Tutti i Santi 
              
indice delle feste 
              
            Dal Vangelo secondo Matteo 
            (Mt 5,1-12) 
              
            1 Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose  a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a  parlare e insegnava loro dicendo: 
            3 «Beati i poveri  in spirito, 
             perché di essi è il regno dei  cieli. 
             4 Beati quelli che  sono nel pianto, 
              perché saranno consolati. 
             5 Beati i miti, 
             perché avranno in eredità la  terra. 
             6 Beati quelli che  hanno fame e sete della giustizia, 
             perché saranno saziati. 
             7Beati i  misericordiosi, 
             perché troveranno misericordia. 
             8 Beati i puri di  cuore, 
             perché vedranno Dio. 
             9Beati gli operatori  di pace, 
             perché saranno chiamati figli di  Dio. 
             10 Beati i  perseguitati per la giustizia, 
             perché di essi è il regno dei  cieli. 
             11Beati voi quando vi  insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro  di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la  vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono  prima di voi». 
              
              
            Commento storico 
              
            Introduzione 
              
            Vedere introduzione generale 
              
            
            Dove sta, veramente, la beatitudine? 
              
            Il  discorso delle Beatitudini, che Gesù  pronunciò realmente alla fine di giugno dell’anno 31, è quello che troviamo in Luca. L’aveva udito, e scritto immediatamente, Matteo. 
             Il  Messia si rivolgeva direttamente ai poveri, ai sofferenti e agli affamati,  promettendo un cambiamento radicale, perché era giunto il Regno di Dio. 
              Matteo  ha riflettuto sulle parole di Gesù, insieme a «molti» altri scribi divenuti  discepoli del Regno dei cieli (Mt 13,51-52). Insieme si sono chiesti: che cosa occorre perché  le promesse del Maestro si realizzino? Che cosa dobbiamo fare noi? 
             Come  risposta hanno enumerato otto beatitudini, invece delle quattro pronunciate da  Gesù. In esse, oltre la promessa, è precisato l’impegno richiesto. Ogni  aggiunta proviene comunque da altri passi del Vangelo. 
             Di  sicuro la beatitudine non sta nell’essere poveri, nel piangere, nella grande  difficoltà che si può incontrare volendo mettere in pratica le parole di Gesù in situazioni  diverse. 
             È  il «Regno dei cieli» che rende beati. 
              
            Gesù  realizzerà l’ideale ebraico 
               
            Matteo  non nomina direttamente Dio, per il rispetto tributato dagli Ebrei a questo  Nome santo. È essenziale ricordare che Matteo si rivolge ai suoi connazionali,  di Palestina e di fuori. 
             Esaminiamo  una per una le otto beatitudini, cercando di aggiustare, dove occorre, la traduzione: 
             «Beati  i poveri nello spirito», quelli che sono poveri o rinunciano alle ricchezze  e seguono Gesù. Sono pronti a far parte del Regno dei cieli. 
             «Beati  quelli che gemono, perché saranno rinfrancati» dagli insegnamenti e dalle  opere di Gesù; ma in seguito dalle opere della Chiesa. 
            «Beati  i miti, perché erediteranno la terra». I miti non lo sono per cause esterne,  lo sono volontariamente, seguendo gli insegnamenti che Gesù impartirà subito  dopo. È una beatitudine che nasce dall’impegno e dalla saggezza. 
            «Beati  quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati». La  giustizia è l’ideale degli Ebrei e consiste nell’essere fedeli a Dio, agli  uomini e alla realtà, perciò nel fare le cose giuste al momento giusto. Gesù  promette sazietà di questa giustizia e fornisce i mezzi per renderla piena. 
            «Beati  i misericordiosi, perché troveranno misericordia». Questa beatitudine riflette  Lc 6,36-38: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non  giudicate e non sarete giudicati…». 
            «Beati  i puri nel cuore, perché vedranno Dio»: puri nel cuore, non all’esterno  come i sepolcri imbiancati, passando sui quali ci si rende impuri senza  saperlo. Gesù parla di coloro che superano la giustizia di questo mondo, quella  dei farisei, e sono più fedeli al Dio d’Israele, secondo l’ideale degli Ebrei, perché ascoltano il Cristo suo Figlio.  Sono davvero vicini a Dio. 
            «Beati  gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». Mi pare di  trovare qui il riferimento alle parole che dicevano gli angeli a Betlemme: «Gloria nel più alto (dei cieli) a Dio e in terra pace (fatta) di benevolenza tra gli  uomini» (Lc 2,14). Gli operatori di pace non devono essere pavidi, devono comportarsi  come figli di Dio: «In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa.  Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti  ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6). 
             «Beati  i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli».  La persecuzione poteva venire dagli Ebrei o dai Gentili, a causa della giustizia  più grande portata da Gesù, che correggeva perciò gli ideali degli uni e degli  altri e poteva dar fastidio. 
              
            Beati e concordi 
              
            «Beati  voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta  di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché copioso è  il vostro salario nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di  voi». Gesù dice: «Se vi succederà di essere perseguitati e calunniati,  sappiate che avrete il salario dei profeti». Ma non dobbiamo pensare che i Cristiani  siano sempre malvisti: nei primi anni della Chiesa erano benvoluti sia dal  popolo ebreo che dai Romani (At 2,47; 4,33; 9,31); e nei venti secoli che sono  passati hanno procurato beatitudine a tutti quelli nominati da Gesù. 
             Il  discorso delle Beatitudini dovrebbe essere riscoperto nel suo significato  valido per gli Ebrei, per un dialogo veramente cordiale. 
             Ma  è una promessa grande e concreta di Gesù, che tocca ai Cristiani realizzare  anche oggi, con conoscenza di causa, vigore e coraggio, possibilmente insieme  agli Ebrei. 
             È  una promessa di giustizia. 
             In  concomitanza proprio con il Vangelo di Matteo, pubblicato per primo, questa giustizia  conquistò presto l’Impero Romano (Rm 1,16-32), dove gli Ebrei erano già  presenti da molto tempo. 
              
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