Il regno di Dio è vicino
«Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio
e diceva:
"Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo"».
(Giovanni Paolo II)
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Le Beatitudini
Avvenne anche, in quei giorni, che egli uscì per andare sulla montagna a pregare e, passandovi la notte, perseverava nella preghiera a Dio. Quando venne giorno, chiamò vicino i suoi discepoli e, scegliendone dodici che fossero anche apostoli, chiamò:
Simone, che ha chiamato anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bar-tolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che è stato traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante; e c'era gran folla di suoi discepoli, gran moltitudine di gente da tutta la Giudea e da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi venivano guariti e tutta la folla cercava di toccarlo, perché una potenza usciva da lui e sanava tutti. Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi che adesso avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che adesso piangete,
perché riderete.
Siate felici quando gli uomini vi odieranno e vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti si comportavano i loro padri con i profeti.
Invece guai a voi, ricchi,
perché tenete lontano il vostro invito (al Regno di Dio).
Guai a voi che siete sazi ora,
perché avrete fame.
Guai a voi che ridete ora,
perché sarete afflitti e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti si comportavano i loro padri con i falsi profeti.
Lc 6,12-36
Questo è il racconto storico del "discorso della montagna": Matteo aggiunse le altre Beatitudini raccogliendo parole di Gesù pronunciate in altre occasioni.
Qui si comprende bene che l'annuncio delle Beatitudini, come è avvenuto storicamente, era una promessa di vita e di gioia per coloro a cui nessuno avrebbe nemmeno osato dare una speranza. Egli stesso, con le sue parole e opere, avrebbe portato ciò che prometteva: il Regno di Dio, che «è già tra voi».
Si può dire che il regno di Dio è dove i bambini trovano piena dignità.
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La legge della carità
«Ma dico a voi che ascoltate: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non trattenere la tunica.
Da' a chiunque ti chiede; e a chi porta via del tuo, non richiederlo.
E come volete che gli uomini facciano a voi, fate loro allo stesso modo.
Se avete cari quelli che vi hanno cari, quale vantaggio c'è per voi? Infatti anche i peccatori hanno cari quelli che li hanno cari.
E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, quale vantaggio c'è per voi? Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, per voi quale vantaggio c'è? Anche dei peccatori concedono prestiti a peccatori per riceverne altrettanto.
Abbiate cari invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro salario sarà copioso e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i cattivi.
Siate compassionevoli, come è compassionevole il Padre vostro.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Lc 6,27-38
Il perdono, accordato con intelligenza a imitazione di Gesù Cristo, è l'unico mezzo che ferma veramente il male, la violenza, la guerra...
Esempio: se uno mi dà uno schiaffo su una guancia e io gli porgo l'altra, lo obbligo a riflettere, già per decidere con quale mano debba darmi l'altro schiaffo...; così fermo il male.
La carità, che Gesù Cristo suggerisce e realizza, è intelligenza: è avere caro il nostro prossimo, e nello stesso tempo aver cari noi stessi. È completezza: comprende la solidarietà e insieme la sussidiarietà e la libertà, ecc.; non ha bisogno di altre idee per funzionare. È «farsi degli amici con la ricchezza disonesta perché, quando finirà, ci accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9), cioè nel Regno di Dio e, poiché il suo Regno «la sola cosa di cui c'è necessità» in questo mondo, significa fare degli affari migliori, a lungo termine, duraturi.
Quando poi si parla di libertà cristiana, si parla di libertà reale, non di libertà condizionata, come "libertà di fare il bene", o "libertà che finisce dove incomincia la libertà dell'altro". Si tratta della libertà insieme a Gesù Cristo, che vede il pieno significato della realtà e lo comunica a noi con le sue parole e azioni: «Se rimanete (ospiti) nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi libererà» (Gv 8,31).
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Vigilare nella Chiesa
C'è un passo di Luca che potrebbe sembrare una maledizione, scagliata verso le persone che danno scandalo. Eppure, se tradotto più attentamente, dal greco originale, appare come un inatteso suggerimento di salvezza.
Disse ancora ai suoi discepoli: «Non è possibile far sì che non avvengano scandali, tuttavia guai a colui per cui avvengono.
È meglio per lui se gli viene messa al collo una pietra da mulino e viene gettato nel mare, piuttosto che possa scandalizzare uno di questi piccoli.
Vigilate tra voi!
Lc 17,1-3
Mentre riesaminavo la traduzione, ho notato il pronome "eautòis", che, nel mio breve studio della lingua greca, avevo incontrato altre volte e che veniva tradotto: "gli uni gli altri".
Il versetto 3 significa dunque "state attenti gli uni agli altri", "vigilate tra voi".
Nella traduzione antica in latino c'è stata un svista, non corretta in seguito, per cui l'invito di Gesù, a non lasciare sola una persona che dà scandalo, è diventato un aggravio della sua solitudine.
Questo suggerimento del Cristo Re deve essere applicato in tutte le situazioni vissute dalla Chiesa, in cui qualcuno è di scandalo per i "piccoli".
"Vigilate tra voi, perché siete Chiesa: non potete lasciare solo nel suo peccato chi dà scandalo; non potete lasciarlo sprofondare nel mare con una pietra da mulino al collo".
Questa vigilanza comprende anche la condivisione continua e tempestiva di ogni idea e soluzione utile a vivere bene.
Lo scandalo è uno sconvolgimento che qualcuno produce nel cuore e nella mente di altri, con azioni o parole immorali o anche semplicemente incomprese.
Non è mai una questione soltanto personale, coinvolge in confusione almeno due persone, ma riguarda l’ambiente stesso in cui si parla e si agisce.
Se nella Chiesa si ha cura di sorreggere e richiamare chi commette peccati evidenti, non succede che qualcuno arrivi alla disperazione.
Penso ai divorzi, agli aborti, alle ingiustizie piccole e grandi che avvengono tra i credenti; all'abbandono degli strumenti concreti di salvezza che sono i Sacramenti; all'esaltazione della "parola" a scapito della salvezza storica del Cristo Re, testimone di Dio.
Chi viene richiamato alla verità e alla carità sarà grato alla Chiesa.
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Il buon Samaritano
Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo:
«Maestro, facendo che cosa erediterò vita eterna?».
Gesù gli disse:
«Nella Legge che cosa è scritto? In che modo lo leggi?».
Costui rispose:
«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, in tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
E Gesù:
«Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù:
«E chi è mio prossimo?».
Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre dall'altra parte. Invece un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, sentì compassione.
Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò quando torno su".
Chi di questi tre ti sembra sia diventato prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
Quegli rispose:
«Quello che ha instaurato la misericordia nei suoi confronti».
Gesù gli disse:
«Va' e fai allo stesso modo tu».
Lc 10,25-37
Il prossimo non è già confezionato per noi. Noi diventiamo prossimo di chi incontriamo nei diversi momenti della giornata, se ci lasciamo prendere dalla "compassione" (= "dagli stessi sentimenti") per chi soffre, per chi gioisce, per chi è in qualunque situazione.
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Le parabole
Le parabole, esempi semplici inventati da Gesù ma molto simili alla realtà del momento in cui Egli parlava, fanno capire anche ai bambini «cose nascoste fin dalla creazione del mondo» (Mt 13,35).
Il Regno di Dio è semplicità, carità, umanità, verità, certezza, speranza... Ed è molto concreto!
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Di una sola cosa c'è necessità
Il Regno di Dio è «la sola cosa di cui c'è necessità» (Luca 10,42). Non si tratta di parole, ma di una realtà e l'ha fatto capire Gesù stesso:
«Voi, perciò, non cercate che cosa possiate mangiare e che cosa possiate bere, e non mettetevi in ansia: è vero che tutte le genti del mondo cercano di provvedere a queste cose, e il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Ma cercate soltanto il suo regno, e queste cose vi saranno date di conseguenza» (Luca 12,29-31).
«Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3,21-23).
E la prima cosa che Gesù ci fa chiedere al Padre per questo mondo è: «Venga il tuo Regno» (Lc 11,2; Mt 6,10).
Il Regno di Gesù, che è incominciato con il suo ministero in Palestina, si distingue in qualche modo dal Regno di Dio: è il regno in cui si vive la risurrezione (Lc 20,34-36), il Paradiso.
Gesù è il Re che ci fa respirare in qualunque situazione ci troviamo. Non è un regno di quelli di questo mondo, dà «a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio», problema insolubile per i regni di questo mondo.
Per incontrare il Re Gesù così è importante seguirlo nelle sue opere e parole, in cui ha agito come Re, fin dall'inizio della sua vita pubblica, ma soprattutto nell'ultimo anno.
Per mettere lui al centro della nostra vita, è conveniente seguirlo nei fatti, nei sentimenti di quei giorni, come sono raccontati dai Vangeli. Occorre sempre partire da Luca e Giovanni combinati.
Proprio a me si rivolge il figlio del Creatore, come a ciascun altro: «non preparatevi... vi darò sapienza... non andrà perso nemmeno un capello del vostro capo...» (Lc 21,15-18). Ha detto così, ed è certificato, come sono certificati i miracoli. È vero.
E come curare l’educazione personale? Gesù non fa questioni di egoismo o altruismo, espone la parabola del Buon Samaritano: lasciati prendere dalla compassione ... continua a svolgere i tuoi affari, il tuo compito... (Lc 10,25-37). «Come volete che le persone facciano a voi...» (Lc 6,31). «L’anima vale più del cibo e il corpo vale più del vestito... Cercate soltanto il Regno di Dio...» (Lc 12,22-59).
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Educare all'ombra del Regno
Disse loro anche una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?
Non c'è discepolo superiore al maestro; ma ognuno condotto a perfezione sarà come il suo maestro. Perché, dunque, vedi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non scorgi la trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora vedrai distintamente la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, togliendola.
Non c'è, infatti, albero sano che faccia frutto bacato, né d'altronde albero cadente che faccia frutto sano. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
L'uomo buono trae il bene dal buon tesoro del cuore; il cattivo dal cattivo tesoro del cuore trae il male, infatti la sua bocca parla dalla pienezza del cuore.
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e non fate ciò che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che sta costruendo una casa, che ha scavato ed è andato in profondità e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era stata costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande».
Lc 6,39-49
Non è la stessa cosa educare:
- con molte esortazioni,
- o approfittando dei "meccanismi della psiche", con poca considerazione per la libertà della persona,
- o, invece, prendendo luce dagli avvenimenti (parole e opere) della vita di Gesù Cristo, nei quali persone con i più diversi caratteri hanno trovato vita piena.
Questi avvenimenti con i secoli hanno perso la loro concretezza perché, secondo un misterioso disegno della Provvidenza, è rimasta "nascosta" la solidità storica dei Vangeli.
Maria, particolarmente a Fatima, ha offerto la chiave per riscoprire tali avvenimenti come fossero di oggi, così che diventino assai efficaci per educare.
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