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IV domenica di Pasqua

- Anno C -

 

indice delle feste

 

 

Dal vangelo secondo Giovanni

Gv 10,27-30

 

27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola".

 

Introduzione

 

Vedere l'introduzione generale.

 

Credere e verificare

 

Le parole del Vangelo di oggi, per chi ha fede, sono già assai confortanti leggendole così. Ma assumono tutto un altro valore se le inseriamo nel contesto storico più completo.

Se infatti teniamo presente che Gesù ha realmente riportato in vita alcune persone morte, ciò rivela che egli aveva nelle sue mani la loro vita.

Il Padre più grande di tutti, e anche di Gesù Cristo come uomo, è una cosa sola con lui e nessuno ha il potere di rapire le persone dalla mano del Padre. Non c'è potente che tenga, non c'è nemmeno demonio che tenga, perché la vita eterna data dal Figlio è confermata dal Padre.

 

L'Assoluto è vissuto tra noi

 

Il Padre è "Assoluto" e dà il potere al Figlio, fatto uomo, di essere ugualmente Assoluto ma - ci pensiamo? - nella vita quotidiana che egli viveva storicamente in Palestina.

Dopo la morte e la risurrezione, dopo la testimonianza storica delle sue apparizioni, sappiamo che il potere regale di Gesù non avrà più fine. Sappiamo che egli poteva dare vita eterna e che la può realmente mantenere.

 

Un'unica vita

 

Osserviamo che, nel versetto 38, l'espressione "vita eterna" non ha in greco l'articolo che noi traduciamo con "la" e, in greco, gli articoli ci sono nel modo più preciso. Gesù non parla di due vite: "la vita in questo mondo" e "la vita eterna". Non c'è un'altra vita oltre quella che stiamo vivendo adesso, ma è questa stessa vita che il Salvatore rende eterna. Il passaggio della morte diventa per noi, nelle sue mani, un momento che non è più morte, nonostante la sofferenza, anzi comprendendo la sofferenza stessa.

 

Non una vita qualsiasi

 

Ma il Cristo Re è un Pastore che ha cura continua della nostra persona, ci conosce meglio di noi stessi. Con le sue parole potenti, familiari e rassicuranti, ci guida ai pascoli migliori. E ciò avviene nel mezzo della "società complessa", come avveniva per i discepoli nella città di Gerusalemme o, comunque, nel contesto della difficile vita sociale e politica del popolo di Israele, dominato com'era dai Romani e a contatto con le Nazioni.

 

 


Iniziativa personale di un laico cattolico, Giovanni Conforti  - Brescia - Italia.

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