Battesimo del Signore
- Anno C -
indice delle feste
Dal vangelo secondo Luca
Lc 3,15-16.21-22
15Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile".
18Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
19 Ma il tetrarca Erode, rimproverato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le malvagità che aveva commesso, 20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.
21 Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento".
Introduzione
Vedere l'introduzione generale.
Il Messia, attese e fraintendimenti
Il passo evangelico di oggi parla di Giovanni che battezza chiunque del popolo di Israele venga da lui, in attesa del Cristo (in greco) o Messia (in ebraico).
Giovanni non era della tribù di Giuda e della stirpe di Davide, mentre i profeti avevano lasciato capire che il Cristo sarebbe stato discendente di Davide. Perché, dunque, tutti si domandavano in cuor loro se Giovanni non fosse per caso il Cristo?
Giovanni aveva frequentato «fin da fanciullo» alcuni «luoghi deserti» (Lc 1,80).
“I luoghi deserti” erano, sì, luoghi isolati, ma ciò non vuol dire che fossero disabitati. In alcuni di questi c’erano addirittura delle città. Un mattino Gesù si avviò verso un “luogo deserto”, ma la gente lo trattenne. Egli però spiegò che doveva annunciare la buona notizia del Regno di Dio “anche alle altre città”, non solo a Cafarnao (Lc 4,42-44). Dunque in quel “luogo deserto” c’era “un’altra città” che si può identificare con Gamla, ricordata da Flavio Giuseppe in Guerra Giudaica, capitolo 4.
Chi abitava questi “luoghi deserti”?
Sappiamo che ce n’era uno a Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto, sede di una comunità di esseni. Sulle colline rocciose, a ovest del “monastero”, nel 1947 furono trovati entro alcune grotte numerosi papiri, nascosti da quella comunità durante la rivolta giudaica.
Questi papiri ci permettono di sapere molte cose riguardo agli esseni. In particolare aspettavano che il Messia uscisse da una delle loro comunità.
Probabilmente Giovanni Battista non apparteneva al gruppo degli esseni e, anzi, era indipendente dai diversi gruppi, tuttavia avendo frequentato vari “monasteri” era ben conosciuto e apprezzato da questi gruppi.
Nel deserto era anche venuta «una parola di Dio su Giovanni, figlio di Zaccaria», ed egli aveva incominciato a battezzare con acqua nella regione del Giordano.
Inoltre il Battista era di famiglia sacerdotale, perciò istruito, era scriba; era considerato profeta autorevole secondo la Legge ebraica.
Dall’Antico al Nuovo
Nel momento del Battesimo di Gesù avviene il “passaggio di consegne” per la redenzione di Israele, dall’Antico Testamento al Nuovo.
Ma ora la redenzione, ossia il riscatto dal potere del diavolo per una nuova esistenza nel Regno di Dio, sarebbe stata per tutti gli uomini.
Come colui che aveva il diritto di riscatto su Rut cedette a Booz quel diritto, attestando con l’atto di togliersi il sandalo e cederlo a lui (Rt 4,7-8), così il Battista cedette a Gesù il diritto di riscatto dell’Antico Patto con l’atto del battesimo con acqua.
Ma, quanto al simbolo del sandalo, Giovanni aveva affermato di non essere nemmeno degno di sciogliere il legaccio del sandalo di Gesù. Non c’era alcuna possibilità che Gesù lasciasse a lui il diritto di redenzione di Israele e dell’umanità intera.
Tutto questo valeva soprattutto per Israele, all’inizio, secondo la sua Legge.
Eppure molti non lo compresero se non quando Giovanni Battista fu decapitato e Gesù compì un segno grande, di fronte a migliaia di persone: la moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Allora alcuni scoprirono che Gesù era «il profeta che doveva venire» e volevano «rapirlo per farlo re», prima nella loro città e poi a Gerusalemme (Gv 6,14-15).
La Trinità, concretamente
Luca ha copiato queste notizie dal primo Vangelo di Matteo, scritto in ebraico-aramaico e pubblicato pochi mesi dopo l’ascensione di Gesù al cielo.
Nel Vangelo secondo Luca è dunque raccolto tutto quello che Matteo aveva scritto, come incaricato ufficiale della relazione dei fatti riguardanti Gesù Cristo.
Ciò che avvenne al battesimo di Gesù fu visto e udito da molti, che potevano testimoniarlo. Potrebbe essere stato presente anche Matteo; potevano essere presenti quei due discepoli, Giovanni e Andrea, che per primi seguirono Gesù.
Importantissima, in questo episodio, è la manifestazione della Trinità di Dio. La gente sente il Padre parlare al Figlio e vede lo Spirito scendere su Gesù in forma corporea, come di colomba.
Nessun ragionamento intellettuale: la Trinità si è vista e udita.
Ha dato inizio al Nuovo Testamento.
In particolare si può individuare nella «colomba» un segno che ha poi un seguito continuo nel Vangelo di Giovanni.
La colomba, qui, non è un simbolo di pace, ma il modo in cui lo Spirito Santo si è fatto vedere e ha agito. Come un colombo viaggiatore porta un messaggio di parole scritte, così lo Spirito Santo ha portato a Gesù «le parole di Dio» «non contate». Per mezzo dello Spirito il Padre ha dato in mano al Figlio, Gesù Cristo, ogni cosa (Gv 3,34).
Come un colombo viaggiatore torna al nido dove è stato allevato, così lo Spirito, che è del Figlio come del Padre, torna al Figlio.
Già mille anni prima di Cristo i Babilonesi e gli Egiziani avevano istituito un servizio di colombi viaggiatori per portare messaggi. Gli ebrei erano in mezzo ai due popoli e certamente erano stati coinvolti in questo servizio, conoscevano bene i colombi viaggiatori (Gn 8,11: la colomba che porta a Noè l’ulivo, come messaggio che è tornata la vita sulla terra).
Sappiamo che gli Ebrei allevavano colombi domestici e le colombe o le tortore venivano offerte al Tempio.
|