quaranta giorni hanno vicino a loro il Maestro, ormai «elevato» (Mc 16,19; At 1,2.11; 1Tm 3,16) pienamente alla dignità divina, che li mette in comunicazione diretta con il cielo e spiega loro le cose da fare. Alla fine, Gesù rinnova la promessa dello Spirito Santo, che verrà in modo prodigioso: essi saranno "battezzati" (immersi completamente) nello Spirito Santo, che spiegherà loro ogni cosa (Gv 14,26) e riceveranno potenza dall'alto. Negli Atti degli Apostoli (1,4), dopo i quaranta giorni, leggiamo: "... la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me...»"; e subito dopo Gesù sale al cielo definitivamente (apparirà ancora a Paolo 2 o 3 anni dopo, non mostrandosi direttamente).
Ma, quando i discepoli avevano già udito da Gesù questa promessa? Appunto la sera del giorno della risurrezione, prima di lasciarli, «portato verso il cielo» (Lc 24,47-49). Il legame tra il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli è storicamente preciso.
[540] È un’esclamazione di gioia e di entusiasmo. Non dimentichiamo che Tommaso, come tutti gli apostoli, era giovane, immaginiamo sui vent’anni.
[541] Ci sono, infatti, persone che non hanno visto ed hanno creduto. Giovanni che non ha visto il corpo di Gesù nel sepolcro, non l'ha visto subito risorto e ha creduto. Anche i "fratelli" di Gamla e di Asia Minore non hanno visto Gesù parlare e compiere miracoli, sono soltanto stati informati da pochi che hanno visto la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e hanno creduto; non l’hanno visto morire e non l’hanno visto risorto, ma è stata inviata la notizia e stanno credendo. Hanno creduto, non perché hanno visto ma nemmeno per sentito dire. Hanno creduto a due testimonianze certificate: Gv 19,35 e 20,5-8.
[542] Il Vangelo di Giovanni si compone principalmente di lezioni concrete (segni) svolte da Gesù di fronte ai suoi discepoli, in occasioni propizie. Le situazioni sono molto diverse tra loro, però il Maestro, che guidava «il discepolo che aveva caro» anche nello scrivere, ha fatto in modo che le lezioni fossero ben collegate. Per questo Giovanni, in seguito, ha meditato quanto aveva scritto (Ap 10,10) e ha compreso molte cose nuove con l’aiuto dello Spirito Santo, come gli aveva suggerito Gesù (Gv 14,26).
[543] Tale è la traduzione logica del testo greco dei versetti 30 e 31, vagliato criticamente da Nestle-Aland, Novum Testamentum Graece, e sarebbe quasi impossibile spiegare l’intero libro di Giovanni senza le indicazioni così forniteci, che lo rendono improvvisamente molto chiaro e semplice.
Il Vangelo di Giovanni si può dividere in due parti:
- prima della moltiplicazione dei pani, a est di Betsaida, il ragazzo Giovanni portava testimonianze ad un gruppo di persone che vivevano a Gamla, ma queste persone non accettavano di credere a Gesù;
- dopo la moltiplicazione quegli uomini, avendo visto, incominciarono a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo» (Gv 6,14). Da allora le testimonianze scritte da Giovanni sono servite ad alimentare in loro la vita nel nome di Gesù Cristo. Contemporaneamente un adulto aveva incominciato a trascriverle, a Gmala, in questo libro (rotolo), che l’autore aveva poi portato con sé a Gerusalemme e ora riportava nelle propria città.
Infatti questa prima conclusione del Vangelo di Giovanni mostra l’urgenza di preparare testimonianze scritte da portare ai fratelli della città di Gamla, dato che gli ultimi avvenimenti avevano preso un andamento imprevisto e i fratelli non li conoscevano. Gesù stesso aveva ordinato ai suoi apostoli di andare su quel monte; prima di andarci i discepoli prepararono quello che occorreva.
[544] Non sono nominati perché non facevano parte degli Undici, ma anche perché hanno avuto un ruolo nello scrivere il Vangelo di Giovanni.
[545] Un centinaio di metri.
[546] Quando era presente anche Giovanni.
[547] In che luogo si
trovano Gesù e i sette discepoli? Verso quale luogo va Gesù? Infatti si è avviato;
lo segue anche Giovanni.
Giovanni non si è dimenticato di precisare i
nomi dei luoghi in cui è avvenuto il fatto – sarebbe una cosa insolita in
questo Vangelo – ma ha ritenuto prudente non scriverli perché non graditi ai
Romani.
Si
deve pensare che si trovino a nord est del Lago di Galilea, dove è avvenuto il miracolo della moltiplicazione dei
pani e dei pesci, e che si stiano dirigendo verso il monte dove Gesù voleva che
gli undici si riunissero, verso la città di Gamla. Forse Pietro se la stava
prendendo troppo comoda o non osava andare in quella città-fortezza a fare il
missionario, dopo aver rinnegato il suo Signore. Gesù aveva detto: «E ho altre
pecore che non sono di quest'recinto; anche queste io devo condurre e
ascolteranno la mia voce; e diventeranno un solo gregge, un solo pastore» (Gv
10,16); tirando le somme, si scopre che Gesù, ancora prima di morire, ha
ordinato agli Undici di andare «in Galilea, verso un monte» per riunire nel suo
recinto e sotto il pastore Pietro anche le pecore della fraternità di Gamla e
delle sue dipendenze. Per questo ha rafforzato l’amore di Pietro e l’ha
preparato con l’ordine di pascere le sue pecore. Infatti negli Atti degli
Apostoli troveremo Pietro e Giovanni che percorrono insieme la Palestina:
Pietro come capo dei Dodici e Giovanni anche come rappresentante di quelli di
Gamla.
[548] Sono le persone a cui Giovanni ha indirizzato tutte le sue testimonianze e che abitavano a Gamla e in Asia Minore.
[549] Il «discepolo che rende testimonianza» è lo stesso che Gesù aveva caro e che aveva poggiato il suo capo sul petto di Gesù (Gv 13,25) nell'ultima cena, dove erano presenti solo i Dodici (Lc 22,14). Dei quattro senza nome, ricordati da Gv 21,2, può essere dunque soltanto uno dei due figli di Zebedeo: Giovanni o Giacomo; gli altri due non erano degli Undici. Le parole di Gesù (Gv 21,22) lasciano intendere che «il discepolo che Gesù amava» vivrà a lungo, ed effettivamente «si è diffusa perciò tra i fratelli la convinzione che quel discepolo non deve morire» (Gv 21,23). Questo esclude che il «discepolo che Gesù aveva caro» sia Giacomo, fratello di Giovanni, che molto presto, nell’anno 47, venne fatto decapitare da Erode Agrippa I. Altrimenti ci sarebbe almeno qualche codice con una versione diversa, con una correzione. Resta solo la possibilità che l’evangelista sia Giovanni di Zebedeo. Di lui infatti abbiamo notizia nel Nuovo Testamento fino al Concilio di Gerusalemme (Gal 2,9), nell'anno 52 o 53; ma secondo la tradizione è vissuto molto di più.
[550] È lui, Giovanni di Zebedeo, che ha reso, con la garanzia di altri testimoni, tra cui il Battista (Gv 3,33) e Gesù stesso (Gv 3,11), e con il sigillo di un’autorità (19,35), tutte le testimonianze scritte nel Vangelo che porta il suo nome. È lui che ha annotato immediatamente le azioni di Gesù e le parole che quasi sempre gli ha dettato il Maestro, in lingua greca. Il verbo è all’aoristo, tempo indeterminato, che può indicare un’azione compiuta in più tempi. Quale motivo ci sarebbe stato di specificare che il discepolo aveva anche “scritto” ciò che testimoniava, se non proprio che egli aveva scritto mentre i fatti accadevano e che Gesù gli aveva dettato parole precise? Altrimenti allo scriba sarebbe bastato scrivere ciò che il discepolo testimoniava e avrebbe potuto scrivere moltissimi altri libri, come ipotizza in seguito; invece ha trascritto soltanto ciò che il discepolo aveva già scritto. Gli scrittori, spesso, non rispettavano fedelmente la verità storica, ma qui si certifica che si tratta di una testimonianza vera, cioè storicamente esatta. Gli ultimi due versetti sono come la firma dello scriba di Gamla, che ha trascritto ogni testimonianza sul rotolo e che certifica, insieme ad almeno un'altra persona, la veridicità di esse.
[551] C’era bisogno di una testimonianza autorevole, perché Giovanni era molto giovane, non era ancora considerato una delle «colonne» (Gal 2,9). Questa certificazione è stata apposta al testo appena dopo aver trascritto la testimonianza di Giovanni: erano passati pochissimi giorni dalla risurrezione di Gesù.
[552] Ipotesi irreale.
[553] A opera dello scriba che, a partire dal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha trascritto su rotolo (libro sacro) le testimonianze che Giovanni aveva subito scritto, presumibilmente su “quaterni” di pergamena, scriba che ora sta completando il Vangelo. Si potrebbero scrivere ancora molte cose, perché sono tutti presenti quelli che hanno visto i fatti e li possono testimoniare. Gesù stesso sta continuando ad apparire ai suoi discepoli e a parlare con loro “del regno di Dio” (At 1,3).
[554] Vedere Gv 10,16; Mt 26,31-32; Gv 11,52; Mt 28,7.10: Gesù voleva riunire tutte le sue pecore e in questo momento realizzò la sua volontà.
Aveva comandato agli Undici di andare in Galilea su questo monte preciso, perché era un monte particolarmente importante. Infatti, traducendo con attenzione Mt 28,17, scopriamo che sul monte c’erano gli Undici e un altro gruppo di persone: gli Undici, giunti qui secondo il comando di Gesù, «lo adorarono, gli altri (in greco si nota l’opposizione, espressa in un modo non proprio classico, ma evidente) invece esitarono». Matteo non dice che gruppo di persone sia, ma è facile, ora, immaginare che fossero gli abitanti di Gamla che avevano creduto in Gesù, e che il monte fosse quello su cui la città sorgeva, non lontano dall’altro monte su cui Gesù aveva moltiplicato i pani e i pesci (Gv 6). C’era un motivo particolare per non dire esplicitamente che monte fosse. Il libro poteva essere letto anche da Romani e non si poteva dire apertamente che i cristiani avevano amici poco graditi a Roma, come quelli di Gamla. Queste persone erano probabilmente i «più di cinquecento fratelli» ricordati in 1 Cor 15,6.
[555] In linea con il Vangelo di Giovanni, Gesù non appare ma viene visto mentre arriva sul monte. Poi si avvicina a quelli che lo attendono.
[556] I destinatari della visita degli Undici in Galilea, sul monte, cioè gli abitanti di Gamla, credenti in Gesù («più di 500 uomini»).
[557] È un discorso autenticamente regale. Il Messia Re, con ogni potere e senza bisogno di mezzi materiali, manda i suoi Undici ministri, con oltre cinquecento uomini, a diffondere il suo Regno nelle nazioni di tutto il mondo.
Qui è delineata la struttura del Regno di Dio nel mondo:
il Re sarà presente sempre con ogni suo potere di Signore (Re), Maestro (Profeta) e Mediatore tra Dio e gli uomini (Sacerdote sommo e unico)
i suoi amici eserciteranno il suo potere sacerdotale battezzando (e con ogni altra azione sacerdotale),
il suo potere profetico ammaestrando,
il suo potere regale insegnando come osservare in ogni situazione tutto ciò che egli ha comandato.
Il Regno, così, pur non essendo come quelli di questo
mondo, costruisce una civiltà nuova. Effettivamente questo è avvenuto in venti
secoli.
Agli evangelizzatori non veniva a mancare quel che serviva loro, compresi i riferimenti per iniziare a parlare a genti sconosciute, infatti potevano far conto sull’ospitalità dei loro connazionali Ebrei, che erano presenti in tutto il mondo.
[558] Finalmente si presentava vincitore e con ogni potere (Ap 1,18), a questa comunità affine agli “zeloti”, colui che essi avrebbero voluto rapire per farne un re di questo mondo, contro i Romani. Adesso potevano servirlo; ed egli affidò a loro e agli Apostoli la missione verso tutte le nazioni.
[559] Queste parole devono essere realmente quelle precise di Gesù e sono state messe per iscritto prima dell’anno 43, quando il Vangelo di Matteo è stato pubblicato. Se in altri passi del Nuovo Testamento è ricordato che i discepoli di Gesù battezzavano «nel nome di Gesù Cristo», o «nel nome del Signore Gesù» (At 2,38 e altri), non vuol dire che usassero realmente questa breve formula, ma che impartivano il battesimo con il potere trasmesso loro dal Cristo Re (Signore).
Il battesimo veniva e viene celebrato “con acqua”, ma insieme viene donato lo Spirito Santo. “L’acqua” conferma l’Antica Alleanza, lo Spirito Santo sancisce la Nuova Alleanza con ciascun battezzato.
[560] Gesù, oltre il suo insegnamento e le sue opere divine, oltre il suo esempio, ha trasmesso ai sui Apostoli il potere di fare come lui, soprattutto con i segni di grazia e di redenzione che in seguito sono stati chiamati Sacramenti. Gli Apostoli hanno ricevuto da lui anche la capacità di trasmettere il potere ai loro successori, fino a oggi e per tutti i secoli.
[561] Non aveva potuto andare da loro quando svolgeva il suo ministero per la Palestina, ma ora non li avrebbe più lasciati. Nei Vangeli l’opera di Gesù Cristo si conclude con questa visita sul “monte”, che nasconde l’unificazione dei due greggi in un solo recinto, sotto un solo pastore: Simon Pietro.
Gesù Cristo, salendo al cielo per l’ultima volta, è soltanto scomparso come ha fatto varie volte, non è andato lontano: quando il Padre deciderà, potrà comparire di nuovo. E non ha più un’età fissa: Maria Maddalena non l’ha riconosciuto e nemmeno i due di Emmaus, perché poteva cambiare l’aspetto e anche l’età. Pietro e i due di Emmaus l’hanno visto nello stesso tempo in due luoghi diversi, perché può essere presente in molti luoghi contemporaneamente. Questi sono poteri del suo corpo risorto, che obbedisce docilmente anche ai comandi più fantasiosi della sua anima. Così saremo anche noi dopo la risurrezione finale, ma ora Gesù regna davvero, invisibile, sulla vita di chi crede in lui. Può essere presente vicino a ciascun credente, è presente nelle celebrazioni liturgiche, è presente quando partecipiamo ai Sacramenti, con la forza del suo Santo Spirito. Egli è vivo per sempre e anche la nostra vita è nelle sue mani per sempre, come ha mostrato risuscitando alcune persone morte, semplicemente chiamandole come se fossero addormentate: nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto.