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II domenica del Tempo Ordinario

- Anno A -

 

indice delle feste

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 1,29-34

 

29 Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: "Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me". 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele".

32Giovanni testimoniò dicendo: "Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio".

 

Commento storico

 

Introduzione

 

Vedere introduzione generale

 

Testimonianze concatenate

 

A chi afferma che Gesù non è esistito, e difficile portare argomenti convincenti, perché probabilmente non vuole accettarli.

Ma per chi cerca testimonianze reali, ecco il passo evangelico di oggi, che ne richiama tante.

L’oggetto della testimonianza chi è?

È Gesù, il Messia, il Cristo, che Giovanni Battista chiama “Agnello di Dio”, così come in seguito viene chiamato nell’Apocalisse.

Gesù, a sua volta, è testimone del Padre.

Come giunge fino a noi la testimonianza? È valida anche oggi?

Partiamo dal testimone più vicino a noi, che è lo scrittore materiale del Vangelo di Giovanni.

Egli dice, negli ultimi versetti: «Questo (Giovanni evangelista) è il discepolo che rende testimonianza su queste cose e le ha scritte; e sappiamo (almeno due persone) che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha compiuto: se fossero scritte una per una, penso (è lo scrittore) che nemmeno il mondo stesso conterrebbe i rotoli che sarebbero scritti».

Gv 21,24-25 in Gesù, il Cristo

 

Notiamo che l’autore certifica insieme a un gruppo di persone. Ne basterebbero due, perché la testimonianza sia valida per la legge.

Ora questa testimonianza, ritenuta valida legalmente a quel tempo, rimane chiaramente valida anche oggi, purché non sia stato modificato il testo. A questo proposito è stato detto di tutto, senza mai chiarire quando e come il Vangelo è stato scritto; ma se qualcuno l’avesse modificato, si sarebbe preoccupato di precisare i tempi, i luoghi e i nomi delle persone coinvolte. Ciò non è avvenuto; dunque il testo conservato è l’originale, con tutta la confusione che sembra contenere.

Il testimone un po’ più lontano da noi è Giovanni evangelista.

Per dipanare la nebbia che avvolge la sua opera, basta ipotizzare che egli abbia incominciato a scrivere proprio dal momento in cui Giovanni Battista ha reso questa testimonianza su Gesù.

Ecco che allora ha senso dire: «…rende testimonianza a queste cose e le ha scritte»; le ha scritte Giovanni di Zebedeo, mentre accadevano, ma era un ragazzo di tredici o quattordici anni e non aveva l’autorità per redigere un rotolo sacro, per cui ad un certo momento è intervenuto un adulto a trascrivere su rotolo (a questo si riferisce il cap. 10 dell'Apocalisse di Giovanni).

La confusione diminuisce ulteriormente se si ammette che la persona più adulta abbia trascritto mentre Gesù era ancora all’opera, a partire dal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Il ragazzo Giovanni, per dare più autorità a ciò che scriveva, prima che i destinatari delle sue testimonianze incominciassero a credere, ebbe cura di farle certificare. E chi era più adatto del suo ex-maestro Giovanni Battista?

Il Battista era sacerdote, perché figlio del sacerdote Zaccaria (Lc 1,5); era profeta (Lc 1,66.80; 3,2): la sua autorità era riconosciuta da tutto il popolo di Israele. Aveva un sigillo per certificare, perché in Gv 3,33 leggiamo: «…certifica con sigillo…», in greco “esfràgisen”.

In questo modo si chiude il percorso delle testimonianze degli uomini su Gesù Cristo.

 

Testimonianza storico-soprannaturale

 

Ma Gesù, dopo aver ricevuto dal Padre, per mezzo dello Spirito, le parole e le opere di Dio, poteva dire: «Io non ricevo testimonianza da un uomo (Giovanni Battista, appunto)…» (Gv 5,34).

Infatti erano le parole che diceva e le opere che compiva a rendergli testimonianza. Erano inequivocabilmente divine e potevano venire soltanto da Dio Padre, così che era Dio stesso il testimone.

Nel contempo Gesù, con le sue parole e azioni, manifestava il Padre e gli rendeva testimonianza.

Chi ha fede, consideri quale insieme di testimonianze lo sostiene, non dimenticando l’opera di Luca. (a)

Chi non riesce a credere, ma accetta argomenti normalmente validi per altre questioni, provi ad addentrarsi nel mondo di Luca e Giovanni, così come cerco di presentarlo.

 

 


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