XXX domenica del Tempo Ordinario
- anno C -
indice delle feste
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". 14Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Commento storico
Introduzione
Vedere l'introduzione generale.
Parabole e realtà universale
Trattandosi del Vangelo di Luca (18,9-14), queste sono le parole storiche pronunciate da Gesù. Si deve supporre che Luca, medico (del Tempio) e pubblico ufficiale, fosse anche un abile stenografo. Nel Vangelo di Matteo possiamo trovare alcune delle parabole di Luca un po’ trasformate. Probabilmente Gesù si trovava nella regione al di là del Giordano, chiamata Perea, ed era vicino il giorno in cui sarebbe entrato trionfalmente a Gerusalemme, acclamato come Re nel nome del Signore. Luca lo seguiva in quei giorni decisivi.
Gesù usava le parabole per rivelare nel modo più semplice verità universali, viste con gli occhi di Dio. Ogni parabola è inventata; però è verosimile, può succedere spesso un episodio simile a questo.
Perdono, giustizia, vita
Il Cristo Re non condanna chi tiene a essere giusto, ma richiama alla realtà chi considera un niente gli altri. E, siccome non conosciamo le intime intenzioni della gente, siccome siamo piccoli nell’universo, l’atteggiamento più giusto e più vero è l’umiltà.
Se però dai grandi del mondo si ottiene benevolenza con un atteggiamento umile ma servizievole e generoso verso di loro, da Dio e dal suo Cristo si ottiene perdono e giustificazione con un atteggiamento caritatevole verso il prossimo.
E la carità è questa: avere nei nostri occhi e nel nostro cuore la vera dignità delle persone. Se occorre dobbiamo correggere, ma non disprezzare, chi ci è vicino.
Immaginiamo che venga fatto lo stesso a noi (Lc 6,31). Siamo prontissimi a distinguere chi vuole la nostra dignità da chi invece ne è invidioso.
A nostra volta sentiamo come amico chi ci apprezza e siamo disposti a perdonargli varie offese.
Il Cristo Re e il Padre si pongono dalla parte del nostro prossimo, particolarmente dei più piccoli e bisognosi.
Avendo care le persone che entrano in contatto con noi, come Gesù Cristo ha avuto cari noi (Gv 13,34-45), possiamo meritare il perdono, diventare migliori e, in tal modo, rendere migliore il mondo.
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