V domenica di Pasqua
- Anno C -
indice delle feste
Dal vangelo secondo Giovanni
Gv 13,31-35
31 Quando fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri".
Introduzione
Vedere l'introduzione generale.
Glorificazione personale del Cristo Re
Appena uscito Giuda, Gesù sorprese i discepoli.
Aspettavano che si proclamasse pubblicamente Re dei Giudei, invece li preparò a restare senza di lui, come aveva già fatto con la gente.
Per essere glorificato doveva andare in un luogo inaccessibile agli stessi discepoli, il luogo della morte, dell'Ade, o inferi, che avrebbe visitato.
Ma la decisione di Giuda, di tradire il Cristo Re, probabilmente pensando di obbligarlo a venire allo scoperto e ad assumere il suo potere regale su Gerusalemme Capitale, ecco: questa stessa decisione diede inizio alla glorificazione vera, da parte di Dio.
Legge personale
Da vero Re, Gesù dà un suo comandamento, una sua nuova legge: i suoi fedeli devono avere cari gli uni gli altri, ma secondo il suo esempio e il suo potere.
Come altre volte, rivediamo la traduzione, assegnando al verbo greco "agapàn" il significato di "avere caro", cui consegue la "carità cristiana" che non è altro se non la vita cristiana.
"Quand’egli è uscito, Gesù dice: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà in sé e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi; mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire.
Vi do un comandamento nuovo: che abbiate cari gli uni gli altri; come vi ho avuto cari, così anche voi abbiate cari gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete carità gli uni per gli altri»".
Il Re non comanda ai suoi amici di avere tra loro un "amore" indistinto, che si potrebbe confondere con "l'eros" o con un'amicizia intellettuale e con altri sentimenti e perfino atteggiamenti peccaminosi. Non comanda qualcosa che autorizzerebbe i cristiani a confondersi e impelagarsi nel peccato del mondo, per di più con fervore.
Ma non chiede neppure di difendersi da questi comportamenti, con sublimi pensieri e sentimenti, non chiede di distinguersi dal gregge dei peccatori. Non chiede atteggiamenti "eroici", impossibili per la nostra natura mortale.
Semplicemente comanda di seguire un sentimento naturale, quello fraterno e familiare, nel modo che egli stesso l'ha mostrato verso di loro.
Indicazioni chiare per un amore chiaro
E anche in questo, come altre volte, è di importanza capitale conoscere le esatte parole dette da Gesù Cristo e le esatte azioni da lui compiute, per poterle mettere in pratica e imitare.
Ancora una volta occorre ricordarci che troviamo tutto questo nei Vangeli di Giovanni e di Luca, testimonianze stroriche certificate. (b)
Occorre pure distinguere il valore storico dei Vangeli di Matteo e Marco.
Il primo cambia per motivi editoriali tutti i particolari storici possibili, senza contraddire la verità storica.
Il secondo completa gli altri tre Vangeli in ciò che poteva essere considerato lacunoso, pur non pretendendo di essere così esatto come Luca e Giovanni.
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