In nome di Maria

Con il Papa

Solidità della Dottrina e della Tradizione

I testimoni delle origini

 

 

 

Per approfondimenti cliccare sui link

Ascensione del Signore

- Anno A -

 

indice delle feste

 

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 28,16-20

 

16 Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17 Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

 

 

Commento storico

 

Introduzione

 

Vedere introduzione generale

 

Non un monte disabitato

 

Come altre volte, rendiamo leggermente più letterale la traduzione del brano evangelico:

 

[16]Gli undici discepoli andarono in Galilea, verso il monte che Gesù aveva loro fissato, [17]e quando lo videro gli si prostrarono innanzi, gli altri invece esitarono.

[18]E Gesù, avvicinatosi, parlò loro dicendo: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. [19]Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, [20]insegnando loro a osservare tutto quanto vi ho comandato: ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla conclusione dei secoli».

 

Lo Spirito Santo ha fatto in modo che venisse conservato tutto ciò che è necessario, o anche solo utile, per comprendere anche oggi il contenuto dei Vangeli.

È noto che il Vangelo di Matteo non è opera di un solo scrittore, ma di un gruppo di scribi.

Lo lascia intendere Mt 13,51-52: «…perciò ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli e simile a un uomo capofamiglia che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Lo si comprende anche dall’enorme lavoro ci ricomposizione che presenta questo Vangelo, a partire da quel che ha scritto Luca.

Ma Luca dice espressamente che «molti» hanno «composto un racconto strutturato», partendo da un racconto evangelico originale, con tanto di autorizzazione.

Ora, non possiamo fare a meno di osservare che, alla conclusione del Vangelo secondo Matteo (vedi Mt 28,16-20 in Gesù, il Cristo), viene ricordato un «monte», «fissato» da Gesù, dove sono presenti «alcuni», oppure «altri», che umilmente si distinguono dagli Undici, per aver dubitato.

È facile immaginare che alcuni di loro abbiano poi partecipato alla stesura di questo Vangelo.

Hanno voluto ricordare, con poche parole, che Gesù aveva caro un monte, su cui non si riunirono soltanto gli Undici. Ecco il perché dell’appuntamento in Galilea, su cui insiste il Vangelo di Matteo ed è ricordato anche da Marco.

Ma perché non sono state scritte maggiori informazioni?

 

Lo Spirito Santo ha ispirato reticenze, attraverso le situazioni storiche

 

I Romani dominavano in Palestina.

Gesù, e poi i Cristiani, furono benvoluti dall’imperatore Tiberio e furono lasciati in pace, all’incirca fino al decimo anno di Nerone.

Alcuni cristiani, però, venivano dalle comunità più ostili a Roma, quelle degli zeloti che volevano cacciare i dominatori dalla Palestina anche con le armi, a costo di morire per questo.

Ecco il perché delle reticenze, peraltro difficili da individuare, che si trovano nelle conclusioni dei quattro Vangeli e le avvolgono di un alone mistico, non storico.

— Matteo conclude con il presente discorso di Gesù, su un imprecisato monte;

— Marco, pur riassumendo gli avvenimenti, è storicamente più esauriente, eppure non accenna neppure al “monte”;

— Luca non parla del “monte” in Galilea e lascia intendere che i discepoli siano rimasti sempre a Gerusalemme, frequentando il Tempio;

— Giovanni termina con quel «Tu seguimi!», rivolto a Pietro, ma ascoltato anche da Giovanni (e dagli altri cinque discepoli presenti), senza dire dove si dirigevano, come se fosse verso i secoli futuri.

 

La chiave di lettura storica

 

In realtà, con cinque degli Undici, Gesù si era avviato proprio verso quel misterioso monte.

Vi sono altri passi nel Nuovo Testamento che indirizzano verso un luogo, un monte particolare, caro all’evangelista Giovanni, abitato da una comunità di cui la gente di Galilea diffidava ma che era decisa a incoronare re il Messia, appena fosse apparso nel mondo:

— Giovanni si rivolge a una comunità che gli era familiare, perciò vicina al luogo dove era nato, lontana da Gerusalemme, fedele al Tempio, contraria ai Giudei;

— Nel Vangelo di Luca (con paralleli in Matteo e Marco) leggiamo che Gesù, divenuto giorno, uscì e si incamminò verso un luogo deserto. (b) Le folle lo cercavano, lo raggiunsero e gli impedivano di andarsene via da loro. Ma egli disse loro: «È necessario che io dia la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città, perché sono stato mandato per questo». Andava predicando fino alle sinagoghe della Giudea (Lc 4,42-44). In questo luogo deserto c’era, dunque, una città. Mt 14,13 e Mc 6,31-32 parlano di un luogo deserto, solitario in cui Gesù, un giorno, voleva ritirarsi con i suoi discepoli; Lc 9,10 precisa che era dalle parti di Betsaida, dall’altra parte del Lago rispetto alla Galilea. In realtà, in Galilea, non c’erano luoghi deserti, perché ogni angolo era coltivato (F. Giuseppe, Guerra Giudaica, III,43). La gente voleva impedire a Gesù di recarsi in quel luogo perché in quella città viveva la comunità di una setta (probabilmente, gli zeloti) che poteva accaparrarselo e impedirgli di essere disponibile per tutti.

— Nel Vangelo di Matteo, Gesù accenna alla «città collocata su un monte» che «non può rimanere nascosta» (Mt 5,14). L’hanno ricordato gli scribi di quella stessa città.

1— Quando Gesù moltiplicò i pani e i pesci, alcuni uomini «stavano per venire a rapirlo per farlo re» ma egli «si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo» (Gv 6,15). Quegli uomini potevano farlo soltanto se erano sufficientemente potenti, se risiedevano in un luogo fortificato e isolato ed erano in contatto stretto con Gerusalemme. Queste caratte­ristiche erano proprie di una sola città, Gamla, di cui gli archeologi ebrei hanno riscoperto le rovine nel 1967.

— Davanti a Pilato, che doveva processarlo, Gesù disse: «Il mio regno non dipende da questo mondo; se il mio regno dipendesse da questo mondo, le mie guardie avrebbero lottato perché non fossi consegnato ai Giudei; or dunque il mio regno non dipende da qui» (Gv 18,36 in Gesù, il Cristo). Gesù aveva realmente l’appoggio di qualcuno che poteva fargli da guardia e lottare contro i Giudei: quegli uomini di Gamla che avrebbero voluto farlo re.

— In 1 Cor 15,6, Paolo ricorda che Gesù apparve a «più di cinquecento fratelli insieme». Non potevano essere che le persone presenti sul “monte” insieme agli Undici, perché questa apparizione è situata da Paolo tra le prime, mentre comunità cristiana di Gerusalemme era di circa centoventi persone. Cinquecento fratelli, fuori Gerusalemme e per di più non identificati, sono sempre quelli di Gamla, di cui non si poteva parlare per iscritto, perché dalla loro città era uscito il fondatore degli zeloti e molti ne erano seguaci.

2— Nell’Apocalisse (Ap 8,8-9) leggiamo: «E il secondo angelo suonò: come un grande monte ardente di fuoco fu gettato nel mare, e un terzo del mare divenne sangue, e morì un terzo delle creature che sono nel mare, che hanno anima, e un terzo delle navi andò distrutto». Nel “mare”, cioè tra i Gentili; non si parla di “uomini”, che sono soltanto gli Ebrei, ma di “creature che hanno anima”. Il simbolo indica gli uomini delle Genti.
Non si intende dire che realmente “morirono”, ma che furono convertiti a Gesù morto e risorto. Il monte ardente di fuoco indica i missionari partiti dal monte di Gamla, verso le Genti del Mare Mediterraneo per convertirle.

Possiamo dunque ritrovare la conclusione storica dei Vangeli, incentrata su Gamla. (e)

 

L’ascensione, per tutti i secoli

 

I Vangeli non si concludono in modo misterioso ma storico, come sono iniziati.

Per questo gli ultimi avvenimenti, incentrati sull’Ascensione, rappresentano la conclusione dell’opera del Messia nella sua potenza divina, in modo concreto, valido per i secoli di fronte al mondo e agli Ebrei in particolare.

Rammentiamo che non dipende da noi avvalorare l’opera di Gesù Cristo. Dobbiamo solo conoscerla sempre meglio e farla conoscere.

Il Cristo Re ha mandato i discepoli con tutti i suoi poteri e misteri, cioè con i Sacramenti.

2Celebriamo la festa dell’Ascensione di Gesù al cielo quaranta giorni dopo la sua risurrezione. Se però leggiamo tutti i passi dei Vangeli in cui si dice che Gesù salì al cielo, ci rendiamo conto che ciò è avvenuto subito il mattino della risurrezione e poi la sera.

È poi apparso diverse volte «in circostanze probanti» (At 1,3). Non è un problema: è ragionevole che Gesù risorto sia salito subito dal Padre.
È sorprendente il suo andare e venire dal cielo. Questo rendeva i discepoli particolarmente felici, li faceva sentire in contatto diretto con Dio Padre.

Ma, come il Cristo in quei giorni poteva comparire e scomparire, mangiare quando compariva, salire in alto ed essere presente in luoghi diversi contemporaneamente, così egli è anche oggi e per sempre. Non è cambiato niente. Proprio l’Ascensione definitiva l’ha nascosto per tutti i secoli ai nostri occhi, ma potrebbe apparire in qualsiasi momento – quale, non sapeva nemmeno lui - e mangiare con i suoi amici.

Lo Spirito Santo realizza questo incontro, in modo non visibile ma con il potere concreto dei Ministri, ogni volta che si partecipa alla celebrazione dell’Eucaristia o di un altro sacramento.

 

 


Iniziativa personale di un laico cattolico, Giovanni Conforti  - Brescia - Italia.

Ciò che è contenuto nel sito può essere usato liberamente.

Si richiede soltanto di mantenerne il significato.